NON E' UN BLOG

Che a volte uno si porta in giro la vita proprio come si fa con il bagaglio a mano. Uno pensa “vabbè prendo una valigia piccola così evito il check in, che poi a me in fondo basta poco”. Ecco, uno si porta lo stretto indispensabile e parte. La valigia ti segue trotterellando sulle sue rotelle cigolanti e non ti chiede neanche di fermarsi a pisciare, tu incassi quest’altro vantaggio del progresso e ti senti un po’ più libero di quella libertà a cui sei già abituato consistente nel sistemare in uno spazio angusto tutte le tue esigenze.
Che poi a volte per partire ci vuole un attimo, fino a quando non arrivi e ti rendi conto che lo stretto indispensabile è troppo stretto e poco indispensabile. Ti penti di esserti portato quel maglioncino di cotone la cui targhetta, sapientemente cucita nel collo, invece di indicare la taglia recita: “sia mai che una sera faccia freschetto…”. Forse non era neanche il caso di portarsi quel libro, quello grosso, quello pesante, quello che si intitola “Erano anni che volevo leggere questo libro e non me ne è mai fregato un cazzo, ma ho una paura tremenda di svegliarmi nel cuore della notte e avere voglia di finirlo”. Che poi a uno gli viene pure da chiedersi perché ha scelto un maglioncino di cotone al posto di una crema per le emorroidi, dato che le probabilità che faccia fresco in Spagna d’agosto sono uguali a quelle di essere vittima di un attacco emorroidale nel pieno di una festa. Ma ormai è troppo tardi. Avresti dovuto domandartelo prima.
Che poi, prima di che? E’ che viviamo nella consapevolezza del labile con il cuore autoconvinto dell’esistenza dell’infinito, e ci costa accettare che le cose invece cambiano. L’anno passato, per esempio, avevo lasciato l’estate lì sicuro di ritrovarla buona buona al suo posto, intatta con le stesse mutandine rosa. Ma lei non mi ha aspettato, e quando sono tornato già non era la stessa. La stessa di prima intendo. Che poi, prima di che?
Che poi è inutile perderci tempo. Intendo a preparare la valigia. C’è una legge, una di quelle che si imparano solo una volta commesso il reato, una di quelle che dice che è inutile pensare troppo al bagaglio perché tanto la cosa che ti serve sicuramente non te la sei portata. E’ che viviamo nella consapevolezza dell’imponderabile, con il cervello che tenta continuamente di convincerci che lui sa cosa fare.
E sarà per questo che ad un certo punto mi sono ritrovato a tentare di farmi passare un attacco di emorroidi indossando un maglioncino di contone.