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L'ORGOGLIO DI DEL PIERO

Post n°1179 pubblicato il 06 Settembre 2007 da corsivo79

"IL MIO FUTURO NON E' A COLORI   MA SARA'  SEMPRE BIANCONERO!"

A pochi giorni dalla sfida con la Francia, il Capitano giura amore e fedeltà alla Signora, respinge gli attacchi che arrivano d'Oltralpe e si candida per una maglia da titolare: "Vestirò solo la maglia della Juve, ma niente part-time. Quelle dei francesi sono parole e basta, già al Mondiale abbiamo dimostrato che il calcio italiano è pulito. Questa vigilia mi ricorda quella della Germania: ci provocavano, poi filò tutto liscio. Io sto bene fisicamente e psicologicamente e il ruolo non importa, mi esprimo meglio in attacco, ma come è capitato, so adattarmi. Di sicuro non mi sento "uno" della rosa: io vengo sempre per giocare e non per fare numero". Intervista a Cobolli Gigli dopo la rivolta dei piccoli club: "Nessuno ha i tifosi della Juve, non accetteremo espropri".

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DEL PIERO, AMORE BIANCONERO - La Stampa - Difficile far finta di nulla, ignorare provocazioni infinite. L’Italia misura parole e toni, ingoia repliche infuocate, però il fastidio tracima e accresce le motivazioni, trasforma la concentrazione in rabbia, c’è voglia di chiudere la bocca a questi francesi aggressivi e velenosi. Nel giorno del buonismo azzurro, delle mani tese di Abete e Donadoni, le accuse di Diarra hanno travolto l’argine della pazienza e svelato il disegno polemico: le coincidenze non sono più credibili, le dichiarazioni infelici e isolate non reggono, la crociata contro un calcio cinico e baro va oltre le farneticazioni di un ct. Troppo. Nessuno contrattacca, ma nessuno ripiega. San Siro ospiterà una partita chiave per l’Europa, né rivincita di Berlino né confronto tra morali, ma quella partita diventerà pretesto per impartire una lezione.  Persino il mite Del Piero, capace di reprimere negli anni sfoghi incendiari contro esclusioni sistematiche e critiche eccessive, sempre deciso nel tutelare la sua immagine ma mai disposto a mettere in piazza il disagio, fatica a nascondere il disappunto dietro battute ironiche («Imbroglione e truffatore? Che ho fatto?») o propositi innocui: «Non dobbiamo farci disturbare». Alex diventa simbolo dell’orgoglio azzurro, del «basta» pronunciato a denti stretti, senza stizza, ribellioni esasperate, ripicche. Alex non si scompone, si ostina a parlare di pallone, giura di non badare alle insinuazioni di Domenech e di essere perfino indifferente alla sanzione Uefa nei suoi confronti. Però rilegge il Mondiale e immagina la soddisfazione di un remake, non solo della finale, ma anche della semifinale con la Germania. Mandolini, coppole e spaghetti, luoghi comuni rimestati per deriderci, poi finì con gli emigranti tre metri sopra il cielo, i tricolori ostentati, le pizze decorate con il 2-0. Scene mai cancellate: Grosso, eroe per caso, che ripeteva «non ci credo», la corsa e l’urlo rubati a Tardelli, e Alex felino che completava la festa. Quella notte l’Italia comprese di poter arrivare in fondo e lucidare un’immagine ammaccata, seppellire gli scandali e rivendicare la forza sportiva che i calciatori avevano difeso con le unghie, estranei ai trucchi dei dirigenti, a ben vedere pure loro vittime. «Quelle dei francesi - spiega Del Piero - sono parole e basta, già al Mondiale il nostro calcio ha dato un’immagine diversa, ha dimostrato sul campo che è pulito. Questa vigilia mi ricorda quella della Germania: ci provocavano, poi filò tutto liscio. Speriamo che anche la Francia, con questo atteggiamento, faccia un autogol».
Lui è concentrato, pronto alla battaglia: «Sto bene fisicamente e psicologicamente e il ruolo non importa, mi esprimo meglio in attacco, ma se necessario, come è capitato, so adattarmi. Di sicuro non mi sento "uno" della rosa: io, nel rispetto delle situazioni, vengo sempre per giocare e non per fare numero». Tema da incastonare in una riflessione più ampia sul part-time, sulla «gestione» ventilata da Ranieri che lui non sottoscrive: «Lo farei se sbucassi da due-tre stagioni difficili, ma non è così e non mi pongo il problema». Disquisizioni che alimentano un antico dibattito, come il fugace cenno al contratto («Il mio futuro non è colorato, solo bianconero»), eppure oggi sfumano, oscurate da una partita senza eguali: «Giochiamo in casa, con un pubblico fantastico, e abbiamo mille motivazioni, a cominciare dal risultato: daremo il centodieci per cento». La partita senza eguali oscura le riflessioni di Alex, ma anche i racconti, le speranze e le denunce di Toni: la sua Germania libera e bella con le famigliole che rallegrano gli stadi, la voglia di recuperare («Sento bene la gamba, spero che sparisca il dolorino»), il dispiacere per i giovani in fuga: «Tutti quei soldi per Pato e poi si lascia scappare un talento come Rossi». Anche Toni interviene su Diarra, anche Toni fa spallucce ma promette una lezione: «Le provocazioni non ci interessano, risponderemo sul campo. Però fatico a capire, in Germania la partita fu corretta e la testata colpa di Zidane. Con Ribery, ci abbiamo anche scherzato su». Del Piero non ha scherzato con Trezeguet. «Ci siamo solo dati appuntamento a San Siro», ma ironizza lui sul ripensamento di Domenech: «S’è accorto che David è forte? Peccato. Però vediamo se lo fa giocare». Anche Aquilani, benedetto da Mexes («Merita l’azzurro, spero solo non ci faccia gol»), stenta a spiegare l’astio francese: «Non siamo né truffatori, né imbroglioni: forse sono arrabbiati con noi per il Mondiale. Poco male, comunque: più provocano, più ci caricano».
COBOLLI E LO SCHIAFFO IN LEGA: "ACCORDO O DECIDA IL GOVERNO" - La Repubblica - Presidente Cobolli Gigli, come si sente dopo essere stato impallinato dalle piccole del calcio italiano?
«Sono ancora vivo e vegeto. Mi rammarico solo che come Juventus non saremo nel consiglio mentre si discuteranno argomenti vitali per il calcio italiano».
Forse è proprio per questo che non l´hanno voluta.
«Ho letto proprio su "Repubblica" Cellino parlare di sconfitta dell´arroganza. E´ un uomo intelligente e simpatico, forse un poco umorale, ma si ispira al passato, a vecchie delusioni. Una volta mi ha detto che nel sottoscala della Juve c´è ancora Moggi: sono andato a controllare ma non l´ho trovato».
Il bilancio finale è che non ci saranno le grandi nel consiglio.
«Un segnale preciso che hanno voluto dare le altre società. Però questa sconfitta ha in realtà rinforzato il legame tra le grandi che si sono sentite escluse e ho sentito forte la solidarietà dei miei colleghi».
Potevate forse preparare meglio la votazione.
«Ma io non ho fatto campagna elettorale. Ero nel Consiglio di Lega di serie B, con la promozione si era prospettato un certo automatismo per l´elezione nel sesto posto di A. Chissà, forse è stato un giudizio non positivo nei miei confronti del mio lavoro».
Adesso comunque bisognerà trovare un accordo.
«Non so se augurarmi un accordo o aspettare che la Melandri ci spieghi come dobbiamo dividere i diritti tv. Non so dove ci sia maggiore saggezza».
Hanno accusato la Juve e le altre grandi di voler essere le padrone del calcio.
«Io non sono un padrone. Cellino è un padrone e può perdere un milione di euro di tasca sua. Io devo rispondere ai 40mila piccoli azionisti».
Ma perché le grandi non riescono a cancellare la sensazione di voler prevaricare sulle piccole?
«Ma è così dovunque nel mondo, in qualsiasi attività. Ci sono i grandi che prevaricano e i piccoli pieni di rancori».
Quale può essere la base di un accordo futuro sui diritti?
«L´esistenza di accordi pregressi ci obbliga a lavorare su due periodi: uno fino al 2010, che porterà solo a modificazioni marginali, l´altro con la centralizzazione dei diritti in Lega. La filosofia di base non può essere quella di dare meno alle grandi o di riparare a torti passati».
E´ possibile la formula inglese, il 50% diviso tra tutti e l´altro 50% secondo i meriti?
«Uno schema che al momento è inapplicabile. Potrà funzionare, in futuro, solo se i proventi dei diritti tv cresceranno, allora sì potremo dare la metà a tutti: il che vuol dire non tanto di meno ai grandi e molto di più ai piccoli. Ma per ora non potrà essere che il 30%, il 35%. Non posso andare dai miei azionisti e dire loro: ci hanno tolto ‘x´ milioni».
Ma la Lega è attrezzata per accrescere la torta dei diritti?
«No, manca completamente di capacità di marketing, non l´ha mai fatto. La Lega si deve svegliare. Si perde in un milione di piccole cose e non si accorge che il 2010 è vicino».
Che farà invece?
«Ho due obiettivi: tornare a essere grandi per entrare in Champions League e lavorare ugualmente per creare il sistema secondo i consigli della Melandri».
La sensazione che lei dà è di preferire la sponda con il governo all´accordo con le altre società.
«Ma quando noi parliamo con la Melandri e gli altri, il meccanismo della gradualità ce l´hanno ben chiaro e che la quota per tutti può aumentare quando entreranno più soldi. Credo che il ministro abbia più buon senso dei signori in Lega».
Galliani è tornato a minacciare uno scisma con una Lega dei grandi club.
«Non mi faccia fare fantascienza. Lo scopo di noi cinque, Milan, Inter, Juve, Roma e Napoli, è di stare tranquilli e tutelare i nostri interessi».
Matarrese ha dato il suo avallo alla rivolta dei piccoli club.
«Ma in assemblea aveva invocato che nel Consiglio ci fossero le diverse anime delle società. L´hanno zittito, accusandolo di tirare la volata alla Juve. Allora si è limitato a fare, bene, il presidente dell´assemblea. Quando parla dopo, si lascia trascinare dall´impeto».
Ma c´è una questione della sua rappresentatività nei vostri confronti?
«A lui interessa fare il presidente che, mi creda, è un mestiere difficile. E che noi siamo fuori non è un problema suo, ma un problema della Juve».
Non le sembrano sconfortanti queste diatribe di Lega?
«In Italia non ci sono molte cose confortanti. Ma io sono un neofita e credo che anche dallo scontro possa nascere il dialogo».  
IAQUINTA: "JUVE PRIMA? ME LO ASPETTAVO" - juventus.com - Vincenzo Iaquinta ha vissuto una giornata davvero particolare: il bomber è stato infatti ospite della redazione di Tuttosport, per rispondere telefonicamente alle domande dei tifosi. “Una bella esperienza – ha commentato Vincenzo – non mi era ancora capitata un’occasione del genere ed è bello ricevere tutto questo affetto”.  Oltre ai tanti complimenti, l’attaccante ha ricevuto però una telefonata particolare: quella di Raffaele da Napoli, tifoso milanista che si diceva contento di non averlo in squadra. In realtà alla cornetta c’era Palladino che ha tenuto fede alla sua fama di burlone, giocando un bello scherzo al compagno di reparto. Vincenzo, dopo qualche imbarazzo, ha scoperto il trucco ed è scoppiato in una fragorosa risata.  Facendosi più serio ha poi affrontato il tema del momento, ovvero la Juve già prima in classifica: “Me l’aspettavo, perché ogni volta che andiamo in campo cerchiamo di vincere e con questa mentalità non possiamo che fare bene. Io ora mi sento bene fisicamente e sono pronto per l’amichevole di Saragozza e per affrontare la settimana prossima la partita con l’Udinese. Quella per me sarà una sfida particolare, ritroverò i compagni e i miei vecchi tifosi, ma ora ho cambiato maglia e voglio onorarla, anche battendo l’Udinese”.
BIRINDELLI: "UNA JUVE CAPARBIA" - juventus.com - “Siamo partiti molto bene, siamo stati fortunati ma caparbi domenica a Cagliari. Quando nessuno ormai poteva credere alla vittoria, la squadra ha dimostrato ancora una volta il suo carattere”. Alessandro Birindelli non ha preso parte alla vittoriosa trasferta in terra sarda, ma da veterano qual è, ha subito riconosciuto il DNA bianconero anche nei suoi compagni, quello che porta i giocatori a non mollare sino all’ultimo secondo e che ha fruttato tre punti preziosi. Il difensore è stato a lungo fermo per l’infortunio patito a Cesena nell’amichevole contro la Roma, ma ora ha recuperato e, come ha garantito ai microfoni di Juventus Channel, torna a disposizione: “Sono contento perché già da tre giorni mi alleno senza dolore, sto ritrovando l’intensità e mi auguro che questa sosta di campionato mi permetta di trovare la condizione migliore per la prossima partita di campionato”.
LA JUVE SI ALLENA INTENSAMENTE A VINOVO - Sono giornate di allenamenti intensi per la Juventus. Talmente intensi che, vista la gran mole di lavoro svolta martedì pomeriggio e questa mattina, mister Ranieri ha preferito variare il programma che inizialmente prevedeva per la giornata di oggi, una doppia sessione. La seduta pomeridiana è invece stata annullata e ai bianconeri è stata così concessa una mezza giornata di riposo. L’allenamento mattutino è stato comunque particolarmente vivace, e, oltre a Iaquinta e Birindelli, pienamente recuperati, si è rivisto in campo Grygera che ha svolto un lavoro differenziato, mentre Belardi, leggermente indisposto è rimasto a riposo. Viste le tante assenze dovute agli impegni delle Nazionali, alla partitella ha preso parte anche un folto gruppo dei giovani della Primavera. “Qualità, intensità e organizzazione”. Queste le richieste di mister Ranieri durante l’allenamento, sicuramente soddisfatte dalla coppia Almiron–Nedved, quest’oggi particolarmente pimpanti e pronti a cercarsi e trovarsi durante il gioco.
LA VOCE DI MERCATO: JUVE PRONTA A PRENDERE BALLACK - Eurosport - Si e'' aperta ufficialmente la crisi tra Michael Ballack e il Chelsea. I primi segnali a dire il vero c''erano stati la scorsa stagione: il campione tedesco era stato impiegato poco da Mourinho. Ma ora arriva la stangata: Ballack non e'' stato inserito nella lista Champions e probabilmente a gennaio lascera'' Londra. La Juve ci sta pensando seriamente: alla riapertura del mercato provera'' a prenderlo in prestito. Il centrocampista gradirebbe molto la destinazione: vuole giocare con continuita'' per guadagnarsi l''Europeo e alla Juve di certo verrebbe schierato titolare.


 
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