Scintille
Scrivo che il vero rimane. Il resto è fatto per andare via. e va via.
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Cosa significa tornare al proprio paese dopo esserne fuggito per non farne parte? A raccontarcelo è un romanzo: “La luna e i falò” di Cesare Pavese, scritto poco prima di suicidarsi.
Quarantenne ricco, ma malinconico, Anguilla fa ritorno dall'America ai paesi in cui ha trascorso la sua infanzia, le Langhe, colline di profumi e di gusti forti, di terra a tratti nera e a tratti bianca. Ritorna, Anguilla, perché per lui un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Solo che, a volte, ritornare vuol dire anche fare i conti con un mondo che non c’è più, perché è sepolto sotto uno strato di cenere. E tutto quello che ne resta è solo il letto di un falò.
[…]più ancora che al danno materiale e ai morti, dispiace pensare a tanti anni vissuti, tante memorie, spariti così in una notte senza lasciare un segno. O no? Magari è meglio così, è meglio che tutto se ne vada in un falò d’erbe secche e che la gente ricominci.
(C.Pavese)
Queste mese voglio bruciare tutto: i sogni interrotti, i desideri spenti, le amarezze, le invidie, il rancore. E la paura, paura di non riuscire, di non potere, di non amare. Questo mese brucio tutto e ricomincio da me. Più leggero. Più libero, forse, di ritornare a sognare.
(By Viparious)
PROLOGO
Non sono mai stato bravo nelle presentazioni.
Ma ho riflettuto sul fatto che un blog, da qualche parte deve pur cominciare. Il mio comincia così: con un orizzonte ed un nome. Mi chiamo Stefano e quello che vedete è il mio mare.
Se sapete che adoro giocare con le parole, vi dico anche che amo sfiorare l’odore della carta (sembra impossibile riuscire a toccare un odore o un suono, ma nel mio mondo posso farlo). Adoro provocare emozioni, scuotere gli animi di chi si accomoda nella mia realtà irreale. E adoro anche guardare e ascoltare, con metà dell’anima in mare e l’altra metà sulla terra.
E con le due metà guardo il Mondo mentre ascolto lo scorrere dei mesi, delle stagioni. E del tempo che ci sfiora. Per questo scrivo, per fermare le immagini che velocemente fuggono via dai nostri ricordi, mentre silenziose scavano una traccia sulla nostra pelle, una cicatrice.
Non vi dirò altro e, soprattutto, non vi dirò dove sono in questo momento,perchè il mio altrove è un luogo troppo speciale. Ma se cercherete di trovarmi potreste scoprirmi, un giorno,di nuovo lì: su quello scoglio, a chiedermi ancora dove comincia il cielo e dove finisce il mare. Buona lettura.
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