JUVENTUS

DEL PIERO-JUVE, NUOVE TENSIONI 

Adesso tra Alex e la società è scontro sul il preparatore atletico. Il Capitano come Baggio vorrebbe il personal trainer di fiducia. Vaglini lavora già con lui, ma il suo ruolo non è mai diventato ufficiale. Dirigenza perplessa. Nei prossimi giorni nuovo incontro per il contratto. Asta su ebay per trattenere il numero 10. Ranieri spera di recuperare gli infortunati e il fondamentale Camoranesi. Lo sfogo dell'arbitro Bettini, epurato senza processo: "Ora denuncio io. Mai avuto sim svizzere da Moggi". Il suo legale: "I tabulati telefonici di Juve-Milan sono fasulli. Ci sono situazioni nelle quali secondo la scheda Bertini sarebbe ad Arezzo e invece è fuori città".

TRA JUVE E DEL PIERO TENSIONE PER IL PREPARATORE ATLETICO - La Stampa - Il rinnovo del contratto di Alessandro Del Piero è sempre bloccato nell’ingorgo di appuntamenti da fissare, chiarimenti da fornire, precisazioni da fare. Si va avanti come sulla tangeziale di Mestre alle otto del mattino. A due all’ora. Il prossimo incontro è previsto fra domani e mercoledì. Stefano Del Piero entrerà nell’ufficio di Blanc e scoprirà le novità di giornata. «E’ un contratto complesso» si limita a dire il fratello-manager che non ha gradito, e Alex tantomeno, le pesanti allusioni alla bollitura avanzata del capitano. I dodici minuti senza polpa di Firenze e l’esclusione dalla Nazionale, pare abbiano decretato la fine di un’epoca. Cotto. In realtà Del Piero non si sente affatto al capolinea, la sua corsa continuerà, ma ci vogliono le condizioni perché Pinturicchio sia ancora un giocatore competitivo, in grado di giocarsela con chiunque. Perché cio avvenga è indispensabile, secondo la Del Piero family, che Alex riceva un trattamento particolare, personalizzato, mirato. Del Piero non ha la pretesa di giocare sempre e comunque. E’ disposto anche a fare il trequartista dietro a Trezeguet e Iaquinta, ma per fare e dare deve stare bene, considerare tutto nei dettagli. Dieci anni fa era uno del gruppo. Oggi vuole restare nel gruppo, però con qualche attenzione maggiore. A 33 anni, è il pensiero del capitano, non firmo la resa, ma ho bisogno di curare il fisico in maniera che se sbaglio la responsabilità poi è tutta mia, perché so di aver fatto il possibile per dare il meglio. E il pensiero va a Roberto Baggio che aveva la possibilità di allenarsi anche lontano dalla squadra e quando giocava, anche dieci minuti come è successo a Del Piero con la Fiorentina, riusciva a dare il meglio. Oppure c’è il caso di Totti, che era riuscito ad imporre Vito Scala anche in Nazionale, anche se poi la convivenza divenne. turbolenta Uno dei nodi più duri sa sciogliere è proprio questo. Sotto accusa non ci sono i metodi di preparazione del professor Riccardo Capanna, peraltro molto innovatore nei tipo di lavoro adottato. Alex chiede di poter disporre di un aiuto personale come l’anno scorso in B, quando giocò, segnò, ma si riposò pure come richiedeva il suo fisico. Il tutto in accordo con Deschamps che aveva interesse a proteggere al massimo il suo giocatore. Il personal-trainer che Del Piero ha già è Giovanni Vaglini, un tempo assistente di Ventrone. Vaglini nella passata stagione ha lavorato in maniera carbonara. Oggi una delle clausole del contratto è che Vaglini possa indossare una tuta e curare i muscoli di Pinturicchio sotto gli occhi di tutti sul campo di Vinovo. Ma la Juve si è impuntata, anche perché Ranieri non gradisce ci siano privilegi. Tuttavia, se anche Nedved va a scartamento ridotto, forse significa che la metodologia di Capanna non è valida per tutti allo stesso modo. E Pavel ha già superato i 35 anni e anche lui necessità di ricevere attenzioni particolari. La sensazione di Alex e di chi lo assiste, è che ci sia confusione sulla distribuzione dei ruoli in campo. All’ormai trentatreenne campione di San Vendemiano non si può chiedere di fare Iaquinta e al tempo stesso di segnare il gol di Trezeguet. Correre e poi avere la lucidità in zona gol di David, non è nelle possibilità di Del Piero. I compiti vanno ripartiti in maniera diversa, avendo maggior attenzione per i muscoli segnati dal tempo del capitano. Che già oggi a volte evita certi tipi di addestramento per non rischiare infortuni. Il braccio di ferro continua. La Juve non vuole fare concessioni che ritiene pericolose, ma Del Piero non vuole fare la figura dell’ex campione. Se gli forniranno i mezzi, dimostrerà di essere ancora all’altezza del compito. Di questi è sicuro. E migliorando le sue prestazioni nella Juve, potrà riconquistare la Nazionale come spera.  
DEL PIERO, ORE DECISIVE. RANIERI ASPETTA CAMORANESI - Il Giorno - NUMERI BIANCONERI. Dopo 7 partite: 4 vittorie, 2 pareggi e una sconfitta. E un secondo posto dal sapore antico, del tutto inaspettato, che ha galvanizzato tutto l’ambiente. Niente male per una neopromossa che gioca da provinciale e sogna da grande, seppur si tratti sempre della Juventus, la mina vagante di questo campionato con un passato ingombrante da difendere e rilanciare. Dopo il test di venerdì scorso contro lo Young Boys in terra elvetica, mister Ranieri ha concesso ai suoi una lunga pausa di riflessione — e di riposo — in attesa della ripresa degli allenamenti, prevista per domani in quel di Vinovo, dove sono in arrivo Buffon e Iaquinta (fermato dalla bronchite), mentre Chiellini, Nocerino (per lui la prima convocazione in azzurro) e Criscito (con l’under 21) saranno impegnati con le rispettive nazionali. IL TECNICO ROMANO inizierà a lavorare intensamente — anche se non ancora a ranghi completi — in vista dell’insidiosa sfida contro il Genoa in programma domenica sera all’Olimpico. Prima di tutto, ci saranno da valutare le condizioni fisiche degli acciaccati. Non preoccupano Trezeguet (capocannoniere insieme ad Ibrahimovic con 7 gol) e Paladino, abili ed arruolati, mentre Marchionni (a giorni in gruppo) e Camoranesi sono proiettati verso il recupero. L’esterno italo-argentino nelle prossime ore verrà sottoposto a risonanza magnetica. Se non dovessero emergere complicazioni, entro i primi di novembre il gaucho si aggregherà ai compagni, tornando a disposizione di Ranieri, che non aspetta altro. NON ANCORA certa la data del rientro di Boumsong, non del tutto a posto. Da sciogliere, inoltre, totalmente il nodo Del Piero, impegnato, da una parte, a riconquistarsi il posto da titolare nella Juventus (davanti a lui Iaquinta e Trezeguet), dall’altra, a strappare il rinnovo del contratto a monsieur Blanc. La trattativa è ad un punto cruciale, domani è previsto un incontro — forse decisivo — che dovrebbe portare finalmente ad una schiarita: Pinturicchio chiede 4,8 milioni a stagione per 3 anni, alla fine, si dovrebbe chiudere con un biennale: 4 milioni il primo anno e 3,5 il secondo. Se non si parlasse di Del Piero, la bandiera della Juventus, il giocatore simbolo di una squadra che ha seguito anche in serie B da campione del mondo, sarebbero eccessivi, fuori luogo, considerando il rendimento e la prospettiva futura. CHI INVECE è al settimo cielo è Nicola Legrottaglie (foto Lapresse), che si è ritrovato grazie alla fede: «Ogni uomo, così come ogni calciatore, può attraversare — dice — un momento di crisi. A me è successo per tanti motivi, forse anche perché sono sbarcato alla Juventus a 25 anni e pensavo di essere arrivato. Mi è mancata l’umiltà, poi sono sopraggiunti gli infortuni e qualche guaio fisico che ha disturbato la mia crescita». Il difensore pugliese sembra un altro uomo: «La voglia di reagire, la famiglia e alcuni veri amici — racconta — mi hanno aiutato in quel momento di crisi, ma la vera forza che mi ha permesso di tornare è stata la fede in Dio, una cosa meravigliosa che ho sperimentato e che ti aiuta nella vita di tutti i giorni. Mi ha permesso di migliorarmi interiormente, e questo mi ha consentito di dare qualcosa in più anche come calciatore». Adesso, alla Juventus sanno di poter contare su di lui. E pensare che a fine luglio era con un piede sull’aereo. Destinazione Turchia.
SU EBAY ASTA PER TRATTENERE DEL PIERO - AGM-DS - 9.999.999 euro: questa per il momento l’offerta del popolo juventino per trattenere Alex Del Piero. Accade, per scherzo (ma neanche tanto), su e-bay, il popolare sito di compravendita di oggettistica varia, dove un tifoso bianconero ha deciso di organizzare una speciale raccolta fodni per trattnere a Torino il fuoriclasse ultimamente quasi ‘separato in casa’ con la dirigenza bianconera proprio per questioni di contratto. Nella ‘descrizione dell’oggetto’ si spiega esattamente la motivazione dell’inserzione: ”Questa non e` una vera inserzione ma e` solo un modo per far capire alla dirigenza bianconera quanto sia importante Alex per noi, Popolo Bianconero!!! Quindi vi invito a fare offerte illimitate a superare il milione per dare i soldi (non veramente) alla dirigenza che fa tante storie per dare dei soldi a chi se li merita veramente. Il Capitano e` un esempio per tutti ed e` sprofondato in Serie B per questa maglia...”. Infine spazio anche a un post scriptum che in realta` e` una preghiera rivolta proprio a Del Piero: ”Capitano non te ne andare”. 
FESTA JUVE: TREZEGOL FA 31 ANNI, NOCERINO IN NAZIONALE! - juventus.com -  La settimana che porterà alla ripresa del campionato - che per la Juventus vuol dire posticipo serale di domenica, all’Olimpico, contro il Genoa -, si apre con un doppio evento speciale in casa bianconera. La squadra è ancora a riposo, ma ci sono due ragazzi che hanno motivo di festeggiare.    E’ il compleanno di David Trezeguet. L’attaccante francese, protagonista di un fantastico inizio di stagione, compie 31 anni e per l’8ª volta festeggia da giocatore della Juventus. Per questo 2007, tornerà una festa… singola, dopo che un anno fa aveva celebrato l’evento insieme a Didier Deschamps. L’ex centrocampista e allenatore, che ha contribuito a riportare la squadra in A, ne compie 39. Ad entrambi, gli auguri di juventus.com.
Ma il 15 ottobre entrerà di diritto anche nella storia personale di Antonio Nocerino. Il centrocampista napoletano risponderà infatti alla prima convocazione per la Nazionale maggiore. Dopo l’esperienza con l’Under 21 di Casiraghi e l’ottimo inizio di campionato, il ct Donadoni lo ha chiamato per l’amichevole di mercoledì sera, a Siena, contro il Sud Africa. Insieme a lui, resta in azzurro Giorgio Chiellini. Tornano invece a casa Gigi Buffon e Vincenzo Iaquinta: il portiere dopo aver indossato la fascia di capitano nella vittoria contro la Georgia, l’attaccante non ha invece recuperato in pieno dopo la febbre che lo ha costretto al forfait per la gara di sabato. Entrambi torneranno a disposizione di Ranieri, insieme al resto del gruppo (escluso Criscito ancora impegnato con l’Under 21), per la ripresa fissata per martedì mattina.
VISITA MEDICA PER IAQUINTA - juventus.com - Vincenzo Iaquinta oggi è stato visitato da parte dello staff medico della Juventus, che ha riscontrato all’attaccante una leggera  bronchite. Il giocatore è stato dunque sottoposto ad un trattamento antibiotico mirato, che proseguirà sino a mercoledì.
LIPPI PRONTO A TORNARE SE DONADONI NON PASSA IN SVEZIA - La Stampa - La Germania è la prima Nazionale a essersi qualificata, sul campo, per gli Europei 2008. Le sono bastati 23 punti, quanti, di sicuro, non saranno sufficienti all’Italia. L’impegno casalingo con le Far Oer, in programma dopo la cruciale trasferta di Glasgow, ci consente di metterne a bilancio già 26, quota di garanzia in molti gironi ma non nel nostro. È stata la Scozia, con il doppio 1-0 alla Francia, a sparigliare il mazzo, infilandosi nel vuoto lasciato dall’Ucraina e facendo tesoro dell’1-1 napoletano di Italia-Lituania. Se ci guardiamo in giro, i conti tornano ovunque: Polonia e Portogallo, Grecia e Turchia o Norvegia, Repubblica Ceca a rimorchio dei tedeschi, Croazia e Inghilterra, Svezia e Spagna, Romania e Olanda. Delle Grandi, paradossalmente, non restano in bilico che i campioni del mondo in carica e i loro vice. Sempre che, in un modo o nell’altro, la sindrome del «braccino corto» non condizioni la Scozia proprio negli ultimi e decisivi set.
Il compito di Donadoni non era facile anche se, rispetto all’epoca bearzottiana, passano le prime due e non solo la prima: e, comunque, quella Nazionale finì lontanissima dalla vetta. Certo, giocatori come Totti e Nesta ci avrebbero fatto comodo, ma hanno preferito fare i loro comodi. Qualcuno aveva suggerito al ct di coccolarli, pur di strapparne una generica disponibilità. Donadoni ha risposto no, grazie: la dignità non si baratta nemmeno con la ragion di Stato. Ognuno si regola come crede: Vieira, mezzo stirato, privilegiò le sfide con Italia e Scozia all’ira funesta dell’Inter. Una spalla dolorante non ha impedito a Chivu di affrontare, sabato, l’Olanda. Il gruppo ha difeso Donadoni, e viceversa. Secondo tradizione, sarà l’epilogo nudo e crudo delle eliminatorie a orientare il destino del selezionatore. Per questo, mi ha stupito la scelta di tempo con la quale lo scalpitante Lippi si è candidato al ritorno, senza porre limiti territoriali a eventuali proposte. Nazionale compresa. Il fatto di aver poi ridimensionato l’invasione non cancella l’imbarazzo, dovuto alla santità del pulpito. Donadoni merita rispetto. Ha tentato di recuperare Cassano, ha lanciato Aquilani e Quagliarella, ha spremuto gol fondamentali da Di Natale. D’accordo, la sua Nazionale è grigia - e a Marassi, per lunghi tratti, è stata addirittura mediocre - ma non è che all’estero giochino sempre in smoking. Anzi. L’errore più plateale l’ha commesso con Del Piero, impiegandolo spesso in un ruolo non suo. A Glasgow rientreranno fior di titolari, Cannavaro in testa. Georgia-Scozia di mercoledì fisserà i confini della missione: vittoria, com’è probabile, o pareggio. Finché c’è Toni, c’è speranza. Centravanti vero, di quelli che incidono anche quando non segnano. Antico e moderno, faccia tosta e spalle larghe. Uno che fa massa e, dunque, reparto. Con Buffon, Cannavaro e Pirlo, la stampella più solida di una Nazionale che zoppica, ma tiene la schiena dritta.
L'OMBRA DI LIPPI - La Stampa - C’è stato un equivoco. Lippi ha spiegato che la battuta sul suo ritorno alla guida della Nazionale è stata interpretata in modo scorretto. «A una radio - ha detto il ct campione del mondo - un ragazzo mi ha fatto una domanda e ho risposto nella maniera più banale: mai dire mai, soprattutto quando si lavora nel calcio. Che potevo dichiarare? Che l’idea di lavorare ancora con la Nazionale mi disturba? Allora sì che mi avreste dato del presuntuoso e dell’ingrato. E’ stata una frase così, la ripeto anche a chi mi chiede della Juve. Ma non voglio creare problemi a Donadoni, tifo per la qualificazione dell’Italia agli Europei e lui lo sa». Ne è talmente consapevole, il Dunadùn, che quando gli hanno chiesto cosa pensasse della frase del suo predecessore ha porto il ramoscello d’ulivo. «E’ legittimo che Lippi dica una cosa del genere, lo avrei fatto anche io: è nelle cose, nella vita di un allenatore. A me è successo di tornare una seconda volta al Livorno ma, dopo la prima, non avevo mai escluso che accadesse». Dunque c’è stato un equivoco. O forse no. A Lippi è scappata istintivamente la verità che sanno tutti. Se l’Italia perde il treno per Euro 2008 Donadoni salta e la Federcalcio gli chiederà di tornare: lo vogliono i giocatori con i quali si è saldato un legame fortissimo, che coinvolge chiunque abbia partecipato all’avventura in Germania, compresi i magazzinieri. L’idea piace anche ai vertici federali, ai club, alla gente. L’anno sabbatico ha cambiato molte cose: la situazione del figlio Davide, convolto nell’inchiesta sulla Gea, è diventata meno ingombrante per l’ex ct, che ha voglia di rimettersi in gioco. Si decide tutto in un mese, il più lungo nella carriera di Donadoni che ha raddrizzato con i risultati un percorso iniziato malissimo con un solo punto nelle prime due partite di qualificazione, dazio che ha dovuto pagare, incolpevole, agli effetti del Mondiale appena vinto. Ventidue punti nelle ultime 8 partite, 15 gol fatti e 3 subiti, non sono le cifre di un disastro. Ma non lo erano neppure quelle di Vicini quando la Nazionale fu esclusa nel ‘91 dagli Europei per un palo di Rizzitelli a Mosca. Il problema è che l’Italia ha fatto fin qui quello che doveva senza dare mai l’impressione di cambiare marcia verso il massimo rendimento. Ha persino vinto 2-1 alle Far Oer dove i francesi hanno segnato sei gol nonostante un viaggio infame. Ha faticato a battere la Georgia, è stata incolore con la Francia a Milano. La sfiducia che si coglie in giro nasce dall’incapacità degli azzurri di centrare un’impresa e a Glasgow per vincere bisogna riuscirci. Cosa può cambiare? «Non dovremo snaturare il nostro gioco, ma imporlo - ha detto il ct -. Siamo superiori tecnicamente però in Scozia servirà una grande Italia. Anche nello spirito. Quella sarà la nostra finale. Noi ci giochiamo un anno di lavoro». Sbaglia, c’è chi si gioca molto di più, l’eliminazione sarebbe un masso sulla carriera di Donadoni e di qualche giocatore. Esclusa dall’Europeo, la Nazionale affretterebbe il ricambio per preparare il Mondiale del 2010: per gli azzurri più in età sarebbe il capolinea, la generazione che si è appena affacciata con Montolivo e Aquilani, entrerebbe di prepotenza. L’amichevole di mercoledì con il Sudafrica ne è un prologo con Chiellini, Rosina, Nocerino, Dossena, Paolo Cannavaro più gente che finora è stata dimenticata, come Giuseppe Rossi. Per uscire dalla mediocrità di Genova, si spera nei rientri di Cannavaro, Perrotta e Camoranesi (la Juve conta di averlo pronto con l’Inter all’inizio di novembre), forse ci saranno anche Zambrotta e Materazzi, «il cui approccio agonistico sarebbe quello giusto», ha ammesso il ct. Iaquinta avrà il tempo per rimettersi dalla bronchite che l’ha spedito definitivamente a casa, ma non si prevedono altre mosse come il ritorno di Del Piero o il lancio di qualche giovane. Magari Donadoni si convincerà che il ritorno al 4-4-2 fa giocare meglio ma sono dettagli. Forse il modo migliore per spendere il tempo sta nel considerare che a Glasgow contro i campioni del mondo ci sarà la Scozia che non è il Brasile del ‘70. Questo diavolo lo si dipinge più brutto di quello che è.
BETTINI: "MAI AVUTO SIM SVIZZERE DA MOGGI. ORA DENUNCIO IO" - Il Giorno - SI È ARRAMPICATO in bicicletta fin sulla vetta del Santuario della Verna. Non perché sia in attesa di grazia ricevuta ma per tenersi in forma, per essere pronto nel caso si verificasse un altro miracolo: una telefonata del presidente dell’Aia Gussoni che lo richiama in servizio. Paolo Bertini (nella foto), arbitro internazionale, è sospeso dallo scorso 15 aprile, da quando i due Pm di Napoli Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci lo hanno tirato dentro la storiaccia delle Sim svizzere che sarebbero state distribuite da Moggi.  Sei mesi di limbo, sei mesi ad allenarsi solo solo, sei mesi lontano dalle luci dei riflettori, sei mesi a osservare ancora le regole dell’Aia, compresa quella che vieta i rapporti non autorizzati con la stampa. Bertini la rispetta anche in questa ennesima domenica del suo Golgota, mentre scende lungo i tornanti della Verna. Parla al suo posto il compagno di gita in bici, il suo avvocato Mauro Messeri. E lo fa per dire basta: «Questa sospensione è diventata peggio di una condanna. O la giustizia sportiva processa Paolo e gli consente di difendersi o lo reintegra nei ranghi». Altrimenti, lascia intendere il legale, il fischietto aretino potrebbe prendere altre strade: «Non è un problema che si pone nell’immediato, ma certo se le istituzioni del calcio dovessero insistere in questo atteggiamento, potrei anche valutare l’ipotesi di adire le vie legali». I GUAI di Bertini, che già era stato prosciolto nell’estate 2006 per il primo filone di Calciopoli, ricominciano dalla decisione di Gussoni di non mandarlo più in campo in attesa dei risultati dell’inchiesta di Napoli o di un eventuale deferimento da parte del procuratore federale Stefano Palazzi. «Ma — lamenta Messeri — la sospensione dovrebbe essere l’equivalente di un provvedimento cautelare in sede penale. Qui invece sta diventando una vera e propria pena. Dopo i primi quattro mesi, il provvedimento è stato rinnovato in agosto per altri quattro. E si può arrivare fino a un anno. E’ una specie di squalifica. Una misura assurda. Non si può rimanere ad aspettare l’esito dell’udienza preliminare di Napoli. La giustizia del calcio deve avere il coraggio di muoversi». Bertini, ricorda l’avvocato, «era non solo un internazionale ma uno dei primi tre arbitri d’Italia. Lo hanno lasciato solo. Lo ha abbandonato anche l’Aia. La Federcalcio si decida: o ci sono gli elementi per condannarlo o gli devono consentire di tornare in campo a fare il suo mestiere». D’ALTRONDE, nella sostanza, l’arbitro aretino continua a dichiararsi innocente su tutta la linea: «Non ha mai avuto sim svizzere, tantomeno da Moggi», assicura Messeri. E i tabulati prima di Juve-Milan del 20 dicembre 2004, quelli che evidenzierebbero decine di contatti fra l’arbitro e le sim dell’entourage moggiano? «I tabulati, per quanto ci riguardano, non dicono il vero. Ci sono situazioni nelle quali secondo la scheda Bertini sarebbe ad Arezzo e invece è fuori città, altre in cui in cinque minuti sarebbe prima ad Arezzo e poi a Milano. E poi quello che è successo in campo non torna coi tabulati». Per esempio? «Per esempio c’è un’Atalanta-Milan in cui Paolo, secondo l’accusa, avrebbe avuto contatti con Moggi per sfavorire i rossoneri, avversari della Juve per lo scudetto. E invece il Milan vinse avvantaggiandosi di una mancata espulsione di Nesta. E allora da che parte stava Bertini, con Moggi o col Milan? No, non c’è logica». Del resto, spiega l’avvocato, persino Romeo Paparesta, padre di Gianluca, che ammette di avere avuto una scheda svizzera, dice di non avere mai parlato con l’arbitro aretino. Che ora chiede solo di essere giudicato dal suo mondo, quello del calcio. E’ troppo?