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Il memoriale di Vincenzo Calcara: inquietanti e sconvolgenti rivelazioni sui rapporti della mafia con lo Stato, la massoneria ed il Vaticano …
Ci sarebbero molte cose di cui parlare: il lodo Alfano e la sua promulgazione da parte del Presidente della Repubblica (nonostante lo stesso Nicola Mancino, che certamente non è un estremista di sinistra, abbia parlato di opportunità di fare una legge costituzionale), la condanna di Luigi De Magistris (con il successivo pronunciamento della Corte di Cassazione che ha respinto il suo ricorso) ed il suo recente trasferimento, il trasferimento di Clementina Forleo, l’allarme nucleare alle porte dell’Italia, l’aumento delle esecuzioni capitali nel mondo, la “scarcerazione” di Contrada, la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per gli immigrati, etc. etc.
Ma c’è un altro argomento che in questi giorni mi ha colpito in modo particolare: il memoriale di Vincenzo Calcara.
Antonino Caponnetto, nel libro “I miei giorni a Palermo”, ha affermato che Tommaso Buscetta, nonostante avesse collaborato in modo decisivo per conoscere la complessa struttura organizzativa della mafia e avesse parlato anche del tentativo di golpe di Valerio Borghese, si sia categoricamente rifiutato di fare rivelazioni sulle relazioni esistenti tra “cosa nostra” e la politica e che abbia giustificato tale rifiuto asserendo: “ … Lo Stato non sarebbe in condizione di sopportare le reazioni che deriverebbero da eventuali mie dichiarazioni su questo argomento … So cose che potrebbero minare le istituzioni … se dovessi parlare di queste cose, non sarei sicuro neanche in America …”.
Ho ripensato a queste parole di Buscetta quando ho letto sul sito http://www.19luglio1992.com/ il memoriale che Vincenzo Calcara ha inviato a Salvatore Borsellino (fratello di Paolo Borsellino) in cui si parla delle rivelazioni fatte al giudice Borsellino prima della sua morte: vicende annotate sulla famosa agenda rossa, vicende sulle quali Borsellino stava indagando. Le “cose che potrebbero minare le istituzioni” alle quali fa riferimento Buscetta sono le stesse di cui parla Calcara? A volte la realtà supera la fantasia. È così anche in questo caso?
Il contenuto del memoriale è sconvolgente. Calcara spiega il concetto di “Entità” (nella parte IV e V del memoriale) di cui aveva parlato Buscetta e rivela l’esistenza e l’organizzazione (Commissione Suprema e Triunvirato con capo assoluto) di cinque “Entità” strettamente legate tra di loro “come se fossero organi vitali di uno stesso corpo”: l’Entità di Cosa Nostra, l’Entità della ‘ndrangheta, l’Entità dei pezzi deviati delle Istituzioni, l’Entità dei pezzi deviati della massoneria e l’Entità dei pezzi deviati del Vaticano. Asserisce (nella parte V del memoriale) che alcuni componenti della “Commissione Suprema” hanno partecipato alla redazione della Costituzione. Parla del ruolo della ex DC, dell'attentato a Papa Wojtyła (nella parte II), dell'avvelenamento di Papa Luciani (nella parte II), del ruolo dello IOR (nella parte II e V), di Mons. Marcinkus (nella parte II, III, IV e V), di Calvi (nella parte IV e VI), di Miceli (nella parte VI), del notaio Albano (nella parte II, III IV e V), di Vaccarino (nella parte I, II e VI), di un “potente uomo politico” (facilmente individuabile) nella parte III e IV, di uno Stato dentro lo Stato, etc.
Già cinque anni fa (nel 2003) Calcara – quando è stato assolto dall'accusa di calunnia nei confronti del maresciallo dei carabinieri, Giorgio Donato, che compare anche nel “memoriale” (nella parte IV e VI) – aveva dichiarato: “Posso dirvi la verità sui rapporti fra Andreotti, Marcinkus e Calvi. Conosco tutta la verità su Andreotti. So tutto sul vassoio regalato alla figlia di Nino Salvo per il suo matrimonio. So dei rapporti tra Andreotti e il notaio Albano che gestiva i soldi del primo, così come buona parte di quelli di Cosa Nostra di cui curava gli interessi. Roberto Calvi aveva il compito di ''ripulire'' il denaro sporco come si deve. È una verità genuina e pura la mia che avrei voluto raccontare ai giudici di Palermo”.
Ma non è stato mai chiamato a deporre nel processo contro Andreotti. Né alcun organo di informazione (se si esclude “Antimafia 2000”) ha pubblicato il suo memoriale, nonostante sia stato reso noto ai giornalisti. Ritengo, perciò, giusto far conoscere questo documento affinchè i fatti narrati escano dal silenzio che li ha avvolti, affinchè si indaghi sulle incredibili ed inquietanti circostanze rappresentate ed affinchè Vincenzo Calcara sia ascoltato anche dai giudici di Caltanissetta, come auspicato da Salvatore Borsellino.
Paolo Borsellino stava indagando su questi fatti. Probabilmente aveva trovato alcuni riscontri e, forse, per questo è stato ucciso.
Il documento è decisamente lungo ma vale la pena leggerlo. Vorrei chiedere a chiunque riesce a reperire documentazione (in rete o altrove), anche a livello di sentenze e di procedimenti giudiziari, che riguardano i fatti riportati, di segnalarlo qui o sul sito di Salvatore Borsellino http://www.19luglio1992.com/ (sulla home page, in basso, c’è l’indirizzo e-mail) in modo da ottenere una informazione più dettagliata. Prossimamente, infatti, Salvatore Borsellino riunirà in un unico documento le varie parti del memoriale, cercando di dare un ordine logico e cronologico e corredando il testo di note e di riferimenti. È, perciò, utile l’aiuto di tutti.
Il memoriale è suddiviso in sei parti (e l’inizio di ogni parte è preceduta da una introduzione di Salvatore Borsellino). Lo riporto con alcuni omissis (pochi) per facilitare la lettura, ma su ogni parte riporterò il link della pagina originaria, in modo che chiunque potrà leggere la versione integrale.
Un piccolo particolare che fa riflettere: per la strage di via d’Amelio è stato usato il semtex, cioè lo stesso esplosivo usato per le stragi di Stato …
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PRIMA PARTE
Inizio con oggi, dopo averne ottenuto l'autorizzazione da parte dell'interessato, la pubblicazione di alcune lettere e di un memoriale che mi è stato consegnato da Vincenzo Calcara.
Ho conosciuto di persona Vincenzo durante la trasmissione Top Secret ma quasi mi sembrava di conoscerlo da tanto tempo. Me ne avevano parlato la moglie e i figli di Paolo che hanno continuato ad aiutarlo e stargli vicino da quando lo Stato, nella sua costante opera di scoraggiamento dei testimoni di Giustizia, dei collaboratori di Giustizia e dei (pochi) veri pentiti, lo ha abbandonato al suo destino. Me ne aveva parlato già lo stesso Paolo negli ultimi mesi della sua vita, quando stava raccogliendo le sue rivelazioni nello stesso periodo in cui ascoltava anche Gaspare Mutolo e Leonardo Messina, ma con Vincenzo Paolo aveva stabilito un rapporto particolare perché era quello che gli aveva confessato di avere avuto, dalla famiglia di Francesco Messina Denaro, la famiglia che deteneva saldamente il controllo della zona di Castelvetrano, alla quale apparteneva come uomo d'onore "riservato", l'incarico di ucciderlo con un fucile di precisione in un agguato sulla statale tra Palermo ed Agrigento.
Gli uomini d'onore "riservati" sono quelli che non rientrano nella normale gerarchia della "famiglia" mafiosa e la cui affiliazione viene decisa direttamente dal capo famiglia, spesso sul modello e con i riti "massonici", informando della sua qualità soltanto i capi dell'organizzazione e restando poi segreti all'interno dell'organizzazione segreta. Come dice Antonio Ingroja "solo i capi di Cosa Nostra possono decidere, naturalmente in maniera segreta, simili affiliazioni, che rimangono assolutamente riservate rispetto agli altri aderenti alle varie famiglie mafiose sparse nel territorio. L'uomo d'onore riservato serve anche per difendersi del fenomeno dei collaboratori di giustizia.....". Ad essi vengono affidate le operazioni più delicate, e certamente l'assassinio di Paolo Borsellino era tra questi, nel caso in cui, come spesso succede, non vengano svolte direttamente dal "capo famiglia" insieme con gli uomini più fidati ed esperti del "gruppo di fuoco" della famiglia stessa.
Come leggerete c'erano due piani alternativi per uccidere Paolo, il primo prevedeva l'uso di un fucile di precisione ed era affidato a Vincenzo Calcara, il secondo l'uso di un'autobomba ed in questo Vincenzo avrebbe svolto soltanto un lavoro di copertura. Da Palermo arrivò poi però, direttamente da Totò Riina, l'ordine che avrebbe dovuto essere ucciso prima Giovanni Falcone e così i piani furono momentaneamente accantonati.
Vincenzo Calcara è uno dei pochi collaboratori di Giustizia che possono veramente essere chiamati "pentiti".
In lui, come leggerete dalle sue parole, l'incontro con Paolo Borsellino provocò una profonda crisi e un sovvertimento dei valori ai quali era stato indotto a credere fin da bambino. Oggi per lui la "Giustizia" e il "Bene" sono al di sopra di tutto ed è tanto più da ammirare in quanto quelle Istituzioni nelle quali oggi lui crede fermamente le vede ogni giorno infangate da chi, indegnamente, le occupa e quello Stato che per lui rappresentava il nemico da combattere o nel quale infiltrarsi capisce oggi come abbia contribuito all'assassinio del "suo" Giudice e come non voglia e non possa, perché esso stesso responsabile, rendergli Giustizia.
Oggi Vincenzo Calcara, uscito volontariamente dal programma di protezione, vive con la nuova compagna e le quattro figlie avute insieme con lei, dopo che la famiglia precedente lo ha abbandonato a seguito della sua scelta.
Non ha una nuova identità, non ha un lavoro che gli permetta di vivere dignitosamente e di provvedere alla sua famiglia, lo Stato e le Istituzioni nelle quali, nonostante tutto crede fermamente, lo hanno abbandonato e rischia ogni giorno di cadere sotto la vendetta della mafia, che, diversamente dallo Stato, non dimentica mai.
Del memoriale di Vincenzo Calcara si trovano tracce nelle motivazioni delle sentenze, di diversi processi, del processo Calvi, al processo Antonov per l'attentato al Papa, al processo Aspromonte, al processo per l'omicidio Santangelo, figlioccio di Francesco Messina Denaro, ai processi Alagna+15 e Alagna+30, alla sentenza del Giudice Almerighi, nei quali tutti si è dimostrata la piena attendibilità di Calcara nonostante i numerosi tentativi di screditarlo.
Ma Calcara non è stato mai messo a confronto con altri pentiti come Leonardo Messina o Gaspare Mutolo o come Giuffrè, che, quindici anni dopo di lui, ha parlato di quelle stesse cose di cui lui aveva già parlato tanti anni prima.
Non è stato mai chiamato a deporre nel processo Andreotti anche se aveva parlato del notaio Albano quando nessuno ne conosceva neppure il nome, non è stato mai chiamato nel processo Canale, non è stato mai utilizzato nell'istruttoria sui Mandanti Occulti delle stragi del 92 o nell'istruttoria del processo, mai arrivato alla fase dibattimentale, sulla sottrazione dell'Agenda Rossa, nonostante io stesso avessi portato al tribunale di Caltanissetta le parti del memoriale dove di quell'agenda proprio si parlava.
Ho deciso allora di pubblicare su questo sito. nella loro interezza, queste lettere e questi memoriali perché almeno arrivino ad essere conosciuti dall'opinione pubblica.
Nel trascriverli ho riportato fedelmente anche tutte quelle maiuscole che spesso Vincenzo adopera quando vuole dare più risalto a certe parole, ho evidenziato invece io in grassetto i punti che ho ritenuto essere più importanti.
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La prima parte continua QUI
Le parti II III IV V e VI sono riportate ai post 85, 84, 83, 82 e 81
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