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LIBERALISMO .. E QUI TI VOGLIO ..

Post n°872 pubblicato il 04 Settembre 2012 da kiwai
 

 

A costo di annoiare i miei quattro lettori, mantengo una promessa fatta ad un “misterioso interlocutore” che risponde al nick Catene addio (lui, il solito fake, è sparito da tempo .. ma non importa) …

Essendo stato introdotto off topic un argomento di riflessione “ideologico” difficilmente esauribile in uno scambio di commenti, ho deciso di trattare più compiutamente il tema in un post dedicato.

 

L’argomento, per sintetizzare, è il seguente:

è storia che il comunismo e il liberalismo abbiano diversi punti di contatto e che risalgano entrambi al socialismo. Pensa al socialismo liberale di Rosselli e al comunismo liberale di Gramsci (e risulta chiaramente questo dalla lettura dei suoi Quaderni,quindi non potete negarlo): questi vengono tutti dalla stessa radice (il socialismo) e vogliono tutti la stessa cosa.”

 

Ovviamente non è così.

Comincio con una definizione di liberismo e premetto che utilizzerò parole non mie ma di letteratura liberale:

Il liberalismo è prima di tutto una teoria della limitazione del potere  politico. 

Dalla sfera politica, esso si è poi esteso naturalmente a ogni altro ambito: giuridico, sociale, economico, della vita privata (cioè alle relazioni sessuali e familiari).

In generale il liberalismo è una  teoria della limitazione del potere  in  quanto  tale,  in  ogni  sua  forma. 

Si può anche dire che il liberalismo è una cultura del limite e dell’autolimitazione:  l’arte di  porre  limiti  al  potere  altrui  e  al proprio.

I liberali non inseguono ideali perfezionistici e di conciliazione: stante la natura dell’essere umano (kantianamente un “legno storto”), essi ritengono che il conflitto e la lotta siano nelle vicende umane non solo inevitabili ma anche desiderabili.

Ciò significa che uno stato di cose liberale  è  quello  che  mantiene  sempre  aperta  la  tensione  fra  le  forze  opposte  che  caratterizzano  le relazioni fra gli esseri umani e fra le opposte spinte centrifughe che attraversano l’individuo stesso.

 

Mi sembra ovvio che già da questa partenza sia evidente e insanabile la contrapposizione con qualsiasi forma di ideologia che proponga e /o teorizzi una forma sociale “statica” definita aprioristicamente.

 

Quindi veniamo alla pretesa convergenza di obiettivi col socialismo .. anche qui non ci siamo:

 

Nella dinamica liberale, può essere affrontata e risolta  anche  la  vexata quaestio dei rapporti fra libertà e giustizia sociale, o più in generale fra libertà e uguaglianza.

Nel primo rispetto, occorre osservare che, se troppa ingiustizia sociale crea condizioni di concentrazione del potere e mortifica la libertà individuale, troppa uguaglianza mortifica ugualmente la creatività umana e non  è  consona  all’ideale  competitivo  e  meritocratico  connesso  all’etica  liberale .

 

Dal punto di vista dell’uguaglianza, occorre distinguere invece chiaramente l’uguaglianza formale, che è principio schiettamente liberale, dall’ uguaglianza sostanziale o  egualitarismo,  che  non  lo  è  affatto.

Il liberalismo cerca e tende a garantire uguali condizioni di partenza affinché la competizione sia effettiva e non falsata.

L’uguaglianza delle condizioni è garantita dalla legge, che è appunto un insieme di norme formali e universali: che si applicano a tutti i cittadini, in quanto uguali davanti ad essa (il  liberalismo è in questo  senso, secondo la felice definizione di Luigi Einaudi, l’ “anarchia degli spiriti sotto il dominio della legge”).

 

Fine prima parte. (di Gramsci e Comunismo liberale ne parliamo dopo).

 

Commenti al Post:
Vince198
Vince198 il 04/09/12 alle 09:15 via WEB
Tocca ripetere sempre le stesse cose, Kiw, ma tant'è, mi rendo conto che non sortirà alcunché nei fake, figuriamoci nel titolare di certi profili,uno scansafatiche per definizione.. In sintesi, il Partito Comunista d'Italia, nato nell'ottobre del 1917 per guidare il proletariato verso il Giudizio finale dal quale scaturirà la comunità mondiale di eguali , recepì in pieno il marxismo-leninismo con la sua carica di odio di classe, naturale istigatore della violenza di classe e del terrore giacobino.
Historia docet..
Vale la pena ricordare alcuni riferimenti alla base della nuova ideologia, che possono essere così riassunti:
“Nella storia non si può ottenere nulla senza violenza e spietatezza”, F. Engels, // Panslavismo democratico;
“Buttate alle ortiche probità, onestà, integrità. Nel partito si deve appoggiare tutto ciò che aiuta ad avanzare, senza noiosi scrupoli morali”, K. Marx - F. Engels, Lettera a GA, Loettgen;
“C'è un solo mezzo per abbreviare, semplificare, concentrare l'agonia assassina della vecchia società e le doglie sanguinose della nuova società: il terrorismo rivoluzionario”, K. Marx, Vittoria della controrivoluzione a Vienna;
“La dittatura del proletariato può essere fondata solo sulla violenza giacobina”, N. Valentinov, I miei colloqui con Lenin';
”Bisogna ricorrere a tutte le astuzie, a tutte le furberie, ai metodi illegali, alle reticenze, all'occultamento della verità", Lenin, L'estremismo, malattia infantile del comunismo ;
“La dittatura rivoluzionaria del proletariato poggia sulla violenza, non è vincolata da alcuna legge e non rinuncia al terrore”, Lenin, La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky;
“Bisogna stimolare forme energetiche e massicce di terrore contro i controrivoluzionari... Bisogna instaurare subito il terrore di massa ... Occorre schiacciare implacabilmente i Kulaki e la canaglia socialista-rivoluzionaria di sinistra che se la intende con loro”, Lenin, Opere complete.

II Pcd'I. fece, dunque, proprie la cultura del comunismo asiatico, anziché quella della socialdemocrazia occidentale rappresentata da Kautsky e Turati. Sarà profetico Turati allorché, rivolto ai comunisti Gramsci, Bordiga e Terracini, dirà: “Sempre socialtraditori , in un momento, sempre vincitori alla fine.. quando il mito, quello che è di religioso nei vostri animi, il mito bolscevico, sarà evaporato, quando il bolscevismo attuale avrà fatto fallimento o sarà trasformato dalla forza delle cose, la nostra vittoria verrà”.
Ma Gramsci come Togliatti tirerà dritto verso il bolscevismo trascinandosi dietro milioni di italiani, compresi quelli della Nuova sinistra pre e post-sessantottina nonché – vale ricordarlo anche in questa sede - quelli del Partito armato, ivi comprese le BR. In riferimento a quest'ultima associazione di “compagni che sbagliarono” (e spararono molto spesso ammazzando rappresentanti dello Stato Repubblicano), val la pena ricordare a chi soffre di amnesie ricorrenti, che le BR furono rivoluzionari comunisti così come lo sono stati i Padri fondatori del PCd'I prima e del PCI poi. Le basi culturali erano le stesse trascritte nello Statuto del Pcd'I. che possono così riassumersi:
Il proletariato non può infrangere né modificare il sistema dei rapporti capitalistici di produzione da cui deriva il suo sfruttamento, senza l'abbattimento violento del potere borghese.
L'organo indispensabile della lotta rivoluzionaria del proletariato è il Partito politico di classe. Il Partito Comunista ... ha il compito di diffondere nelle masse la coscienza rivoluzionaria, di organizzare i mezzi materiali di azione e di dirigere, nello svolgimento della lotta, il proletariato.
Dopo l'abbattimento del potere borghese, il proletariato non può organizzarsi in classe dominante che con la distruzione dell'apparato statale borghese e con l'instaurazione della propria dittatura.
Dunque.. Gramsci: comunista liberale? Vado a far una ulteriore colazione: mi è venuto un certo languorino..
 
 
kiwai
kiwai il 04/09/12 alle 14:16 via WEB
“Buttate alle ortiche probità, onestà, integrità. Nel partito si deve appoggiare tutto ciò che aiuta ad avanzare, senza noiosi scrupoli morali” …
”Bisogna ricorrere a tutte le astuzie, a tutte le furberie, ai metodi illegali, alle reticenze, all'occultamento della verità".

Se lo dicono i loro idoli, perché quando lo diciamo noi che sono: bugiardi, falsi, in malafede e disonesti .. ci dicono che li insultiamo?
 
   
Vince198
Vince198 il 04/09/12 alle 15:51 via WEB
Non credo, Kiw, sia difficile stabilire chi sia realmente disonesto e in malafede. Come dire che non peggio sordo di chi non vuol sentire, e peggior cieco di chi non vuol vedere.. in questa paccottiglia di "geni" che ben conosciamo!
 
avvbia
avvbia il 04/09/12 alle 10:10 via WEB
si k. si i1 post è profondo,iniziale ecc. e così mi piaci!! in una parola liberalismo e comunismo sono termini irriduciibli.come anche liberalismo e sinsitra..molto altro ci sarebbe da dire ma..lo diremo!! ciao. gino
 
 
kiwai
kiwai il 04/09/12 alle 14:08 via WEB
Si Gino, c'è erto molto altro da dire e lo diremo .. ma intanto beccati la seconda puntata del Diario !!! :))
 
frattale58
frattale58 il 04/09/12 alle 18:44 via WEB
comunismo e liberalismo hanno almeno un punto in comune: lo stato come il vero soggetto della storia.... provengono entrambi dalla filosofia hegeliana. (scusa l'intromissione) ciao
 
 
kiwai
kiwai il 05/09/12 alle 08:00 via WEB
Consentimi di dissentire, semmai il tratto comune è nella discussione filosofica sul “ruolo dello Stato” nel suo rapporto con l’individuo .. quanto all’origine comune dalla filosofia hegeliana, la concezione giusnaturalistica propria del liberalismo, individua nel contratto il fondamento del diritto pubblico e pone l’origine dello Stato in un patto stipulato tra gli individui, mentre Hegel rifiuta questa concezione: lo Stato non esprime un “contratto sociale”, ma una “totalità etica”.
La costituzione non viene “fatta” da nessuno, ma si sviluppa e si realizza storicamente: anche se viene redatta materialmente da individui (i legislatori), essa è espressione dello Spirito di un popolo.
Di qui le radici comuni dei totalitarismi di destra e di sinistra fondati sugli sviluppi della “destra” (idealismo, nazionalismo) e della “sinistra” (materialismo, marxismo) hegeliane.
 
   
Vince198
Vince198 il 05/09/12 alle 09:34 via WEB
.. semmai fu un suo "discepolo", ma solo nella sua fase iniziale, che andò oltre la concezione di uno stato etico hegeliano, tal Carletto Marx. Costui ben presto andò oltre, sconfinando nel materialismo tal che, ai nostri giorni, sappiamo esistere una certa "genìa" di suoi seguaci..
 
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QUANTO COSTA
LA LIBERTA'???




La morte di un prigioniero di
coscienza, una persona in
carcere per le sue idee, senza
aver commesso alcun reato.
Orlando Zapata Tamayo,
42 anni, fù arrestato durante
la primavera del 2003 e condannato
a tre anni di carcere.
Durante la prigionia a causa della
sua attività di dissidenza nel
carcere, gli furono aggiunti altri
anni di detenzione fino a un totale
di 30 anni di reclusione.
BASTA YA!

 


 

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani  
ARTICOLO 19  
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto include la libertà di sostenere opinioni senza condizionamenti e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo ai confini.

 
 

 
 
 

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