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la sete verde

"Avete 'n vo' li fior' e la verdura | e ciò che luce od è bello a vedere; | risplende più che sol vostra figura: | chi vo' non vede, ma' non po' valere." Guido Cavalcanti

 

Messaggi del 12/06/2018

IO? clandestina, vengo da babilonia, vengo dalla luna.

Post n°250 pubblicato il 12 Giugno 2018 da bluaquilegia

 

GWENDOLYN MacEWEN

 

1.

tutte le tue mani sono verbi;
ora tocchi dei mondi e senti i loro nomi -
dalla cosa al nome
e non viceversa (in inverno
sono Mida, nomino l'oro)

la sedia e il tavolo e il libro
si estendono dalle tue dita;
tutti i tuoi movimenti
intimano a queste cose di ritornare al loro
posto; una lotta contro la familiarità
mi fa riprendere le distanze

2.

ne conoscevano il significato,
quegli scribi egizi che tracciavano
occhi nei loro geroglifici,
si leggono con distacco, finché
l'occhio non si imbatte in se stesso
ammiccando dal papiro

fuori, il vento eloquente
ne prende nota; leggo attentamente
per non diventare cieca d'ambo gli occhi, leggendo
con l'altro occhio il geroglifico finale

3.

la distanza più breve fra 2 punti
su una circonferenza in rotazione
è una curva, o lascia che ti segua,
Venceslao

4.

con le gambe e le braccia compongono alfabeti
come in quei libri per bambini
dove le figure umane si piegano in lettere e segni,
eppure non leggo la lunga cabala delle mie ossa
fedelmente; basta che mi muova
per modificare il disegno

5.

Nomino tutte le cose nella mia stanza
e queste recitano i loro nomi,
si radunano in gruppi e formano dei quadretti
discutendo il proprio nome fra loro

non dirò che la matrice è meno dello stampato
non dirò che la curva è più lunga della linea,
dovrei leggere tutte le cose in braille in questa stagione
con le dita le dovrei leggere
per non diventare cieca da ambo gli occhi leggendo
con l'altro occhio il geroglifico finale.

 

Versi da: Il geroglifico finale, Longo Editore, pagine 84 e 85

 

 

 

 

 

 



 

 

 

manuel chao, clandestino
















nota rabbiosa


ti piace sentirlo, 
sentilo il potere che ti scorre nelle vene.
ragiona con il cazzo.
gioca con la rabbia,
lo sai fare così bene.
fomenta.
stuzzica quel mio lato osceno,
quello che si cela dietro maschere spesse
di ipocrisia.
facci godere,
facci sentire forti,
facci sentire al sicuro.
nutrici di caramelle, lucine colorate, odio.
riversa nelle nostre gole la tua idea di giustizia.
basta poco.
scatena il mio peggio.
e godi.
lascia tua figlia, mia figlia,  tua sorella, mia sorella,  tua madre,
mia mardre, la tua sposa, la mia sposa,  tua nonna, mia nonna,
lasciale piantate sotto al 
cielo blu mediterraneo.
non le conosci,
non c'è possibilità di rimorso.
lasciale a farsi sbranare
dalle fauci del mostro che ti nutre. smania,
fottici tutte, decapitate della volontà, del libero
arbitrio non ci saranno no per te, prenditi tutto.
quanto duri? il tempo di un post, di una puntatina
sulla tua piattaforma preferita. di una trivialità,
e poi sotto un'altra storia, potrai fottere all'infinito,
la tua presunta vittoria è la mia assoluta vergogna,
non la rinuncia.

 

 

 

 

 
 
 

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