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« Nucini & c:DUBBIO NEDVED »

CALCIOPOLI: IL PROCESSO DI NAPOLI

Post n°1659 pubblicato il 27 Maggio 2009 da GUASTO1967

Come anticipato stamane, posto le prime impressioni sull'udienza di ieri a carico dell'ex D.G. Moggi da parte della controinformazione "per eccellenza", i ragazzi dello Ju29ro Team.  C'è da credere che questo sia solo l'inizio: noi Juventini nei mesi a venire avremo di che divertirci.

 

PROCESSO DI NAPOLI: COSA BOLLE IN PENTOLA?

 

Una giornata durata 10 ore, un processo pesante che probabilmente a molti media non interessa più, tanto da inviare pochi effettivi ad assistervi.

Anzi, a giudicare dalle pubblicazioni sui siti delle più note testate nazionali, e a giudicare dal disinteresse mostrato dalle tv generaliste, sembrerebbe proprio che di inviato ce ne fosse uno solo, incaricato di scrivere per tutti.

Molto probabilmente si tratta dell’inviato dell’ANSA, perché l’agenzia è la fonte alla quale molti siti fanno riferimento, ad avvalorare la tesi del copia/incolla: viva la professionalità dei giornalisti nostrani!

Eppure il delirio di Nucini, un arbitro che le cronache dell’epoca descrivevano come scarso (ma scarso per davvero!), famoso per l’amicizia con Facchetti (cementata da un cartellino rosso risparmiato all'interista Di Biagio in una gara contro l’Udinese) e diventato, in piena attività arbitrale, confidente privilegiato dell’allora presidente nerazzurro, avrebbe meritato un minimo di attenzione e approfondimento.

Non fosse altro che per “salvaguardare la memoria” dello scomparso Presidente nerazzurro al quale Nucini era solito far confidenze durante le loro assidue frequentazioni, e per il quale aveva addirittura redatto un dossier (diario lo chiama), nel quale venivano riportati “i giudizi positivi espressi dai designatori in partite in cui registrava errori a favore della Juve o a svantaggio delle avversarie. Giudizi che, nei casi opposti (errori contro Juve o a favore di rivali), erano invece negativi”.

Un “diario” portato in aula ieri come prova e consegnato ai giudici.

I quotidiani sportivi ignorano la notizia in prima pagina.

Tuttosport si dedica al mercato e alle polemiche sulla stangata disciplinare al Toro, la Gazzetta in taglio alto magnifica la finale di Champions League, ma il titolo centrale riguarda Maldini che polemizza col Milan colpevole di non averlo difeso dalla contestazione degli ultras. Il Corriere dello Sport tratta di Champions League, panchine ballerine, di Figo che prenderà il posto che fu di Facchetti quale “ministro degli esteri nerazzurro” (per quel ruolo è evidentemente necessario uno dalla firma facile: Facchetti con le fidejussioni e l’ex “pesetero” con i contratti), e, per finire, la notiziona della firma di Aquilani che si lega fino al 2013 all’infermeria della “squadra che ama”.

Repubblica, nella versione online, come d’abitudine, presenta la vicenda in modo colpevolista, arrivando addirittura ad omettere le eccezioni degli avvocati della difesa, che, nella versione accreditata all’ANSA, incastrano Nucini su quella che è una menzogna, relativa all’ostracismo che la cosiddetta Cupola gli avrebbe praticato precludendogli ogni possibile direzione in serie A in seguito a quel famoso Juventus-Bologna del 2000/01 in cui fischiò un rigore inesistente a favore dei rossoblù. In realtà, Nucini, non solo arbitrò ancora la Juve nello stesso campionato dopo sole 8 giornate (Juve-Reggina 1-0) ma diresse gare di serie A anche nei campionati successivi, fino al 2004-05. Quindi è totalmente falso quanto sostenuto da Nucini: ”Da allora non ho mai più arbitrato in serie A”, ma a Repubblica non sembra interessare tutto questo, come peraltro non vengono citate le palesi contraddizioni tra le dichiarazioni del teste rilasciate ieri, rispetto a quanto dichiarato dallo stesso Nucini durante le indagini, soprattutto a proposito della famigerata scheda sim, la “pistola fumante” che lui avrebbe gettato una volta venutone in possesso.

Le obiezioni vengono riportate da Tg com e Sportmediaset, fedeli alla pratica del “copia/incolla”, addirittura le stesse frasi e persino gli stessi refusi; in due frasi consecutive l’ex fischietto bergamasco viene chiamato prima “Nucini” e subito dopo “Lucini”.

Passata la nottata, disponibili le edizioni cartacee, sfogliando le pagine ci troviamo davanti ad uno scenario dove regna l’indifferenza, anche se, una volta tanto, qualcuno presenta l’avvenimento in modo quantomeno verosimile.

Libero” (dalle cui colonne aspettiamo, però, il consueto articolo di Luciano Moggi), “Il Giornale” e soprattutto il “Corriere della Sera” non dedicano una sola riga all’udienza di ieri. Decisamente strano il silenzio del Corriere; certo oggi è il giorno della finale di Champions League, evento che reclama il suo spazio, però c'è un fatto: ieri è stata una giornata particolare per la figura di Facchetti in quanto presidente dell'Inter. Particolare perché è venuto fuori che l'ex terzino nerazzurro aveva al suo "servizio" un arbitro in attività; qualcosa di estremamente grave come ugualmente grave era stata a suo tempo l'indagine condotta dalla giustizia sportiva a suo carico per i famosi pedinamenti (con sentenza di non procedibilità perché defunto nel frattempo). A pensarci bene (o male, fate voi, cari lettori) forse il silenzio del Corriere va ricercato in un motivo che l'alibi della finale di Roma nasconde come la coperta di Linus, soprattutto perché in totale contrapposizione alla linea tenuta dallo stesso quotidiano alcuni giorni fa, quando, da perfetto paladino dell’accusa, il giornale di De Bortoli uscì con un pezzo fuorviante e faziosamente bugiardo. E di sicuro al più presto di questo dovremo riparlare.
Repubblica, fedele all’edizione online comparsa nella serata di ieri, esce con 5 mezze righe del solito tenore: "Udienza a Napoli su Calciopoli. "Se sbagliavi a favore della Juve arbitravi in A, se sbagliavi contro in B" ha detto l'ex arbitro Danilo Nucini. Sentiti anche altri due testimoni, l'ex dirigente Franco Dal Cin e l'ex presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara".

Quindi, silenzio dai giornali istituzionali: e gli sportivi?

Nessun cenno in prima pagina, come riportato sopra, ma all’interno le sorprese fioccano:

Tuttosport dedica mezza pagina a "Nucini: i buchi dell'accusa" in cui si evidenziano principalmente le contraddizioni dell'accusa, e, mentre si annota che "irrompe Facchetti", c'è dell'ironia quando si riporta la frase di Nucini su Facchetti secondo la quale l’ex presidente nerazzurro fosse “l'unico onesto nel mondo del calcio, ironia che traspare soprattutto dalla chiusura dell’articolo, nella quale è riportata la deposizione di Gazzoni Frascara che accusa (con tanto di virgolette), Facchetti di essere stato con tutta probabilità l'intermediario per la discussa fidejussione che garantì l’iscrizione al campionato della Reggina.

Ma il contenuto più succulento è quello della Gazzetta, dal 2006 il braccio mediatico “ufficiale” dell’accusa. Il giornale rosa spara le cartucce col titolo "Premi per sbagli pro-Juve" ma poi nell'articolo è costretto a riportare delle "tante contraddizioni, i difensori incalzano"; quali siano le contraddizioni, la Gazzetta non lo dice… Il punto saliente? "L'ex arbitro ha ricostruito i passaggi che lo portarono a rivolgersi a Giacinto Facchetti per le sue 'vicissitudini''. Quando cominciò questa frequentazione? Cosa raccontò a Facchetti? Cosa fece il dirigente dell'Inter? I difensori lo incalzano. Lui resiste. E parla di un 'memoriale' raccolto in file di circa 250 pagine, sintetizzato in una sorta di elenco, relativo al campionato 2001-02, quello del 5 maggio, nel quale vengono indicati gli errori commessi dai vari arbitri o assistenti e “premiati” o “puniti” a seconda del vantaggio o dello svantaggio prodotto alla Juventus. “Queste diversità di trattamento a fine stagione le feci vedere a Facchetti”. E questi cosa fece? C'è un esposto (ma chi lo aveva presentato?) alla Procura di Milano. Nucini fu convocato dalla pm Ilda Boccassini. Di cosa parlaste? incalzano i difensori. “Del mondo del calcio” gli estorce il presidente Teresa Casoria dopo vari tentativi di non rispondere. Ma perché di queste vicende non parlò mai con l'Ufficio indagini della Figc?Non mi fidavo”. Racconta anche della scheda telefonica ricevuta da Fabiani. Tante contraddizioni, i difensori incalzano".

In sostanza, la Gazzetta tenta di resistere, molto più di quanto abbia resistito in realtà Nucini, ma non può esimersi dal riconoscere quanto la puzza di imbroglio ormai stia per rendere irrespirabile l’aria.

A partire dagli uffici “rosa” di Via Solferino, dove qualcuno comincia a farsela addosso. Per quanto ci riguarda, possiamo solo chiedervi di seguirci, e vi racconteremo come in molti correggeranno il tiro degli insulti feroci dispensati dal 2006.
A partire da stasera intanto, amici lettori, pubblicheremo tre articoli, uno per deposizione (Dal Cin, Nucini, Gazzoni Frascara), basati sulla registrazione dell'udienza messa a disposizione da Radio Radicale. Capirete meglio perché la Gazzetta nasconde le contraddizioni di Nucini, capirete meglio cosa bolle in pentola al processo.

DAL CIN CONFERMA: LE MIE ERANO SOLO "SENSAZIONI"

Francesco Dal Cin è semplicemente l'uomo che ha fatto partire Calciopoli. Specularmente a quanto avvenne più tardi con Armando Carbone, le sue dichiarazioni, rese davanti agli inquirenti il 5 giugno 2004, consentirono agli stessi di ottenere l'autorizzazione a intercettare Luciano Moggi e altri protagonisti di Calciopoli.
Calciopoli parte da lì: da un Messina-Venezia, finito sotto l'occhio degli investigatori per una questione di calcioscommesse, per cui Dal Cin è chiamato dai Carabinieri a offrire informazioni. Lui racconta le sue "sensazioni", così le definisce a mezzo stampa in quegli stessi giorni, e l'inchiesta vira di 360 gradi. Parte la caccia grossa a Moggi.
Lo ritroviamo oggi come teste al Processo di Napoli: una testimonianza che offre qualche passo indietro e molte conferme rispetto al verbale del 5 giugno. Sì, conferme: ribadisce, a più riprese, quasi un refrain, che si trattava di dicerie, sensazioni, convinzioni maturate non si sa bene come. Opinioni, insomma. Senza riscontro, ammette con tranquillità.
Si qualifica come libero professionista, con 40 anni di carriera nel calcio alle spalle. Direttore sportivo dell'Udinese ai tempi di "O Zico o Austria", direttore generale dell'Inter di Fraizzoli, poi nella Reggiana sponsorizzata Giglio, ossia Tanzi, e infine nel Venezia, affidatogli da Zamparini. 5 anni di inibizione per illecito sportivo e 4 mesi di pena in tribunale per frode sportiva contestatagli per un famoso Genoa-Venezia. Un uomo che ne ha viste tante. Ma non quelle attributegli dal Carbone, nella precedente udienza, tiene a precisare. Insomma, uno dei due testi è inattendibile, fate voi. E comunque sia ha convinto un GIP.
La deposizione verte, per indirizzo del Pm Beatrice, proprio sulla partita Messina-Venezia, il turning point dell'inchiesta. Dal Cin conferma di avere ricevuto, prima della partita, le telefonate dei colleghi Cellino, Zamparini, Spinelli e Ruggeri, volte ad avvertirlo che il Venezia avrebbe sicuramente perso, per volontà dell'arbitro Palanca, designato per la partita.
Confermerà anche, come del resto palese, che i colleghi avevano certo un qualche interesse nella partita: tutti e 4 lottavano infatti per conquistare la serie A in concorrenza con il Messina.
Ma quali erano i riscontri, in base a cosa si congetturava sulla direzione di Palanca e si cantava il requiem per il Venezia?
"Era nell'aria..." "C'era un'organizzazione che funzionava a favore di qualcuno..." "I giocatori sono prevenuti..."
E' difficile da illustrare e da affermare, spiega. E' una sensazione che è indimostrabile, aggiunge. "Io di concreto non avevo niente...neanche i miei colleghi...erano delle convinzioni!".
Sulle origini di queste convinzioni, però, è il mistero. Quanto alla sostanza "il convincimento è insufficiente" si rende conto, "era sul si dice", niente di più.
Veniamo alle sue dichiarazioni più ficcanti, tra quelle rese a verbale. Molti passi indietro.
La combriccola romana, ad esempio. Mostra di non ricordarsi che ci fosse un'organizzazione soprannominata in questo modo, esclude che il radicamento territoriale a Roma fosse il fondamento di una qualsiasi attività di arbitri corrotti, addirittura non ricorda nemmeno il nome di De Santis.
Il rapporto tra Fabiani e Moggi. Gli si fa notare che aveva deposto, indicando il Fabiani come "uomo consigliato al presidente del Messina dallo stesso Moggi." Riconosce di avere sbagliato nell'affermare questo e che tutto quello che sa è che tra Moggi e Fabiani c'era un'amicizia professionale, che aveva fatto nascere il dubbio di un'organizzazione volta a favorire il Messina, come società amica della Juventus.
Riscontri? No, nessuno.
Prioreschi, difensore di Moggi, chiede con veemenza di separare i fatti dalle opinioni. Il giudice Casoria comprende e rileva che tali dichiarazioni "valgono quello che valgono a livello di codice". Dal Cin ribadisce:
"Non ho notizie, ho trasmesso sensazioni."
La GEA che, a verbale, sembrava la diretta beneficiaria dell'opera degli arbitri della "combriccola romana"? Una società di procuratori. Oggi non direbbe più la stessa cosa, ammette Dal Cin, ribadendo che si trattava di una sensazione, ma che poi l'accertamento dei fatti successivo lo ha escluso. Insomma sono sensazioni, e spesso fallaci.
Beatrice ritorna su Messina-Venezia. La convinzione che Bergamo e Pairetto, con i quali il Dal Cin aveva, per sua voce, ottimi rapporti, fossero legati a Moggi gli deriva dalla loro difesa dell'operato di Palanca, nella gara. Un'altra sensazione.
Nessuno rileva in aula che esistono anche i fatti. E uno è incontrovertibile.
Palanca non è accusato di nulla, è stato prosciolto da ogni addebito nella fase inquirente, non è mai stato rinviato a giudizio e mai condannato, nemmeno dalla giustizia sportiva. Insomma, l'arbitro di quella partita, ispiratrice di tante sensazioni, è un uomo onesto, che mai ha taroccato una partita, secondo gli stessi inquirenti.
Pertanto, il banco di prova di quelle sensazioni è sotto gli occhi di tutti. Messina-Venezia non è una partita sotto inchiesta. Palanca non è un arbitro corrotto. Quelle sensazioni, per la giustizia italiana, sono sbagliate.
L'avvocato Prioreschi non perde molto tempo per il controesame, il teste ha già qualificato le sue dichiarazioni da solo, relegandole al rango di convinzioni senza riscontro. Magari, che ne sai, la voce si sparge perchè in tanti leggono "Il Romanista"...e si convincono!
Insomma è facile passare dalle sensazioni ai sensazionalismi.
Che è proprio quello che non ci si attende da un giudice. Il GIP ha acconsentito alla spesa di migliaia di euro in intercettazioni, assecondando il sesto senso di Dal Cin. Probabilmente, come già detto l'altra volta, qualcuno deve una spiegazione.

(dal sito dello Ju29ro.com)

 
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