Come Tristan e Iseut

  • images.jpegAncora a cavallo, appena oltrepassato il ponte levatoio, si tolse l’elmo che gli opprimeva la testa. Una ventata di aria fredda gli accarezzò il viso stanco e graffiato. Alzò lo sguardo alle finestre vuote del primo piano.

Lasciò il cavallo allo stalliere e si precipitò nel grande salone delle armi. Si diresse verso il massiccio tavolo di legno in fondo alla sala vuota, si slacciò gli spallacci che caddero fragorosamente sul pavimento in pietra.

Aprì la porta delle stanze di rappresentanza, tutti gli ufficiali si scostarono per non essere travolti. Non li vide neppure, attraversò i locali che per lui senza di lei erano deserti. Quasi strappò le calotte per potersi togliere il pesantissimo e lucido pettorale. Nonostante il sollievo dal peso tolto non riuscì a respirare.

Si diresse quindi verso la camera nuziale. Il grande letto a baldacchino era pronto, accogliente, pulito e vuoto. Lasciò scivolare la cotta di maglia,  tolse entrambe le ginocchiere ed i cosciali. Nemmeno notò l’enorme camino acceso. Ebbe un brivido di freddo. La stanza senza di lei era gelida.

Fece di corsa il lungo corridoio che lo portò alle cucine. Gli inservienti non fecero in tempo a fargli spazio. Le casse di mele accatastate ancora in equilibrio precario caddero facendo ruzzolare la frutta per la ripida scala di servizio. Lui nemmeno se ne accorse.

Tolse la falda a quattro lame con ancora le scarselle attaccate, fece gli alti gradini a due a due e salì sulla vecchia torre. Dove era il suo amore?

Spalancò il piccolo uscio dei bagni privati. Lei era in ginocchio al centro della stanza rotonda, accanto alla vasca da bagno. Candida, con la pelle color della luna, teneva in mano una brocca d’acqua bollente il cui vapore la rendeva ancora più evanescente. I rossi capelli ad incorniciare il suo bellissimo viso. Gli sorrise, si lisciò la leggera e semplice tunica che lasciava intravvedere il suo esile corpo. Senza alzarsi si piegò verso di lui e cominciò a spogliarlo di ciò che restava della sua armatura.

Lui le prese una mano e se la portò alle labbra. La fece alzare e la strinse a sè. La sentì fremere contro di lui. Sentì il battito dei loro cuori farsi uno solo. Dimenticò la dura cavalcata fino a casa, la fatica, il dolore. Solo lei. Solo lei.

Le slacciò il corto nastro che le sorreggeva la tunica e questa lentamente si posò ai suoi piedi. La guardò, la abbracciò e sorridendo la sollevò portando i due visi alla stessa altezza. Sentì il respiro di lei, caldo, delicato, terribilmente eccitante, mischiarsi al suo.

Il vapore della stanza li avvolse in un caldo abbraccio.


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