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Omaggio al giudice Antonino Scopelliti
9 agosto 1991 – 9 agosto 2007
16° anniversario
Il 9 agosto 1991 il giudice Antonino Scopelliti, Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione, è stato assassinato dalla ‘ndrangheta in località Campo Piale, vicino Reggio Calabria.
Un commando prima gli ha sparato con la lupara, facendogli perdere il controllo della macchina che è precipitata andando a finire sotto un ponte, e poi lo ha raggiunto nel precipizio dandogli il colpo di grazia con una pistola.
Era un magistrato molto intelligente, preparato, rigoroso ed onesto. Incorruttibile, non si è mai fatto comprare dalla mafia né si è mai piegato ai suoi voleri. La sua rettitudine, unita all’amore per la giustizia, gli è costata la vita
Quando è stato assassinato, infatti, stava preparando la richiesta di rigetto dei ricorsi per Cassazione di noti boss mafiosi condannati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra … e questo la mafia non lo ha tollerato ed ha, nello stesso tempo, lanciato un messaggio trasversale, una precisa minaccia nei confronti di chi si sarebbe dovuto occupare del processo in Cassazione.
La Calabria, con la scomparsa di Scopelliti, uomo di grande spessore e statura morale, ha perso uno dei suoi figli migliori … e tutti noi abbiamo perso un grande magistrato impegnato nella lotta alle mafie.
In omaggio alla memoria del giudice Antonino Scopelliti, voglio ricordarlo con le parole di sua figlia Rosanna e di due insigni magistrati: Giovanni Falcone e Antonino Caponnetto.
L’undici dicembre scorso sua figlia, Rosanna Scopelliti, ha scritto sul sito dedicato a Rita Atria:
Una sera di 15 anni fa rimasi raggelata davanti alla televisione. Una voce fredda e frenetica annunciava all’ Italia che in località Piale, vicino Reggio Calabria veniva ucciso mio padre: il magistrato Antonino Scopelliti. Avevo sette anni. Da quel giorno non avrei più avuto un papà.
… (omissis) … papà è stato ucciso più volte. E’ stato ucciso da un silenzioso patto tra mafia e ‘ndrangheta, dal silenzio comprato di alcuni calabresi, dalla distrazione della gran parte dei media e, soprattutto, dalla Giustizia. Si, sembra il più stridente dei paradossi, ma è così. Il colpo mortale alla sua memoria è stato inflitto da quella stessa Giustizia per la quale papà si è immolato mettendo al centro della sua vita il suo lavoro e ciò in cui credeva, e tutto in nome di un tacito giuramento fatto il giorno in cui divenne Magistrato della Repubblica Italiana. Faceva il suo lavoro il mio papà, normalmente, con coscienza, con dedizione. Ma niente che fosse fuori dal normale o eroico. Semplicemente quello che un magistrato doveva fare. Lui come tanti, troppi altri giudici. Livatino, Terranova, Chinnici, Saetta, Borsellino, Falcone… L’ elenco è tristemente interminabile. Un susseguirsi di lugubri ed assordanti spari che hanno ucciso loro e continuano a straziare le anime di noi che siamo rimasti vivi…silenziosi fantasmi che nonostante tutto non hanno perso la forza di combattere per continuare a vivere anche per i propri cari.
… (omissis) … Così il maxi processo era sistemato. Chi avrebbe dovuto giudicare le condanne avanzate da Falcone e Borsellino era stato messo a tacere per sempre. Chi era noto per aver sempre lottato per la certezza della pena era stato eliminato per sempre dal panorama giudiziario. Chi da sempre si era battuto per garantire il carcere a pericolosi criminali nonostante l’ostruzionismo e la sospetta transigenza da parte di soggetti del calibro di Corrado Carnevale detto l’ “ammazza sentenze” era stato punito a dovere e non solo per non aver accettato di essere ‘tenero e prezzolatamene distratto’ nelle sentenze del maxi processo, ma anche per tutte quelle volte in cui aveva svolto coscienziosamente il suo dovere, facendo crollare i delicati equilibri messi appunto tra le mura di dove lavorava. … (omissis) …
Giovanni Falcone, una settimana dopo l’assassinio di Antonino Scopelliti, in un articolo (dal titolo “Perché Scopelliti? Mafia, i nuovi bersagli”), pubblicato su La Stampa del 17 agosto 1991, ha scritto:
L’ultimo delitto eccellente l’uccisione di Antonino Scopelliti è stato realizzato, come da copione, nella torrida estate meridionale cosicché, distratti dalle incombenti ferie di Ferragosto e dalla concomitanza di altri gravi eventi, quasi non vi abbiamo fatto caso. Unico dato certo è la eliminazione di un magistrato universalmente apprezzato per le sue qualità umane, la sua capacità professionale e il suo impegno civile. Ma ciò ormai non sembra far più notizia, quasi che nel nostro Paese sia normale per un magistrato e probabilmente lo è essere ucciso esclusivamente per aver fatto il proprio dovere. Ma se, mettendo da parte per un momento l’emozione e lo sdegno per la feroce eliminazione di un galantuomo, si riflette sul significato di questo ennesimo delitto di mafia, ci si accorge di una novità non da poco: per la prima volta è stato direttamente colpito il vertice della magistratura ordinaria, la suprema corte di Cassazione. Non è questa la sede per azzardare ipotesi, né si pretende di suggerire nulla agli investigatori; ma il dato di cui sopra è sicuramente di grande importanza e merita particolare attenzione. Non importa stabilire quale sia stata la causa scatenante dell’omicidio, ma è certo che è stato eliminato un magistrato chiave nella lotta alla mafia, uno dei più apprezzati collaboratori del procuratore generale della corte di Cassazione, addetto alla trattazione di gran parte dei più difficili ricorsi riguardanti la criminalità organizzata. Queste qualità della vittima, ignote al grande pubblico, erano ben conosciute invece dagli addetti ai lavori e, occorre sottolinearlo, anche dalla criminalità mafiosa.
L’eliminazione di Scopelliti è avvenuta quando ormai la suprema corte di Cassazione era stata investita della trattazione del maxiprocesso alla mafia siciliana e ciò non può essere senza significato. Anche se, infatti, l’uccisione del magistrato non fosse stata direttamente collegata alla celebrazione del maxiprocesso davanti alla suprema corte, non ne avrebbe comunque potuto prescindere nel senso che non poteva non essere evidente che l’uccisione avrebbe influenzato pesantemente il clima dello svolgimento del maxiprocesso in quella sede. E se tale ovvia previsione non ha fatto desistere dal delitto, ciò significa che il gesto, anche se non direttamente ordinato da <Cosa Nostra>, alla stessa non era sgradito.
Non si dimentichi, si ribadisce, che Antonino Scopelliti era un magistrato la cui uccisone avrebbe sicuramente determinato l’addensarsi di pesanti sospetti su <Cosa Nostra>, come in effetti è avvenuto. Si aggiunga che l’omicidio di Scopelliti è avvenuto in terra di Calabria, in una zona cioè dove finora non erano stati uccisi magistrati o funzionari impegnati nella lotta alle cosche. Ciò è stato correttamente interpretato come un preoccupante <salto di qualità> che non potrà non influenzare il futuro della lotta alle organizzazioni mafiose calabresi e che, già da adesso, suona come un grave segnale di pericolo per tutti coloro che in quelle terre sono impegnati in questa, finora impari, battaglia. Se così è e purtroppo ben pochi dubbi possono sussistere al riguardo le conseguenze sono veramente gravi. E’ difficilmente contestabile, infatti, che le organizzazioni mafiose (<Cosa Nostra> siciliana e <’ndrangheta> calabrese) probabilmente sono molto più collegate tra di loro di quanto si affermi ufficialmente e che le stesse non soltanto ben conoscono il funzionamento della macchina statale, ma non hanno esitazioni a colpire chicchessia, ove ne ritengano l’opportunità; e alla luce dell’esperienza fatta non si può certo dire che finora queste organizzazioni abbiano fatto passi falsi. Non sembri un caso che il maxiprocesso qualunque ne sia la valutazione che ognuno ritenga di darne in termini di efficacia nella lotta alla mafia sia stato scandito in tutte le sue fasi, a cominciare dalle investigazioni preliminari, da assassinii di magistrati e di investigatori con conseguente pesante e inevitabile condizionamento psichico per tutti coloro che per ragioni di ufficio se ne sono dovuti occupare. Adesso il maxiprocesso che gronda del sangue dei migliori magistrati e investigatori italiani è approdato all’ultima istanza del giudizio, la Cassazione, ed era stato affidato a chi, Antonino Scopelliti, già più volte, con serenità e coraggio, aveva espresso il punto di vista della pubblica accusa, in ultimo opponendosi alla scarcerazione per decorrenza dei termini degli imputati; scarcerazione poi concessa dalla suprema corte con conseguente intervento governativo per bloccare le erronee scarcerazioni. Non ci vuol molto a capire, allora, che, a parte le eventuali particolari causali dell’omicidio di Scopelliti, lo stesso sarebbe stato inevitabilmente recepito dagli addetti ai lavori come una intimidazione nei confronti della suprema corte … (omissis).
Antonino Caponnetto, in un discorso fatto agli studenti di Rosarno (in provincia di Reggio Calabria) il 12 dicembre del 1996, ha detto:
Avete avuto un grande esempio in questa terra: Antonino Scopelliti, un grande magistrato. Gli ho voluto bene, conoscevo il suo impegno, la sua dedizione allo Stato. Eppure sembra che lo si voglia dimenticare, che lo si voglia rimuovere dalla coscienza. Non c’è una piazza o una via intitolate a Scopelliti, mentre sono migliaia le piazze intitolate a Borsellino e Falcone. Perché questo silenzio su Scopelliti, anche se si sa tutto sul ‘come’ e sul ‘perché’ è stato ucciso? La sentenza di morte di Scopelliti fu firmata quando accettò di sostenere l’accusa nel maxiprocesso in Cassazione contro la mafia palermitana. Era il magistrato più coraggioso, più invulnerabile. Gli furono offerti 5 miliardi perché porgesse la mano ai boss in difficoltà. Era temuto per la sua intelligenza e la sua onestà. E come si può dimenticare un sacrificio di questo genere? Come ha fatto Scopelliti, bisogna rispondere “NO!” alla mafia, per difendere la legalità, che in Calabria tarda ad affermarsi.
A distanza di numerosi anni le parole e le riflessioni di Antonino Scopelliti, sono ancora estremamente attuali … come amaramente attuali sono anche queste considerazioni:
"………. Ed oggi il giudice è solo con il nuovo brigante, il brigante con tanto di colletto e cravatta; il brigante che... partecipa alla vita pubblica, controlla la vita economica...;
il giudice è oggi ancora più solo perché sono cronaca quotidiana gli attacchi personali... le pesanti insinuazioni sulla sua correttezza, le campagne denigratorie...
ma il buon giudice sa che la verità ha più nemici che amici ……….."
(da: "Scopelliti, morte di un giudice solo" di Antonio Prestifilippo)
Sono trascorsi 16 anni da quel lontano agosto in cui la mano assassina della mafia si è abbattuta sul giudice Scopelliti … ed i suoi familiari attendono ancora giustizia …
Nella piazza di Pellaro (in provincia di Reggio Calabria), su una grande macina, posta in memoria di Scopelliti, è incisa una frase di Martin Luter King:
“non ho paura delle urla dei violenti, ma del silenzio degli onesti”
Esprimo solidarietà e vicinanza ai familiari di Antonino Scopelliti ed in particolare abbraccio forte forte e con immenso affetto sua figlia Rosanna: aveva soltanto 7 anni quando suo padre è stato assassinato …
Il 20 gennaio scorso Rosanna ha scritto:
“ … oggi sarebbe stato il compleanno del mio papà: 72 anni.
Spesso provo ad immaginare come sarebbe stato lui adesso.
Di certo lo sguardo non sarebbe cambiato: divertente, giusto e severo...forse con qualche ruga in più a renderlo ancora più profondo.
Sicuramente sarebbe stato bellissimo con i capelli bianchi e le spalle un po' curve a proteggermi come faceva quando ero bambina, di certo la sua voce sarebbe stata uguale, un dolce sussurro capace di rendermi felice con un semplice:"Ciao Biancaneve!"
Ripenso a quando era con me e sorrido un po', forse per nascondere qualche lacrima, o forse perchè di lacrime non ne voglio far più cadere.
E rivedo una bambina acciambellata come una gattina su un divano di pelle mentre accarezza la testa del suo papà, lo stringe forte forte ... (omissis) ... Lui sorride e la porta in braccio nel lettone, le rimbocca le coperte e le sussurra un dolcissimo 'Ti voglio bene!', poi scompare nel buio accostando la porta, e allora la bambina socchiude gli occhi e lascia scappare dalle labbra socchiuse un silenzioso 'Anche io papà...' mentre nel cuore spera che quei giorni insieme siano per sempre.
Quante volte, crescendo, ho ripensato a quel 'Ti voglio bene' che avrei voluto gridare e che non sono mai neanche riuscita a sussurrare! Quante volte penso a quanto sarebbe stata diversa la mia vita se lui fosse stato al mio fianco, quante volte mi immagino ragazza accanto a lui.
Quante cose avrebbe voluto raccontarmi, quanti consigli mi avrebbe voluto dare vedendomi cozzare contro la mia impulsività.
Eppure certe volte lo ritrovo nelle piccole cose e capisco che è dentro di me, che è in ogni battito del mio cuore ... (omissis) ... E l'unica cosa che posso fare per lui adesso è battermi per la verità, senza sosta, per regalargli quella meritata giustizia che gli è stata paradossalmente negata.
L'unica cosa che posso fare è portare avanti la sua memoria ed il suo esempio.
L'unica cosa che posso fare è rimboccarmi le maniche per realizzare il suo sogno di una Calabria migliore, libera e feconda dei sogni dei suoi figli.
L'unica cosa che posso fare è continuare a camminare con voi ragazzi, nonostante i problemi, nonostante le calunnie, nonostante l'ostruzionismo di chi ha la coscienza sporca di sangue e le mani pulite dall'omertà.
Vi prego, continuiamo a combattere insieme, anche se tenteranno ancora di spezzare le nostre gambe e rendere mute le nostre parole!
Non arrendiamoci mai perchè solo noi possiamo cambiare la Calabria: noi che sappiamo amarla ed odiarla allo stesso tempo, noi che ne vogliamo essere fiera parte, noi che sappiamo di voler vivere tra i suoi campi di ulivi e zagare, noi che vogliamo renderla migliore e, soprattutto, LIBERA.
Non lasciamoci soli!
Buon Compleanno!
Ti voglio bene, papà.
Rosanna“
Ciao Rosanna, il tuo papà continua a vivere in te ed in noi … non lo abbiamo dimenticato e non lo dimenticheremo … continua a vivere nei nostri sogni e nel nostro desiderio di un futuro migliore ... è rimasto nei nostri cuori e nei nostri pensieri … custodiamo la sua memoria ed il suo esempio come un bene prezioso … e come te vogliamo che gli sia data quella giustizia che gli è stata negata …
Il mio affettuoso pensiero sarà con te durante le manifestazioni per la celebrazione di questo tragico anniversario … sarò presente anche se, purtroppo, non fisicamente.
________________________________
Reggio Calabria
Piazza Duomo
9 -10 -11 agosto 2007
In occasione del 16° anniversario dell'assassinio in Calabria del giudice Antonino Scopelliti, il Movimento “Ammazzateci Tutti” e la costituenda Fondazione “Antonino Scopelliti”, in collaborazione con “Libera”, Progetto Policoro, Consorzio di cooperative sociali “Goel”, Centro Servizi al Volontariato Reggio Calabria e con il patrocinio del Ministero per le politiche giovanili, della Presidenza della Giunta regionale della Calabria, della Provincia di Reggio Calabria, del Comune di Reggio Calabria, organizzano a Reggio Calabria, dal 9 all’11 agosto, il meeting “Legalitàlia”: tre giorni di riflessione, incontri, dibattiti, formazione, cultura ed intrattenimento rivolta a tutti i giovani d'Italia.
LA PARTECIPAZIONE AL MEETING È LIBERA E GRATUITA
Per il pernottamento i partecipanti, muniti di sacco a pelo o di materassino da campeggio, potranno usufruire GRATUITAMENTE (previa registrazione nominativa) dei locali della Scuola Media "Venezia-Trento", in via F.Fiorentino n.2 (angolo Piazza Castello).
Per informazioni, iscrizioni e registrazioni al meeting:
direct line: 333 83 125 83
mail: segreteria@legalitalia.org
I lavori del Meeting saranno seguiti ogni giorno in diretta dall'emittente radiofonica nazionale RTL 102.5
Il programma completo del meeting è QUI
PRIMI RESOCONTI:
- Reggio TV: guarda qui
- Don Ciotti inaugura Fondazione Scopelliti
- Presidente Napolitano ricorda Scopelliti
- Legalitàlia ricorda Scopelliti
- L’appello di Boemi
- Legalitàlia memoria e impegno
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