Signora mia

Di sei cose

Gli amici Grandeboh83 e Dimaio3 mi hanno invitato a partecipare alla nuova catena in giro sui blog: si tratta di indicare sei cose che mi piace fare (qui il regolamento). Come al solito, invito chiunque voglia a continuare la catena.

Ci ho pensato un po’, ed ecco le mie sei attività:

1.     Leggere di notte. Niente televisione, niente telefono. Sepolta sotto mille coperte, riesco ad arrivare anche all’alba. L’unica controindicazione a questa piacevole attività è che di notte i rumori misteriosi aumentano: e se sto leggendo di  Harry Potter che combatte contro il basilisco mi fa sobbalzare anche l’eco di una goccia d’acqua nel lavello. E se sento rumori provenire dal giardino di casa dei miei, non chiudo più occhio.

2.     Stare al sole. In spiaggia, in treno, dietro ai vetri: prendere il sole mi piace da pazzi. Mi fa star bene, mi rilassa e mi dà energia. C’è solo una piccola, trascurabile controindicazione: negli ultimi anni la mia pelle si è fotosensibilizzata e non c’è protezione solare che tenga: mi scotto anche al sole di febbraio. Ho provato tutte le creme, con tutti i fattori: mi resta da provare solo uno strato di cemento in faccia.

3.     Fare pulizie quando sono nervosa.  Per chi mi conosce, vedermi armata di candeggina spray con una luce sinistra negli occhi è un segnale chiaro: alla larga da me. Quando ho un problema, o sono in ansia, comincio a strofinare qualunque superficie lavabile senza nemmeno rendermene conto. Pulire meccanicamente e compulsivamente mi aiuta a sfogare il nervosismo e a riflettere. Per una seccatura di media entità, faccio una passata di ACE  su ogni mobile della cucina, e di anticalcare in bagno; per una situazione difficile, lucido una ad una ogni mattonella sulle pareti di cucina e bagno. Per un problema davvero serio, mi attacco ai vetri. Se comincio a spostare mobili per pulirvi dietro, è probabile che stia meditando un omicidio.

4.     Leggere gli articoli di Magdi Allam e predicare contro di lui per mezz’ora. Pardon, di Magdi Cristiano Allam: forse qualche extraterrestre che legge il mio blog non avrà saputo che il giornalista di origine egiziana e cresciuto da musulmano, si è fatto battezzare dal Papa in persona la notte di Pasqua, per continuare con discrezione la sua crociata contro l'Islam.

 Per chi si occupa seriamente di mondo arabo, la (non)divulgazione operata da Magdi Allam,  provoca ripetuti travasi di bile: perpetua una visione rigida e piena di pregiudizi sul Medio Oriente, fomentando estremismi e abbattendo a colpi d’accetta ogni tentativo di dialogo. Non basta essere nati in Egitto per essere esperti d’Islam: io sono italiana, ma questo non mi rende automaticamente capace di discettare di calcio su al-Jazeera.

5.     Leggere alla Feltrinelli finchè non mi cacciano. Fino a poco tempo fa, almeno un giorno al mese era consacrato alla Feltrinelli. Mi accampavo su un divano con una pila di libri e restavo lì fino alla chiusura (o fino a quando una commessa non mi toglieva da lì con il carro attrezzi). Ho letto di straforo decine di libri che non ho comprato (e ne ho comprato altrettanti che non avevo preventivato).

Ora che non ho più molto tempo libero, soffro  la mancanza delle “giornate Feltrinelli”. La settimana scorsa sono riuscita a farne una, toccando il cielo con un dito: all’uscita, ho lasciato nelle casse 70 euro. Si vede che sono arrugginita.

6. Ascoltare le storie di mia nonna dopo che ha bevuto un bicchiere di vino. Mia nonna materna è un’adorabile, sanguigna contadina di 84 anni. Vive in un paesino piccolissimo dove tutti conoscono tutti, ha una memoria portentosa, e uno spiccato gusto per i fatti degli altri: la combinazione dei tre elementi la rende uno scrigno di storie degli ultimi 80 anni. Quando ceniamo tutti insieme, si concede un bel bicchiere di vino, che la rende subito loquace. Così è facile spostare la conversazione su questa o quella famiglia; la lingua sciolta dal vino (che produce lei stessa) le fa raccontare aneddoti ricchi di particolari che da sobria non direbbe per pudore. Nel corso degli anni ho ricostruito tradimenti, figli illegittimi, matrimoni combinati e liti clamorose di mezzo paese; ho sentito storie di donne che aggredivano i fratelli perché questi volevano picchiare i loro mariti, che a loro volta picchiavano le mogli. Ho saputo di matrimoni nati e finiti sulle navi che portavano le famiglie di emigranti in America; ho appreso di pezzi di corredo venduto da zitelle nobili in cambio di pane. Ho anche saputo che mio nonno paterno l’aveva chiesta in moglie prima di sposare quella che poi sarebbe diventata mia nonna paterna. Sessant’anni dopo la richiesta sdegnosamente respinta, a mia nonna materna brillavano ancora gli occhi mentre raccontava” Io? Sposarmi con quel pastoracchio (spregiativo di pastore, ndr)”: una scena che vale da sola una botte di vino buono.