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Assemblea pubblia CGIL Sanità, welfare e politiche sociali..la mia relazione

Post n°261 pubblicato il 09 Giugno 2011 da vanda.schiavi

Vorrei iniziare a parlare di handicap nell'interezza della sua definizione, handicap inteso dunque anche e soprattutto come svantaggio perchè questa è ancora oggi la definizione con la quale l'handicap viene percepito.
Eppure tra i tanti trattati internazionali esiste una convenzione ONU per il diritto all'assistenza alle persone disabili, convenzione di cui l'Italia,DAL 2007, è uno dei Paesi firmatari.
Con questa convenzione,recepita in Italia con la legge n°18 del Marzo 2008, si passa dall'essere in situazione di bisogno al diritto di cittadinanza (Legge 3 Marzo 2008 n°18), non nuovi diritti, dunque, ma ribadire quanto già contenuto nella Dichiarazione dei Diritti Umani del 10 Dicembre 1948.
Le convenzioni internazionali, come tutti sappiamo, mirano a difendere ogni cittadino  in ogni luogo e laddove vi siano forme di discriminazione.
La convenzione ONU definisce la disabilità come il risultato dell'interazione tra persone con handicap e le barriere comportamentali ed ambientali che ne impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di uguaglianza con gli altri.
Partendo da questa definizione possiamo affermare che le persone con disabilità siano caretterizzate da due aspetti: l'essere persona e l'essere disabile dove l'essere disabile non è un problema personale, ma una persona che si scontra con un sistema sociale non alla portata di tutti.
Analizzando ciò che viene sancito come un diritto internazionale ci troviamo, però, di fronte ad una contraddittoria realtà nazionale in cui le politiche sociali sono troppo spesso collocate a margine dei programmi d'intervento perchè non si sviluppa l'essenzialità del contesto ambientale e culturale partendo dalle politiche del Welfare e dalle sue carenze, ma si considera un target di popolazione esclusivamente come un costo sociale dunque un costo da ridurre ulteriormente.
Un equo intervento istituzionale dovrebbe diversificare la somministrazione dei servizi socio-sanitari ed assistenziali nelle diverse età della vita cercando di far emergere le situazioni sommerse che difficilmente verrebbero alla luce in assenza di interventi mirati, puntuali e costanti, interventi che tendano ad un integrazione paritaria senza alcuna forma di esclusione, accogliendo e non respingendo.
Osservando le statistiche della disabilità l'attuale politica dell'esclusione diventa ancora più evidente perchè mostra tutta la debolezza dell'intervento istituzionale ciò vuol dire, per esempio, che la disabilità è più diffusa al Sud rispetto al Nord Italia, che il Fondo per la Non Autosufficienza e per le politiche sociali è ridotto ai minimi termini perchè i tagli adottati rappresentano il 20% al Nord, il 30% al Centro ed il 50% al Sud dove persone saranno private dei servizi assistenziali.
L'analisi dei dati statistici evidenzia come la riduzione delle risorse sulle Regioni ed i Comuni abbia ulteriormente negato il diritto alle pari opportunità e come pure il definanziamento nei capitoli di bilancio delle Amministrazioni locali sia diventato inevitabilmente un ulteriore taglio alle politiche sociali perchè questo settore rappresenta un'area alla quale la politica è scarsamente interessata.
Tagli nazionali e locali che ci rendono spettatori di una pericolosa contrazione delle scarse risorse che vengono destinate al Welfare socio-assistenziale, quel welfare che dovrebbe garantire una vita indipendente, tutelare l'intero percorso di inclusione sociale e che invece oggi ci fa assistere ad un ritorno ai vecchi schemi che ricacciano la disabilità nel privato delle famiglie.
I dati statistici ci dicono che ci sono attualmente 130.000 persone in Italia che vivono confinate nelle loro abitazioni e che la spesa pubblica per l'assistenza alle persone non autosufficienti rappresenta solo l'1,13% del PIL nazionale.
Conseguenzialmente agli scarsi interventi esiste, in Italia, una parte di popolazione costretta ad un Welfare "fai da te", un Welfare invisibile dove la famiglia  interviene quasi esclusivamente nella gestione delle problematiche della disabilità.
Di solito sono le donne della famiglia (madri, mogli e figlie) che all'interno del nucleo familiare  si fanno carico delle esigenze e si occupano della cura dei familiari più deboli e, laddove è economicamente possibile, si ricerca l'aiuto in figure assistenziali da accogliere in casa, figure assistenziali anch'esse derivate da lavoro femminile quello delle immigrate che solitamente operano in totale assenza di tutele e garanzie contrattuali.
Da questa breve analisi emerge che nonostante esistano buone normative che danno valore al senso del diritto, come la legge 104 o la legge 328 tra le cui finalità prevede il Welfare d'accesso basato sull'accoglienza non esiste di contro una volontà politica mirata all'equa distrubuzione delle risorse.
Occorre chiederci cosa fare, è necessario controinvertire questo metodo del togliere a chi già poco possiede, occorre una buona politica quella che non taglia, ma che rafforza creando agevolazioni fiscali per le famiglie al cui interno vi sia la presenza di una persona disabile, favorendo l'incremento e la creazione di sportelli dedicati all'incontro, all'ascolto, alla formazione e all'informazione.
L'attuale politica, quella del governo della crisi e della precarietà, quella politica e quelle istituzioni che oggi sono ancora troppo lontane dall'interesse e dal bene comune mostra come sia necessaria la creazione di una rete sociale di sostegno e solidarietà, un'organizzazione forte ed in grado di offrire  personalizzazione ed umanizzazione favorendo e sostenendo la possibilità della rivendicazione dei diritti.
Anche da questo è nata l'esigenza di offrire con lo sportello H un supporto ai problemi della disabilità che oltre a dare informazioni sui diritti, le prestazioni e l'accesso ai servizi possa anche essere strumento di sostegno per l' ottenimento di una dignitosa qualità di vita paritaria e consapevole sostenendo le lotte e le azioni che quotidianamente la disabilità deve mettere in campo per l'ottenimento di quanto la Costituzione garantisce all'essere cittadino.
Nessuno è uguale perchè ognuno è diverso solo partendo da qui la diversità diventerà risorsa.
Infine concludo con l'invito a sostenere la lotta  per il ripristino del Fondo per la non autosufficienza e per le politiche sociali partecipando alla mobilitazione delle persone disabili e delle loro famiglie con un presidio a Montecitorio il 23 Giugno alle 11,durante il quale i partecipanti indosseranno un cappuccio in segno di invisibilità.

 
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