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RECENSIONO (IO) TONY MANERO
Post n°38 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da acetosella5
Con una cara amica, che vedo poco, molto meno di quanto mi piacerebbe, ci troviamo sporadicamente per andare a vedere un film. Tutte due oberate, un po’ affannate, col tempo tiranno, ci ritagliamo uno spazietto pizza/film di tanto in tanto, liete di incontrarci e speranzose di goderci un bello spettacolo a coronamento di tutto l’ambaradan. Madonna, ci abbiamo una sfiga! Non azzecchiamo un film decente da anni! Cioè, i film decenti li vediamo, ma quando siamo insieme, mai. Evidentemente mettiamo in moto una combinazione astrale infausta (cinefilamente parlando), insomma la musa protettrice del cinema (quale è?) s’incazza, o dorme, o ci fa scontare in ritardo le annate di cineforum d’antan. Insomma, l’ho presa come al solito alla lontana per dire che ho visto “Tony Manero”. Non potendo ricorrere alla “recinzione” di Johhny Palomba, la faccio io. In questo film si è cercato ( forse a ricordarci il momento buio che stiamo vivendo) di mettere il peggio di tutto. Prendi un periodo storico di merda in Cile (Pinochet al potere), prendi una famiglia incestuosa di sfigati, prendi un protagonista pericolosamente somigliante a Peppino Gagliardi, prendi la scelta di sfocare tutto che ti sembra di aver preso per sbaglio gli occhiali di nonno, prendi certi interni a tinello anni 60, prendi come sfondo ispiratore un film che già di suo non era granchè, con un personaggio sfigato già lui in partenza, mischia tutto energicamente, ed ecco il film che ha vinto il TORINO film festival. Nanni Moretti mi piace, la critica si spertica e attribuisce pallette su pallette all’opera e io quasi quasi mi vergogno a dire che il film è una vera CIOFECA. Senza parlare di senso del bello, che si sa, è categoria troppo soggettiva., la domanda che mi pongo è:” E’ sufficiente, per fare un buon film, che questo richiami alle brutture, pur sacrosantamente riconosciute, di un regime intollerabile? Dato per scontato che nelle tenebre umane e culturali in cui un regime fa piombare un paese, cercare il bello è un esercizio vano, si può pensare che ci sia una grammatica cinematografica “più elegante”? Solo il disgustoso può scuotere gli animi? So che verrò cazziata per questa mia. Però, quanto è liberatoria!
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