see-saw
dondolando tra sogni e ragione« NOTIZIA BOMBA | UN PAESE MEDIOCRE » |
Premesso che non ne capisco nulla, ma la finale femminile del pattinaggio sul ghiaccio alle olimpiadi di torino, svoltasi giovedì scorso, a me è parsa grottesca.
[lo so, sono sempre in ritardo pure nel blog, e qua 'manco posso accampare scuse tipo: c'era traffico o: non me partiva il motorello. Ritardo e basta.]
Non ho visto molte altre gare nell'arco della manifestazione, magari c'era di peggio o viceversa sono inciampato in una singolare coincidenza, ma quando mi sono sintonizzato con la pista di pattinaggio quel che vedevo non era una competizione sportiva internazionale ma, più esattamente, immagini di repertorio dell'ispettore clouseau.
Per carità, sono un avversore dell'isterico approccio calciofilo che confonde l'essenza dell'agonismo con la quintessenza dell'antagonismo, e caratterialmente sono un tipo che avrebbe cenato volentieri a base di rosso con de coubertin per lasciarsi scivolare nell'agio di argomenti di conversazione sereni e concilianti.
Va detto però che la comprensione si sgonfia oltre la soglia del ridicolo.
Atlete presentate con schietto slancio dai commentatori quali campionesse erano assolutamente incapaci di terminare il proprio programma senza la variante inattesa della culata per terra.
Alla prima pensavo: poverina; alla seconda: giornata no; alla terza: porto zella io; ma poi cambiavo canale, tornavo dopo pochi minuti e vedevo il replay della pattinatrice precedente che perdeva il controllo e si spianava contro le transenne. Allora non sono io, sono loro.
Alla fine ha vinto una brava giapponese, elegante, leggera, che ha avuto il pregio di non cadere né sbilanciarsi mai.
Allora capisci due cose: primo, che la vita sposta i parametri a modo suo e si diverte a sorprenderti ingenuo e a destabilizzare ogni tua valutazione precostituita e forse è inutile sforzarsi di prevedere o di comprendere gli eventi se non quando si manifestano in tutta la loro attualità.
Secondo, che le donne sono così amabili nel danzare lievi con gli angoli del sorriso incrinati verso il pianto, e non puoi non tifare per loro quando alla fine dei teatrali percorsi del loro universo emotivo salutano con il più soave degli inchini, fragili e fiere.
Io lo sapevo, dall'ispettore clouseau c'è sempre da imparare.
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