“Will you believe me when I tell you there was kindness in his heart? His left hand didn't know what his right hand was doing. It was only that certain important connections had been burned through. If I opened up your head and ran a hot soldering iron around in your brain, I might turn you into someone like that.”
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Messaggi di Luglio 2019
Post n°392 pubblicato il 31 Luglio 2019 da lacey_munro
Per fare un albero Penso che la Verità sia un attimo consustanziale, un ceppo: tutto quello che rimane di un abete stroncato. Ma mai ammazzato; solo sospeso fra luna e sole, appena convertito alla rinascita, che bussa forte alla tua Storia. Che non offre più refrigerio, forse con le sue fronde ma si avvicina alla terra in modo paradossale ed inevitabile. E dal suolo abbraccia miceti che prima, forse, nemmeno considerava preso com'era dallo svettare e dalla sua criniera, folta ma pretenziosa. |
Post n°391 pubblicato il 27 Luglio 2019 da lacey_munro
Val-Louron Il mio soggetto è alquanto semplice: greti e polle. Il necessario, insomma, per avviarla, stretti nella mano alla fonte e bagnarsi circondati da paulonie, e camelie bagnate a riflessi di Noi Due che a malapena ci siamo conosciuti, ma fermati per sempre nel turbinoso ribollio delle piccole, ma feroci onde causate da un Amore, nobile e povero come la sete.
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Post n°390 pubblicato il 26 Luglio 2019 da lacey_munro
Hamelin e il suo pifferaio Kuno scende dalla golf rosicchiata e si avvicina quella specie di fattoria con un fianco scoperta e una spina enorme, che gli affiora dal fianco dove stanno i recinti delle vacche... Lo vedo affrettarsi con quel passo sghembo, lui nato con un piede di solo due centimetri più corto dell'altro, ma abbastanza da lasciarlo lievemente claudicante a vita. Lui che ha voglia a di uova fresche, anzi di costruirsi un autentico spazio per gallo e galline nell'enorme soffitta del nostro vecchio maniero, in Lindenstrasse. Oleg sbadiglia perché sono appena le sette al mattino e dal Watergate ci siamo subito diretti al TEGRENSEE, zona di affatturate paludi e lenti, quasi immoti laghetti, ovest bucolico di Berlino, per intenderci. Lo guardo e gli do da fumare un po' d'erba, che a me fotte poco ma lui è malato per quel genere, come se una nube d'alta montagna lo seguisse perennemente, e gli invadesse l'articolazione della parola. Che infatti è lentissima e strascicata. Oleg è di Danzica in realtà, ma è arrivato nella capitale due anni fa, e immediatamente ho incontrato un tizio che emanava suoni preciso come parlava, senza animosità da stimolanti ma con la verve sotterranea del quechua: Qualcosa di imprevisto, venendo da Danzica. Uno stregone del Baltico, un geco da raffiche di vento russo. Un mezzo lituano con i filatteri nascosti... Kuno ritorna mentre la fattoria scompare. Dice, sorridendo solo da una crepa nella bocca: "La vecchia che tiene il posto con suo marito mi stava dando le uova e ci stavamo pure mettendo d'accordo per un piccolo pollaio da trasferire a Kreuzberg, poi... Insomma... poi ha aperto una di quelle vecchie finestre bianche, ha perso una specie di scialle, se l'è messo sulle spalle e Cristo...! Ha iniziato a volare! Te lo assicuro, fratello, ha preso, come si dice, una corrente ascensionale e ha fatto, tipo, FLOP! Sparendo con tutto l'armamentario e anche le mie uova. Le uova che avevo già pagato. Davvero non capisco." Ma Io capisco: Kuno non si è calato niente... è stata solo la vecchia che ha deciso di farsi un giretto, prendersi un po' d'aria, anche adesso che è ottobre e le betulle si scorticano. O comunque iniziano a privarsi del manto; ma è parte dello schema, gli faccio notare: "Prendi un nucleo agreste, composto da due persone, e gli darai ragione da vendere sei si prendono un attimo di esclusiva, tempo per loro, intendo. Del resto si spezzano la schiena a settant'anni, spero tu sia abbastanza comprensivo..." è sera quando rientriamo passando per Bergmannkiez, Tutta Tempelhof e usciamo a Gitschiner poi. è paradossalmente notte: dove abbiamo trascorso il giorno, (forse inventando nuovi giochi) sinceramente non te lo riesco a dire. Uno studioso al microscopio vede molto più di noi. Ma c’è un momento, un punto, in cui anch’egli deve fermarsi. Ebbene, è a quel punto che per me comincia la poesia. (René Magritte) |
Post n°389 pubblicato il 22 Luglio 2019 da lacey_munro
Izak Osservami pure, perché sono altro da una rosa, ma anche altro da una spina cieca. Sono diverso dal cielo ma non muoio al buio; rincorrendo il polline mi sono accorto di respirare bene: di sopravanzare in altezza la paura, di sorprendermi con il cuore in mano e la felicità sotto il cuscino, zeppo delle stesse piume che adopero per volare, mentre gli uomini riposano insicuri. |
Post n°388 pubblicato il 19 Luglio 2019 da lacey_munro
Sebastiano D'Arco (Versetto 13; 1, 11 - 12) V'era un cielo, e le storie appiccicate a bizzarri bastioni veleggiavano in un turgore tremante di stracci; lingue amaranto crescevano a cespi, esisteva un tepore che mi legava a casa, Io, mia moglie e tutta una serie di eredi e antenati, richiamava il vento grappoli di tagliole disinnescate, tarassaco e peonia avvinghiati, lamine di ortensie e la vite americana colmava le mura d'un fuoco prima dell'autunno. Storie. Inondato nei vasi sanguigni mi volgevo come fossi pioggia a un corteo stillante macerie che giungeva da est: Li guidava un giovane saggio barbuto con il dono di arrestare lo sviluppo dei sogni e donare in cambio viaggi nel futuro; mi opponevo e volevo che deviassero il cammino ma già ero invecchiato e grosse vene risaltavano sui miei polsi mentre rughe dello spessore di una moneta spandevano sul volto e sul collo. Pregarono di acconsentire ma preferivo schivare ogni meditazione e ingentilirmi superbo dentro distese che un tempo appartenevano a draghi e uomini-mostro. La caparbietà mi traversava tutto e un pizzico d'orgoglio insaporiva quello che creavo persino in quel tempo. Mi ero effettivamente abbassato a quadri di genere, piccole perle campagnole e paesaggi ciechi: le parole eccessive infastidivano e sembrava l'occasione buona per raccogliere Dio in un ditale, un alfabeto essenziale, insomma, leggerissimi accorgimenti sotto forma di indovinello e possenti verità in guisa di minuscole parabole. Cadevano a catinelle opportunità nelle notti prima del sopraggiungere della colonna, poi fu tutto diverso: cominciavo a delirare e a divorare stramonio, la mia famiglia mi abbandonava e tutti i festoni di ginepro raggrinzivano. Venivo ad essere preda del dubbio e dell'incostanza. Fu nella stessa maniera che terminai confondendo i significati e a mescere in un unico calderone graffiti e paludamenti, illuminazioni e grezzi abbozzi. Ora che la mia grotta è sparpagliata sino all'alba volteggio con i piedi non sempre saldi al soffitto, e soffio polline attraverso le dita, includendo soldati e asceti, eruttati dalla pelle d'oca su, al tempo quando le stelle guarderanno attraverso buchi e noi replicheremo con saggia bontà: provvisori agglomerati di nubi incipienti, ospitate tra uomo e donna, con una magia che è abbandono. |
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