Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi di Marzo 2009

Docenza neonatale

Post n°465 pubblicato il 16 Marzo 2009 da middlemarch_g
 

baby

Pensavo ai criteri di valutazione di una scuola. Perché fino a quando siamo bambini o adolescenti, vabbè, la scuola non la scegliamo e non dipende da noi. Ci teniamo quella in cui ci iscrivono, e a meno che proprio non succedano cose terribili, ci tocca arrivare fino in fondo tra quelle 4 mura. Del resto arrivare fino in fondo è una cosa obbligatoria per legge, per cui, muti.

Da adulti invece è diverso. Quando decidi di imparare qualcosa di nuovo puoi scegliere tu. Almeno auspicabilmente. La scuola che ho scelto io mi è piaciuta fin dall'inizio perché ha sede in un posto che ti riconcilia col mondo. Ci sono montagne, un fiumiciattolo limaccioso pieno di oche cinerine, e un edificio neoclassico dove andiamo a sentire le lezioni. In giardino c'è perfino un tempietto a pianta centrale. Una delizia.

Come se non bastasse, appena fuori dalla scuola c'è una pasticceria che si chiama Il Monaco, vai a sapere perché. Fanno una cornetto speciale con la crema al centro, che è la cosa più vicina all'idea platonica di cornetto che mi sia mai capitato di mangiare in vita mia. In più, la pasticciera è sensitiva. Non è che lo dichiari esplicitamente, ma io l'ho capito benissimo la prima volta che ci sono andata, e lei, semplicemente dandomi uno sguardo di sfuggita mentre mangiavo la mia idea platonica di cornetto, mi ha detto: lo facciamo senza burro, solo grassi vegetali. Quindi - ha alluso melliflua - te ne puoi mangiare tranquillamente anche due. Credo che l'avrei fatto lo stesso. Ma con quel tipo di apostolica assoluzione preventiva me lo sono goduto il doppio.

Ma non è da questo che ho capito che si trattava della scuola fatta per me, no. E' stato sabato mattina, quando in aula ci hanno portato una bambina di due mesi. Viva. Sveglia, a tratti. In altri momenti ronfante che era una bellezza. In entrambi i casi splendida e perfetta. Anche lei, un'idea platonica di bambina. Va detto che i bambini a quell'età sono tutti idee platoniche, o incarnazioni viventi dell'idea di perfezione. Poi si guastano crescendo. O meglio: è crescendo che li guastiamo. Loro verrebbero su benissimo se non gli facessimo trasfusioni di minchiate per anni e annorum fino a riempirgli la testolina di idee bacate, preconcetti, minima e moralia, paure, proiezioni, restrizioni, inibizioni, e alti valori di riferimento tipo Dio, Patria, e Famiglia. 

L'hanno portata per farci vedere coi nostri occhi una cosa che si legge sui libri di psicologia dello sviluppo ma che tende a restare fredda e molto concettuale finché non la vedi in atto. L'indifferenziazione. La fase della vita di un neonato in cui lo sviluppo embrionale della sua coscienza non conosce il senso del limite e si tiene ben distante dallo steccato dell'identità. A quell'età non c'è differenza tra tu e io. Non c'è qui finisco io e lì cominci tu. C'è un organismo che si percepisce in unità con la madre e con quello che lo circonda. Ed è totalmente aperto all'accettazione di ogni possibile realtà. Una creatura senza filtri cognitivi, emotivi, strutturali, psichici, o fisici. Pura essenza. Pura esperienza. Quello che c'è dentro di lei e quello che c'è fuori di lei non hanno ancora cominciato a darsele di santa ragione per sanare medioevali conflitti. Non s'è ancora scatenato l'armageddon fra Ciò che E' Bene Provare e Ciò che E' Male Provare, conflitti a seguito dei quali una parte della tua energia vitale finirà schiacciata sotto i tacchi dell'inconscio, dove rifiuterà di starsene tranquilla, e da dove si farà un dovere di rovinarti la vita restando sempre molto al di fuori della portata della tua consapevolezza e quindi della tua possibilità di gestire e risolvere il problema.

Insomma ho pensato: una scuola dove mi portano questo splendore di bambina come materiale didattico invece di farmi studiare due capitoli, be', c'è poco da fare: è la scuola che cercavo.

 
 
 

Arràncame la vida

Post n°464 pubblicato il 12 Marzo 2009 da middlemarch_g
 

 

Mi è tornata la voglia di ballare il tango. Oh si. Proprio come Sally Potter, che come me è distantissima dal genere di donna che pensi fatta per il tango ma che, come me, ha imparato che quando tu sei pronta per il tango, il tango è pronto per te, e in ogni caso se sei pronta o meno non è una cosa che decidi tu, è una cosa che decide il tango.

Per cui stasera mi addormento qui, col mio atto di fede nel tango e la mente sgombra da ogni genere di tristezza di cui davvero non rimane traccia. Ho perso per strada le memorie inopportune, sciolto i vincoli, dimenticato le promesse. L'ho fatto ascoltando un'altra donna piangere e rimpiangere, fino a quando non sono arrivata alla conclusione che da parte mia sarebbero state lacrime sprecate, e rimpianti senza identità.

Non è merito mio, e neppure suo. La questione è del tutto diversa. Andare oltre è un atto che passa per essere una forma di generosa carità del tempo, ma non lo è, ed esige un contributo della volontà.

Al di là di tutto, c'è che il tango ha bisogno di spazio.

 
 
 

Speechless

Post n°463 pubblicato il 12 Marzo 2009 da middlemarch_g
 

mela Lo faccio. Ho deciso che creo questo benedetto tag per i post dedicati al valore incomparabile di certe ricerche scientifiche che costano fior di svanziche al contribuente (per lo più straniero, va detto, perché si sa bene in che considerzione venga tenuta la ricerca in questo paese, sebbene nel caso specifico la cosa mi faccia quasi piacere). Lo chiama La Gaia Scienza, e ci aggiungo anche ques'ultima perla. La rottura di palle è che devo andare a ripescare i post del passato per ritaggarli, ma tant'è.

Insomma qui abbiamo l'Harvard School of Public Health, che sul numero di febbraio del New England Journal of Medicine ha pubblicato i risultati di una comparazione fra 4 diversi regimi dietetici caratterizzati da sensibili varianti di macronutrienti tra l'uno e l'altro. E il risultato è:

Reduced-calorie diets result in clinically meaningful weight loss regardless of which macronutrients they emphasize.

Non so se è chiaro. Sarebbe: indipendentemente dalla dieta che fai, se riduci le calorie, dimagrisci.

Ah, ecco. Infatti mi pareva anche a me. Devo dire però che letto sul New England Journal of Medicine fa sempre la sua porca figura.

 
 
 

Desperately seeking Morpheus

Post n°462 pubblicato il 12 Marzo 2009 da middlemarch_g
 

matrix

Oggi alla radio ascoltavo i risultati di un sondaggio telefonico sulla robin tax, mi pare che sia questo il nome con cui passerà alla storia, vero? Togliere ai ricchi per dare ai poveri. La tassa una tantum imposta ai portatori di reddito superiore ai 120.000 euro per mettere una toppa ai disastri provocati dalla crisi.

Ma non voglio esprimere un parere sulla questione. Diciamo pure che nemmeno ce l’ho un parere sulla questione, e se anche ce l’avessi non è di quello che intendo parlare. Perché ormai credo l’abbiate capito. E’ raro che mi interessi il fronte pubblico di un evento. A me piacciono le implicazioni, il decorso sottocutaneo di un’azione, il senso di marcia sotterraneo che precede un gesto, molto più della punta dell’iceberg delle sue manifestazioni esplicite, alla luce del sole, che spesso sono noiose e prevedibili. Anzi noiosissime e prevedibilissime. E io la noia proprio non la sopporto.

Quando ho sentito questa storia per la prima volta – mi pare sia stato l’altroieri – mi sono chiesta: ma una proposta come questa, indipendentemente da quel che vale e da cosa può effettivamente risolvere, che possibilità ha di concretizzarsi con un governo come quello che abbiamo? Di più, che possibilità ha di essere anche solo lontanamente prese in considerazione? Che possibilità c’è insomma che un governo di centrodestra, e in particolare un governo di centrodestra come quello italiano, faccia qualcosa di diverso dal trattarla pubblicamente con malcelato e indisposto fastidio, e privatamente - al ristorante magari o in qualche salotto con vista su piazza Navona - come la più abnorme cazzata che si sia mai sentita dandosi grandi manate sulle spalle e ridendo fino alle lacrime?

Quindi, Franceschini, perché la fai? Della sua concreta impossibilità operativa sei consapevole tu come lo sono io. Anzi, probabile che tu lo sia anche più di me. E allora mi si è aperto d’improvviso tutto lo scenario prossimo futuro. Ho visto anche questa notizia per quel che è: frittura di paranza da media, l’equivalente del modaiolo primaverile. Quest’anno per la prossima stagione va la robin tax. Ci riempiranno i giornali di autorevoli pareri. Vespa, Santoro, Floris, la Gruber, Piroso ci faranno un paio di puntate a testa, il paese si accapiglierà negli uffici, al bar, sul sagrato delle chiese, in famiglia, schierato sui due opposti fronti di massima,  e poi la questione, in un ultimo rantolo d’agonia, spirerà nel nulla. Cioè esattamente il punto esatto da cui era partita. Per essere sostituita da qualche altro argomento ciclico impraticabile come questo. Una bella pensata economico politica, se qualcuno ne partorirà di altrettanto efficaci, oppure i turpi retroscena della cronaca – emergenza stupri, emergenza sicurezza, emergenza siccità, emergenza corruzione - che sono come la pasta al sugo in ogni cucina italiana: trovi sempre il modo di arrangiarne una. E questo mentre le decisioni importanti, le cose che contano e che incidono davvero sulla misura e la qualità della nostra vita, continueranno a passarci sopra la testa senza la minima possibilità per noi di decidere o di sapere. Non è diverso dalla politica del panem et circenses, è solo che adesso siamo troppi per entrare tutti al Colosseo, e allora c’è bisogno di rivedere la programmazione alla luce delle mutate condizioni.

Certe mattine mi sveglio e mi viene l’istinto di tastarmi dietro la testa, alla base del collo, per vedere se riesco a sentire il tubo che mi collega a Matrix. Non lo sento, ma la cosa mi conforta pochissimo. Perché c’è. E’ solo che sono diventati tutti cazzutamente bravi a nascondercelo.

 
 
 

In anticipo sui tempi

Post n°461 pubblicato il 09 Marzo 2009 da middlemarch_g
 

lega nord 

 

E così anche quest'anno è stata eletta miss Padania. Sono ricorrenze che fanno sempre piacere, benché personalmente se io fossi miss Padania qualche domandina sul futuro me la farei. Perché negli ultimi 40 o 50 anni, a ogni morte di papa, è effettivamente avvenuto che qualche miss Italia la sfangasse diventando una stellina quasi sempre di modesta grandezza, ma nota abbastanza da piazzarsi con un massiccio industriale dei semilavorati, e garantirsi le sue sedute dall'estetista per un considerevole numero di anni a venire. Ma di miss Padanie presenti, future o pregresse qualcuno ha mai sentito parlare una volta concluso il concorso? Ce n'è almeno una che è riuscita a piazzarsi in seconda fila nel mondo dello spettacolo? Non so, però non mi pare. Più probabile in qualche sottosegretariato alla cultura, ma anche lì, sono sacrifici.

Comunque devo dire che sono ragazze davvero deliziose. Tra l'altro, fino ad oggi non mi ero resa conto della consuetudine a incoronarle con quel pregevole manufatto realizzato coi cucchiaini della Coppa del Nonno argentati, a perenne memoria dell'ingegnosità degli artigiani celtici. Poi c'è di mezzo anche la classica iconografia della Lucia Mondella manzoniana, naturalmente, che è un po' un riferimento obbligato. Va da sè che 100 smutandate col culo sottoposto ad attenta valutazione estetica non possono farti pensare ad altro che a una ragazza cattolicissima vissuta in pieno XVII secolo, le cui integrali disgrazie non avrebbero avuto nemmeno motivo di esistere, se solo lei l'avessa data fin da subito a Don Rodrigo, e poi si fosse messa l'anima in pace. Una continuità di intenti che non serve nemmeno sottolineare: si costruisce da sola.

La cosa buona è che mi ha fatto tornare in mente la battuta che Enrico Brignano fece in occasione di una delle annuali cerimonie leghiste di raccolta delle acque del fiume Eridano, e che è eccezionale per due motivi: perché è divertentissima e perché un leghista medio non la capisce. Dice così:

E si ricordino i signori, che mentre loro stavano ancora sull'alberi, noi a Roma eravano già froci!

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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