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Amianto

Post n°1777 pubblicato il 02 Luglio 2014 da deosoe

 

Amianto: la dolorosa storia di un'indagine al contrario

Nella nostra realtà, molto più che nel resto del paese, è profondo il dramma sociale causato da una vicenda, quella dell'amianto, tristemente rappresentata da migliaia di lavoratori deceduti, colpiti dalla terribile malattia qual è il mesotelioma pleurico. I dati li abbiamo messi in evidenza da tempo: sono circa 2.500 quelli registrati al RENAM (Registro nazionale dei mesoteliomi) in Liguria; attraverso  alcune elaborazioni abbiamo capito la provenienza lavorativa di queste persone: 134 Ansaldo, 111 exItalsider oggi Ilva, 9 Stoppani, 173 Fincantieri, 72 Riparazioni navali, 76 Culmv, 48 appalti cantieri navali, 139 del settore edile, 10 ex  Amga, 6 Sanac, un centinaio di vittime civili, quasi tutte donne, le mogli e madri che hanno lavato le tute di lavoro dei loro congiunti.

Si tratta peraltro di numeri monitorati per difetto, perché l'osservazione del RENAM si ferma al 2010, in quanto questo organismo è stato man mano provato di risorse, fino a comprometterne le funzioni determinando un grosso arretrato.Eppure i centri operativi regionali (COR) afferenti al RENAM risultano formalizzati con delibere in 18 Regioni, tra cui la Liguria. Ad oggi, tutti insieme registrano oltre 18 mila casi di mesotelioma, di cui 2.500 in Liguria. Nella nostra Regione, nell'ultimo quinquennio degli anni novanta i casi registrati erano ogni anno circa 130, ma negli ultimi 6/7 anni c'è stato un preoccupante aumento con una costante di 180 nuovi casi di mesotelioma ogni anno.  I dati sono ancor più significativi se si considera che la Liguria "pesa" per il 3% della popolazione lavorativa dell'intero paese e concentra il 15% dei casi di mesotelioma registrati. Eppure, nonostante questo, solo e soltanto a Genova è aperta da tempo un'indagine della Procura "al contrario": non si è indagato, o si è indagato poco, sui responsabili di tante morti, ma si sta indagando tanto e con particolare accanimento su centinaia di lavoratori che hanno solo e sempre lavorato con dignità e professionalità per 35-40 anni nelle fabbriche genovesi e nelle attività portuali, nell'edilizia e dove si sono registrati centinaia di casi di mesotelioma: 359 indagati in Ilva, 947 in Ansaldo, altri 16 in aziende minori.

Per contro, a questa situazione se ne contrappone un'altra altrettanto dolorosa: è quella dei 450 fascicoli contenente le denunce effettuate dai famigliari dei deceduti a causa dal mesotelioma, che da troppo tempo giacciono in Procura  e che probabilmente saranno archiviati. Ma non è tutto, l'indagine della Procura ha condizionato, togliendo ogni filo di lucidità e di razionalità ai dirigenti Inail, nazionale e territoriale, che si sono rifugiati nel "comodo" principio di autotutela, revocando in modo massivo centinaia di certificazioni di esposizioni all'amianto che lo stesso Istituto aveva precedentemente riconosciuto, con il risultato che circa 700 lavoratori che operano quasi tutti in Ansaldo o Ilva, non possono usufruire dei propri diritti e di godere dei benefici della legislazione sull'amianto.

In questi anni abbiamo affrontato situazioni difficilissime, come quando ad esempio, a seguito delle revoche delle certificazioni da parte dell'Inail, l'Inps avviò le revoche delle pensioni. A Genova abbiamo evitato un vero dramma sociale, grazie alla lotta dei pensionati, lavoratori e ai parlamentari liguri; con l'emendamento inserito nella Legge 33 dell'aprile 2009 abbiamo salvaguardato migliaia di pensioni, ma tanti lavoratori hanno comunque sperimentato sulla propria pelle la bruttissima esperienza di vivere per lunghi mesi con la disperazione di non percepire alcun reddito.

Abbiamo avuto decine di incontri con le Istituzioni, la Prefettura, le forze politiche e con i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, chiedendo con forza una soluzione definitiva a questa vicenda, perché a Genova - e solo e soltanto a Genova - città martoriata dall'esposizione all'amianto, i lavoratori e i pensionati ex esposti sono costretti a vivere con il doppio disagio, con la doppia pena e ansia, la propria esistenza, sapendo di essere soggetti a rischio per l'esposizione professionale e di trovarsi nelle condizioni di indagato.

Non è giustificabile il fatto che in tutta Italia siano stati riconosciuti dall'Inail circa 300 mila casi di esposizione all'amianto su 600 mila richieste e solo quelle rilasciate a Genova vengano messe in discussione perché considerate truffaldine. L'indagine è naturalmente legittima, ma non se ne può subire il condizionamento fino ad offuscare un dato inoppugnabile che nessuno può mettere in discussione: l'amianto nelle nostre fabbriche è stato largamente usato, manipolato, respirato. Le tantissime vittime testimoniano tutto questo. Per questo la vicenda amianto deve essere riconsiderata con una lettura più attenta, oggettiva, coerente con la storia lavorativa delle aziende, dei cicli produttivi, delle relative evoluzioni dell'organizzazione del lavoro e anche quella legate alla terminologia con cui veniva identificati i reparti e delle mansioni, delle continue riclassificazioni e infine dei tanti pareri dei periti nominati dai tribunali e dei dati giurisprudenziali. Non ha più ragione di esistere la disparità di comportamento sia di Inail, che della Procura, riguardo l'Ilva di Taranto e Genova. Si tratta di aziende che hanno avuto lo stesso ciclo produttivo, reparti, mansioni perfettamente identici. A Taranto niente è stato messo in discussione, i riconoscimenti sono stati estesi per analogia anche a mansioni non rientranti negli atti di indirizzo e addirittura le certificazioni, così come prevede la legge, sono state estese fino al 2003.

Il 4 giugno scorso abbiamo incontrato il Ministro del Welfare e delle Politiche attive del Lavoro Giuliano Poletti e anche a lui abbiamo rappresentato la vicenda amianto che interessa la nostra città, gli abbiamo consegnato i dati esponendo le nostre ragioni, chiedendo una soluzione definitiva idonea a restituire i diritti ai lavoratori bloccati nelle fabbriche e ridare serenità e certezze ai pensionati.
Il Ministro si è impegnato a costituire con un atto amministrativo un Organismo Collegiale, un soggetto terzo, da insediare presso l'Inail, in via straordinaria, per far fronte ad una situazione altrettanto straordinaria, che prenda in mano tutta la situazione inerente le revoche effettuate dall'Inail, con il mandato di rivisitarle, senza condizionamenti e con il potere di legittimare la validità delle certificazioni di esposizione all'amianto.
È una proposta nuova, interessante, il Ministro ha garantito tempi rapidi per la sua attuazione, non escludendo, se necessaria, la via legislativa per risolvere i problemi. Naturalmente dobbiamo vigilare sull'impegno e sui tempi, non abbassare la guardia e mantenere viva e forte la mobilitazione.

Il 2 luglio ritorneremo a manifestare in piazza; lo stesso giorno si terranno le prime udienze in Tribunale relative a gruppi di pensionati indagati, tutti ex operai, persone che hanno lavorato una vita in Ansaldo fabbrica pesantemente colpita dal flagello dei mesoteliomi. Non è assolutamente accettabile la rappresentazione della vicenda amianto come una grande truffa, bisogna affermare e riconoscere invece che si tratta di una pagina dolorosa e drammatica, purtroppo non ancora chiusa definitivamente.

Antonio Perziano - Camera del Lavoro Metropolitana di Genova 

 

 

 
 
 
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