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Post n°67 pubblicato il 01 Aprile 2008 da marea14
Non vogliamo morire ma vivere Parole che mi colpiscono e che decido di conservare. Ed è a quel ritaglio di giornale che ho pensato quando è iniziata la protesta dei monaci in Tibet, soprattutto quando la protesta si è estesa anche all’università di Pechino. Ed è ancora a quel ritaglio di giornale che ho pensato quando ho letto che ieri mattina il presidente cinese, Hu Jintao, ha acceso a piazza Tian An Men la fiaccola olimpica … impossibile non pensare ai ragazzi massacrati nel 1989 … impossibile non pensare alla repressione nel Tibet. È, perciò, in omaggio ai ragazzi trucidati in piazza Tian An Men, come anche in omaggio alla lotta dei tibetani che riporto lo stralcio di quella dichiarazione: ”In questo caldo mese di maggio noi iniziamo lo sciopero della fame. Nei giorni migliori della giovinezza dobbiamo lasciare dietro di noi tutte le cose belle e buone e solo Dio sa quanto malvolentieri e con quanta riluttanza lo facciamo. Ma il nostro paese è arrivato ad un punto cruciale. Il potere politico domina su tutto, i burocrati sono corrotti, molte buone persone con grandi ideali sono costrette all’esilio. È un momento di vita o di morte per la nazione. Tutti voi compatrioti, tutti voi che avete una coscienza ascoltate le nostre grida. Questo paese è il nostro paese, questa gente è la nostra gente, questo governo è il nostro governo. Se non facciamo qualcosa chi lo farà per noi? Benché le nostre spalle siano ancora giovani ed esili, benché la morte sia per noi un fardello troppo pesante, noi dobbiamo andare perché la storia ce lo chiede. Il nostro entusiasmo patriottico, il nostro spirito totalmente innocente vengono descritti come elementi che creano tumulto. Si dice che abbiamo motivi nascosti o che veniamo usati da un manipolo di persone. Vorremmo rivolgere una preghiera a tutti i cittadini onesti, una preghiera ad un operaio, contadino, soldato, cittadino comune o all’intellettuale, funzionario di governo, al poliziotto e a tutti quelli che ci accusano di commettere crimini. Mettetevi una mano sul cuore, sulla coscienza. Quale sorta di crimine stiamo commettendo? Stiamo provocando un tumulto? Cerchiamo solo la verità ma veniamo picchiati dalla polizia. I rappresentanti degli studenti si sono messi in ginocchio per implorare la democrazia, ma sono stati totalmente ignorati. Le risposte alle richieste di un dialogo paritario sono state rinviate ed ancora rinviate. Che altro dobbiamo fare? La democrazia è un ideale della vita umana come la libertà ed il diritto. Ora per ottenerli dobbiamo sacrificare le nostre giovani vite. È questo l’orgoglio della nazione cinese? Lo sciopero della fame è la scelta di chi non ha scelta. Stiamo combattendo per la vita con il coraggio di morire. Ma siamo ancora ragazzi. Madre Cina, per favore, guarda i tuoi figli e le tue figlie. Quando lo sciopero della fame rovina totalmente la loro giovinezza, quando la morte gli si avvicina puoi rimanere indifferente? Non vogliamo morire, vogliamo vivere. Non vogliamo morire, vogliamo studiare. Caro padre, cara madre, per favore non siate tristi. Cari zii, care zie, che non vi si spezzi il cuore mentre diciamo addio alla vita. Abbiamo una sola speranza: che questo permetta a tutti di vivere in modo migliore. Abbiamo una sola preghiera: non dimenticate che non è assolutamente la morte quello per cui stiamo lottando. La democrazia non è un affare che riguarda poche persone. La battaglia democratica non può essere vinta da una singola generazione. Domandiamo alcune cose: primo, che il governo cominci un dialogo diretto, sostanziale e paritario con la delegazione degli studenti dell’università. Secondo, che il governo riabiliti questo movimento degli studenti e che faccia una giusta rivalutazione per riaffermare il suo spirito di movimento patriottico e democratico.” |
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Ciao, buona serata :-)
Per me il boicottaggio era ed è soprattutto un modo per porre con fermezza il problema della pena di morte, dal momento che la Cina è il paese che esegue il maggior numero di pene capitali. E penso che se vogliamo veramente arrivare all’abolizione della pena di morte in tutto il mondo, dovremmo intraprendere azioni incisive rispetto a tutti i paesi che la praticano, a cominciare dagli Stati Uniti … nessuno Stato favorevole alla pena di morte può definirsi “democratico”.
Oggi, dopo i fatti del Tibet, ho un motivo in più per sostenere il boicottaggio dei giochi olimpici a Pechino.
Ciao, buona serata :-)
Ciao, buon fine settimana anche a te :-)
Anch'io come Elisa, credo che bisognerebbe boicottare le olimpiadi, credo che l'Europa dovrebbe dare un forte segnale di protesta al governo cinese. Ma so che è impossibile per tutti gli interessi economici che ci sono in gioco, personalmente non guarderò l'evento, nè comprerò nulla che abbia a che fare con le olimpiadi. Non so che altro fare, purtroppo...
Ciao, buona serata :-)
Ciao, buona serata :-)
La memoria è una delle nostre armi per continuare la lotta di chi ha sacrificato la vita per un domani migliore.
Ciao, buona domenica :-)
Ciao, buona serata :-)
I monaci del Tibet non sono i ragazzi del Tibet e non rappresentano nemmeno lontanamente il popolo del Tibet. Sono solo una casta che si sta battendo per se stessa e non certo per il Tibet. Ciao e bentornata :o)
Non saprei neanche dire quanto sia stato grande (o piccolo) nelle manifestazioni il legame tra i monaci tibetani ed il popolo tibetano: per quanto abbia cercato di informarmi, non ho trovato niente che sia riuscito a convincermi. Di fatto, comunque, esiste una questione tibetana irrisolta e il problema non è se si è d’accordo o meno (ed in quale misura) con le loro rivendicazioni, ma il fatto che la protesta sia stata repressa nel sangue. Questo è, per me, inaccettabile. Inaccettabile sia se avviene in Cina, sia se avviene negli Stati Uniti, sia se avviene in Italia (e chissà perché in questo momento mi vengono in mente i fatti del G8 a Genova, pur se molto diversi) o in qualsiasi altro paese. I diritti umani devono essere rispettati sempre.
Repressione nel sangue … è questo ciò che accomuna la protesta di Piazza di Tian An Men e quella del Tibet. E come i ragazzi di Tian An Men, anche i monaci tibetani sapevano che potevano morire ma volevano vivere e non morire.
La Cina è stata per me un grande faro ed ho seguito con notevole interesse il periodo della rivoluzione culturale … nella Cina avevo riposto grandi speranze. Ma poi quel faro si è, purtroppo, spento lasciando un immenso vuoto.
Ciao lupo, serena serata :-)
Ciao, buon fine settimana :-)
Per quanto riguarda invece l'aggressione mediatica alla Cina la trovo ipocrita e ridicola considerando che non vedo eguali prese di posizioni nei confronti degli USA per free Iraq e free Afghanistan, non vedo identiche prese di posizione nei confronti degli USA per la difesa dei diritti umani considerato che in quel paese vige la pena di morte, esistono prigionieri politici ed esiste la tortura (Guantanamo, Abu Grahib), non vedo identiche prese di posizione nei confronti di paesi come USA e Germania nei confronti dello sfruttamento del lavoro minorile laddove aziende come la Nike si sono da tempo autocensurate, non vedo identiche prese di posizione nei confronti della censura dai fronti iraqueni, afgani e serbi.
Perciò se vuoi parlare in modo non strumentale di diritti umani vedi un pò tu da che parte vuoi cominciare. Definire poi imperialista la Cina è divertente se non ridicolo.
'notte.
Dici che "in Cina, per un post così, Marea rischierebbe di finire ai lavori forzati”? Io invece penso che il giorno in cui i miei post o i tuoi o quelli di marea saranno veramente capaci di mobilitare le coscienze, il regime ti toglierà la parola. Quel regime che l’ha tolta agli afgani, agli iraqueni, ai serbi cacciati via dalla loro Serbia, ai soldati che non possono fotografare e nemmeno parlare di ciò che fanno e vedono. Pensi che le foto che hai visto sul trattamento dei prigionieri ad Abu Grahib fossero foto ufficiali o foto sfuggite alla censura? Tutto il mondo è a conoscenza della sporca bugia sulle armi di distruzione di massa eppure dal 1997 ad oggi nessuno ha avuto le palle per boicottare o soltanto per proporre di boicottare la partecipazione degli atleti di quella coalizione alle Olimpiadi del 2004 oppure ai mondiali di qualunque altro sport. Forse perché è più comodo metterci tutti noi occidentali a sputare in faccia alla Cina piuttosto che sputarci in faccia l’uno con l’altro? Dici che “in Cina, per un post così, Marea rischierebbe di finire ai lavori forzati”? Penso che questa frase farebbe sorridere Enzo Biagi, Luttazzi, Santoro, la Forleo e De Magistris. Ciao :o)
Trovo molto interessante il vostro confronto. E sono stimolanti le ragioni che ognuno di voi riporta.
Non è facile parlare della Cina e, soprattutto, non è facile parlarne in poche righe. Provo, comunque, ad esprimere quello che penso, nonostante abbia tanta confusione in testa perché l’argomento è veramente complesso.
Non c’è dubbio che c’è molta ipocrisia, da parte di alcuni, nel puntare il dito contro la Cina perché è del tutto evidente che l’occidente si macchia quotidianamente degli stessi delitti … ed è per questo che c’è una certa ambiguità in taluni settori del cosiddetto movimento filotibetano.
Dirò di più: non mi meraviglierebbe affatto scoprire che la CIA abbia caldeggiato la protesta di questi ultimi giorni nel Tibet … rientra nel gioco delle parti e nulla toglie all’esistenza di un “problema tibetano” né giustifica la repressione che si è scatenata.
D’altra parte bisogna rilevare che si è ipocriti soltanto a metà nel puntare il dito e non si ha il coraggio di andare fino in fondo. Infatti gli USA, in concomitanza con la repressione di Lhasa, hanno “promosso” la Cina togliendola dal libro nero delle violazioni dei diritti umani; il che significa che gli interessi economici e commerciali con la Cina sono fortissimi e non c’è alcuna intenzione a rinunciarvi, neanche in nome dei diritti umani di cui ci si riempie tanto la bocca … i profitti delle imprese americane che investono in Cina sono altissimi. Inoltre la Cina è uno dei paesi che risulta essere tra i maggiori detentori dei titoli del tesoro americano per cui ha, a sua volta, interesse ad avere buoni rapporti con gli USA. E poi ci sono le riserve cinesi in dollari … In sintesi, tra le due nazioni c’è un rapporto certamente conflittuale ma anche decisamente contraddittorio.
Non sono in grado di confutare in termini esaustivi l’affermazione di lupo circa la difesa di privilegi da parte dei monaci tibetani ed il loro scollamento con il popolo tibetano. Non sono in grado di farlo perché lo stesso governo cinese non ha permesso un’informazione libera su questa questione (come anche su tante altre). E la mancanza di libertà di informazione è già, di per sé, inaccettabile sia se riguarda il Tibet sia se riguarda l’Afghanistan, l’Iraq, la Serbia o qualsiasi altro paese. Sono tutti ugualmente colpevoli.
So, però, che la “questione Tibet” fa parte di una controversia annosa che ha avuto nei secoli alterne vicende che non possono essere sottovalutate. E so anche che da tempo si parla di tentativo di annientamento della cultura e dell’identità tibetana, come anche di altre minoranze esistenti nello sconfinato territorio cinese. Francamente mi meraviglierebbe molto sapere che la negazione dei diritti fondamentali avverrebbe in tutta la Cina con la sola eccezione del Tibet. In ogni caso, come ho già scritto in un commento precedente, è inammissibile soffocare una protesta nel sangue.
Onestamente non saprei dire se la Cina abbia realmente le caratteristiche di un paese imperialista, ma non ho dubbi – e questo, per me, è un colpo al cuore – che abbia assunto le caratteristiche di un paese capitalista. Lo “scontro” tra Stati Uniti e Cina non è più uno scontro tra un paese capitalista ed un paese comunista, ma è uno scontro tra due colossi economici, uno scontro dettato dalla conquista e/o dal mantenimento e dal controllo di fette di mercato ed “ammorbidito” dagli interessi reciproci, da equilibri economici che legano i due paesi e che non ci si può permettere di far saltare tout court.
Non ci troviamo più davanti ad un modello di economia pianificata di tipo socialista, basato su uno schema egualitario della distribuzione del reddito e sull’individuazione degli obiettivi sociali quale momento propedeutico alle scelte tecnologiche ed all’impiego delle risorse. Ci troviamo, invece, davanti ad un modello di sviluppo di tipo capitalista basato sullo sfruttamento del lavoro e sull’accumulazione del capitale che genera una distribuzione disuguale del reddito e sacche di povertà.
Il problema oggi è: a quali costi, con quali sistemi ed a scapito di chi si creano “bisogni” per poi soddisfarli con qualsiasi mezzo, con le tecnologie più sofisticate, con gli sprechi energetici più insensati, con la dilapidazione del territorio e la distruzione dell’ambiente. Siamo ormai lontani dall’epoca in cui la Cina riusciva – pur se attraverso un cammino tortuoso e a volte contraddittorio – a sfamare un miliardo di persone, con l’occhio attento alla necessità di uno sviluppo equilibrato tra città e campagna, rinunciando ad una immediata produttività, consapevole che un processo di modernizzazione indiscriminata avrebbe comportato alti costi sociali in termini di non utilizzazione delle risorse disponibili e quindi di disoccupazione o sottoccupazione.
Il tipo di modernizzazione sviluppatosi in questi ultimi anni è impressionante e ci fa riflettere non solo perché noi occidentali non abbiamo avuto la stessa capacità ma anche perchè ha comportato un intenso sfruttamento dei lavoratori, l’aumento della disoccupazione e l’ampliamento della forbice tra ricchi e poveri … per non parlare dell’aumento del lavoro minorile. Secondo i dati Unicef, attualmente in Cina lavorano oltre 14 milioni di minori. Indubbiamente il lavoro minorile in Cina è vietato … però bisogna anche dire che i dati sul lavoro dei ragazzi sono considerati segreto di Stato per cui la rivelazione dei casi di lavoro dei minori viene punita come reato. Per quanto mi sforzi, non riesco proprio a comprendere né questo segreto di Stato né la relativa punizione.
È vero, sono molte (troppe) le imprese occidentali che sfruttano i lavoratori cinesi (e, cosa ancora più grave, quello dei bambini) … lo stesso sfruttamento operato dalle imprese cinesi. Inaccettabile in entrambi i casi e, di conseguenza, da denunciare e combattere in entrambi i casi.
Certamente quando si parla di diritti calpestati e di censure non bisogna fare sconti a nessuno: a cominciare da Guantanamo ed Abu Garahib (per non parlare dell’uso delle armi chimiche) ed a finire con chi ha chiuso la bocca a Biagi, Luttazzi, Santoro, Forleo, De Magistris, etc. etc. … non bisogna fare sconti a nessuno, neanche alla Cina.
Sono convinta pure io che se un giorno i miei post avessero la capacità di mobilitare le coscienze (mi piacerebbe molto avere questa capacità ma riconosco che mi manca), farebbero di tutto per togliermi la parola, anche se qui siamo in Italia e non in Cina. Per onestà intellettuale devo, tuttavia, ammettere che il livello di censura e di intolleranza del dissenso in Cina è molto più alto rispetto all’Italia: basta solo pensare alla tortura ed ai prigionieri politici. Ma il problema non è tanto quello fare una graduatoria di chi è meno democratico quanto quello di avere la capacità di denunciare e respingere, sempre e comunque, ogni azione che lede i diritti umani. Se è vero che dovremmo sputarci l’uno con l’altro, è altrettanto vero che questo non ci deve impedire di dire che la Cina non è democratica per il semplice fatto che non lo è, ad esempio, anche il governo americano. La consapevolezza che dovremmo sputarci in faccia ci dovrebbe, invece, dare la forza ed il coraggio di lottare sempre – sia se si tratta della Cina, sia se si tratta di un paese occidentale – per il rispetto dei diritti umani, per la giustizia, per un domani migliore. Lo dobbiamo a tutti quelli che hanno lottato prima di noi e che oggi non ci sono più.
Ho espresso confusamente i miei pensieri. Non so se sono riuscita a farmi capire.
Ciao, buona domenica :-)
È vero, dall’11 settembre il mondo occidentale sembra essere diventato cieco e sordo rispetto alle proprie contraddizioni ed alle proprie responsabilità ed il termine “paese democratico” di cui si fregiano gli stati occidentali, è diventato il passaporto per fare le peggiori schifezze.
Detto questo, aggiungo che io non mi tiro indietro quando c’è da sostenere lotte che rivendicano il rispetto dei propri diritti (in Kurdistan come in Tibet) soprattutto se sono oggetto di forte repressione … non temo di essere confusa con chi si pone in modo ipocrita o ambiguo.
C’è chi punta il dito contro la Cina come se fosse l’unico (oltre al mondo islamico) carnefice esistente su questa terra e c’è chi punta il dito contro la Cina cosciente che esistono altri carnefici (non meno crudeli) anche nel mondo occidentale … e questa è una differenza sostanziale.
Ciao, buona serata :-)
Sul Tibet faccio solo attenzione a non confondere il popolo tibetano con i monaci per non mischiare vittime e carnefici. Quando parlo di “certa sinistra” non alludo al PD (triplo bleah) ma mi riferisco a quella parte della sinistra che sta facendo confusione fra Birmania e Tibet (situazioni totalmente diverse), a quella sinistra che comprenderei se gridasse “free Tibet da tutte le oppressioni” (soprattutto da quella dei monaci che vorrebbero riproporla), a quella sinistra che prima delle Olimpiadi di Pechino avrebbe dovuto boicottare la partecipazione degli atleti occidentali e cinesi alle Olimpiadi di Atene del 2004 al grido di “free Afghanistan, free Iraq e free Tibet”.
La sinistra che auspico io è la stessa che auspichi tu ma senza fare sconti a nessuno. Ciao :o)
concordo totalmente con te.. forse la conoscerai, ma vorrei donarti il link di una lettera che alcuni intellettuali, studiosi, scrittori cinesi hanno scritto al loro governo
http://www.lettera22.it/showart.php?id=8750&rubrica=59
notte serena
Ciao, buona domenica :-)
Per quanto riguarda il Tibet, penso che il discorso sia molto complesso e non possa essere limitato solo al Dalai Lama. D’altra parte le notizie che provengono dal governo cinese sono indubbiamente filtrate e (almeno per me) non è facile interpretarle.
Ciao, buona domenica :-)