L’estate sta finendo

 

L’estate sta finendo

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Estate!

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Voglia di leggerezza,di sole ,di mare di spensieratezza.

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C’è chi ha avuto in dono dalla vita la possibilità di esaudire questa irresistibile voglia di libertà e c’è chi, purtroppo non l’ha avuta.

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Ma che piaccia o no,la vita corre e il tempo la segue fedelmente senza scampo per nessuno.

E così è già tempo di deporre le valige e tornare alle più o meno amata routine che in realtà è anche sinonimo di normalità .

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La Sicilia fa eccezione al resto d’Italia e come amica si presta a dare una mano ai vacanzieri ritardatari che per svariati motivi arrivano al mare quando tutti gli altri vanno già via .

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così mentre loro si trastullano beati e grati a questa terra di fuoco che seppur cocente si lascia amare con passione, lei gioca con il fuoco e si diverte a dipingere  scenari  sorprendenti come questo uccello di fuoco che l’Etna,con la sua colata di lava incandescente,  ha regalato a turisti e residenti .

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La sicilia con le sue meravigliose bellezze naturali continua così a regalare sogni .

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e a coccolarci con le sue gustose e insostituibili specialità gastronomiche che ci aiutano a riprendere il ritmo di un anno che continua ad avanzare e che saluta  la nuova stagione già  alle porte.

Divertitevi  e sorridete anche se le vacanze non sono andate come speravate Questa vita sà,a volte, essere anche generosa .

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Mentre pregustate  il vostro arancino preferito avviatevi  verso la nuova stagione con l’entusiamo dei bambini  .Pronti  ad accoglierla con amore  e a coglierne aromi, segreti, profumi e tutto ciò che vi regalerà .

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La felicità è fatta di cose ridicole – Camilleri

La felicità è fatta di cose ridicole

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Salve oggi prendiamo un caffè con Camilleri ,grande scrittore del nostro tempo.

 Andrea Camilleri ci ha lasciato il 17 luglio del 2019.

In sua memoria riporto un testo pubblicato da Repubblica nel Marzo del 2018.

Camilleri parla della felicità e di ciò che rappresentava per lui.

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La felicità è fatta di cose ridicole

Andrea Camilleri ci ha lasciato il 17 luglio del 2019.

In sua memoria riporto un testo pubblicato da Repubblica nel Marzo del 2018.

Camilleri parla della felicità e di ciò che rappresentava per lui.

«La felicità – ha scritto Camilleri – per me non ha motivazioni, non ne ha mai avute, per me è fatta di cose ridicole. La felicità per me era aprire la finestra al mattino, sentire l’aria fresca, guardare fuori. Alzarsi presto, aspettare che tutta la casa prendesse vita, sapere che dopo un po’ si sarebbero alzate le persone a me più care e che presto ci sarebbero state le loro voci intorno a me. E che poi avrei iniziato a scrivere. Questa era la felicità. Ora è più difficile, se apro la finestra o accendo la luce, vedo sempre lo stesso buio».

«Oggi più che mai mi accorgo di aver legato la felicità al corpo. Ho voluto bene al mio corpo anche se l’ho trattato senza nessuna cautela. Ho bevuto per trent’anni una bottiglia di whisky al mattino e sono settantaquattro anni che fumo ininterrottamente. E il mio corpo non mi ha mai tradito. Oggi che lo sento sofferente, malandato, uno strumento arrugginito che fa fatica a mettersi in moto, mi intristisco e provo pietà per noi. Ma quando tento, con sforzo, di girare la manovella del mio corpo e quando lui risponde a dovere, provo di nuovo un sentimento leggero di felicità».

«Con il mio cervello invece – ha aggiunto lo scrittore – ho pochi rapporti di felicità, non è quasi mai presente quando sono felice. Io la felicità l’ho trovata sempre nelle cose terrene, concrete, negli odori, nei sapori, nei rapporti umani, non nella letteratura. Di certo però la scrittura non mi ha mai portato infelicità, mi sono sempre divertito a scrivere, così come a leggere».

Una felicità che per Andrea Camilleri era fatta di piccole cose.

«L’aspetto che più mi piace della felicità è che duplicabile, se riesci a rinnovare dentro di te la memoria di un momento felice, quell’evento ha ancora un’eco di felicità. La felicità è un istante, l’accensione di un fiammifero che in quei pochi secondi di luce ti permette però di vedere a lungo».

Da qui il ricordo di un dolce aneddoto.

«Per esempio una mattina in campagna sentii a un tratto l’odore della citronella, un’erba selvatica che cresce nelle vicinanze dell’acqua. Ecco, io mi fermai, non feci più un passo, restai immobile a respirarne l’odore che mi riempiva i polmoni, me li slargava e in quel momento mi sentii in armonia, con me stesso, con le persone vicine e quelle lontane, con gli uomini e le donne che abitavano l’altra parte dell’emisfero della terra. E rimasi fermo lì, in attesa. Durò ancora qualche istante, poi, forse il vento, portò via quell’odore, ma io non mi intristii, ripresi a camminare e continuai a portarmene dentro la memoria».

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