MARIANNA

Era così, stasera l’aveva capito e in qualche modo non era sorpresa, in fondo l’aveva sempre saputo che non era ancora pronta a rischiare di nuovo. Aveva bisogno di tempo per dimenticare e chissà se avrebbe avuto abbastanza tempo per dimenticare e poi ricominciare. Marianna non aveva mai sentito il peso dell’età fin quando Renato non l’aveva lasciata scappando, come aveva già fatto un anno prima. Se era onesta con se stessa, si era sempre sentita precaria, tutte le volte che avevano discusso e ammesso che erano completamente diversi, per carattere, interessi e idea di un rapporto sentimentale, e si era chiesta per quanto tempo avrebbero potuto andare avanti. 

Ogni volta però aveva scacciato quella sensazione e si era detta che in fondo non esistono rapporti perfetti, perchè le persone non sono perfette, e quindi andava bene così. Le risate, gli sguardi, le battute, le notti d’amore e le canzoni che avevano accompagnato i momenti condivisi e avevano dato un senso a tutto l’avevano convinta che sarebbe durata a lungo, forse anche per sempre.

Ma non era stato così e adesso i ricordi facevano male e tornavano ogni volta che Fulvio partiva alla carica e la bloccavano. Le ricordavano che le relazioni fanno soffrire e lei non ce la faceva, non poteva, non ci riusciva. Era stanca di vivere con la paura di dover affrontare l’ennesimo fallimento.

Eppure c’era qualcosa in fondo da qualche parte che sorprendentemente e inaspettatamente ogni tanto si faceva spazio e usciva dandole il coraggio di rischiare e buttarsi avanti. Una sorta di desiderio incosciente di scoprire che non era sempre così, che non necessariamente le cose dovevano finire male, c’era anche la possibilità che qualcosa nato per caso si rivelasse meglio del previsto.

“Io rimango qui, io rimango qui
che non ho ancora paura
di dare via la pelle, vivere come stelle,
vivere per me”
(da “Vertigine”, Levante)

Paura di amare? – Il Golfo 24

 

PUNTEGGIATURA

Non facile usare bene la punteggiatura: virgole, punti e virgola, punti di vario tipo…

Il problema non è solo sulla carta, ma anche nella vita! Sì, perchè la punteggiatura segna anche ogni momento delle nostre vite e la cosa più complessa è mettere i punti e andare a capo.

A questo riguardo io ho delle grandi difficoltà, i punti non sono la mia specialità, non i punti a capo. In realtà sono una specialista dei puntini di sospensione con i quali dò seconde, anche terze possibilità quando invece dovrei solo trovare il coraggio di chiudere definitivamente mettendo un bel punto. E a capo.

Ma a cosa è dovuta questa indecisione? Vorrei proprio saperlo, perchè dare opportunità di recupero, passatemi il termine, non dev’essere azione scontata, in qualche modo bisogna meritarsela. Ecco, forse è proprio questa capacità di capire se l’altra persona è veramente dispiaciuta o se ne sta approfittando che mi manca o di cui sono insufficientemente dotata.

O forse è solo un livello di autostima ballerino che a volte scende al di sotto di un valore accettabile per una buona autoconservazione.

Mah, chi può dirlo? Dovrò cercare di applicare le mie conoscenze sulla punteggiatura grammaticale alla mia vita. In fondo in grammatica sono sempre stata brava!

SENSAZIONI

Scende la sera e la malinconia offusca la mente. La consapevolezza della solitudine, il vuoto nel letto troppo grande, il desiderio di non pensare, di vuotare la testa…

La voglia di scappare lontano, sparire tra le onde del mare o forse tra le nuvole in cielo, lasciarsi andare e seguire l’istinto ancora una volta con la speranza di vivere nuove sensazioni che sazino l’anima e la mente…

E gridare tra le lacrime un dolore che non si attenua se non cullato da forti braccia che tramettono un messaggio consolatorio, “Io sono qui, conta su di me!”

E la speranza che dopo ogni burrasca torni la calma e il cuore riprenda lentamente a battere per un nuovo sogno.

…e niente è più come prima…

 

SOGNO

Il sogno l’aveva turbata a tal punto che non si era ancora alzata dal letto.

Molto strano, Angie non ricordava mai i sogni, o almeno ne ricordava solo pezzi senza un filo logico. Invece questa mattina si era svegliata con il ricordo dettagliato di quello che aveva sognato ed era un po’ imbarazzata.

Sognare di fare sesso non era poi così strano, ma sognare di farlo con Riccardo e in quel modo la destabilizzava. Non aveva mai creduto che lui l’avesse colpita al punto da renderlo il protagonista delle sue fantasie, non pensava mai a lui, tanto meno come compagno di giochi. Erano colleghi, lui era simpatico, ma non certo un tipo intrigante. Eppure nel suo sogno era lui, ma allo stesso tempo non era lui: risultava così sensuale e sexy, mentre nella realtà lo si sarebbe considerato un uomo banale che non suscitava particolari istinti selvaggi e tanto meno fantasie inconfessabili.

A ripensarci Angie non riusciva a crederci. Cosa ci faceva lui nel suo sogno? perchè proprio lui?
Forse proprio perchè nella vita reale lui appariva così innocuo e inoffensivo, nel sogno diventava deciso e sicuro di sè, un uomo a cui lei non riusciva a dire di no, qualcuno che in qualche modo non le chiedeva il permesso, perchè aveva capito che lei si sarebbe sentita più libera se non avesse dovuto scegliere.

E così Angie sentiva ancora sulla pelle il tocco leggero delle mani di Riccardo che accarezzavano la sua schiena e all’improvviso la giravano e la mettevano schiena al muro con un sorriso sfacciato che ancora la faceva fremere.

Angie faticava ancora a respirare regolarmente, il ricordo di ogni gesto, ogni reazione, ogni respiro condiviso le annebbiava la mente e la spossava come se tutto fosse realmente accaduto poco prima.

Finalmente riprese il controllo e si alzò per dirigersi alla doccia. Eh sì, meglio farsi una bella doccia e affrontare la nuova giornata…

RICERCA

“Cercami,
non quando ti senti solo.
Cercami quando hai tutto
e non ti manca niente.
Niente tranne me”.

Eh già, proprio così, questo è quello che ho sempre voluto e tuttora mi auguro – pensava Sara – essere desiderata da chi non ha bisogno di nulla, da chi si sente incompleto solo perchè gli manco io.

La mancanza a volte può diventare dolore fisico quando viene identificata con qualcuno a cui teniamo così tanto che quando non è con noi ci sentiamo meno-mati.

Di fronte alla sua tisana, Sara rimuginava. Si era imbattuta in quei pochi versi che l’avevano colpita perchè li aveva sentiti suoi. Forse perchè per lei era proprio così, ma non sapeva se fosse la stessa cosa per Luca, sempre riservato e criptico. Stavano bene insieme, ma lei non era sicura che Luca la desiderasse così tanto.

Certo, lei era “eccessiva” in tutto, non aveva mezze misure, soprattutto per quello che riguardava i sentimenti, e si aspettava lo stesso atteggiamento dal suo lui. Ma si rendeva conto che come al solito stava usando troppo la testa e forse un po’ più di leggerezza non avrebbe fatto male a tutti e due…

Meno testa e più cuore.

RIFLESSIONE

E così un’altra settimana è passata, 7 giorni uguali a quelli passati e probabilmente uguali a quelli che verranno. Il tempo scorre monotono ormai, da mesi
viviamo in una sorta di fermo-immagine a causa del Covid e quel poco che ci è permesso fare a fasi alterne non riusciamo nemmeno a godercelo, in attesa di un nuovo inasprimento dei divieti che sembra quasi sia diventato lo sport preferito di un Presidente del Consiglio che quasi tutti consideravano un tranquillo professore innocuo e forse anche un po’ sprovveduto. Alla faccia…

Senza voler entrare nel merito della situazione generale, che ormai viene dibattuta da tutti fino alla nausea, senza peraltro cavare un ragno dal buco, riflettevo sul nostro futuro affettivo. Come faranno a crearsi nuove coppie, a nascere nuovi amori, transitori o duraturi, se non possiamo più muoverci se non per andare al lavoro o a fare la spesa, e con la raccomandazione di impiegare meno tempo possibile? Non ci saranno più sguardi che s’incrociano casualmente, battute insulse fatte per attirare l’attenzione. Ormai tutto dev’essere programmato, prenotato, organizzato, e la diffidenza la fa da padrona (sarà veramente sana/sano, sarà un portatore di virus inconsapevole?). Ci mancava anche questa e per ora ci vogliono tanta voglia di vedere il bello, il meglio e una gran dose di speranza per affrontare ogni nuovo giorno con il desiderio di scoprire cosa ci riserva.

 

IRENE

La voce… questo l’aveva colpita, la voce di lui al telefono. Una voce calda, pacata, rassicurante ma allo stesso tempo intrigante… e le pause, quelle pause che lui faceva in attesa che lei si esprimesse, che dicesse qualcosa, che commentasse nel bene o nel male. Lui aspettava, paziente, curioso, sicuro che prima o poi lei si sarebbe sbilanciata… e si divertiva…

Ma lei l’aveva capito, eccome se l’aveva capito, e faceva lo stesso gioco, aspettava… In verità lei non parlava facilmente, o meglio, parlava sempre tanto, forse a volte persin troppo, ma non in quei momenti. No, quei momenti se li godeva fino in fondo, a occhi chiusi, i sensi tesi a captare ogni minima sensazione, ogni cambio d’intonazione, ogni vibrazione di quella voce ormai familiare… accoglieva ognuna di queste cose dentro di sè nel profondo, le custodiva gelosamente in attesa di un incontro che chissà se sarebbe avvenuto e fantasticava…

FEDERICA

Federica, perplessa, sorseggiava una tazza di tè e smangiucchiava un pezzo  di focaccia. Sì, perchè lei preferiva fare colazione con qualcosa di salato piuttosto che dolce. Era sempre stato così, fin da bambina, le dava la carica per affrontare la giornata. E oggi aveva proprio bisogno di carica.

Ogni volta che restava sola, che una relazione finiva, faticava a mettere un  punto. Si faceva un esame di coscienza e cercava di capire perchè non avesse funzionato, era il suo lato razionale che le faceva cercare i suoi errori,quello che non avrebbe dovuto ripetere in futuro. Come una garanzia per non soffrire ancora.

Ma quale garanzia può esistere contro il rischio di vivere in pienezza i propri sentimenti?

Eppure Federica non si rassegnava e per questo era preoccupata, perchè quella sera sarebbe uscita per la prima volta con Guido, che le piaceva. E come le piaceva! L’aveva conosciuto al supermercato, facevano entrambi la spesa con porzioni per single e i carrelli si erano scontrati. Uno sguardo, qualche parola di scuse e una risata imbarazzata eavevano finito per scambiarsi i numeri di cellulare. Qualche chiacchierata serale e ieri lui l’aveva invitata a cena e lei aveva paura di rovinare tutto per paura, paura di mettere quel famoso punto e provare a ricominciare…

Ma poi perchè si agitava tanto? In fondo era solo una cena informale in un bistrot di specialità umbre. E poi Guido le piaceva, almeno a pelle e per quel poco che l’aveva conosciuto: era semplice, rilassante. Lei invece era troppo contorta e non riusciva a godersi le cose man mano che accadevano, come se la tragedia fosse sempre incombente. Eppure era una donna intelligente, in gamba sul lavoro, una vera amica, di quelle che piantano lì tutto se qualcuno ha bisogno. Appunto, tutto questo altruismo era certo molto bello ma sotto sotto diventava un alibi per non occuparsi di sè e a volte per scappare dalle nuove esperienze sentimentali, troppo impegnata, poco tempo.

Ma il brivido che provava quando sentiva la voce di Guido, quando lui la guar-dava con quel sorriso aperto ma un po’ malizioso, era qualcosa che le dava la scossa, le annebbiava la mente e le toglieva il fiato…

Ok, ce la poteva fare! Poteva cominciare a rilassarsi per godersi la serata e chissà, lasciarsi andare…

ISOLAMENTO

Uscire? Non uscire? Questo è il dilemma…

Non sono mai stata una dal carattere debole, anzi, forse a volte fin troppo determinata; eppure dal lockdown di primavera, che si è combinato con la fine della mia relazione amorosa (non per mia scelta), mi sono pian piano ritirata in me stessa e a parte la parentesi della vacanza al mare, mi rendo conto che restare in casa è diventato protettivo non so esattamente da cosa.

Un problema al ginocchio mi ha poi tenuta reclusa a riposo per 10 giorni, sofferenza all’inizio, ma poi una sorta di garanzia alla tranquillità e di riparo da dolore e sofferenza. Se non esco, non può succedermi altro, forse.

Non mi piace questa situazione, ma mi rendo conto di sentirmi debole e indifesa e di aver bisogno di recuperare forze e motivazioni per affrontare nuovamente la vita che mi aspetta fuori dalla porta.

GIADA

Giada guardava fuori dalla finestra e rifletteva sulla serata. La cena era andata bene e tutti si erano amalgamati e divertiti, ma nonostante tutto lei era irrequieta. Leo l’aveva tenuta d’occhio tutto il tempo con aria incuriosita e a tratti sfacciata, quasi a spogliarla con lo sguardo. Aveva poi approfittato di ogni occasione per passarle accanto e sfiorarla, facendola rabbrividire ogni volta.

Era sfrontato e sicuro di sè,  mentre lei di certezze non ne aveva più, si sentiva confusa e smarrita, ma non voleva che lui se neaccorgesse, gli avrebbe lasciato troppo vantaggio e lei ancora non sapeva decidere se lasciarsi andare o restare sulla difensiva. Aveva troppa paura di soffrire perchè lo sapeva, lei non era fatta per le relazioni mordi e fuggi, finiva sempre per coinvolgersi anima e corpo. Ma Leo dava l’impressione di non voler sapere cosa fosse il coinvolgimento emotivo.

Giada ci doveva pensare bene… o forse doveva chiudere gli occhi, non pensare e buttarsi senza paracadute…

Giada era spaventata ed elettrizzata dalle sensazioni fisiche che ultimamente scopriva in sè. Per una vita aveva tenuto tutto sotto controllo, anche i sentimenti, ma adesso basta, non ce la faceva più e rischiava di scoppiare. Voleva uscire allo scoperto, essere libera di sentire ed esprimersi, ma aveva paura di essere fraintesa, di essere presa per una superficiale. Come se tutto quanto è fisico non avesse relazione con l’anima! Sciocchezze, come potrebbe la fisicità rendere felici e farci sentire liberi se non fosse un unico con l’anima? Se così non fosse, come potremmo sentirci appagati e in pace con il mondo?…