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Post N° 67

Post n°67 pubblicato il 01 Aprile 2008 da marea14
 

Non vogliamo morire ma vivere

La piazza di Tian An Men è stata da poco invasa da un esercito di soldati delle truppe speciali e migliaia di studenti sono stati uccisi. Studenti contro carri armati … e tanto sangue.
Hai comprato Il Manifesto oggi?
Sì, ma non l’ho ancora letto
Allora leggi questo articolo
Gli occhi del mio collega tradiscono un moto di commozione mentre mi indica un articolo dal titolo “Non vogliamo morire ma vivere”: è uno stralcio della dichiarazione degli studenti universitari di Pechino, fatta il 13 maggio 1989, quando hanno iniziato lo sciopero della fame … 13 maggio 1989, ventidue giorni prima della violenta repressione.

L’emozione che provo nel leggere è fortissima: quella dichiarazione pubblicata da “Il Manifesto” dopo l’eccidio, suona come un testamento.
Parole che mi colpiscono e che decido di conservare.

Ed è a quel ritaglio di giornale che ho pensato quando è iniziata la protesta dei monaci in Tibet, soprattutto quando la protesta si è estesa anche all’università di Pechino.
Ed è ancora a quel ritaglio di giornale che ho pensato quando ho letto che ieri mattina il presidente cinese, Hu Jintao, ha acceso a piazza Tian An Men la fiaccola olimpica … impossibile non pensare ai ragazzi massacrati nel 1989 … impossibile non pensare alla repressione nel Tibet.

È, perciò, in omaggio ai ragazzi trucidati in piazza Tian An Men, come anche in omaggio alla lotta dei tibetani che riporto lo stralcio di quella dichiarazione:

”In questo caldo mese di maggio noi iniziamo lo sciopero della fame. Nei giorni migliori della giovinezza dobbiamo lasciare dietro di noi tutte le cose belle e buone e solo Dio sa quanto malvolentieri e con quanta riluttanza lo facciamo. Ma il nostro paese è arrivato ad un punto cruciale.
Il potere politico domina su tutto, i burocrati sono corrotti, molte buone persone con grandi ideali sono costrette all’esilio. È un momento di vita o di morte per la nazione. Tutti voi compatrioti, tutti voi che avete una coscienza ascoltate le nostre grida. Questo paese è il nostro paese, questa gente è la nostra gente, questo governo è il nostro governo. Se non facciamo qualcosa chi lo farà per noi?
Benché le nostre spalle siano ancora giovani ed esili, benché la morte sia per noi un fardello troppo pesante, noi dobbiamo andare perché la storia ce lo chiede.
Il nostro entusiasmo patriottico, il nostro spirito totalmente innocente vengono descritti come elementi che creano tumulto. Si dice che abbiamo motivi nascosti o che veniamo usati da un manipolo di persone. Vorremmo rivolgere una preghiera a tutti i cittadini onesti, una preghiera ad un operaio, contadino, soldato, cittadino comune o all’intellettuale, funzionario di governo, al poliziotto e a tutti quelli che ci accusano di commettere crimini. Mettetevi una mano sul cuore, sulla coscienza. Quale sorta di crimine stiamo commettendo? Stiamo provocando un tumulto? Cerchiamo solo la verità ma veniamo picchiati dalla polizia.
I rappresentanti degli studenti si sono messi in ginocchio per implorare la democrazia, ma sono stati totalmente ignorati. Le risposte alle richieste di un dialogo paritario sono state rinviate ed ancora rinviate. Che altro dobbiamo fare?
La democrazia è un ideale della vita umana come la libertà ed il diritto. Ora per ottenerli dobbiamo sacrificare le nostre giovani vite. È questo l’orgoglio della nazione cinese?
Lo sciopero della fame è la scelta di chi non ha scelta. Stiamo combattendo per la vita con il coraggio di morire. Ma siamo ancora ragazzi. Madre Cina, per favore, guarda i tuoi figli e le tue figlie. Quando lo sciopero della fame rovina totalmente la loro giovinezza, quando la morte gli si avvicina puoi rimanere indifferente? Non vogliamo morire, vogliamo vivere. Non vogliamo morire, vogliamo studiare.
Caro padre, cara madre, per favore non siate tristi. Cari zii, care zie, che non vi si spezzi il cuore mentre diciamo addio alla vita. Abbiamo una sola speranza: che questo permetta a tutti di vivere in modo migliore. Abbiamo una sola preghiera: non dimenticate che non è assolutamente la morte quello per cui stiamo lottando. La democrazia non è un affare che riguarda poche persone. La battaglia democratica non può essere vinta da una singola generazione.
Domandiamo alcune cose: primo, che il governo cominci un dialogo diretto, sostanziale e paritario con la delegazione degli studenti dell’università. Secondo, che il governo riabiliti questo movimento degli studenti e che faccia una giusta rivalutazione per riaffermare il suo spirito di movimento patriottico e democratico.”

 
Rispondi al commento:
Suresh.07
Suresh.07 il 05/04/08 alle 09:17 via WEB
Non mi interessa nulla se il Tibet era o è una regione cinese, anche Nizza era italiana, e lo era anche l’Istria, e allora che facciamo? Invadiamo Nizza e l’Istria come fecero i cinesi col Tibet nel 50? E poi una volta occupate che facciamo? Procediamo ad una bella italianizzazione come fece il duce con le minoranze linguistiche dell’Alto Adige? Quello in atto in Tibet è un vero è proprio genocidio culturale oltre che umano. Un popolo non è costituito solo da confini geopolitici che del resto sono quasi sempre frutto gi guerre di invasione, un popolo vive sopratutto della sua cultura e delle sue tradizioni, anche quelle religiose, perché nessuno dovrebbe avere il diritto di prevaricazione e di annientamento delle culture altrui. Nessuno può chiamarsi paladino delle libertà e dei diritti se appoggia uno stato autoritario e oppressivo che tiranneggia non solo nel Tibet ma anche nelle sue città. In Cina, per un post così, Marea rischierebbe di finire ai lavori forzati. La Cina è la più grande utilizzatrice della pena di morte al mondo, in Cina sono note le persecuzioni e le espropriazioni ai danni di poveri contadini che chiedevano solo di lavorare la terra, in Cina è arcinota la persecuzione religiosa e di altre minoranze come quella musulmana, in Cina è arcinoto il capitalismo di stato e lo sfruttamento dei lavoratori costretti a lavorare anche 18-20 ore consecutive se il ricco cliente occidentale richiede velocemente la sua merce. E’ noto anche l’interesse coloniale della Cina verso altre piccole regioni adiacenti come il Bhutan e il Sikkim. Ripeto, come sto dalla parte della Palestina, degli indios sudamericani ecc. così sto dalla parte del Tibet che ha tutto il diritto di difendere la sua cultura e la sua tradizione, anche quella religiosa. E non è affatto vero che nessuno prende posizione sull’Iraq e sull’Afghanistan…personalmente, da tre anni ormai, ne scrivo un giorno si e giorno no, e so che tantissimi altri lo fanno, come tante sono state le mobilitazioni che purtroppo non servite a nulla, a poco. Comunque, le farneticazioni di cui parlavo non erano rivolte a te ma ad altri deliranti articoli e commenti in altri siti.
 
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