Pensieri in libertà

Se ti riferisci alla non immediata liberazione, non saprei … tutto è possibile. Penso che non siano riusciti a “costruire” prove attendibili contro di lui e, di conseguenza, siano stati “costretti” a non formalizzare le accuse … e per la scarcerazione agiscono con comodo …
Se, invece, ti riferisci all’intera vicenda, per me è evidente che l’obiettivo da colpire non era lui ma Emergency. Tanto è vero che subito dopo l’arresto di Rahmatullah, Amrullah Saleh, capo dei servizi di sicurezza afgani, non ha esitato a definire Emergency una organizzazione “che sostiene i terroristi e addirittura i membri di Al Qaeda in Afganistan”. Inquietante è stato anche l’episodio, verso la fine di aprile, in cui funzionari di polizia afgani hanno intimato allo staff internazionale, che stava presso l’ospedale di Emergency a Kabul, di consegnare i passaporti … come anche la successiva requisizione degli ospedali di Emergency.
Emergency è una presenza scomoda perché riesce a testimoniare quello che l’informazione ha sempre taciuto e continua a tacere sulla guerra in Afganistan. In una recente intervista, Gino Strada ha dichiarato: “Il solo fatto di curare i civili vittime dei bombardamenti aerei della Nato è una cosa sgradita a chi sostiene che l’Occidente sia lì per portare democrazia e per ricostruire il paese. Non ho mai visto bombe che riscostruiscono! Tolta di mezzo Emergency, nel sud dell’Afghanistan rimangono solo soldati e spie”
È per questo che Emergency, per il ritorno in Afganistan, ha posto non solo la condizione della la liberazione di Rahmatullah ma anche quella della garanzia di condizioni di sicurezza allo staff impegnato negli ospedali.