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Dei verdetti editoriali

Post n°84 pubblicato il 08 Ottobre 2007 da jo_march1979
 

Valeria Parrella è una giovane scrittrice napoletana, autrice di due colorate raccolte di racconti: Mosca+Balena e Per Grazia ricevuta. I due libri hanno avuto un  buon successo di pubblico e hanno lanciato la nostra Valeria sul circuito nazionale.

Allora qualcuno alla Bompiani, rispettabilissima casa editrice, le ha proposto: Valè, non è che vuoi pubblicare un romanzo con noi?

Valeria ovviamente ha accettato- chi non lo avrebbe fatto?- , ma c’era un problema: poco tempo e troppe parole da mettere insieme per un romanzo.

Al che il sig. Bompiani le ha detto: Non ti preoccupare, chè la raccolta in cui ti pubblichiamo è magica. L’abbiamo chiamata AsSaggi, ovverossia: costa quanto un libro ma non ne è che un pezzettino. Tu butta giù quattro-cinque cartelle (tra i 7200 caratteri e i 9000 caratteri, inferiore alla media di un racconto breve, ndr) che al resto ci pensiamo noi.

 Valeria, un po’ scettica, ha dato retta al sig. Bompiani. Il tempo era veramente poco, quindi ha preso il canovaccio di un testo teatrale che aveva già scritto, intitolato “Il verdetto” e ci ha pastrocchiato un po’. Valeria, che è una personcina corretta, ha ammesso nell’introduzione che buona parte delle modifiche venivano dagli attori che hanno interpretato il testo a teatro: a loro è dedicata l’opera.

Infine, dopo aver rivisto le 4-5 cartelle, Valeria ha mandato tutto al sig. Bompiani. Poco, pochissimo tempo dopo, arriva la sorpresa:le 4-5 pagine formato Word sono diventate un libro!!

Libro, intitolato  Il verdetto, la cui copertina è più spessa di tutto il resto delle pagine; pagine che contengono non più di 10 righe; righe che sono composte di 5-6- parole; parole scritte in corpo 16. E chi volesse leggere un racconto che entra in una pagina di un quotidiano, non ha che da sborsare 11 euro. Quanto un grosso, corposo Oscar Mondadori.

Lo so, lo so che  i libri non vanno a peso. Lo so che non compri carta ma parole e che allora il libercolo in questione potrebbe essere pagato anche 111 o 1.111 euro. Il punto è che le parole corpo 16 di questo “libro” valgono sì e no la metà del prezzo di copertina.

Nei 35 minuti che mi sono serviti per leggere da cima a fondo Il Verdetto ho trovato la storia del mito greco di Clitemnestra che, con la complicità dell'amante Egisto, uccide il marito Agamennone di ritorno da Troia con la schiava Cassandra.

La vicenda classica è innestata sulla Napoli contemporanea: Clitemnestra diventa una ragazza della Napoli bene irrimediabilmente innamorata del camorrista Agamennone, Cassandra la figlia di un boss della Sacra Corona Unita. Clitemnestra, rivolgendosi ad una Corte, racconta la propria storia d'amore e morte. Il verdetto del titolo in realtà non arriva, è solo evocato nell'ultima frase.

Il monologo di Clitemnestra ha poca profondità, scivola facilmente nel clichè. Valeria Parrella si prende terribilmente sul serio qui, rinunciando al tono leggero e scanzonato, ma mai fatuo, che ha reso così piacevoli i suoi primi racconti. E andrebbe anche bene, perchè uno scrittore ha tutto il diritto di cambiare, di sperimentare.

Con le parole adeguate però. E una tragedia grande come quella di Clitemnestra non si spiega in qualche paginetta di molologo inframmezzato dai versi di una canzonetta napoletana.

Una tragedia come quella di Clitemnestra, Agamennone e Cassandra è stata esplorata da molti autori, che l’hanno letta, riletta, stravolta, ognuno a modo suo (cito, così a caso, Cassandra di Christa Wolf, che ferisce il lettore con una scrittura davvero tragica e potente).
Ognuno ci ha aggiunto qualcosa: Valeria Parrella ci mette solo l’ambientazione partenopea - e non è neanche un’idea originale, perchè lo aveva già fatto, in un modo inquietantemente simile, il regista Antonio Capuano nel film Luna Rossa (1991) , ma sorvoliamo -.

Insomma, io a questa Clitemnestra del Vomero, tragica anche quando beve il caffè, preferisco la napoletana verace Guappetella, protagonista del mio racconto preferito di Valeria Parrella, Dritto dritto negli occhi. Guappetella decide di salire la scala sociale con tutti i mezzi possibili, dal sesso al ricatto, alla politica, all’istruzione.

Per quest’ultimo punto si fa aiutare dalle studentesse fuorisede cui ha affittato un basso regalatole dal suo primo amante camorrista. Quando una di queste ragazze le presta l’immarcescibile Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro, Guappetella commenta (cito a memoria): io questo libro proprio non l’avevo capito. “Se io fossi andata dove mi portava il cuore, sarei rimasta incinta a tredici anni sull’Ape di Totonno il pezzaro”.  Senza tante menate mitologiche. 

 

 
 
 
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