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Della gaia scienza

Post n°65 pubblicato il 23 Luglio 2007 da jo_march1979
 

Ho trascorso lo scorso fine settimana dai miei: come al solito ho dedicato i due giorni alla lettura compulsiva dei giornali accumulati nelle ultime settimane. Al momento ho un po’ di confusione in testa: non ricordo più se il Governo è stato affossato in una votazione parlamentare dal voto contro di Corona e  se Anna Falchi era in spiaggia con Casini.

Mi è rimasto molto impresso però un articolo letto su Panorama del 5 luglio scorso (sorvolo su quello che penso di Panorama, limitandomi a dire che non so perché continuo a leggerlo). Il pezzo in questione, firmato da tale Camillo Langone era intitolato “Ma il futuro non sarà gaio” . Poichè è davvero mirabolante, ve ne riporto alcuni stralci in corsivo.

Nella foto: deprecabile bacio omosessuale

 tra il sen. di Forza Italia Jannuzzi e

 l'ex-ministro delle discoteche De Michelis

Il nostro Camillo Langone ha idee ben precise sugli omosessuali.

Prima di tutto, ne è assai preoccupato. Pare che i sodomiti (sic) in Italia siano milioni, destinati ad aumentare. Mi chiedo se qualcuno abbia spiegato al buon Camillo che non esiste il bacillo dell’omosessualità, e che qualcuno gli starnutisce accanto al massimo gli passa il raffreddore. Comunque Langone è uomo di cultura e sa sviscerare la questione gay da innumerevoli angolazioni.

 

a. Il problema dei gay dal punto di vista letterario.

Quando l’omosessualità si trasforma da vizio in diritto civile sono guai. Prima di tutto, l’omosessualità normalizzata uccide la letteratura: oggi non ci sono più Proust, Kavafis, Pasolini: i lettori preferiscono la turgida eterosessualità (giuro, ha scritto così) dei ragazzi di Federico Moccia.

 Federico Moccia messo sullo stesso piano di Proust. Devo aggiungere altro?

 

b. Il problema dei gay dal punto di vista linguistico.

Il lessico odierno è deprecabilmente ridotto dalle manie del politically correct: non si possono più usare termini classici della nostra bella letteratura quali pederasta, busone, finocchio o invertito. Tutte  parole usate da fior di autori: e oggi, pensa un po’, la gente si offende, scambiando per insulto la citazione colta dell’uomo di destra.

Il declino della varietà lessicale è preoccupante. Aggiungo io, già abbiamo dovuto rinunciare al pregiato latinismo  della parola negro, come privarci di altri  termini così rappresentattivi della nostra civiltà?

 D’altronde, chi conosceva poche parole e quindi poche cose era destinato ai campi, oggi ai call center (!!!). 

Invierò a Camillo un invito per visitare un call center a caso: gli innumerevoli laureati che vi lavorano avranno diritto ad una spranga di ferro e a cinque minuti di solitudine con lui.

c. Il problema dei gay dal punto di vista storico.

Il problema è, dice Camilo, che o il futuro è secondo natura o assomiglierà al declino dell’Impero Romano. Per farvela breve: l’Impero Romano non è caduto per una serie di ragioni storiche, politiche ed economiche. No. E’ caduto perché i romani erano diventati una manica di sodomiti, e non ne vollero sapere di rivitalizzare quelle virtù grazie alle quali conquistarono il mondo. Duemila anni di dibattito storiografico inutile: meno male che c’è Camillo che ci spiega tutto con metodo scientifico.

 

d. Il problema dei gay dal punto di vista economico.

Bisogna mettere al primo posto la famiglia e non il lavoro, per incoraggiare la nascita dei bambini e quindi il sano esercizio eterosessuale. Che per crescere i figli occorrano soldi e quindi lavoro, è un bieco discorso marxista.

 

e. Il problema dei gay dal punto di vista religioso.

Qui Camillo tocca il vertice della scienza: i Paesi con il più alto tasso di natalità sono tutti Paesi dove il tasso di omofobia è almeno pari a quello di fecondità. Questo dipende dalla sana educazione cattolica: chi si allontana dalla religone, zacchete! comincia a guardare gli altri uomini con sguardo concupiscente.

D’altronde, il futuro della religione va in direzione opposta a Sodoma (come dimostrano i milioni di risarcimento che il Vaticano sta elargendo alle famiglie di bambini vittime di preti pedofili) [...] Chi ha la fortuna di vivere in un paese dove il cattolicesimo ha forgiato leggi e coscienze non deve temere nulla.

No, certo: deve stare solo attento alle attenzioni del prete che fa catechismo al figlio.

 
 
 
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