Si trasformava in cenere il giorno, bruciando nel fuoco del tramonto. Rassegnarsi restava la sola cosa da fare.
Lontani seppur vicini, senza potersi sfiorare senza poter respirare quei “ti amo” pronunciati sottovoce.
Vicini e lontani per riuscire a donarsi, sentendo il tocco delle mani, carezze lievi, creando attorno a loro fiamme così alte, da lambire il cielo.
Le stelle erano diamanti nel buio di quella notte, si avvicinò muovendo pochi passi su cristalli di ghiaccio, li sentì spezzarsi percependone lo scricchiolio.
Li aveva chiesti in dono alla luna, per offrirli in sacrificio nel nome dell’amore, per quel desiderio di essere accanto a lui e respirare ancora il suo respiro.
Alzò lo sguardo. Guardò la luna che non si mosse e le cedeva quei cristalli di ghiaccio su cui posare il passo e trasformalo in incanto; per lei li aveva creati il gelo, affinché con la sua luce, li facesse risplendere tra l’erba e nel fango.
Lontani… Lontano, troppo lo era da lei, per poterlo sfiorare con una carezza, tenera, leggera, calda come un petalo di un fiore nato dalle fiamme, che potesse accendere un fuoco di passione attraversando la pelle e percorrendone il corpo, la mente, il cuore.
Fu per amore che lei, si trasformò in quel fiore.
Lontano, lo era troppo, perché potesse accarezzare quelle labbra con le sue, con la grazia e la delicatezza, che appartiene ad un fiocco di neve, che fluttuando si posa sulle gemme del mandorlo pronto a fiorire.
Lo amava e per quell’amore, in neve si mutò.
Non le fu amico il vento, né il battito d’ali del passerotto infreddolito, no, l’aria non si mosse e quel bacio non si posò su quelle labbra.
Per quanto sembrasse raggiungibile, non era mai così vicina da poterlo sfiorare anche solo con le punte delle dita.
Tenerlo tra le braccia, questo sognava, proteggendolo mentre addormentato sospirava. Proteggerlo si! Così come il sonno protegge ogni sogno. Lui chiuse gli occhi stanco…
Lei restò lì a guardarlo respirando piano e rinunciando al suo corpo si spinse con l’ anima accanto a lui.
Ora gli era accanto e lo avvolgeva con le sue braccia… lo cullava dondolandosi e sussurrandogli una ninna nanna d’amore.
“Cantami cuore questa storia d’amore, cantami e dimmi che non finirà, spazzata via dal vento come i petali dei ciliegi in fiore.
Cantagli cuore, canta a lui che non mi sente, che non mi vede, digli che è tra le mie braccia perché non ha limiti terreni l’amore.
Cantagli … che l’inverno svanirà in primavera e non sarà più il freddo a formare gelidi cristalli con le nostre lacrime”
Nel silenzio della notte aspettò l’alba e vedendola arrivare, sapeva che era il momento di andare.
Pianse e posandosi sulle labbra di lui, in una lacrima, per amore lei … si trasformò.
© L’incanto
E’ nel ricordo di quelle notti, così lontani eppure uno accanto all’altra, che lui pianse.
Lei pur di essergli accanto aveva rinunciato al corpo lasciando che fosse la sua anima a stargli accanto.
Lui pianse, mischiò le proprie lacrime a quell’unica, di lei, che per amore gli bagnava le labbra.