Sentimentalmente

Neil Harbisson, il cyborg...

Neil Harbisson, il cyborg...

Quello che colpisce di Neil Harbisson , trentatreenne artista catalano-irlandese è  l’apparente ordinarietà, ammesso che sorvoliamo sull’antenna, impiantata nel cranio, che parte dalla nuca e gli penzola davanti agli occhi. Harbisson è un cyborg che non combatte per la salvezza o lo sterminio dell’umanità, ma potrebbe dare il via a una (piccola?) rivoluzione.
"Tutti sanno cosa significa "transgender", una condizione accettata in diversi paesi. Nel ventunesimo secolo credo che sentiremo parlare molto di "transpecies", persone dotate di organi e percezioni diverse da quelle dei normali umani", spiega al Singularity Summit di Milano. L’antenna che porta con sé è come un arto aggiuntivo, che gli permette di "sentire" i colori;li cattura con un sensore che li converte poi in  frequenze audio ,trasmesse e convertite in suono attraverso le ossa.  Questo gli consente di superare un’anomalia congenita, l’acromatopsia, che fa  vedere il mondo solo in scala di grigi. "Sarebbe sbagliato dire però che ho cercato di risolvere un problema – sottolinea – ci sono molti vantaggi a vedere senza colori. Vedo meglio di notte, a maggior distanza, per esempio. Ma tutti parlano dei colori ed ero curioso di capire di cosa si trattasse".    I colori son belli, e gli sono piaciuti tanto da  spingerlo  oltre la normale percezione umana. Le ultime versioni dell’eyeborg impiantato nel cranio gli consentono infatti di percepire le gamme degli infrarossi e degli ultravioletti e, col tempo e la pratica, l’artista è diventato capace di riconoscere forme e immagini grazie ai loro colori. L’uomo così come lo conosciamo sta per evolversi in qualcos’altro, dice questa corrente di pensiero, magistralmente raccontata da Yuval Noah Harari nel recente Homo Deus . Che ciò avvenga per fusione della mente con i computer,o attraverso l’ingegneria genetica o potenziando i nostri arti con innesti bio-meccanici, la nostra specie a breve vivrà cose eccezionali, che nemmeno immaginiamo."Ci saranno forse tre direzioni di sviluppo in futuro: la fusione con la tecnologia per accrescere le abilità fisiche, la fusione per ottenere nuove capacità pratiche, come pagare con un chip sottopelle, e quella per ottenere nuovi sensi e amplificare le percezioni.Una via, la sua, che non vuole mondi virtuali costruiti in laboratorio, ma ,grazie alla tecnologia, vuole assaporare di più della realtà che già c’è. Come sentire colori che nessuno vede. O percepire le vibrazioni della superficie terrestre tramite un sensore di onde sismiche  o addirittura dirigere la propria percezione del tempo, come nell’ultimo progetto dello stesso Harbisson. "Mi impianterò a breve una sorta di corona attorno alla testa, che proietterà un punto di calore mobile sulla fronte, ruotando come il Sole e rendendo tangibile lo scorrere del tempo "– spiega. Rallentando o accelerando questo moto Harbisson si creerà il proprio tempo personale, sganciato da quello dell’orologio e dai cambiamenti di umore. Se è vero che cinque minuti possono sembrare brevissimi o eterni a seconda di come li si vive, perché lasciare la scelta al caso?