Creato da marea14 il 13/02/2007

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Post N° 55

Post n°55 pubblicato il 13 Novembre 2007 da marea14
 

Myanmar … continua la repressione

“Ritorna alla normalità la situazione nel Myanmar” è il titolo di una notizia di agenzia di oggi che invita alla ripresa del turismo.
Ma solo pochi giorni fa,
Catherine Baber di Amnesty International, aveva affermato che “le prove su arresti arbitrari di massa, presa di ostaggi, sparizioni, percosse e torture ai danni dei detenuti smentiscono senza ombra di dubbio qualsiasi pretesa del governo di Myanmar che la situazione sia tornata alla calma".

Ed oggi Amnesty International ha diffuso in un comunicato la seguente testimonianza dell’attacco al monastero di
Myitkyina.

Intorno alle cinque del pomeriggio del 25 settembre, le autorità hanno tagliato le linee telefoniche. Poco dopo le nove di sera hanno sfondato l’ingresso principale del monastero coi carri armati, come se avessero circondato e stessero assalendo un obiettivo nemico. Alcuni soldati si sono appostati fuori dall’edificio, altri hanno fatto irruzione all’interno.
Non c’erano solo i soldati. Ad aiutarli c’erano i poliziotti e i membri di Swan Arrshin e dell’Usda [formazioni paramilitari filo-governative]. Hanno iniziato a picchiare i monaci. Appena ne incrociavano uno lo pestavano. Ci hanno ordinato di metterci contro il muro, picchiando chi non obbediva.
Diciotto di noi sono riusciti a fuggire attraverso il tetto del monastero e a nascondersi nei dintorni. Solo la mattina dopo abbiamo avuto il coraggio di rientrare. I militari avevano abbandonato l’edificio dopo l’irruzione ma sentivamo ancora dei rumori venire dall’interno. Quando siamo entrati, abbiamo visto la devastazione: porte rotte, sangue sui pavimenti. I monaci che non erano stati portati via si erano riuniti al secondo piano. Io ho continuato a girare… c’era devastazione ovunque.
Poi ho saputo che uno dei monaci arrestati era morto per i pestaggi subiti durante l’interrogatorio. Lo abbiamo saputo il 27 o il 28 settembre, non ricordo il giorno esatto…

  Ascolta il racconto

Il monaco picchiato a morte si chiamava U Thilavantha ed aveva 35 anni (vedi foto precedente).

Prima dell’attacco al monastero di Myitkyina, nel monastero c'erano 142 monaci; oggi ne sono rimasti soltanto 11: tutti gli altri sono stati arrestati oppure sono entrati in clandestinità.

 Ritornata alla normalità la situazione nel Myanmar?
Eppure proprio oggi sono stati arrestati diversi dissidenti, tra cui
Su Su Nway, conosciuta per il suo impegno contro i lavori forzati.
E sempre di oggi è la conferma dell’arresto, avvenuto i primi di novembre, di
 
U Gambira, leader della protesta pacifica di settembre.
Soe Tun, membro di “Generazione 88”, ha dichiarato: “Invece che di gesti di riconciliazione continuiamo ad avere notizie di violenze. Se la giunta vuole la riconciliazione nazionale come dice, deve mettere fine agli arresti”.

Invito tutti a sottoscrivere l’appello di Amnesty International in cui si chiede alle autorità di Myanmar il rilascio immediato di tutte le persone arrestate durante e dopo le manifestazioni di settembre. Si chiedono, inoltre, garanzie sul trattamento dei detenuti e sull’accesso agli avvocati, alle famiglie e alle cure mediche di cui alcuni di loro hanno assolutamente bisogno.

E unisco un mio forte applauso agli
applausi del popolo birmano per i suoi monaci

 
Rispondi al commento:
marea14
marea14 il 15/11/07 alle 17:54 via WEB
Grazie sneo, sei molto gentile.
Comprendo la tua rabbia: più si cerca di andare a fondo e più ci si rende conto non solo di quanto sia atroce questa repressione, ma anche del fatto che ci sono troppe altre cose terribili di cui si parla troppo poco. Come, per esempio, del fatto che la Birmania è il solo paese al mondo (insieme alla Russia) che continua ad utilizzare le mine anti-uomo.
O come della questione, sollevata dal "The Guardian", delle bambine prostitute (che si trovano nei locali notturni birmani) che hanno come principali clienti gli ufficiali governativi … si stima che ben il 30% di queste bambine sia già diventato sieropositivo.
Alla violenza si aggiunge altra violenza ed all’orrore altro orrore.
Alle dichiarazioni ottimiste di Gambari, fanno tristemente eco le denunce di alcuni monaci birmani che sottolineano il fatto che il rappresentante delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Paulo Sergio Pinheiro, ha visitato solo i luoghi voluti dalla giunta, non ha incontrato né Aung San Suu Kyi (leader dell’opposizione), né U Gambiera (leader delle proteste dei monaci che oggi rischia la pena di morte); per quanto riguarda, poi, la visita al monastero Kyakhat Wine di Bago, “razziato dai soldati”, si afferma che è un falso perchè questo monastero era tra quelli schierati contro le marce dei monaci.
Il tuo riferimento a Mastella, anche se non si può fare un paragone con la situazione in Birmania, non è tanto “fuori tema”. Si pone anche qui, ovviamente in termini diversi, un problema di democrazia, quella democrazia che De Magistris denuncia essere in pericolo.
Ed adesso Mastella vuole citare in giudizio Grillo per aver detto: "La magistratura è stata fermata dalla politica. Una volta, nel 1992, con Falcone e Borsellino si usava il tritolo. Oggi interviene direttamente il ministro della Giustizia". Grillo ha detto solo la verità. Sono cose che abbiamo pensato e detto in molti. Sarebbe il caso di dire, a gran voce, (parafrasando il famosissimo “E adesso ammazzateci tutti): ”E adesso querelateci tutti” Ha, poi, dell’incredibile la dichiarazione di Mastella di voler devolvere alle vittime delle mafie il risarcimento dei danni richiesto … le stesse cose dette da Grillo erano state già dette nei giorni precedenti da diversi familiari di vittime della mafia, a cominciare da Salvatore Borsellino, Rosanna Scopelliti, Sonia Alfano, etc. … e sono state le associazioni antimafia le prime a schierarsi in favore di De Magistris … ma Mastella sembra vivere in un altro mondo …
Non si è fatta attendere, in proposito, una dichiarazione di Paolo Borsellino che oggi ha ricordato quanto da lui scritto in una lettera aperta del 20 settembre scorso: ”Ieri era stato necessario uccidere uno dopo l'altro due giudici che da soli combattevano una lotta che lo Stato Italiano non solo si è sempre rifiutato di combattere ma che ha spesso combattuto dalla parte di quello che avrebbe dovuto essere il nemico da estirpare e spesso ne ha armato direttamente la mano. Oggi non serve più neanche il tritolo, oggi basta, alla luce del sole, avocare un'indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosi rimasti stava ad arrivare al livello degli 'intoccabili', perché tutto continui a procedere come stabilitò.” Paolo Borsellino ha riaffermato quanto già scritto ed ha aggiunto: ”Se il signor Mastella ritiene di dover querelare per le sue frasi Beppe Grillo, lo prego di fare la stessa cosa anche nei miei confronti, mi potrà così poi devolvere, come familiare di una vittima della mafia, una parte dei proventi che gli deriveranno dalla messa in pratica del suo 'avvertimento'".
 
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