Se ascolto l’ironia rannicchiata in fondo alle cose, essa si scopre lentamente. Strizzando un occhio piccolo e chiaro, dice: “Vivete come se...”
Nonostante le molte ricerche, tutta la mia scienza è qui.
Camus, Il rovescio e il diritto
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Ho sempre pensato che la Befana sia ingiustamente bistrattata: il suo nome è diventato sinonimo di donna brutta e arcigna. Ritengo che invece di essere derisa per la poca avvenenza, dovrebbe essere proposta come modello a noi Piccole Donne del XXI secolo. Per diversi buoni motivi:
1) Non è schiava di trucco e parrucco. Esce di casa così come si trova: ciabatte, gonna logora che metti giusto per non buttarla, capelli arruffati nascosti da un fazzoletto, neanche un filo di trucco, una punta di correttore. Io in casa sono vestita anche peggio di lei: matite ormai disperse tra i nodi dei capelli, tutone di pile antistupro con sotto maglia del pigiama per stare più calda, ciabatte sformate. Ma, a differenza sua, non avrei mai il coraggio di uscire di casa conciata così: anche se il mio palazzo andasse a fuoco, dovrei cambiarmi prima di gettarmi dal balcone.
2) Esce da sola di notte senza problemi. Qui a Napoli le fanciulle timorate – me compresa- non mettono piede fuori di casa dopo il tramonto: in effetti la città è pericolosa e una donna sola viene vista come una preda facile per scippi rapine e molestie. Ma la Befana se ne frega dei posti pericolosi, e sta in giro tutta la notte: probabilmente è cintura nera di kung-fu. Altro che corsi di tango o di ceramica: dovremmo fare tutte, obbligatoriamente, arti marziali.
3) E’ indipendente negli spostamenti. Non ha bisogno di accompagnatori e/o amiche con la macchina cui mendicare un passaggio al centro commerciale o alla stazione: lei ha la sua bella scopa di proprietà e usa solo quella.
4) Ha ottime entrate. Mentre noi quasi-trentenni preparatissime e plurititolate sgobbiamo per 100 euro al mese e una caramella, lei ogni anno investe milioni in regali da portare ai bambini di tutta Italia. Le leggi del mercato insegnano che non lo farebbe se non avesse un ritorno economico di tutto rispetto. Probabilmente ha un vantaggioso accordo commerciale con gli gnomi delle miniere di carbone: a quanto pare, gli italiani sono sempre più cattivi.
5) E’ una professionista indipendente. Babbo Natale è schiavo delle renne, Santa Lucia dell’asinello: se gli animaletti si impuntano, o hanno un attacco di dissenteria, sono entrambi a piedi. La Befana lavora da sola: basta portarsi dietro un manico e qualche filo di saggina caso mai la scopa vada in panne ed è fatta.
6) E’ una donna di carattere. A differenza di quel mollaccione di Babbo Natale e di quella sdolcinata di Santa Lucia, la Befana non si fa incantare dai bambini contriti: a chi se lo merita, distribuisce carbone a piene mani, senza sconti. Bisognerebbe appendere una sua foto sopra il telefono: così, quando l’ex- fidanzato fedifrago si rifà candidamente vivo, invece di cinguettare al telefono, ispirandosi al fulgido esempio della Befana gli si dice solo quello che merita – ovvero maleparole -.
Quindi, fanciulle e gentiluomini, quest’anno, invece di formulare facili e trite battute tipo : “Oggi è la Befana, auguri mia cara fidanzata/moglie/compagna di banco!”, il 6 gennaio dedicate un pensiero riconoscente a quest’antesignana del femminismo. E non dipingetela più brutta di quello che è: in fondo il più delle volte il carbone che porta è fatto di zucchero.
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