Pensieri in libertà

È questa la civiltà?

.

.

Ore 22,45 del 18 novembre 2005: dopo aver preso posto (in cuccetta) sull’Espresso Roma- Reggio Calabria che mi porterà a Locri per una manifestazione indetta da “Libera” (Carovana antimafie) contro la 'ndrangheta e per esprimere solidarietà ai “ragazzi di Locri”, scendo dal treno per fumare una sigaretta.
Poco lontano da me il “cuccettista” (si dice così?) discute animatamente con un altro addetto delle ferrovie ed un poliziotto. Non si capisce di cosa stiano parlando ma ad un certo punto sento il poliziotto che dice con tono preoccupato “ … e se poi succede qualcosa? …”.
È una frase che attira la mia attenzione. Non comprendo cosa potrebbe succedere. Mi guardo intorno: è tutto tranquillo … il solito via vai (neanche tanto animato) di sempre.
Penso, allora, che probabilmente i tre si conoscono e stanno parlando di loro questioni personali.
Il poliziotto va via … io finisco la mia sigaretta e risalgo sul treno.
Sono circa le 23, più o meno tra una decina di minuti il treno partirà. Sto scambiando quattro chiacchiere con altri passeggeri quando, improvvisamente, sentiamo che qualcuno sta urlando.
Ci affacciamo dal finestrino.
 Davanti lo sportello del nostro vagone c’è un disabile in carrozzella con una valigia sulle ginocchia ed un biglietto ferroviario in mano che agita verso il “cuccettista”.
“È il disabile di cui parlava prima un poliziotto” dice un viaggiatore. A quel punto capisco il senso del frammento di frase che avevo colto poco prima: evidentemente c’erano problemi per accogliere il disabile.
Mi rendo conto, in quel momento, che i gradini della scaletta di accesso al treno non consentono l’accesso ad una carrozzella.
Il tempo passa velocemente e l’uomo continua ad urlare le proprie ragioni.
Alle 23,10, puntualmente, il treno parte. Io e gli altri viaggiatori ci guardiamo sconcertati, allibiti, increduli … poi il nostro sguardo non riesce a staccarsi da quell’uomo in carrozzella rimasto solo sul marciapiede della stazione, in una notte gelida, con una valigia sulle ginocchia ed un biglietto ferroviario in una mano … fino a quando non diventa un puntino e sparisce all’orizzonte …
È mai possibile che Trenitalia non riesce ad accogliere un disabile?
Il “cuccettista” spiega che quel signore, quando aveva fatto il biglietto, non aveva specificato che era in carrozzella, per cui in stazione non si erano attivati per portare un elevatore che gli consentisse di salire sul treno.
Sì, Trenitalia ha gli elevatori. E allora, anche se non allertati prima, che ci voleva a prenderne uno? in fondo il tempo ci sarebbe stato … era tanto difficile superare una semplice formalità?
Sì, forse questa formalità si poteva superare ma poi ci sarebbe stato un altro problema. Quel disabile viaggiava da solo; ci voleva qualcuno che lo aiutasse a passare dalla carrozzella alla cuccetta e viceversa …e Trenitalia non offre questo servizio.
Insomma i disabili possono anche viaggiare ma solo se sono accompagnati.
A me sembra un’assurdità. Il servizio che offre l’Alitalia, per esempio, in questi casi è completo. Ci sono persone addette non solo a portare i viaggiatori in carrozzella sull’aereo ma anche ad aiutarli ad alzarsi dalla carrozzella per sedersi sulla poltrona e viceversa (e questo succede anche se chi ha problemi di deambulazione non è solo ma è accompagnato).
Tutti i disabili che, per varie vicende, non hanno nessuno che li possa accompagnare non potranno mai viaggiare in treno …

Non solo … ma i Centri di Assistenza Disabili di Trenitalia non coprono tutto il territorio nazionale. Infatti tali centri si trovano unicamente presso 15 stazioni (Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli,  Reggio Calabria, Roma, Torino, Trieste, Venezia e Verona) ed anche se esiste un numero unico nazionale (199.30.30.60) resta il fatto che – sia se ci si rivolge alle 15 stazioni, sia se ci si rivolge al 199.30.30.60 – l’assistenza può essere richiesta per un circuito limitato soltanto a 225 stazioni … e sono solo circa 260 i treni a media e lunga percorrenza che dispongono di posto attrezzato per il trasporto di due passeggeri su sedia a rotelle …

 E mentre il treno continua la sua corsa nella notte, nei miei occhi continua a restare l’immagine dell’uomo che sventola un biglietto ferroviario, in segno di protesta per un diritto negato, e che urla il proprio avvilimento verso un treno che lentamente ed inesorabilmente si allontana dalla stazione … e avverto un forte senso di disagio e tanta tanta amarezza.
C’è un posto vuoto sul treno … ed un senso di vuoto in tutti noi che non riusciamo ad accettare che un viaggiatore, il più sfortunato di tutti noi, sia rimasto su quel freddo marciapiede …

.