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Creato da: corsivo79 il 25/10/2004
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« ORE 15: ASSALTO ALL'UDINESEFARINA L'ULTIMO KILLER »

FARINA COLPISCE ANCORA!

Post n°1189 pubblicato il 16 Settembre 2007 da corsivo79

NEGATI DUE RIGORI NETTISSIMI..... JUVE BATTUTA DA ARBITRO E IELLA
 
La squadra di Ranieri cade in casa per effetto di un gol di Di Natale, ma può recriminare per due pali colpiti da un grande Del Piero e soprattutto per un arbitraggio a dir poco scandaloso. Il fischietto di Novi Ligure, infatti, si conferma sempre incline a danneggiare i bianconeri e anche stavolta non fischia due rigori solari su Chiellini e Nocerino. Due topiche clamorose che fanno il paio con i gravi torti subiti dalla Signora in quel di Cagliari.  Adesso è davvero troppo. Cara dirigenza, è ora di aprire gli occhi e di alzare la voce. Grave infortunio per Camoranesi: rischia 2 mesi di stop.


 

JUVE, INDIETRO TUTTA - La Stampa - Basta l’Udinese coraggiosa e ordinata, tatticamente riequilibrata dopo la Waterloo con il Napoli, per mettere a nudo i limiti della Juventus, occultati dalle prime due vittorie: la goleada con il Livorno luccicava d’oro falso perché sbocciata al tramonto della gara, l’exploit di Cagliari intrecciava casualità, sofferenza e fortuna. Stavolta, non c’è la panacea del risultato, né reggono gli alibi disseminati nei 90’: l’infortunio di Camoranesi che cambia faccia al match, i pali colpiti da Del Piero, i rigori lamentati da Chiellini e Nocerino. I bianconeri se la cavano per un tempo, pur senza trame veloci o brillanti, poi si smarriscono davanti al gol di Di Natale e s’aggrappano inutilmente a fiammate individuali. «Non abbiamo avuto una reazione da squadra - riconosce Ranieri -, le azioni create erano figlie non dell’equilibrio ma della rabbia». La difesa non commette errori blu, però raramente trasmette sicurezza - Andrade e Birindelli onesti, Chiellini affannato e a sprazzi nervoso, Criscito elegantuccio ma talvolta spaesato - mentre in attacco l’orgoglio di Alex stride con l’opacità di Trezeguet. Il guaio è in mediana, con Almiron, impacciato, preservato dalle rotazioni e Zanetti curiosamente sostituito dopo aver scavato trincee in solitudine: la partita si decide qui, perché dirimpetto c’è una linea funzionale, con D’Agostino e Inler perfetti a spartirsi le consegne, il primo a sradicar palloni e ricucire, l’altro a tagliare e pennellare lanci. A Marino l’ultima lezione è servita: non rinnega il 4-3-3 che l’ha esposto a una figuraccia (sarà rispolverato con il ritorno di Obodo e Pinzi), ma intanto lo tramuta in 3-4-3, protegge i marcatori e ripropone il tridente offensivo, con Asamoah spalleggiato dall’ispirato Di Natale e dall’involuto Quagliarella, autore in realtà d’un lavoro oscuro che lo porta a rinculare sino in area. I timori dell’Udinese s’annidano in difesa, ma stavolta la concentrazione non vacilla, così rattoppati i buchi a metà campo e custodita la dinamicità dell’attacco, la squadra già uscita indenne da San Siro tiene a bada senza problemi i bianconeri, destinati a un ottimo campionato ma forse illusi da un avvio stile scudetto.
Amnesie e scollamenti tattici a parte, la Juve paga dazio alla condizione: alla distanza, appare fiacca e pesante, spesso sofferente al pressing. La differente forma non si palesa nella mezz’ora iniziale, quando Nedved spadroneggia a sinistra (è lui a propiziare le prime palle gol: tiri imprecisi di Almiron e Trezeguet, palo di Del Piero a gioco fermo) e Camoranesi guizza sul corridoio opposto, profittando di spazi anche minuscoli. Al 30’, però, dopo un’opportunità costruita e sciupata dal ceco, l’argentino s’infortuna calibrando un cross e la Juve perde d’inventiva. Cerca fortuna Del Piero, affidandosi ai calci piazzati: prima scuote il palo, poi innesca Chiellini che chiede il rigore e invece becca un giallo. L’Udinese, che nei primi 45’ tradisce la prudenza staccando due sole volte Asamoah, svolta in apertura di ripresa quando scova a sorpresa il varco giusto: combinazione Dossena-Inler-Di Natale, l’aeroplanino decolla e rivive Kiev. L’intera squadra guadagna sicurezza e rintuzza senza patemi la scomposta reazione juventina: appena può riparte anche, inseguendo il ko, però lo sfiora solo, ancora con Asamoah che timbra il legno. La Juve, affaticata, cambia senza costrutto: Tiago, entrato in luogo di Zanetti, non strappa l’etichetta di centrocampista lento, mentre Iaquinta, che rileva Trezeguet, trascina avversari decentrandosi a destra però non lascia tracce evidenti: l’unica fiammata - stendendo un velo sulla punizione a due sprecata in area - vale la rete, ma un fallo di Del Piero mortifica l’azione. Nedved pianta Zapotocny ma sciupa ancora. Alex, caparbio, ritenta il colpo di biliardo - altro maledetto incrocio in pieno recupero - e nel frattempo pure Nocerino cade in area senza ottenere giustizia: «Farina è un ottimo arbitro - taglia corto Ranieri - ha giudicato il fallo inesistente o non l’ha visto. Con le moviole è facile, non m’aggrappo a queste cose. C’è tanto da lavorare, piuttosto, ma lo sapevo già». 
IL TABELLINO DELLA PARTITA - JUVENTUS-UDINESE 0-1 (0-0)
JUVENTUS (4-4-2): Buffon; Birindelli, Andrade, Criscito, Chiellini; Camoranesi (29’st Noverino), Almiron, Zanetti (10’st Tiago), Nedved; Del Piero, Trezeguet (10’st Iaquinta). A disp.: Belardi, Legrottaglie,  Molinaro, Palladino. All.: Claudio Ranieri.
UDINESE: (4-3-3): Handanovic; Coda, Zapata, Zapotocny; Dossena (39’st Lukovic), Inler, D'Agostino, Mesto; Quagliarella, Asamoah (18’st Floro Flores), Di Natale (39’st Pepe). A disp.: Chimenti, Ferronetti, Sivok, Eremenko. All.: Pasquale Marino.
MARCATORI: 1’st Di Natale ARBITRO: Farina di Novi Ligure. Assistenti: Lanciano e Ayroldi. Quarto uomo: Brighi NOTE: Giornata calda, terreno di gioco in ottime condizioni. Spettatori 20.414, per un incasso di 441.515, 22. Ammoniti Chiellini e Zapata. Angoli: 7-7 per la Juventus. Recupero: 3’pt, 5’st.
CLASSIFICA - Roma 9; Inter 7; Napoli 6; Juventus 6; Milan 5; Atalanta 5; Fiorentina 5; Palermo 4; Sampdoria 4; Udinese 4; Cagliari 3; Lazio 3; Torino 3; Catania 2; Reggina 2; Genoa 2; Parma 1; Empoli 1; Siena 1; Livorno 1
PROSSIMO TURNO 23/09/2007 - Atalanta-Lazio; Cagliari-Palermo; Catania-Fiorentina; Empoli-Napoli; Livorno-Inter; Milan-Parma; Roma-Juventus; Sampdoria-Genoa; Torino-Siena; Udinese-Reggina
RANIERI: "CONDANNATI DAGLI EPISODI" - AGM-DS - `Primo tempo a noi, il secondo a loro`: quasta in sintesi l`analisi di Claudio Ranieri dopo lo 0-1 subito dall`Udinese. L`allenatore della Juventus racconta la sua partita: `Oggi gli episodi sono stati tutti negativi per noi e tutti positivi per loro. Mi aspettavo una partita difficile, dell’Udinese non avevo preso in considerazione la sconfitta con il Napoli ma il pari con l’Inter. Oggi ha creato meno ma ha vinto. Peccato perdere proprio ora che siamo in fase di costruzione. Ci siamo nascosti? No, semplicemente abbiamo perso, e` stata una partita dai due volti. Nel primo tempo abbiamo avuto occasioni da gol di cui non abbiamo approfittato. Il secondo tempo e` stato iniziato bene da loro, hanno sfruttato la prima occasione e noi ci siamo disuniti non giocando bene`. Ora la trasferta in casa di una Roma a punteggio pieno: `Ci tenevamo ad andare a Roma a fare uno scontro di vertice. La Roma e` una delle squadre che gioca meglio in Europa`. Di nuovo sulla partita: `Ho cambiato Trezeguet perche` aveva gia` giocato in settimana in nazionale e si era gia` fatto male Camoranesi. Del Piero stava giocando bene, non riuscivamo a servire Trezeguet. Volevo provare a fare qualcosa di diverso`. Primo tempo positivo soprattutto grazie all`esterno di origine argentina: `Con Camoranesi la squadra si esprimeva bene, riuscivamo a trovarlo e facevamo girare bene la palla. Ma dopo il loro gol non siamo piu` stati in grado di fare la nostra partita`.
TREZEGUET ESCE CON I NERVI TESI: "IO MI SENTIVO IN FORMA" - Repubblica -  C´è anche una lievissima polemica sottotraccia, appena accennata e comunque destinata a ricomporsi senza effetti, nella prima sconfitta della Juventus neo-promossa: «Ho tolto Trezeguet perché, dopo le fatiche con la sua nazionale, rischiava di infortunarsi: non volevo che facesse la stessa fine di Camoranesi», ha spiegato Ranieri. Ma il francese non ha gradito la premura del suo allenatore: «Stavo bene, mi sentivo in forma. Credo sia stata una scelta tecnica, chiedete al mister».
I due, per altro, non si sono trovati d´accordo neanche sull´analisi della sconfitta: «Nel secondo tempo eravamo stanchi, l´Udinese ci è stata superiore sul piano atletico» ha giustificato Trezeguet, mentre Ranieri esponeva un´altra tesi: «Fisicamente stavamo molto bene. Anzi, abbiamo corso moltissimo, anche più di altre volte. Il problema è che l´abbiamo fatto male. Dopo il gol dell´Udinese non abbiamo reagito da squadra, come invece era successo a Cagliari, ma ognuno per contro proprio. Ci siamo affidati alla rabbia dei singoli, non all´organizzazione tattica. E questo è stato sbagliato». La domenica della Juve è stata guastata, oltre che dalla sconfitta, dall´infortunio di Camoranesi, che era lo juventino più in forma. «Forse è colpa mia», s´è rammaricato Ranieri, «perché ero indeciso se farlo riposare o no. Se l´avessi fatto entrare nel secondo tempo, come avevo immaginato di fare, di sicuro non si sarebbe fatto male». Per l´ex argentino si tratta di uno stiramento alla coscia destra, la cui entità verrà stabilità dagli esami clinici fissati per domani: ne avrà, come minimo, per un mese ed è un guaio, visto che era smaltito da appena un paio di settimane un infortunio analogo.
Ora la Juve dovrà gestire questo e altri problemi. «Non sono uno di quelli che pensa che le sconfitte facciano bene», ha detto Ranieri definendosi «dispiaciuto e infastidito. Però che ci fosse ancora da lavorare l´avevo detto anche dopo le prime due vittorie, anche se avrei preferito continuare a farlo stando in testa alla classifica. Una sconfitta brucia, però non cambia il nostro modo di prepararci. Ci sono ancora tante cose da sistemare». La difesa, per esempio, continua a prendere gol: «Ma ieri è stata poco protetta dal centrocampo. Con l´Udinese serviva una partita più diligente, invece dopo il loro gol si siamo spaventati e disuniti». Marino, dal canto suo, ha incassato il trionfo dell´Udinese senza fare una piega, anche perché aveva già strappato un punto in casa dell´Inter: «Ma la mia squadra deve fare di più, con le qualità che abbiamo».
IAQUINTA: "SIAMO STATI SFORTUNATI" - Per un attimo, Vincenzo Iaquinta stava per lasciare il segno con il gol dell’ex. Per un attimo, appunto. Il tempo utilizzato dall’arbitro Farina per annullare la sua inzuccata e vanificare il gol del possibile meritato pomeriggio. I suoi ex compagni gli hanno invece tirato un brutto scherzo venendo a vincere all’Olimpico. “Sapevo che l’Udinese è una grande squadra – ha raccontato a Juventus Channel -, fuori casa fa paura con i suoi attaccanti veloci che possono creare problemi nelle ripartenze. Siamo stati anche sfortunati. Ora andremo a Roma dove ci attenderà un’altra gara difficile contro la squadra che gioca il miglior calcio. Andremo là per lottare perché questa cosa ce l’abbiamo nel sangue”. 
LE PAGELLE BIANCONERELa Stampa - Solito assetto per Ranieri, che azzarda Camoranesi dall’inizio: l’ala farà la differenza, ma i muscoli lo reggeranno solo 30 minuti. In mezzo, Zanetti è ancora una volta preferito a Tiago, come spalla di Almiron. Davanti la coppia del gol resta Trezeguet-Del Piero.Le traiettorie del capitano non finiscono in rete solo per questione di millimetri: la prima si stampa sul palo, la seconda sull’incrocio. Non andrà sempre così.Passato un buon primo tempo, la Juve s’è piantata, correndo in apnea. E vedere gente come Chiellini tornare indietro alla moviola, è una spia da non sottovalutare.Nella ripresa cambiano alcuni piedi, non il modulo e le tracce di gioco. Nocerino si ritrova a destra, per sostituire Camoranesi, mentre a Iaquinta, stavolta capita il ruolo di vice-Trezeguet. La partita di Tiago si apre all’11’, ma si chiude senza graffi.
Buffon 6 INNOCENTE. L’uscita sul gol non pareva da solito superman, ma Di Natale gli sbuca davanti lanciato e, dramma, in beata solitudine.
Birindelli 6 ORDINARIO. Nessun assalto indimenticabile, ma neppure svarioni clamorosi: con ordine, presidia il fortino.
Andrade 6 SICURO. Dalle sue parti, la prende quasi sempre lui, di piede o di testa. E quando deve ripartire non combina mai guai.
Criscito 5,5 DISATTENTO. Ha piedi e, tarata con l’età, personalità. Giocherebbe pure una diligente partita, ma fa due errori capitali: si distrae sulla fuga di Di Natale e si lascia scappare Asamoah, che centra il palo.
Chiellini 5,5 SCARICO. Lui, che solitamente è un trattore, finisce la ripresa in evidente riserva. La foto è al 38’ della ripresa: perde palla e se ne torna indietro a bassi regimi. La voglia c’era, la benzina un po’ meno.
Camoranesi 6,5 SFIGATO. Fin che lo vedi sul prato, infila dribbling e spiana tracce di gioco, da migliore della compagnia. Ma al 30’ pt gli si accartoccia il muscolo della coscia destra. E allora, cala l’oscurità (dal 30’ pt Nocerino 5,5: ha impeto, non sempre precisione che, sulla corsia, aiuterebbe).
Zanetti 6,5 GEOMETRA. Mette sempre le zampe sulle traiettorie nemiche, razziando molti palloni. E lesinando gli sprechi. Da sostituire solo con il carrattrezzi (dall’11’ st Tiago 5: ancora imballato, azzecca solo un taglio per Iaquinta).
Almiron 5,5 DISARMATO. Sbaglia qualche passaggio e, soprattutto, non innesca mai il tiro vincente: lui, che pure ha proiettili che possono far male.
Nedved 6 VOLENTEROSO. Scatta all’arrembaggio, imbucandosi in tutti i vicoli e prendendo qualche fallo. Però, manca lo sparo della vittoria: al 15’ st depista Zapotocny, ma tira il destro in curva.
Del Piero 7 SFORTUNATO. Ne ha fino alla fine, pure tenendo a galla palloni che potevano essere vitali. Arma il piede, dribblando barriera e portiere, ma non palo e traversa.
Trezeguet 5 SVAGATO. Quando gli capita la palla buona, dopo il palo di Del Piero, è in fuorigioco, mentre poco dopo si lascia scappare troppo un bel cross di Nedved (dall’11’ st Iaquinta 5,5: farebbe pure gol, ma il fallo di Del Piero glielo annulla).
LE PAGELLE BIANCONERE/2 - Repubblica - Sono pochi i bianconeri a salvarsi.
Buffon 6: lavora poco, ma la sua difesa agisce male.
Birindelli 5: fatica a star dietro a Di Natale per evidenti limiti di velocità.
Andrade 6: ha uno stile davvero approssimativo, ma è l´unico difensore di una certa sostanza, soprattutto quando si tratta di stringere la marcatura.
Criscito 5,5: sempre troppo lontano dall´attaccante di riferimento, e l´Udinese quella libertà la sa sfruttare.
Chiellini 5: pasticcione, nervoso, quasi esaltato: prende ogni fischio dell´arbitro come un´ingiustizia. Si dia una calmata.
Camoranesi 6,5: il migliore della Juve, si stira facendo un cross e Ranieri perde, in un colpo solo, lui e la partita. Dal 30´ st Nocerino 5,5: corre e morde, ma sulla destra è proprio fuori posto.
Almiron 5: lento di passo e di pensiero, non è il leader che dovrebbe comandare il gioco. Surclassato da Ilner.
Zanetti 6,5: duro nel contrasto, è l´unico che riesca a recuperare qualche pallone. La sua sostituzione è discutibile. Dall´11´ st Tiago 5: non risolve il mistero che lo riguarda. Timido, fiacco e drammaticamente impreciso.
Nedved 6: gioca sempre con il cuore in mano, penetra più volte la difesa friulana ma non ha più la lucidità di un tempo. Si mangia un gol grosso così.
Trezeguet 5: poco servito, ma anche poco disponibile a esserlo. Dall´11´ st Iaquinta 5,5: aggiunge forza ma anche confusione. Se non altro si agita.
Del Piero 7: da fermo è ancora fenomenale, anche se sfortunato. Sul passo, invece, appare appesantito e forse anche un po´ egoista
CAMORANESI CHOC: SI ROMPE E TEME 2 MESI DI STOP - La Stampa - Si rompe, Mauro German Camoranesi, quando, semplicemente, stava facendo funzionare la Juve: e la cosa peggiore è che non lo restituiranno aggiustato tanto presto. «La diagnosi precisa - spiegava ieri sera il dottor Riccardo Agricola, responsabile dello staff medico bianconero - l’avremo solo martedì, quando saranno fatti tutti gli esami necessari. Purtroppo, non si risolverà tutto in una settimana». L’ala s’è azzoppata dopo 30 minuti, con il muscolo della gamba destra saltato dopo un lancio. S’è intuito subito che non era una sciocchezza e l’uscita sulle braccia dei fisioterapisti ha confermato l’impressione. Toccherà a ecografia e risonanza magneticha indagare le fibre, ma l’ipotesi è che ci vorranno alcune settimane, ballando fra il meno peggio (in questi casi), lo stiramento, o la iella totale, lo strappo. Si potrebbe cioè precipitare verso i due mesi. Ieri, appena finita, non c’era troppo ottimismo: «Il rammarico più grande - ha detto il presidente, Giovanni Cobolli Gigli - è quello di aver perso Camoranesi, che era il migliore in campo. Temo che possa stare fuori diverse settimane». Stava già facendo i calcoli anche Claudio Ranieri: «Il problema, adesso, è che lo perderemo per diverse partite». Il tecnico ripensava poi ai dubbi: «Ero indeciso se schierarlo dall’inizio o se inserirlo più avanti, magari non sarebbe successo questo. Ma con il sennò di poi...». Non avendo la palla di cristallo, qualcosa si rischia sempre. Proprio per evitare altri crack, Ranieri ha levato Trezeguet, all’alba della ripresa: «Non volevo succedesse un altro guaio». Anche se l’attaccante ha raccontato di stare benone, pur con tono pacato: «Non stavo poco bene, quella di farmi uscire è stata una decisione dell’allenatore. Io non avevo nessun problema. Però la cosa che mi spiace di più è per il risultato della squadra, che aveva fatto un buon primo tempo». Nella ripresa, s’è accesa la spia della riserva: «Siamo calati fisicamente e abbiamo sofferto». Da domani si cercheranno le contromisure: «Parleremo fra di noi - ha continuato Trezegol - per vedere se ci sono dei piccoli problemi. Dobbiamo lavorare di più sul piano collettivo». La prima sconfitta ha confermato che sarà un’annata complessa: «L’Udinese ha fatto un’ottima gara e, a tratti, ci ha dominato tecnicamente». Domenica si va dalla Roma capolista: «Più motivati, per recuperare i punti persi», ha chiuso Trezeguet. Servirà un partitone.
RIVOLTA CONTRO IL TEPPISTA, L'OLIMPICO DA' L'ESEMPIO - La StampaNicola Ravasio, 27 anni, di Bagnatica (Bergamo), casa e bottega nel piccolo centro, 3 mila anime quasi tutte dedite al culto dell’Atalanta, figlio di un imprenditore edile della zona, rischia di diventare il simbolo di una nuova stagione del tifo calcistico. Quella che si schiera «contro» la violenza degli ultras. Una svolta quasi epocale. Perché Nicola, che tra l’altro non ha un solo precedente specifico, che è «un ragazzo assolutamente tranquillo» (secondo i familiari) e che non veniva a Torino da più due anni, ieri pomeriggio, durante la partita all’Olimpico con l’Udinese, s’è trasformato in un teppista. Al 35’, dal primo anello della tribuna Ovest, posti numero 8 e 9, ha pensato bene di lanciare un petardo. Un grosso tubo di cartone, inzeppato di polvere nera. E’ esploso in campo, ferendo in modo leggero alcuni steward bianconeri, subito medicati dai volontari della Croce Rossa. E’ il settore dove ci sono le famiglie, i bambini, le coppie. I filmati, trasmessi su tutte le reti tv, non lasciano dubbi: ecco Nicola, che ha al suo fianco la fidanzata e la sorella, lanciare la bomba carta; ecco un altro tifoso che lo afferra e cerca di colpirlo. Racconta una testimone, la signora Paola: «Sono rimasta allibita quando il ragazzo ha estratto dallo zainetto un involucro avvolto in un giornale. Ho visto che accendeva la miccia». Il resto è ancora un po’ confuso. I tifosi bianconeri, indignati per il gesto teppistico, lo hanno indicato con precisione agli steward: «E’ stato lui! Prendetelo!». Poi avvertono la polizia. Gli ultras bianconeri, dalla curva, si accorgono di quanto sta avvenendo in tribuna: «Infami, traditori, spie degli sbirri». E altro ancora. Spiega il vicequestore Antonio Politano, responsabile della sicurezza dell’Olimpico: «E’ dal ‘79 che dirigo l’ordine pubblico nello stadio. E mai ho potuto assistere a una scena del genere, con i tifosi pronti a collaborare con noi. Ho immediatamente inviato sugli spalti una pattuglia della Digos, che ha in sostanza salvato l’uomo dall’ira della folla. Seconda tappa, il commissariato di zona, dove è stato interrogato». Ma come s’è difeso? «Ha detto che non era stato lui a fare il lancio, ma un tizio alle sue spalle. I filmati però lo smentiscono». Nicola, già pentito, s’è rassegnato a trascorrere la notte in carcere. Unica attenuante, forse, una birretta di troppo. La fidanzata non c’entra ed è stata rilasciata, così come la sorella e gli altri tifosi bergamaschi. Compreso il tizio che, dopo il fermo dell’amico, ha apostrafato chi aveva «collaborato» con frasi minacciose: «Bastardi, non dovevate farlo arrestare». Momenti di tensione, perché in quell’esatto momento, la tribuna era priva di qualsiasi sorveglianza.
La notizia dell’arresto di Nicola, un ragazzo non troppo alto di statura, capelli lunghi e biondi, e che lavora nell’azienda di famiglia, a Bagnatica s’è diffusa subito dopo i tg della sera. Alessandro, il padre, preoccupato cerca di spiegare: «Un gesto stupido, di cui mi renderà conto non appena sarà tornato a casa. Non doveva farlo, e non capisco come abbia fatto a procurarsi quel petardo. Per fortuna non è accaduto niente di grave. Mi sono rivolto al mio avvocato, perché lo assista». Niente, nel passato di Nicola, sembra preludere alla follia di ieri: «Non è mai stato un fanatico e, mi sembra, da almeno due anni non era più andato allo stadio. Penso che si sia comportato in questo modo perché non era consapevole che, negli ultimi tempi, l’atmosfera negli stadi è cambiata e non c’è pià tolleranza per la violenza, ed è giusto». E’ triste, il padre: «Mi spiecerebbe però che diventasse il simbolo del tifo violento. E’ un po’ sostenitore anche dell’Atalanta, se fosse un vero ultras andrebbe alla partita tutte le domeniche. Ci va molto raramente. Questa volta si era portato persino la morosa. Speriamo che in carcere lo trattino bene. Non è un criminale, mio figlio».
ALLO STADIO CAMBIA IL VENTO - La Stampa - In un impeto di malizia, verrebbe da chiedersi cosa sarebbe successo se l’idiota di turno anziché lanciare il petardo da un settore «nobile», si fosse cimentato nell’impresa in curva. I tifosi dirimpettai lo avrebbero consegnato con lo stesso senso civico agli steward e questi alle forze dell’ordine, innescando un circolo virtuoso più unico che raro negli stadi italiani? L’atteggiamento di un manipolo di ultrà giustificherebbe il pessimismo. Ma in questo caso, risparmiamoci la malizia. Pensiamo piuttosto che Torino, come è successo negli anni in altri settori della vita del Paese, sia il laboratorio di una «educazione calcistica» finalmente esemplare. Che la disapprovazione collettiva ridia voce a una maggioranza troppo spesso silenziosa, mettendo a tacere - e perché no? in arresto - i settari della violenza, del bercio o botto cafone. Il vento forse sta cambiando. Dunque uniamoci al coro: «Lo scemo fuori dallo stadio». 

JUVE, SFORTUNA E MOLTO ALTRO - Roberto Beccantini, La Stampa - La Juventus cade sul più bello. In casa, per mano di un’Udinese che fa del tridente la sua roulette: 1-1 a San Siro con l’Inter, 0-5 al Friuli con il Napoli. Decide, come a Kiev, Totò Di Natale. È un atterraggio brusco, scandito da una buona dose di iella: l’infortunio di Camoranesi, i pali di Del Piero (senza dimenticare quello di Asamoah). Sarebbe stato più equo un pareggio. Anche a Cagliari, però. La classifica riflette il peso della squadra, al netto delle circostanze. Al posto di Collina, visti i burrascosi precedenti, non avrei designato Farina. Gli episodi dubbi - rigori sospetti su Chiellini e Nocerino, gol annullato a Iaquinta - sono stati tradotti, tutti, a senso unico. Per fortuna, la partita è stata corretta: e quando è scoppiato un petardo, la parte sana dello stadio si è ribellata e ha smascherato il balilla. Chapeau. Con il senno di poi, Ranieri avrebbe fatto meglio a non rischiare Camoranesi, uno dei rari interruttori. Era la prima volta, fra campionato e coppa Italia, che la Juve andava sotto. Non ha saputo reagire. Brutto segno. In fin dei conti, aveva a disposizione un tempo intero. A Cagliari ebbe la forza di domare le rimonte degli avversari (due, addirittura). Con l’Udinese, non l’ha trovata. È stato uno sbandamento più tattico che atletico. Come se la luce fosse saltata in tutto il palazzo, e non soltanto in un piano. In questi casi, tocca al centrocampo ripristinare la corrente. Non ci sono riusciti né Almiron né Tiago. I fiori all’occhiello del mercato. Carenza di personalità. Altra cosa. Il ritmo. Se non lo alza Nedved, alla sua maniera selvaggia, non lo alza nessuno. Procede, la Juve, come se avesse il freno a mano tirato. Temo che abbia paura di perdere per strada Andrade e Criscito. I pericoli più grossi, Handanovic li ha corsi su punizione. Il colpaccio dell’Udinese smorza le iperboli che molti coltivavano. Non demolisce la Juve, la restituisce, semplicemente, al ruolo che le compete: cacciatrice di zona Champions. Domenica c’è la Roma, all’Olimpico. La capolista, l’unica a punteggio pieno e a non aver incassato gol. Scartabellare fra gli anni Ottanta aguzza la nostalgia e agita i rimpianti. Spalletti dovrà gestire il debutto europeo: per il resto, «lavagna meccanica». A Cesena, in amichevole, la Juve s’inventò un mirabolante 5-2, suggello di un non meno clamoroso ribaltone (da 0-2). Il calcio d’estate è falso. Trezeguet si arrampicò sino allo scudetto. È passato un mese, e già il popolo invoca rinforzi. Ci vuole pazienza. La Juventus conserva lo scettro, platonico, del miglior attacco, anche se le reti di Zalayeta sono fitte al cuore. Ranieri dovrà lavorare, sodo, sullo spirito. Dopo la Roma, la Reggina; e subito a ruota, il derby. Con Recoba che ha scovato proprio adesso un accogliente nido per il suo sinistro. Erano queste le settimane che eccitavano la Signora. Sapranno rianimare la Signorina?

 
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