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Come si addestra una donna

Post n°1410 pubblicato il 12 Ottobre 2016 da non.sono.io

Il cameriere si è già allontanato con le ordinazioni, ma io continuo a fissare il menù. So già che se distolgo lo sguardo, se alzo la testa, sarò costretto a trovare un argomento di conversazione oppure, peggio, dovrò ascoltarne uno suo. Le donne sono pessime conversatrici: la maggior parte delle volte il loro concetto di dialogo consiste nello sciorinare vicende della propria vita, in cosa gli è successo a lavoro, e in generale a cose che ruotano sempre intorno a loro stesse. Nessun uomo uscirebbe mai con una donna se non avesse la figa, la compagnia degli uomini in media è di gran lunga migliore, e le femmine più sveglie lo sanno. Le donne non badano a chi si trovano di fronte, a loro basta che tu le stia ad ascoltare, perché maturano prima degli uomini è vero, a tredici anni sono molto più serie di un maschietto, ma poi si fermano lì e passano il resto della vita a confondere la maturità con l’isteria, la profondità con la confusione mentale. E quando con l’età diventano completamente bipolari, se ne vantano: sono “pazza”, sono “matta”, sono “lunatica”, dichiarano con un sorrisetto ironico e allo stesso tempo ammiccante. Se un maschio dicesse a un altro maschio di essere lunatico, quello gli consiglierebbe di farsi curare, ma le donne hanno la figa, così è tutto un rispondere agli ammiccamenti e loro imparano che è questo il modo di stare con l’altro sesso. Col passare del tempo, un uomo cerca di trovare delle linee guida nella vita, pure fasulle non importa; le donne invece si convincono che risiede nel loro non averci capito niente la loro forza, mentre nella realtà è solo una questione di scollatura.
Perché viviamo in un mondo che non ha più nulla di naturale, tranne i nostri istinti.
Mentre rileggo per la terza volta la lista degli antipasti, nonostante abbia già ordinato, penso a come doveva essere diverso, tremila anni fa, il rapporto tra i sessi. Il maschio inseminava più femmine possibili, e la donna sceglieva solo quello le sembrava più forte. Che però cambiava sempre, i forti a quei tempi erano tanti, e quindi in pratica scopava tanto quanto l’uomo, con serenità. Praticamente quello che succede adesso, ma senza dover per forza ascoltare il riassunto di tutte le ventisei puntate della sua serie televisiva preferita fingendo interesse, e tentando faticosamente di ricordare che stai ascoltando solo perché lei ha una figa. Le donne nella notte dei tempi erano persone normali. Credo che lo scollamento con la realtà sia accaduto a causa delle poesie. C’è stato un periodo che si rimorchiava così noi maschi, e loro hanno creduto a tutto quello che gli scrivevamo. E’ così facile in fondo addestrare una donna: basta darle importanza, e parlarle come se tu considerassi le sue pochezze virtù.
Il cameriere porta i primi, e a questo punto sono costretto a guardarla. Mi sorride, io rispondo. Naturalmente lei non apre bocca, osserva il mio piatto. Ora mi chiederà di farle assaggiare un poco del mio. Cazzo quanto la odio questa cosa, ma ha una figa quindi le domando: “Vuoi assaggiare?”. Lei agita una forchetta all’aria, perché rispondere “no” sarebbe già una forma di dialogo. Così mi faccio avanti io, nella mia maniera standard. Faccio una domanda, una qualsiasi, tipo: “Insomma mi dicevi che fai teatro”. Fare teatro per le donne è sintomatico e istintivo indice di profondità intellettuale, anche se frequentano il corso della parrocchia sotto casa o le attività extra universitarie di quattro tossici della facoltà di lettere. Ma ha una figa, quindi: teatro bello, teatro interessante. Tanto non la ascolto mica. Lei inizia a fare una serie nomi di attori, mi spara qualche autore cecoslovacco che io naturalmente dico di conoscere, e poi lentamente nella mia mente tutto sfuma. Le donne hanno di bello che fanno tutto da sole, domande e risposte, e io posso pensare serenamente ai cazzi miei.
Mi immagino questa prateria nella savana, un albero sparuto in mezzo a una radura e degli ominidi sbragati tra i rami a soffrire la calura. Si odono in lontananza versi di uccelli e ruggiti di bestie. Dei tre prestorici uno dorme lasciando penzolare un braccio mentre gli altri due, lentamente, si muovono spostandosi in alto e in basso a cercare ombra. In uno di questi movimenti si sfiorano, e l’ominide più grande grugnisce, ma non è aggressivo. Anzi prende ad abbracciare l’altro che a sua volta si lascia prendere e girare con il muso verso il tronco. Il grosso inizia a trombarsi il piccolo, e il tutto dura pochi minuti, poi si staccano e tornano ognuno a cercare il proprio ramo più fresco.
Sorrido, e lei risponde convinta sia per merito suo.

 
 
 
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