Alla Mensa Della Polizia Il Certificato Non È Richiesto E Anche Il Piemonte Lo Boccia
Alla mensa della polizia il certificato non è richiesto E anche il Piemonte lo boccia
ROMA — L’obbligo di Green Pass non si applica ai lavoratori per l’accesso alle «mense aziendali e nei servizi di catering su base contrattuale». Lo conferma indirettamente una circolare della Polizia di Stato, valida per le mense di servizio di questure e prefetture, datata 5 agosto. E una nota della Regione Piemonte di ieri che interpreta la norma finita sotto i riflettori in questi giorni: l’articolo 3, comma 1, del decreto 105 del 23 luglio. Quella che obbliga i servizi di ristorazione al chiuso ad accettare clienti al tavolo solo se dotati di certificato che attesti il vaccino, la guarigione dal Covid o un tampone negativo nelle ultime 48 ore. Il chiarimento della Regione Piemonte arriva per rispondere «ai quesiti pervenuti» alla vigilia dello sciopero di due ore indetto per oggi dalla Fim-Cisl e Fiom-Cgil della Hanon di Campiglione Fenile, la fabbrica pinerolese di componenti elettronici per l’automotive che prima ha annunciato ai 600 dipendenti l’obbligo di Green Pass, altrimenti addio mensa. Poi ha cercato di rimediare maldestramente, piazzando un tendone all’esterno per il pranzo degli sprovvisti di Pass, nonostante il caldo. La lettura della Direzione Sanità e Welfare del Piemonte spiega in modo chiaro la matrioska normativa che porta all’esclusione del Green Pass per le mense. Il decreto legge 105 di luglio si richiama al decreto legge 52 del 22 aprile, interpretato dalla circolare del ministero dell’Interno del 24 aprile, questa volta non della Polizia di Stato, ma del Gabinetto del ministro Lamorgese. Questa circolare cita il dpcm del 2 marzo che fa esplicita esclusione delle «mense aziendali e servizi di catering su base contrattuale» dalle chiusure o dai contingentamenti di orario,
nelle zone di vario colore. Al pari dei ristoranti interni agli alberghi. La circolare della Polizia di Stato del 5 agosto è ancora più interessante. Perché elaborata a 24 ore dal debutto dell’obbligo di Green Pass in bar e ristoranti al chiuso, il 6 agosto scorso. Nel primo paragrafo dedicato alle mense di servizio, il caposegreteria e prefetto Sergio Bracco chiarisce che «le attività connesse con la fruizione del vitto sono consentite a tutto il personale, fermo restando il rispetto dei protocolli o delle linee guida dirette a prevenire o contenere il contagio». In un solo caso si applica il decreto 105 e quindi è richiesto l’obbligo di Green Pass: «per quanto concerne l’accesso di persone esterne/ospiti». Circolare chiarissima. Difficile che sia valida solo per la Polizia. Eppure quando sindacati e imprese incontrano il giorno dopo — il 6 agosto — i ministri Roberto Speranza (Salute) e Andrea Orlando (Lavoro), alla domanda rivolta a Orlando se il Green Pass si applica anche alle mense aziendali, il ministro risponde: «Speranza mi ha detto di sì, spetta al suo dicastero interpretare la norma». Ma Speranza è già andato via. Dì lì il caos. E quindi l’irritazione dei sindacati contro un’imposizione letta come tentativo surrettizio di far passare l’obbligo vaccinale sui luoghi di lavoro senza il supporto di una legge che consenta ai datori di conoscere i dati sanitari dei dipendenti, fin qui vietato. Lo sciopero di oggi alla Hanon. Il disorientamento di tante aziende della ristorazione collettiva. «Chiediamo al governo un chiarimento normativo definitivo prima della fine delle ferie», dice Andrea Laguardia, Legacoop. Anche i leader di Cgil, Cisl e Uil continuano ad augurarsi che il governo lo faccia, ma con una legge che regolamenti il Green Pass sul lavoro.
