NON E' UN BLOG

Siamo troppi. E in troppi non servono a nulla. Ai bei tempi delle cose chiare e naturali, ci pensavano le guerre o una bella epidemia di peste a fare ordine nel pianeta. Poi ad un certo punto abbiamo creduto che potevamo farcela da soli a tenere in ordine il destino, ed eccoci qua, a far la fila per qualsiasi cosa.
Davanti al negozio di esistenze decenti distribuiscono i numeretti come alle poste, e proprio come in quelle occasioni quando vai a verificare quanto manca per il tuo turno, ti accorgi che non ce la farai mai ad arrivare in tempo per essere servito. Si muore in coda con il tagliandino ancora in mano ed uno sguardo stupito e stupido. Lamentarsi non serve a nulla credetemi, che a forza di stare tutti lì a puntare il dito verso tutto ciò che non va, non c’è rimasto più nessuno ad indicare come le cose dovrebbero andare.
A Roma quella melanzana con la parrucca che quei carciofi dei miei concittadini hanno eletto a loro rappresentante, ha annunciato l’apertura di una nuova linea metropolitana. Cioè, lui la chiama linea in verità sono tre fermate in una zona dove normalmente la gente gira con i suv. Tre misere buche del cazzo costate sette anni di traffico impazzito e una cifra pari al prodotto interno lordo di uno Stato di medie dimensioni. Sorrideva, quel cretino, mentre tagliava il nastro. Ora la che la linea C è pronta si sono accorti che non hanno abbastanza treni a disposizione, così che hanno rilevato alcuni di quei bidoni con cui ci caricano per portarci al pascolo con lo stessa premura che userebbero per riempire un camion di patate, e li hanno spostati nel nuovo tragitto.
Il risultato è che se prima prendere la metropolitana a Roma era un esperienza mediocre e detestabile, adesso è un vero e proprio inferno paragonabile solo alle mitiche punizioni divine riservate agli egiziani. Si aspetta in media dieci minuti in più, sia all’andata che al ritorno; si entra in uno spazio angusto, pieno fino al limite della sopravvivenza umana senza aria condizionata; si giunge al lavoro già stanchi e incazzati; si ritorna sfiancati nello spirito e nel corpo a causa di una vita progettata da qualcuno solo per essere umiliata quotidianamente.
Ma la cosa che più ti prostra è che nessuno pagherà per questo ennesimo fallimento del progresso.
Chiunque sia il responsabile di tutto ciò sicuramente torna a casa tutti i giorni bello profumato a godersi la sua villa con piscina. E questo brucia dentro.
Faccio un appello a tutti gli anarco insurrezionalisti, qualsiasi cosa voglia significare questa parola, a tutti i maniaci depressi, a tutti i rivoluzionari farlocchi della rete, a tutti quelli il cui uso di cocaina ha bruciato il cervello, a tutti quelli che non hanno più veramente nulla da perdere, e soprattutto a tutti i cittadini di buona volontà.
Invece di bloccare il traffico in segno di protesta, invece di bruciare le auto della gente innocente continuando a vomitarci addosso a vicenda, ritroviamoci una bella sera sotto casa del Presidente dell’ATAC, tale Luigi Legnani. Andiamolo a trovare proprio dove si sente più al sicuro. Bruciamogli l’automobile, prendiamolo a bastonate, costringiamolo alla sedia a rotelle. E poi distruggiamogli casa, svuotiamogli il conto in banca, appendiamolo a testa in giù in una bella piazza romana.
E dopo di lui, dopo esserci fatti una doccia risanante, tutti quanti allegramente andiamo a cercare Gasparri, La Russa, tutti quelli di quel governo di merda, cerchiamo i brooker e i manager più capaci, i parenti degli analisti finanziari. Che muoiano tutti soffrendo, lentamente, come succede a noi che viviamo tutti i giorni in attesa che la morte ci renda liberi da questa vita indegna.
E’ finito il tempo del dialogo.  
I colpevoli ci sono, esistono, e dormono beati mentre voi andate a comprare la carta igienica per la scuola di vostro figlio.