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Messaggi del 15/03/2021

I tulipani e la borsa...

Post n°4897 pubblicato il 15 Marzo 2021 da g1b9
 

 

Dorme il mulino a vento
sotto la luna d'argento

Dorme l'olandesino                    
nel suo letto piccino.             

Parlano d'amore i tuli
tuli, tuli, tulipan
mormorano in coro
i tuli tuli tulipan
...

Così cantavano, nel 1940, tre sorelle di origine olandese, il trio Lescano. Nella canzone che parla dell'Olanda, di mulini a vento, di lune "come formaggio", i tulipani sembrano rappresentare l'immagine perfetta della serenità. Ma non bisogna lasciarsi ingannare: quel fiore, apparentemente così rassicurante, nasconde, in realtà, un passato tumultuoso .Quel fiore ha suscitarto passioni furibonde e portarto alla rovina intere fortune Quel fiore fu protagonsta della prima bolla speculativa della storia, quella che si usa chiamare "tulipanomania" e che è stata analizzata da illustri economisti, trattata in saggi storici e, perfino, narrata in libri gialli, d'amore e d'avventura.Non male per il tuli-tuli-tulipan!


Quando arriva in Europa, importato da Istanbul, alla metà del Cinquecento, il tulipano, viene accolto con una grande curiosità: si dice che sia l'ornamento più pregiato dei fastosi palazzi del Gran Sultano e il dono destinato alla sua favorita.
Ovunque suscita entusiasmo e meraviglia, dalla Francia all'Austria, ma il paese dove diventa una vera e propria mania è Olanda. I rigorosi e pragmatici olandesi, fino ad allora ritenuti alieni da ogni frivolezza, persero la testa per quel fiore favoloso. Riuscirono a farlo adattare al terreno sabbioso e al clima nordico e cominciarono a crearne e coltivarne varietà sempre nuove, ribattezzandole con nomi altisonanti di eroi e condottieri. La richiesta di tulipani era enorme. Chiunque avrebbe voluto averne nel proprio giardino. Per i ricchi borghesi, poi, erano diventati uno status symbol, un emblema irrinunciabile di lusso e di eleganza. I prezzi s'impennarono, soprattutto quando cominciarono a comparire tulipani di colori mai visti, i cui petali erano screziati e variegati come fiamme. Oggi sappiamo che quelle colorazioni erano dovute a un virus (il cosiddetto virus del mosaico): era impossibile riprodurli e, perciò, erano rarissimi  .Per averne uno così non si badava a spese. E non erano solo i ricchi a ricercarli. Per tutti, dai contadini, agli artigiani, agli operai, alle persone meno agiate, i bulbi di tulipano diventarono un miraggio di ricchezza.
Si erano convinti che i prezzi avrebbero continuato ad aumentare e che i profitti sarebbero  stati sempre altissimi.

Le compravendite avvenivano dappertutto, nei mercati, nelle neonate  borse valori, negli uffici dei notai e, perfino, nelle taverne, dove compratori e acquirenti si riunivano nei "circoli dei tulipani", tra tavoli fumosi e ingombri di bicchieri di birra. Tutto era oggetto di trattativa: dai soli atti di acquisto, i cosiddetti "tulipani di carta", alla pura possibilità di piantare bulbi

 

 

La speranza era di arrivare a commerciare una rarità, come il famoso "Semper augustus", dai petali screziati bianco e cremisi e di guadagnare i 6.000 fiorini del prezzo record che aveva raggiunto. Davvero tanti, in un periodo in cui un'intera famiglia poteva vivere un anno con appena 300 fiorini e in cui un dipinto, come la "Ronda di notte", di Rembrandt, sarebbe stato pagato soltanto 1.650.

Gioielli o opere d'arte- si diceva- non erano nulla in confronto ai tulipani. Nel 1634 la speculazione raggiunse il culmine .I documenti parlano di case e di terreni, di mucche, di cavalli, di carrozze, di interi raccolti di cereali o di arredi completi, che passavano di mano in mano per l'acquisto, a volte, di un solo bulbo. C'era chi, nella speranza di un guadagno che gli avrebbe cambiato la vita, investiva ogni suo avere.
I più avveduti cominciarono a pensare che così non poteva durare: era una follia. Negli scritti e nelle immagini che circolavano si avvertiva un'inquietudine crescente.



 

In questo dipinto di Hendrik Pot, Flora, la dea dei fiori è seduta, con le braccia piene di tulipani, su un carro. Alcuni dei passeggeri indossano i cappucci dei folli o degli sciocchi: c'è un ubriaco e c'è chi si riempie la borsa. Il carro è condotto da una donna dai due volti, simbolo della frode ed è seguito dalla folla degli ingenui acquirenti di ogni ceto sociale. Tutto è dominato dall'incostanza del vento, che ora spinge avanti il carro, ma che, altrettanto velocemente, può cambiare. E, in effetti, il vento cambiò.
Fu nel febbraio del 1637 che la "bolla" esplose. Inaspettatamente i prezzi si abbassarono, di colpo. Nell'arco di pochi giorni il valore dei bulbi si ridusse a poco o nulla. Tutti volevano vendere. I giudici di Amsterdam equipararono la speculazione sui tulipani al gioco d'azzardo e dichiararono nulli i contratti stipulati.
Per chi vi aveva investito fu la rovina.

Il tulipano ritornò ad essere un "semplice" fiore, continuò ad adornare variopinti giardini ad essere coltivato nei campi e lungo i canali e finì per diventare, insieme agli zoccoli e ai mulini a vento, il simbolo dell'Olanda quieta e ordinata.
Il momento di "febbre" e di ingannevole euforia, di quello che fu definito windhandel, commercio del vento, era finito.
Almeno per i tulipani.




Il libro di Mike Dash, La febbre dei tulipani, BUR 2008, tratta in dettaglio della "tulipanomania"

 
 
 
 
 

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