Creato da lacey_munro il 24/03/2014

Tony Albert Brewster

T.A.B.

 

Messaggi di Luglio 2019

# 276

Post n°392 pubblicato il 31 Luglio 2019 da lacey_munro

 














Per fare un albero

Penso che la Verità sia un attimo
consustanziale,
un ceppo: tutto quello che rimane
di un abete stroncato.

Ma mai ammazzato; solo sospeso 
fra luna e sole,
appena convertito alla rinascita,
che bussa forte alla tua Storia.

Che non offre più refrigerio, forse
con le sue fronde
ma si avvicina alla terra 
in modo paradossale ed inevitabile.

E dal suolo abbraccia miceti 
che prima, forse, nemmeno considerava
preso com'era dallo svettare
e dalla sua criniera, folta ma pretenziosa.












 
 
 

# 275

Post n°391 pubblicato il 27 Luglio 2019 da lacey_munro










Val-Louron

Il mio soggetto
è alquanto semplice: greti
e polle.
Il necessario, insomma, 
per avviarla, stretti nella mano alla fonte 
e bagnarsi circondati da paulonie,
e camelie bagnate a riflessi
di Noi Due
che a malapena ci siamo
conosciuti,
ma fermati 
per sempre nel turbinoso
ribollio  
delle piccole, ma feroci 
onde causate da un Amore,
nobile e povero 
come la sete.















 

 

 

 

 


 
 
 

# 274

Post n°390 pubblicato il 26 Luglio 2019 da lacey_munro

 












Hamelin e il suo pifferaio

Kuno scende dalla golf rosicchiata
e si avvicina quella specie di fattoria
con un fianco scoperta e una spina
enorme,
che gli affiora
dal fianco dove stanno
i recinti delle vacche...
Lo vedo affrettarsi con quel passo
sghembo, lui nato con un piede
di solo due centimetri
più corto dell'altro,
ma abbastanza da lasciarlo
lievemente claudicante a vita.
Lui che ha voglia a di uova fresche,
anzi di costruirsi un autentico
spazio per gallo e galline
nell'enorme soffitta del nostro vecchio
maniero,
in
Lindenstrasse.
Oleg sbadiglia perché sono
appena le sette al mattino
e dal Watergate ci siamo subito
diretti al TEGRENSEE,
zona di affatturate paludi
e lenti, quasi immoti
laghetti,
 ovest bucolico di Berlino, per intenderci.
Lo guardo e gli do da fumare
un po' d'erba, che
a me fotte poco
ma lui è malato per quel genere,
come se una nube
d'alta montagna lo seguisse
perennemente,
e gli invadesse l'articolazione
della parola.
Che infatti è lentissima e strascicata.
Oleg è di Danzica in realtà, ma
è arrivato nella capitale due anni fa,
e immediatamente
ho incontrato un tizio che emanava suoni
preciso come parlava,
senza animosità da stimolanti 
ma con la verve sotterranea
del quechua:
Qualcosa di imprevisto, venendo da Danzica.
Uno stregone del Baltico,
un geco da raffiche di vento russo.
Un mezzo lituano con i filatteri nascosti...

Kuno ritorna mentre la fattoria scompare.
Dice, sorridendo solo da una crepa
nella bocca:
"La vecchia che tiene il posto
con suo marito mi stava dando le uova
e ci stavamo pure mettendo
d'accordo
per un piccolo pollaio
da trasferire a Kreuzberg,
poi... Insomma...
poi ha aperto una di quelle vecchie
finestre bianche,
ha perso una specie di scialle,
se l'è messo sulle spalle e
Cristo...! Ha iniziato a volare!
Te lo assicuro, fratello, ha preso, come si dice,
una corrente ascensionale
e ha fatto, tipo, FLOP!
Sparendo con tutto l'armamentario
e anche le mie uova.
Le uova che avevo già pagato.
Davvero non capisco."
Ma Io capisco: Kuno non si è calato
niente...
è stata solo la vecchia
che ha deciso di farsi un giretto,
prendersi un po' d'aria, anche adesso
che è ottobre e le betulle si scorticano.
O comunque iniziano
a privarsi del manto;
ma è parte dello schema, gli faccio
notare:
"Prendi un nucleo agreste, composto
da due persone,
e gli darai ragione
da vendere
sei si prendono un attimo
di esclusiva,
tempo per loro, intendo.
Del resto si spezzano la schiena
a settant'anni, spero tu sia
abbastanza comprensivo..."
è sera quando rientriamo
passando per Bergmannkiez,
Tutta Tempelhof 
e usciamo a Gitschiner poi.
è paradossalmente notte:
dove abbiamo trascorso il giorno,
(forse inventando nuovi giochi)
sinceramente non te lo riesco a dire.



























Uno studioso al microscopio vede molto più di noi. Ma c’è un momento, un punto, in cui anch’egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia.

(René Magritte)

 
 
 

# 273

Post n°389 pubblicato il 22 Luglio 2019 da lacey_munro

 










Izak

Osservami pure, perché
sono altro da
una rosa,
ma anche altro da
una spina cieca.
Sono diverso dal cielo
ma non muoio al buio;
rincorrendo il polline
mi sono accorto
di respirare
bene:
di sopravanzare
in altezza la paura,
di sorprendermi
con il cuore in mano
e la felicità sotto
il cuscino,
zeppo delle stesse
piume
che adopero per volare,
mentre gli uomini
riposano insicuri.











 
 
 

# 272

Post n°388 pubblicato il 19 Luglio 2019 da lacey_munro

 










Sebastiano D'Arco (Versetto 13; 1, 11 - 12)

V'era un cielo, e le storie appiccicate a bizzarri bastioni
veleggiavano in un turgore tremante di stracci;
lingue amaranto crescevano a cespi, esisteva
un tepore che mi legava a casa, Io, mia moglie
e tutta una serie  di eredi e antenati, richiamava
il vento grappoli di tagliole disinnescate, tarassaco
e peonia avvinghiati, lamine di ortensie e la vite americana
colmava le mura d'un fuoco prima dell'autunno. Storie.
Inondato nei vasi sanguigni mi volgevo come fossi pioggia
a un corteo stillante macerie che giungeva da est:
Li guidava un giovane saggio barbuto con il dono
di arrestare lo sviluppo dei sogni e donare in cambio
viaggi nel futuro; mi opponevo e volevo che deviassero
il cammino ma già ero invecchiato e grosse vene risaltavano
sui miei polsi mentre rughe dello spessore di una moneta
spandevano sul volto e sul collo. Pregarono di acconsentire
ma preferivo schivare ogni meditazione e ingentilirmi
superbo dentro distese che un tempo appartenevano
a draghi e uomini-mostro. La caparbietà mi traversava
tutto e un pizzico d'orgoglio insaporiva quello che creavo
persino in quel tempo. Mi ero effettivamente abbassato
a quadri di genere, piccole perle campagnole e paesaggi
ciechi: le parole eccessive infastidivano e sembrava l'occasione
buona per raccogliere Dio in un ditale, un alfabeto essenziale,
insomma, leggerissimi accorgimenti sotto forma di indovinello
e possenti verità in guisa di minuscole parabole. Cadevano
a catinelle opportunità nelle notti prima del sopraggiungere
della colonna, poi fu tutto diverso: cominciavo a delirare
e a divorare stramonio, la mia famiglia mi abbandonava
e tutti i festoni di ginepro raggrinzivano. Venivo ad essere preda
del dubbio e dell'incostanza. Fu nella stessa maniera che terminai
confondendo i significati e a mescere in un unico calderone
graffiti e paludamenti, illuminazioni e grezzi abbozzi.
Ora che la mia grotta è sparpagliata sino all'alba
volteggio con i piedi non sempre saldi al soffitto,
e soffio polline attraverso le dita, includendo soldati
e asceti, eruttati dalla pelle d'oca su, al tempo quando
le stelle guarderanno attraverso buchi e noi replicheremo
con saggia bontà: provvisori agglomerati di nubi incipienti,
ospitate tra uomo e donna, con una magia che è abbandono.














 
 
 

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