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19 luglio 1992 – 19 luglio 2007
È normale che esista la paura in ogni uomo,
l'importante che sia accompagnata dal coraggio.
Perchè non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura,
altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti
(Paolo Borsellino)
19 luglio del 1992: l’esplosione di un’autobomba in via D’Amelio, a Palermo, ha stroncato la vita di Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cusina e Claudio Traina).
Oggi, dopo 15 anni dalla terribile esplosione, sono ancora molte le ombre che continuano a permanere sulla strage in via D’Amelio. Recentemente la Procura di Caltanissetta, infatti, ha cominciato ad indagare sulla possibilità di un coinvolgimento degli apparati deviati dei servizi segreti.
Inoltre, pochi giorni fa, Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, in una lettera aperta ha posto numerose pesantissime domande (che a distanza di 15 anni sono rimaste ancora senza risposte) al procuratore Pietro Giammanco, all'allora prefetto di Palermo Mario Jovine, alla Procura di Caltanisseta (in particolare al gip Giovanbattista Tona) ed all'ex senatore Nicola Mancino (attuale Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura).
Oggi, 18 luglio, a Portella della Ginestra, vicino Palermo, i soci di “Libera Terra” hanno ricordato, insieme a Don Luigi Ciotti, l’impegno del giudice Borsellino ed hanno piantato, su un terreno confiscato al clan dei Brusca, un albero in memoria delle vittime di Via D’Amelio.
La notte tra il 18 ed il 19 luglio ci sarà una veglia in via D’Amelio.
Domani, 19 luglio, a Palermo Paolo Borsellino sarà commemorato con una manifestazione che si svolgerà, alle ore 11, presso l’aula magna della Corte d’Appello.
La commemorazione continuerà con l’iniziativa “Legami della Memoria”, alle ore 21, presso la Biblioteca Comunale in Piazza Casa Professa (promossa dall’ARCI, dall’Acli, dalle associazioni "I ragazzi di Paolo" e "Piera Cutino", dall’Agesci, dal comitato "Addio Pizzo" e dal comitato "19 Luglio").
Inoltre, alle ore 21,30, all'arena Favorita di via Resurrezione, sarà proiettato il film “L'uomo di vetro” del regista Stefano Incerti. L’ingresso sarà gratuito.
Altre manifestazioni si svolgeranno in altre città d’Italia.
Come è stato evidenziato da molti, Paolo Borsellino era un uomo pienamente consapevole del fatto che, a causa dell’attività che stava svolgendo, la sua fine era molto vicina, eppure non si è tirato indietro ed ha continuato a lavorare senza lasciarsi condizionare … perché credeva in ciò che faceva.
Sapeva di essere nel mirino della mafia, sapeva di essere condannato a morte … ed a questo proposito sintomatica è la frase pronunciata dopo la terribile strage di Capaci:
“Devo fare in fretta, perché adesso tocca a me”.
Nel corso della sua ultima intervista televisiva al TG5, meno di un mese prima di morire, alla domanda di Lamberto Sposini “Posso chiederle se lei si sente un sopravvissuto?”, ha risposto:
“Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo.
Mi disse: "Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano".
La.... l'espressione di Ninnì Cassarà io potrei anche ripeterla ora, ma vorrei poterla ripetere in un modo più ottimistico.
Io accetto la....ho sempre accettato il....più che il rischio, la....condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che dovevo correre questi pericoli.
Il....la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in....in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me.
E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare e....dalla sensazione che o financo, vorrei dire, dalla certezza che tutto questo può costarci caro”.
Agghiacciante è, inoltre, il fatto che lo stesso giorno della sua morte ha confidato all’amico Pippo Tricoli: “è arrivato in città un carico di tritolo per me” …
Non si è mai tirato indietro perché la memoria non si archivia: poco dopo la morte di Giovanni Falcone, parlando della strage di Capaci, aveva detto:
"... Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo, continuando la loro opera ... dimostrando a noi stessi e al mondo che Falcone è vivo …".
Noi tutti, oggi, abbiamo un grande debito anche verso Borsellino e dobbiamo pagarlo, continuando la sua opera ... dimostrando a noi stessi e al mondo che Borsellino è vivo …
“La lotta alla mafia”, ha detto Borsellino, “dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”… abituiamoci a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà …
Il suo sacrificio, come il sacrificio di tutte le vittime di mafia, non deve essere vano … la memoria non si archivia …
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