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Eccomi di nuovo!
È la vigilia di Natale. Ho ancora un po’ di tempo a disposizione prima di prepararmi per andare a cena a casa di amici e ne approfitto per dedicarlo alla casa.
Sono particolarmente allegra: sono in Calabria da pochi giorni e sono stati giorni pieni di intense emozioni e di grande calore umano.
Salgo su una sedia, perdo l’equilibrio … e la caduta è inevitabile e rovinosa. Il dolore che provo è insopportabile. Trascinandomi a fatica raggiungo il telefono e chiamo Caterina, una giovane dottoressa, che arriva immediatamente seguita, subito dopo, dal padre (anche lui medico).
”Ti porto subito al Pronto Soccorso” dice Caterina. Poi ha un momento di esitazione ed aggiunge che è meglio chiamare un’ambulanza perché se c’è una brutta frattura alle costole, i sobbalzi della macchina potrebbero causarmi la perforazione del polmone.
Telefona, perciò, al 118 spiegando cosa è accaduto. “Noi possiamo venire anche subito” le rispondono “ma se si teme la perforazione del polmone, le consigliamo di trasportarla con la macchina perché l’ambulanza che abbiamo in dotazione è talmente mal ridotta che è impossibile evitare scossoni … il rischio che si correrebbe con noi, in questo caso, sarebbe elevato …”.
Sono allibita. Maliziosamente penso anche che forse è una scusa perché è la vigilia di Natale, ma alcuni giorni più tardi mia cugina Elisabetta (dottoressa che lavora con il 118) mi ha confermato lo stato disastroso in cui versano le ambulanze: “è verissimo, sarebbe stato molto rischioso, per te, andare in ambulanza”.
Il Pronto Soccorso più vicino è quello di Castrovillari. Caterina parla durante tutto il viaggio per distrarmi ma la mia sofferenza è enorme nonostante la puntura di antidolorifico fatta prima di partire.
Con mia grande sorpresa al Pronto Soccorso non c’è nessuno sportello di prima accoglienza, nessun infermiere specializzato … l’assegnazione del codice di gravità (rosso, giallo, verde, bianco) è del tutto inesistente. Ci dirigiamo direttamente verso la sala visite … ed è solo lì che il medico chiama un infermiere per farmi portare una sedia a rotelle. Una vecchia sedia con le ruote quasi del tutto sgonfie …
Il responso delle radiografie è inequivocabile: due costole fratturate. Il medico decide di ricoverarmi.
”Cosa mi farete qui in ospedale che io non possa fare a casa?” chiedo.
“Nulla” mi risponde.
”E allora perché dovrei ricoverarmi?”
”Dobbiamo tenerla sotto osservazione per alcuni giorni perché lei rischia la perforazione del polmone”
Dopo una breve consultazione con Caterina, rifiuto il ricovero e mi faccio dire quali sono i sintomi che mi dovrebbero allarmare. “Se avvertirò questi sintomi” assicuro “chiamerò subito il mio medico e verrò in ospedale”.
Il medico del Pronto Soccorso non nasconde il proprio stupore: in genere, chi proviene dai paesi circostanti fa di tutto per essere ricoverato, a causa della mancanza di adeguate strutture sanitarie, anche quando non c’è un effettivo bisogno … perciò mi chiede più volte se sono sicura di voler rifiutare il ricovero e mi invita a restare almeno ancora un’ora lì. Poi comincia a parlare della terapia da fare a casa.
”Oltre agli antidolorifici è indispensabile una copertura antibiotica” esordisce. Quindi mi chiede se sono allergica agli antibiotici.
”Penso di no” rispondo “fino ad oggi non ho avuto problemi con gli antibiotici”.
”Che ne dice di prendere il …? Oppure potrebbe prendere il …” e fa il nome di due antibiotici
”Non saprei … è lei il medico, è lei che deve decidere …”
”Potrebbe prendere il …” e fa il nome di un altro antibiotico guardandomi con aria interrogativa.
”Decida lei. È lei che sa quale è il più adatto …”
”E se poi è allergica a qualcuno di quelli che ho nominato? Li conosce?”
”No, non li conosco”
”Se non li ha mai presi chi mi garantisce che non è allergica? … perché se è allergica poi son problemi seri … mi dica lei il nome di un antibiotico”
”È molto tempo che non prendo antibiotici, non ricordo nessun nome …”
”Potrei darle il …” e fa il nome di un antibiotico ma subito aggiunge dubbioso “e se poi è allergica? … mi dica lei …”
Sono strabiliata. Evito di guardare Caterina perché so che scoppierei a ridere e non posso permettermelo: se rido il dolore aumenta … e poi non è affatto educato …
Ma la cosa più allucinante è che questa “conversazione” va avanti per circa mezz’ora, fino a quando, cioè, il medico non arriva a questa assurda conclusione:
”È meglio che non prenda antibiotici perché se poi dovesse risultare allergica, sarebbe peggio …”
”Mi scusi, ma non aveva detto che la copertura antibiotica è indispensabile?” obietto io.
”Sì, è così. Ma il rischio sarebbe maggiore se dovesse essere allergica …”
Sono esausta e non vedo l’ora di andare via, perciò taglio corto:
”Allora facciamo così: lei mi prescrive un antibiotico e mi dice anche quali sono i sintomi che dovrei avere in caso di allergia; chiamerò subito il mio medico se dovessi sentirmi male”
La mia proposta sembra convincerlo, mi parla dei sintomi che devono mettermi in allarme e scrive una ricetta … ma nel porgermela aggiunge:
”C’è anche l’antibiotico … decida lei se prenderlo o no …”.
Non ho più la forza di rispondere e di continuare questa inconcepibile conversazione … sono sfinita! Faccio finta di non aver sentito e saluto frettolosamente: ho solo voglia di fuggire da lì. Prima di lasciare Castrovillari per tornare a casa ci fermiamo vicino una farmacia per comprare le medicine.
Quando ritorna in macchina Caterina mi dice “Non ho comprato quelle che ti ha prescritto lui ma altre che secondo me sono più efficaci”.
Sorrido: ”Hai fatto benissimo … mi hai letto nel pensiero … adesso mi sento più tranquilla … questo “incontro” con le strutture sanitarie calabresi non è stato molto felice …”.
C’è ancora molto da fare nella nostra sanità. La realtà, a volte, supera la fantasia …
È cominciato così, per me, un periodo molto duro. Non voglio soffermarmi a descrivere i brutti momenti di sofferenza. Dico solo che ho trascorso ben quaranta giorni e quaranta notti inchiodata ad una poltrona: impossibile dormire nel mio letto. Non so come ho fatto a resistere … evidentemente è vero che “necessità fa virtù”.
Mi hanno aiutato molto il fuoco del camino (che rilassa moltissimo) che Rita veniva ad accendere ogni mattina, gli alberi che si vedevano dalla finestra, l’affetto e la presenza degli amici che mi hanno coccolata tantissimo, la cucina tradizionale “all’uso antico” di Anna che arrivava ogni giorno con piatti squisiti. Poi, inaspettatamente, è arrivata Elisa, mia sorella, e mi ha travolto con la sua allegria … lunghe e serene giornate trascorse insieme, per la prima volta dopo la morte dei nostri genitori, nella casa dove siamo cresciute: un’atmosfera particolare che mi ha dolcemente riportato indietro nel tempo … presente e passato si sono mescolati e confusi …
Molti, troppi gli eventi che si sono succeduti in questi ultimi due mesi … la caduta del governo, le inquisizioni e gli arresti in Calabria, gli incredibili sviluppi della “questione” De Magistris” (come ha scritto Marco Travaglio, l’impressione è che prima si sia deciso di condannare De Magistris “a prescindere”, poi si sia cercato “qualcosa” per giustificare una decisione già presa), le vicende dell’Afghanistan, il giallo sulla morte di Bin Laden (ma è morto o no?), gli incidenti sul lavoro che continuano a mietere vittime, l’inaccettabile attacco alla legge 192, l’esplosione del “problema rifiuti” in Campania, la scarcerazione di Salvatore Riina, il massacro dei palestinesi, etc. etc.
Impossibile fare una sintesi di tutto, ma sono certa che sono molti i blog che ne hanno parlato e nei prossimi giorni farò un giro per leggere le vostre opinioni.
Ed ora eccomi di nuovo qui.
Voglio ringraziare innanzitutto Fajr e Guerrino che in questo periodo sono stati molto presenti.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno inviato messaggi e quelli che hanno continuato a commentare i post del mio blog. E ringrazio tutti quelli che hanno continuato ad affacciarsi sul mio blog, nonostante la mia lunga assenza.
Grazie di cuore a tutti!
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