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« VALSAVIORE: Scuole, pass...Sellero: Trattamento rif... »

Dimensionamento scolastico

Post n°553 pubblicato il 21 Novembre 2010 da theriddle
 

Giusto per chiarire le idee in merito alla questione degli obblighi di dimensionamento scolastico mi pare il caso di riproporre il mio intervento all'Assemblea dell'Unione dei Comuni della Valsaviore del 2 ottobre 2010"

"Indirizzi per la programmazione dell'offerta scolastica sul territorio dei Comuni membri dell'Unione dei Comuni della Valsaviore", sicuramente un argomento di stretta attualità viste le recenti polemiche suscitate dalle ipotesi di riorganizzazione dei plessi scolastici della Valsaviore (in particolare di Cevo e Saviore).

La proposta di deliberazione che ci si chiede di approvare  però estende lo scenario riorganizzazione a tutti e 5 i comuni dell'Unione .

Nella proposta di deliberazione sottoposta all'assemblea si chiede infatti di esprimere i seguenti indirizzi per la programmazione dell'offerta scolastica sul territorio dei Comuni membri  dell'Unione dei Comuni della Valsaviore;

-          TUTTE le scuole statali presenti sul territorio dell'Unione abbiano come unico riferimento l'istituto Comprensivo "Bernardino Zendrini" di Cedegolo;

-          la razionalizzazione delle scuole presenti sia studiata e determinata avendo come fine il potenziamento dell'offerta formativa per gli  alunni ed il contenimento delle pluriclassi, in particolare nei Comuni di Berzo Demo, Cevo e Saviore dell'Adamello;

Ciò vuol dire che anche i bambini delle scuole medie di Sellero, che attualmente fanno capo all'istituto di Capo di Ponte, verranno dirottati su Cedegolo, mentre i bambini delle scuole elementari, che ora frequentano presso il capoluogo, un domani potrebbero doversi trasferire a Cedegolo o in un altro dei comuni della Valsaviore o viceversa, con conseguente possibile chiusura della relativa scuola  presente sul  territorio.

Partendo dal principio che ogni scuola chiusa penalizza enormemente la Comunità in cui essa si trovava ad operare, vorrei sottolineare che l'azione della Lega Nord è da sempre mirata alla salvaguardia di tutte le scuole dei piccoli centri, soprattutto di montagna, non privilegiando un criterio di unificazione rispetto ad un altro ma evitando nei limiti del possibile la pericolosa creazione dei grandi istituti in cui bambini in tenera età convivono con ragazzi molto più grandi di loro, che certamente non costituiscono un positivo modello di riferimento per ovvi motivi.

Di conseguenza la Lega Nord valuta da sempre con attenzione gli interventi per la conservazione degli edifici scolastici in quei comuni, soprattutto montani, minacciati di spopolamento o dove la scuola costituisce un servizio irrinunciabile per la sopravvivenza stessa della Comunità locale.

Il D.P.R. n. 233 del 1998  (Governo Prodi, Ministro della pubblica istruzione Berlinguer) attribuisce alla Provincia il compito di redigere il piano di dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Per acquisire o mantenere la personalità giuridica (dunque la possibilità per le scuole esistenti di non essere soppresse) gli istituti di istruzione devono avere una popolazione consolidata e probabilmente stabile per almeno cinque anni compresa tra 500 e 900 alunni, con deroghe particolari per scuole ubicate nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche contraddistinte da specificità etniche o linguistiche.

Adesso improvvisamente, dopo il controverso Decreto-Legge 154/2008 (Decreto Gelmini), ci troviamo di fronte a giornali ed Enti locali (solitamente governati dalla Sinistra) che paventano la chiusura di migliaia di scuole di piccole dimensioni, mentre altri organismi non propriamente filogovernativi (es. Anci) definiscono il provvedimento come una normale razionalizzazione da tempo prevista, senza aggiungere particolari allarmismi.

Sulla linea "allarmista" pare essere anche la giunta dell'Unione della Valsaviore che nella proposta di deliberazione sottoposta all'assemblea "prende atto" delle novità introdotte dalla riforma Gelmini, che stabilisce in 500 unità il numero minimo di alunni per mantenere l'autonomia di un Istituto oltre all'innalzamento dei limiti minimi del numero di alunni per classe e per pluriclasse;

In merito a questa razionalizzazione il Governo ha più volte  risposto parlando di accorpamenti solo amministrativi a livello di Dirigenza e segreterie, cioè scuole più piccole verrebbero unificate ad alcune più grandi ma assolutamente non a livello "fisico" (limitando così i costi relativi a Dirigenti e personale amministrativo).

Il Ministro Gelmini, durante la presentazione ai Sindacati del Piano programmatico del Ministero ha testualmente dichiarato (fonte Ansa):

"Non si toccano le scuole di montagna: in Italia ci sono più di 10.000 classi con meno di 10 studenti. E' indispensabile analizzare caso per caso i singoli istituti per verificare una razionalizzazione del sistema che eviti gli sprechi. Per questo è escluso che verranno chiuse le scuole di montagna e tutte quelle di rilevanza sociale".

Ancora, il Piano programmatico di cui sopra, prevede "il progressivo superamento delle attuali situazioni relative a plessi e a sezioni staccate con meno di 50 alunni" ma specifica che ciò riguarda "territori NON ubicati nelle comunità montane o nelle piccole isole", e quindi non riguarda, come aveva affermato demagogicamente nei giorni successivi l'approvazione della riforma Gelmini l'allora presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, le scuole collocate nei territori montani. La condizione di "Comune montano" dispone infatti il legislatore all'esercizio di una particolare attenzione "tale da suggerire e consigliare nell'applicazione dei criteri che presiedono la determinazione del contingente di organico una opportuna flessibilità".

In pratica viene prevista la disponibilità di formare classi con un numero ridotto di alunni che da 18 scende a 10 per la scuola primaria e secondaria di primo grado.

Come ho già avuto modo di dire in altre sedi le razionalizzazioni e le fusioni sono benvenute quando sono condivise e portano benefici concreti per i cittadini, ma sicuramente non possono essere fatte a "colpi di maggioranza" e senza il consenso e il coinvolgimento della popolazione, soprattutto quando vanno ad interessare un aspetto così importante del tessuto sociale delle nostre comunità.

Ho l'impressione però che in questo caso si stia cercando di dare poca pubblicità alla cosa, forse proprio perché molti cittadini - vedi le recenti polemiche a Cevo e Saviore - hanno già manifestato non poche perplessità in merito all'operazione "trasloco" (a Cevo sono state raccolte numerose firme già depositate in comune), obbligando i Sindaci ha rinviare la decisione che sembrava già presa.

Perché altrimenti inserire un argomento così importante e così sentito, all'ordine del giorno di una seduta convocata d'urgenza? Era proprio necessario? Del resto il nuovo anno  scolastico è appena iniziato, i numeri per mantenere il servizio ci sono ancora ed il tempo per discuterne con i cittadini non manca. A mio parere sarebbe sto più logico e corretto, prima di stabilire delle linee di indirizzo e quindi prendere una posizione politica sull'argomento, darne adeguata pubblicità, favorire la massima partecipazione popolare  (attraverso delle assemblee pubbliche aperte ai cittadini di TUTTI e 5 i Comuni) e sentire il parere della gente.

Pare però che qualcuno abbia fretta di "liberare" alcuni stabili attualmente adibiti a edificio scolastico per poterli utilizzare in altro modo: magari come magazzino, come sede di qualche nuova e non ben definita "Cooperativa di Servizi della Valsaviore", come ufficio oppure come museo...

Che sia questo un altro passo verso il "comune Unico" a colpi di maggioranza?

Se il buongiorno si vede dal mattino le mie speranze per un concreto coinvolgimento di TUTTI i gruppi consiliari Comunali sia di  maggioranza che di minoranza, ma soprattutto dei cittadini, sono già state ampiamente disattese.

Severino Damiolini

 

 
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