Risulta che le copie omaggio della Gazzetta saranno ridotte di circa 120.000 unità. Molto probabilmente questo porterà la tiratura del giornale sportivo del gruppo a non più di 300.000 copie al giorno. Se si pensa che solo 5 anni fa venivano distribuite oltre 420.000 copie, possiamo affermare, senza paura di smentita, che siamo di fronte ad una vera catastrofe.
Ma quali sono i mali che hanno colpito i giornali del gruppo? Aldilà delle giustificazioni di maniera, che tendono a vedere nella crescita di Internet la causa della debacle della carta stampata, noi vediamo una motivazione molto più seria: la crescente sfiducia dei lettori in un'informazione che a volte dà l'impressione di essere più megafono del "potere" che strumento di informazione imparziale e obiettiva dei lettori.
Vediamo un paio di esempi che possono rendere chiara la nostra posizione. Ieri il Corriere ha proposto ai suoi lettori una cronaca assolutamente fuorviante dell'udienza napoletana sul processo Farsopoli. Addirittura, il giornalista è arrivato a dire che Moggi si arrabbiò con Paparesta dopo la famosa partita di Reggio Calabria perché l'arbitro non aveva voluto favorire la Juve. Bene, nulla di più falso, e la cosa è facilmente riscontrabile ascoltando per esempio le registrazioni dell'udienza di Radio Radicale: Moggi si è arrabbiato, come tutti i dirigenti italiani di squadre di calcio, quando le proprie compagini vengono platealmente danneggiate. Paparesta danneggiò gravemente la Juve e Moggi, come da costume consolidato, andò fuori dai gangheri. Evidente nella ricostruzione del Corriere l'intento di far passare nel lettore l'idea che Moggi si arrabbiasse quando la squadra non veniva aiutata. Quindi che era persona che pretendeva l'aiuto. Cari lettori, dite voi se questo è giornalismo.
La Gazzetta, se possibile, è riuscita a fare di peggio. Diventando megafono delle parti civili estromesse dal processo, che addirittura teorizzano la ricusazione del magistrato a capo del collegio giudicante. Veniamo ai fatti. Il giudice avrebbe detto che bisogna procedere a tappe forzate perché ci sono "processi più importanti". Apriti cielo, per le parti civili (e per la Gazzetta) questo può essere motivo di ricusazione, visto che attesta la prevenzione del giudice che considera ben poca cosa lo scandalo del secolo. Noi invece saremmo d'accordo: in un paese serio un simile processo non avrebbe mai visto la luce, data l'assoluta insussistenza delle accuse. Ma il nostro parere non importa.
Quello che conta è che la Gazzetta non ha riportato correttamente il pensiero del magistrato, che in realtà ha detto di avere processi con detenuti, quindi più importanti di quello su Farsopoli, che grazie a Dio non vede nessuno privato della libertà personale. Chi non può essere d'accordo con il pensiero del giudice, che considera più importanti processi nei quali persone innocenti fino a prova contraria sono private della libertà? Valutate voi, cari lettori, se questo è buon giornalismo.
Quello che si intuisce, e si può a buona ragione sospettare, è che i giornali RCS tirino sempre l'acqua al proprio mulino. Eh sì. Mai dimenticare infatti che tra gli azionisti del gruppo RCS vi è Tronchetti Provera, socio e sponsor di quell'Inter che vedrebbe totalmente delegittimate le proprie vittorie qualora la Triade juventina venisse assolta dalle accuse di Calciopoli. E mai dimenticare che anche il ramo Elkann della famiglia Agnelli è presente tra i soci RCS. Ramo della famiglia, sia detto chiaro e tondo, che ha potuto strappare dalle mani del ramo umbertiano della famiglia Agnelli il controllo della Juve, grazie proprio allo scandalo del 2006.
Sarà un caso, ma il pensiero esposto sui giornali del gruppo RCS è sempre coincidente con gli interessi dei propri azionisti. Sarà un caso, ma i lettori che pagano quando vanno in edicola, comprano sempre meno i giornali del gruppo. Forse i lettori si stanno stancando di pagare per leggere dei quotidiani che hanno una posizione sempre allineata agli interessi degli azionisti? Noi pensiamo stia andando proprio così. Ed è per questo che la flotta RCS, da flotta invincibile si sta sempre più trasformando in un'accozzaglia di bagnarole, come quelle che i russi mandarono, agli inizi del XX secolo, dall'Europa in Estremo Oriente, per combattere i giapponesi. Ovvio e scontato che per noi il gruppo RCS sarà destinato a fare la stessa fine delle navi russe nella battaglia di Tsushima.
La Juventus non esonera gli allenatori a due giornate dalla fine.
La Juventus non cambia 4 allenatori in 3 anni (o 5 in 4 anni… lo vedremo).
La Juventus non usa i traghettatori.
Una squadra che per vincere due partite contro il Siena balneare e la Lazio versione Primavera deve cambiare allenatore, non potrà vincere né oggi né MAI nulla (almeno sul campo). E quindi non è la Juventus.
La Juventus non conferma allenatori per licenziarli il minuto dopo sotto spinta dello spogliatoio.
Alla Juventus (come in tutte le altre squadre) le scazzottate negli spogliatoi ci sono sempre state, solo che se ne viene a conoscenza, e per sentito dire, anni dopo. Non dai mezzi d’informazione il giorno stesso.
Alla Juventus tra il primo e secondo tempo, i giocatori stanno nello spogliatoio, non vanno in campo a fare scene isteriche.
Alla Juventus i giocatori che dicono “resto se si fa una squadra da Juve” vengono venduti.
Alla Juventus i giocatori non parlano direttamente con la proprietà per ricevere garanzie, scavalcando dirigenza e allenatore. Quello lo fanno all’Inter.
Alla Juventus i giocatori prima si mettono sotto contratto poi si annunciano. Non viceversa.
Alla Juventus chi va via sbattendo la porta non torna.
Alla Juventus l’addetto stampa fa l’addetto stampa, non il direttore sportivo
Alla Juventus il responsabile del settore giovanile, fa il responsabile del settore giovanile non, il responsabile del settore giovanile, il vice allenatore della nazionale, l’allenatore della prima squadra e il mangiatore di Yogurt per la Danone.
Alla Juventus l’amministratore delegato fa l’amministratore delegato, non l’amministratore delegato e il direttore generale.
Alla Juventus ognuno fa il suo mestiere, e chi non lo fa come si deve va altrove.
La Juventus è una società di calcio: non di pallavolo.
Alla Juventus non può lavorare Mauro Sandreani
La Juventus non scrive lettere aperte agli arbitri
La Juventus non va mai in serie B.
Alla Juventus arrivare secondi, significa arrivare primi tra gli ultimi.
Alla Juventus una stagione si dice “straordinaria” se si è vinto qualcosa di importante. Se è lo scudetto è solo una stagione normale.
Alla Juventus non si parla si fanno i fatti.
La Juventus non perde: vince
La Juventus non è l’Inter.
PS: Un'ultima cosa, mi consenta presidente, il 5 maggio è il giorno in cui la Juventus ha vinto uno degli scudetti più incredibili della sua storia, soffiandolo alla seconda squadra di Milano, della quale ora francamente mi sfugge il nome.
Se lo ricordi, perché, facendo il presidente di una squadra di calcio, potrebbe essere che qualcuno glielo chieda. La poesia di Manzoni, a cui Lei faceva riferimento, potrebbe esserLe utile se tornasse a lavorare in Mondadori, o in Rizzoli, o chissà dove. Ma se farà tesoro dei miei insegnamenti non ce ne sarà bisogno.
Inviato da: ascsa
il 09/08/2024 alle 13:03
Inviato da: sassaas
il 07/08/2024 alle 11:46
Inviato da: ascsac
il 06/08/2024 alle 13:47
Inviato da: asdsas
il 06/08/2024 alle 13:46
Inviato da: Slitherio
il 05/08/2024 alle 09:17