Creato da silvia.robin1 il 14/11/2007

ROBIN HOOD

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9 MILIONI DI EURO PER...

Post n°198 pubblicato il 25 Novembre 2008 da silvia.robin1

CONTROLLARE GLI SPRECHI, MA NON E' UNO SPRECO?



AHI AHI, BRUNETTA: MA QUANTO GUADAGNANO I SUOI CONSIGLIERI?





Opinioni
Ahi Ahi mister Brunetta
Come
deve essere la moglie di Cesare? Al di sopra di ogni sospetto. Chi si
avventura nella sacrosanta battaglia contro i fannulloni e gli sprechi
di Stato, deve poi garantire il massimo della trasparenza
amministrativa e, avvolto in un sacro fuoco, imporre il valore della
meritocrazia: solo i migliori saranno i primi. Solo i migliori saranno
scelti.

Tra i ministri il più noto e deciso assertore del
merito e della trasparenza è indiscutibilmente il professor Renato
Brunetta. Che di questa battaglia ne fa una ragione di vita. E che
vita! Su e giù per le televisioni a elencare i fannulloni, di genere e
di stile, su e giù per i ministeri a verificare - tornelli alla mano -
che nessuno esca dal luogo di lavoro e stilare, verifiche alla mano, i
migliori. E anche premiarli. Mister Brunetta vuole la massima
trasparenza. L'ha detto e l'ha fatto. Ha imposto trasparenza, dunque
curricula e retribuzioni, partendo dai suoi uffici. Ecco chi sono, ecco
quanto guadagnano i miei consiglieri.

E chi sono? E quanto
guadagnano i consiglieri del ministro Brunetta? Cliccate sul sito,
andate alla pagina: "Retribuzioni annue lorde dello Staff del
ministro".

Il capo di gabinetto, il consigliere di Stato
Filippo Patroni Griffi, una lunga e onorata carriera al servizio delle
istituzioni, percepisce per il suo incarico un emolumento accessorio di
85mila euro lordi l'anno. Poi lo stipendio. Già, lo stipendio.
Giudicando forse inutile riferire la cifra, ha fatto scrivere:
"Conserva il suo trattamento economico fondamentale". Nessun aiutino in
più al visitatore curioso, seppellito anzi dalla domanda: di quale
diavolo di trattamento fondamentale godrà il consigliere? La segretaria
del ministro ha invece messo i puntini sulle i: guadagnavo 51mila euro
(lordi) l'anno prima del trasferimento a palazzo Vidoni. Dopo il
trasferimento la somma è lievitata di altri 34mila euro (lordi). Bella
cifretta, vero. Quasi 4000 euro (netti al mese).

Ma al
ministero non c'è orario e Brunetta è indemoniato: di notte e di
giorno, di sabato e di domenica, a Natale come a Pasqua, lavora e
produce. Sempre disponibili bisogna essere. Giusto perciò il maxi
incremento. Al pari della segretaria si sono regolati altri dello
staff: hanno detto tutto, scritto fino al centesimo gli euro che
intascano e quelli che pagano in tasse. Purtroppo sono in minoranza:
dei dieci membri più vicini al Capo quattro hanno illuminato ogni
dettaglio della propria situazione economica imitando, tra l'altro, il
ministro; sei si sono rifugiati in corner utilizzando la fantastica
dizione: "conserva il trattamento economico fondamentale". E vabbè, lo
conserva. Lo conserva anche la vice capogabinetto dott. ssa Caterina
Guarna che percepisce per l'incarico, come emolumento accessorio,
61.705,49 euro lordi l'anno. Il principale è scritto ma non è detto, è
pubblico ma resta un pochino riservato.

E comunque, si deve
dire tre volte grazie al ministro. Perché, non contento di far
trasparire gli stipendi dei suoi principali collaboratori (e di tutti i
dirigenti e consulenti della Pubblica amministrazione italiana), ha
obbligato ciascuno a esporre il proprio curriculum nella bacheca
virtuale.

Cliccate prego!. E noi clicchiamo. Proprio la
dottoressa Guarna, come scrive, ha diretto nel 1998 l'ufficio di
coordinamento per le Politiche di sviluppo e coesione. Ufficio centrale
dove si smistano i fondi di finanziamento europei a favore delle
regioni d'Italia più svantaggiate. Dal 2002 al 2005 ha assunto
l'incarico di Autorità di Gestione del Programma Operativo 2000-2006
presso la Regione Calabria. Chiunque abbia voglia di sfogliare una
qualunque collezione di un qualunque giornale italiano appurerà che in
Calabria i soldi europei hanno creato più scandali che sviluppo. Un
falò di milioni di euro bruciati dall'insipienza di un ceto politico
inadeguato, per non dire peggio, e di una burocrazia distratta, per non
dire altro. Anche il capo della segreteria tecnica del ministro, il
dottor Renzo Turatto, proviene dalla Calabria, dove ha ricoperto
l'incarico di responsabile, dal 2002 al 2005, del dipartimento
bilancio, finanze, programmazione e sviluppo.

Non essendo
plausibile che il ministro abbia chiamato nello staff funzionari che
non mostrassero altissime competenze, né essendo discutibile la tenacia
con la quale Brunetta afferma quotidianamente il valore del merito
nell'avanzamento di carriera, è del tutto evidente che la Calabria -
nonostante le continue denigrazioni patite - abbia in silenzio fatto
passi da gigante, innescando, nel disinteresse totale, e forse grazie
alla Autorità preposta e per merito promossa, un formidabile circuito
virtuoso cui il governo, riconoscente, ora segna nell'albo dei
migliori.

Altri devono invece stare in guardia e preoccuparsi
del loro futuro. Ancora non inquadrabili, ma siamo lì lì, nella specie
dei fannulloni, e con emolumenti non del tutto paragonabili ai
collaboratori del ministro, i ricercatori impiegati all'Istituto
Superiore della Sanità, godendo di un contratto da precari, temono di
perdere il posto se i tagli ventilati (in qualche caso programmati)
dovessero davvero compiersi.

I ricercatori precari in Italia
sono così tanti da essere destinatari di incarichi delicati e
importanti. Troviamo precari chiamati a tutelare la salute pubblica
intervenendo nel merito di crisi sanitarie molto note come l'Aids, la
diossina o la melammina degli alimenti o anche il bioterrorismo.
Ricercatori molto competenti, molto specializzati (e molto precari) a
cui sono affidate - anche se non in via esclusiva - quotidiane attività
di monitoraggio e di controllo di prodotti delicati (come, per esempio,
la qualità del latte in polvere destinato ai bambini; la purezza
dell'acqua minerale destinata ai grandi; la qualità e le eventuali
contaminazioni dei giocattoli posti in commercio).

Il governo
garantisce che tutto è in ordine e la cura dimagrante toccherà soltanto
la fannullaggine. Rami secchi e spesa, gonfiata, finalmente ritornata
al suo peso forma. In effetti, e apriamo parentesi, il governo ha
trovato il modo per promuovere - sebbene il clima non appaia
favorevolissimo - una nuova grande banca, la nascente Banca del
Meridione. Sei milioni di euro, solo per iniziare, solo per lo
start-up. Soldi tolti a quel pozzo senza fondo delle spese per la
cultura. Un pizzico di cultura in meno, e - forse - una banca in più.

I
precari della cultura e della ricerca però lamentano che la cura
dimagrante, anche in ragione dei nuovi investimenti, alla fine li lasci
stecchiti. E' abbastanza incredibile, ma non riescono proprio a
tranquillizzarsi. Prendete per esempio quelli che temono di non veder
rinnovato il contratto (nell'area vasta di quelli definiti atipici)
all'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca
Ambientale. Lì ci sarebbe (secondo dati forniti dai lavoratori nda),
una rilevante incidenza dell'utilizzo di contrattisti. Parte di essi,
usiamo non a caso il condizionale, sarebbero attualmente impegnati
nella stima e nella trasmissione alle autorità internazionali di
controllo dei gas serra. Il gruppo di lavoro (secondo la fonte citata a
prevalente composizione di precari) gestirebbero ruoli delicati e
rilevantissimi.

Se i contratti non verranno rinnovati chi
registrerà i gas? E chi li trasmetterà? Quale danno economico subirà
l'Italia dalla eventuale inadempienza, per futura carenza di personale,
di tali obblighi?
Si lamentano coloro che temono di perdere il
lavoro. Ma si lamentano anche coloro che il lavoro lo conserveranno.
Come gli ingegneri e i geologi del Registro italiano dighe. Erano bravi
e capaci, soprattutto efficienti: in poco più di ottanta tenevano
sott'occhio circa 540 dighe effettuando ogni anno circa 1300
sopralluoghi e ordinando azioni di manutenzione straordinaria su circa
300 dighe. Un piccolo ente autonomo senza grilli per la testa e,
scorrendo le cifre, senza fannulloni in giro. Con in più un bel
gruzzoletto di soldi che venivano dal ticket pagato dai gestori delle
dighe stesse.

Però il governo, questa volta l'ex a guida
Prodi, sempre nel nome della lotta agli sprechi, decise di sciogliere
l'ente e immettere nel ruolo del ministero delle Infrastrutture i suoi
tecnici.

Abracadabra. Come per magia i sopralluoghi si sono
rallentati, tanto che nel 2008 non è garantita l'effettuazione del
calendario completo delle visite, e di sodi in più nemmeno l'ombra. Lo
Stato ha recuperato, vero, 200mila euro l'anno per l'eliminazione dei
costi relativi al funzionamento del consiglio di amministrazione ma, ad
oggi, ha perso nove milioni di euro l'anno legati al contributo che
versavano i soggetti controllati all'ente controllore.
Meglio di così!

 
 
 
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