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ANTAGONISMO TRA SALARIO E PROFITTO

Post n°266 pubblicato il 23 Maggio 2009 da donulissefrascali

    ANTAGONISMO TRA  SALARIO      E PROFITTO                       

              Tra salario e profitto c’è antagonismo perché nel lungo periodo il profitto opera sempre contro il salario per contrastarne la la sussistenza. Esiste anche un antagonismo tecnico tra  rendita .e profitto che opera contro la redditività che viene superato dal progresso tecnico  perché a parità di prestatori d’opera occupati determina un aumento dei profitti e una riduzione delle rendite. In tale impostazione è difficile vedere e leggere un conflitto tra le classi sociali per quanto riguarda la distribuzione. Se cala il profitto per l’aumento del salario unitario, cioè se i lavoratori riescono a diminuire lo sfruttamento, diminuirà il profitto e ciò spingerà l’imprenditore (capitalista ) a cambiare le tecniche  diminuendo l’impiego del lavoratore e aumentando quello delle macchine. Ciò determinerà disoccupazione in seguito alla riduzione  di personale impegnato e quindi in conseguenza riduzione del  salario globale. Con questa impostazione nasce un conflitto sociale insanabile riguardo alla distribuzione . Occorre, in seguito a questa analisi,affrontare i problemi con nuove politiche sociali.

  .            La teoria  del progresso tecnico può eliminare o attenuare l’antagonismo sociale se viene programmata  una nuova forma istituzionale  che preveda  un nuovo assetto sociale.                                                                 Prendere coscienza di una necessità di rinnovamento sociale, oggi è divenuta fondamentale per una vera pace mondiale. Ritengo sia opportuno fare una considerazione di come vengono distribuiti in vari paesi del mondo le risorse economiche ai propri cittadini  partendo dai dati forniti dalla World Bank,1992. Sulla base di tali dati , facciamo alcuni confronti , avvertendo che non sempre sono assolutamente  attendibili per la diversità degli anni di riferimento e per la diversità della situazione generale di un determinato paese. Se consideriamo i paesi sottosviluppati, si ha una distribuzione molto eguale,ma purtroppo della miseria. Da queste riflessioni  si impone la volontà di progettare una programmazione di politiche sociali che consideri non solo i problemi di un singolo paese, ma un sistema di giustizia sociale che investa la distribuzione della ricchezza e del benessere a tutta l’umanità                                                                                                                            

 
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