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"Ho potuto riconoscere Giulio dalla punta del naso"

Mi hanno colpito moltissimo le parole della madre del ricercatore italiano morto per cause ancora misteriose in Egitto. Giulio Regeni si trovava in Egitto per fare ricerca universitaria anche se non aveva smesso di essere attivo politicamente. In Italia Giulio scriveva sul quotidiano "Il Manifesto".

Sequestrato il 25 Gennaio Giulio verrà ritrovato morto il 3 febbraio: su wikipedia si può trovare una descrizione dello stato in cui venne trovato il corpo.

"contusioni e abrasioni in tutto da una grave pestaggio, estesa lividi da calci, pugni e aggressione con un bastone; dita e unghie dei piedi strappati; più di due dozzine di fratture ossee, tra i quali sette costole rotte, tutte le dita così come le gambe e le scapole; multiple coltellate sul corpo, comprese le piante dei piedi, possibilmente da un rompighiaccio o uno strumento punteruolo-simili; numerosi tagli su tutto il corpo in uno strumento tagliente sospettati di essere un rasoio"

Dal 2014 l'Egitto è governato dall'ex maresciallo Abdel Fattah al-Sisi: un'elezione quasi plebiscitaria la sua, che non manca certo di seri dubbi. La democrazia in quel paese, quello che sento un po' la mia seconda patria, è ancora lontana dall'essere matura. E forse anche questo contribuisce a far pensare che la morte di Giulio, più volte depistata o liquidata come semplice tentativo di furto, sia invece opera proprio dei servizi segreti egiziani.

"Rompere le relazioni diplomatiche", invoca la madre di Giulio se il 5 aprile l'Egitto non fornirà prove ed elementi certi su cui fare le indagini. Pensate che nell'ultimo mese gli organi politici egiziani hanno cambiato ripetutamente versione: Giulio vittima di una banda che attacca gli stranieri per rapinarli, Giulio sequestrato da una banda che aimè non può più parlare perchè sono tutti morti in un conflitto a fuoco.

Questo è un banco di prova molto importante per la politica estera italiana da sempre oggetto di scherno anche da parte di qualsiasi stato mondiale. E io non posso che essere d'accordo con lei, per Giulio e per tutti quelli che come Giulio oggi in Egitto muoiono torturati e in silenzio.

Forse era meglio l'Egitto che ho conosciuto io, l'Egitto di Mubarak.

Amoon