#testdrive #testroad #RangeRover #Evoque un osservatorio fashion e salottiero anche tra i prati stabili

Con la convertibile al pari delle altre diciassette versioni la #Evoque supera promossa ogni particolarità del fondo

Spesso a contatto con la città ci sono tesori che non conosciamo. Mi riferisco ai paesaggi, all’ #ambiente #naturale che siamo riusciti a conservare e a volte a valorizzare. In questo caso, coincide con la memoria del territorio. Questa volta andiamo alle porte di #Udine, nel comune contiguo  di Martignacco. A cinque chilometri dalla circonvallazione ovest, l’agglomerato urbano si dirada e progressivamente appare il paesaggio d’un tempo, quello di cento, duecento anni fa, con le campagne interrotte dagli alberi cresciuti in alcuni punti ai lati delle strade rurali, o che formano boschetti introvabili altrove, di biancospino, di nocciolo, di viburno, il caprifoglio, o contrassegnano i ruscelli. Miracolosamente, questi prati, che sono composti dalle essenze vegetali tipiche del posto e altre, complessivamente una settantina, non sono stati fagocitati dalle colture monovarietali. Ma soprattutto, compongono il #biotopo dei #pratistabili del #Parco agricolo comunale ‘Prati del Beato Bertrando’. Perché coincidono con il sito dove, si narra, che nel 1350 morì il Patriarca Bertrando di San Genesio. La scarsità d’acqua ha scongiurato lo sfruttamento dei terreni, mantenendo questo esempio dell’ambiente naturale del passato, anche nel presente. Questi prati stabili sono il residuo del disboscamento operato ancora in epoca romana. Queste stradine con fondo sterrato, e oggi in parte erboso, segnate a tratti da filari di gelsi che servivano per nutrire, con le loro foglie, i bachi da seta, come ci raccontano le nonne, nella prima metà del ‘900 permettevano di andare in bicicletta dalla stalla fino a portare il latte nella latteria sociale del paese vicino, per farlo trasformare. Nonne, allora giovanissime, che apprezzavano i profumi dei prati in primavera e i paesaggi placidi che le circondavano. Per avvicinarci a queste bellezze abbiamo l’occasione di provare la #RangeRover #Evoque convertibile. Un’auto fuoristrada derivata dalla concept-car LRX: ci rassicurano le sue ruote da 20’ cross country, e le numerose possibilità di regolazione e di guida assistita delle quali dispone. Se fossimo in primavera, non esiteremmo ad aprire il tettuccio, per goderci al meglio l’habitat circostante. Quasi quasi, però… un pezzetto di strada lo proviamo nella versione cabrio. I sedili sono riscaldati e i cristalli laterali sollevati, assieme al parabrezza che è molto avvolgente, ci permettono di immergerci nel paesaggio. Perché anche con il tetto aperto, siamo perfettamente riparati dall’aria fresca alla quale l’auto va incontro. Più avanti, però, la strada ha trattenuto l’acqua piovana dei giorni scorsi, ed è meglio richiudere il tettuccio per evitare di sporcare l’abitacolo con gli schizzi di acqua e fango. il processo è molto veloce e si può fare anche in corsa, fino a 48 km/h. Un rischio però, quello di essere colpiti dagli schizzi delle ruote, che, come scoprirò più avanti, è molto remoto. Perché la #RangeRover #Evoque , così è ovviamente anche per la #Convertibile , è progettata per assicurare la massima protezione, al guidatore e ai passeggeri, dalla sabbia sollevata in corsa o dall’acqua scagliata in alto dalle pozzanghere o dai guadi. E alla guida, anche affrontando grosse pozzanghere in velocità non si scompone. E se lo fa, l’elettronica assiste ogni nostra manovra. Dispone infatti del cambio automatico a nove rapporti, o manuale guidato dalle palette al volante, con il classico selettore delle funzioni con la manopolona sul tunnel centrale, della frizione Haldex a controllo elettronico e della trazione integrale permanente ‘Terrain response’. Significa che la trazione viene scaricata automaticamente a seconda del terreno, sull’avantreno sull’asfalto e il fondo buon tenitore, di più sul retrotreno nel fuoristrada. Basta scegliere tra i programmi guida generica, selezionandolo dalla tastiera dietro al manopolone centrale, per asfalto e fuoristrada meno impegnativo, erba/ghiaia/neve per superfici a scarsa aderenza, fango e solchi, sabbia. Dispone anche dell’HDC, che sta per Hill Descent Control, il controllo automatico della velocità in discesa, che i permette di non toccare i comandi in percorsi molto ripidi e l’Evoque ci condurrà alla meta a una velocità costante e selezionabile da 8 a 30 km/h. Anche in presenza di un ‘muro’ in discesa. Va precisato, che la nostra è una delle diciotto versioni disponibili. Tutte allestite con interni all’altezza delle Land di alta gamma. Così è anche per i due posti posteriori, che sono confortevoli come quelli anteriori. Certo, non hanno le stesse regolazioni, ma sono protetti dai cristalli alzati anche a tetto aperto. Mentre, in caso d’urto si materializzerebbero in frazioni di secondo due barre-roll bar di protezione. Torniamo a noi: ecco finalmente un guado. Duemila cc di cilindrata, diesel da 180 CV. Anche se qui, tanta potenza non serve. L’acqua mi sembra sufficientemente profonda: cosa succederà ora? Credo arriverà fino ai mozzi delle ruote. Mi avvio nell’acqua, si attivano i sensori piazzati sotto agli specchietti retrovisori. Che misurano la profondità rispetto al limite dell’auto. E ci avvisano quando ciò accade, per lasciarci scegliere se rischiare, o fermarci e ritornare indietro, anche assistiti dalle ben definite immagini della retrocamera ritrasmesse sul grande display centrale. Usciamo come se nulla fosse accaduto sull’altra sponda. Eravamo entro il limite di guadabilità consigliato, che è di 50 cm. #LandRover #Evoque è dunque una macchina ‘fashion’ molto versatile. E’ maneggevole, sicura, molto affidabile anche sull’asfalto veloce. Perché è stato scelto strutturarla con un’altezza da terra che è un compromesso utile tra la tenuta di strada e le esigenze dell’ #offroad. Bene, nel frattempo siamo arrivati ai margini del Parco. È stato un #testroad pienamente soddisfacente. Al di là del fatto che ha rivisto le stradine dell’infanzia, la nostra navigatrice ultraottuagenaria è molto soddisfatta del confort. Le sia pur non numerose asperità di questo percorso #offroad non le abbiamo minimamente sentite. Così come, nella marcia fuoristrada, le ruote non hanno trasmesso nessuna vibrazione all’abitacolo o al volante. Tantomeno ai sedili. Quasi come se avessimo corso sull’asfalto. Una conferma della fama di salotto da #offroad , che le auto della Casa inglese si sono guadagnIMG_4590[1] IMG_4188[1] IMG_4582[1] IMG_4584[1] IMG_4591[1] IMG_4596[1] IMG_4598[1] IMG_4599[1] IMG_4600[1] IMG_4603[1] IMG_4604[1] IMG_4632[1]ate da tempo. #charlieinauto69

https://www.youtube.com/watch?v=b_69h1nAwTwIMG_4600[1]

#testdrive #RangeRover #Evoque #Convertibile #auto eclettica e completa

https://www.youtube.com/watch?v=b_69h1nAwTw 

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imagesE8TUHI0K CHARLIEINAUTO RAnge Rover Evoque pontile rid CHARLIEINAUTO Range Rover Evoque bici rid 2 IMG_2882 IMG_2886 IMG_2904 IMG_E4987[1] Tagliamento fango IMG_4649[1] IMG_4624[2] IMG_4600[1] IMG_4590[1] IMG_4185[1] IMG_4169[1] IMG_4167[1] IMG_2904Una cabrio fuoristrada non me l’aspettavo ma è un vero #offroad professionale

Confortevole e silenziosa nonostante il tetto apribile

La mia storia motoristica è iniziata, come per tanti, con un ‘cinquantino’, un Italjet GoGo. Un motorino giallo, basso, serbatoio a palloncino sotto al manubrio a corna di bue, ruote da 12’, sela allungata, velocità di punta km/h. Una sorta di scooter da corsa, con il quale mi pareva di fare bella figura ai piedi della scalinata del liceo. Forse anche sì… Poco dopo però, certo un paio d’anni ma allora sembravano eterni, dopo essere cresciuto in bicicletta sulle strade non asfaltate della frazione di periferia, all’epoca erano quasi tutte sterrate, non potevo che passare alla prima moto da enduro, dopo avere divorato pagine di Motociclismo, Motitalia, Motocross. Giornali sui quali avrei scritto da grande. Gritti, Lualdi, Brissoni erano gli idoli di allora. Anche se correvano in luoghi riposti come le splendide Valli Bergamasche, in Cecoslovacchia e in altri luoghi fantastici.

un passato da #enduro

Beta 125. Veloce, robusta, ma non abbastanza: dopo la seconda gara in un curvone, su ghiaia, a 100-110 km/h mi parve di sentirla tendere alla tangente. In pratica, si era rotto il telaio. Poi sono passato a una più competitiva Aspes Hopi 125: testata radiale, motore come quello che Felice Agostini usava per vincere nel motocross. Poi le auto, i rally e una spiccata vocazione allo sterrato, al ‘derapage’ controllato che all’epoca era l’unica tecnica per far correre, e vincere, auto di piccola cilindrata dove c’era scarsa aderenza. Forse vi avrò annoiato, ma era per spiegarvi che un giorno mi capitò di guidare un’auto fuoristrada. Mi era già successo in precedenza, ma si trattava di una fuoristrada russa, molto spartana, quasi militare. Mi era stato offerto di fare le prime radiocronache dal vivo dei rally. Lo strumento?

Land Rover a passo corto anni ’80 

Una #LandRover passo corto, sulla quale era stato montato il baracchino CB per potermi collegare con lo studio situato in città. Rally del Piancavallo, Rally delle Alpi Orientali, Rally del Carso, San Martino di Castrozza… Sul fuoristrada era come correre con le mie vecchie moto da enduro. Nei trasferimenti, in autostrada dove il percorso è più o meno rettilineo, specialmente a 90-100 km/h di velocità massima, era come guidare un piccolo motoscafo spinto da un fuoribordo, che risente dell’effetto di cavitazione dell’elica: occorreva correggere costantemente la direzione. Non che sbandasse da un lato piuttosto che dall’altro. Semplicemente non voleva saperne di andare dritta. L’ho fatta lunga, ma mi sono scaricato un po’ dopo una giornata impegnativa. Però nella cornice di questo racconto, ci sta l’auto che proviamo questa volta. Quando me l’hanno proposta, la curiosità e l’aspetto trendy mi avevano entusiasmato. Ma l’avevo sottovalutata. L’avevo vista a suo agio sul castello fuoristrada tipo montagne russe che era stato allestito alla #Barcolana , della quale la Casa era lo sponsor. Carina. Ma…

Qualcuno forse ha intuito che, come la #LandRover passo corto degli anni ’80, è Convertibile

Ma non per riparare il cassone posteriore caricatutto della versione pickup, o promiscua. Ma per contenere un abitacolo lussuoso come quello della Velar o della nuova Discovery. E comodo, perché non si tratta di una cabrio 2+2 posti, bensì di una quattro posti. Ed è molto più comoda nei trasferimenti. Saliamo a bordo. Il posto di guida, e quello del passeggero sono regolabili come nelle altre #RangeRover . E sono in grado d memorizzare tre posizioni. Così se l’auto la guida Vostra moglie, e capiterà che ve la chieda spesso, basterà avere memorizzato la posizione e il sedile, regolabile con pulsanti ergonomici in tutte le posizioni e tipi di assetto, andrà a posto automaticamente.

Grande attenzione alla guida assistita

I comandi di guida sono gestiti dalla consueta manopolona centrale, anch’essa ergonomica, sensibilissima e molto precisa. Permette anche di passare dalla marcia avanti alla retro, o da Drive a Sport o altro in frazioni di secondo. Comodo per i parcheggi e per la guida veloce. Telecamera e avvisi sono ripresi dal grande display centrale. La guida è molto docile, favorita dalle ruote da 20’. Che montano gomme cross country della #Continental. Nove marce con cambio automatico.

Il motore è 2000 cc diesel da 180 CV

Ma ciò che conta di più è il tiro ai bassi. Per il fuoristrada sul tunnel centrale ci sono sei regolazioni diverse per la guida off road o in condizioni particolari. Proviamo quella dedicata al fango molto viscido: se ci affidassimo a lei manterrebbe una velocità bassa costante risolvendo tutte le criticità del fondo sterrato. Lo scegliamo davvero infernale: lungo le rive del fiume Tagliamento, verso la foce, dove alla sabbia si sostituisce il pantano, quello argilloso sul quale non riusciremmo nemmeno a rimanere in piedi. La guida è semplicissima: un po’ facciamo noi, un po’ fa lei. Com’è in gradi di fare sull’asfalto, dove si mantiene tra le linee visibili della carreggiata, mantiene la velocità con la guida assistita adattiva, frena e rallenta, o riaccelera da sola. Ma per la prova stradale, ne riparliamo la prossima volta. #charlieinauto68

#testroad #testdrive un SUV versatile sicuro e confortevole nella #Pedemontana fuoristrada e sulla neve: #Seat #Ateca

Ateca Br 16IMG_2154Ateca Br 20Ateca Br 21IMG_2172Ateca Br 22Dalla Pedemontana pordenonese a PiancavalloAteca Br 41Ateca Br 12Ateca Br 51Ateca Br 3

dai colori autunnali al freddo della montagna d’inverno che Ateca Br 18Ateca Br 17Ateca Br 19l’auto sa gestire sia nella guida che nel confort

#testroad Su #charlieinauto da oltre un anno vi accompagno su percorsi suggestivi, alla ricerca di luoghi incantati e poco conosciuti, Ateca Br 7Ateca Br 8IMG_1537Ateca Br11Ateca Br 12Ateca 13Ateca Br 15IMG_2148o che ci sfuggono all’attenzione perché ci passiamo accanto ogni giorno, senza fare ci caso. A bordo di auto che non avete ancora potuto incontrare per la strada salvo che si trattasse dei primi esemplari camuffati e in fase di collaudo. In luoghi che cambiano completamente aspetto, a seconda della stagione. Per esempio, alle pendici del monte Cavallo, sul quale sorge il Piancavallo, c’eravamo già passati con un #testdrive. Troppo di fretta per poterne gustare le attrattive. Un paesaggio immerso nel verde del bosco di latifoglie, a distanza di pochi mesi può cambiare completamente lo scenario. La volta scorsa, ricordate, abbiamo incontrato la prima neve a Portogruaro. Una serata suggestiva, che ci ha permesso di testare la tenuta della nostra #Seat #Ateca. Così, stavolta, inseguendo la neve,

raggiungiamo la pedemontana pordenonese

ai confini ideali tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. E prima di salire in alto, raggiungiamo Poffabro, borgo medioevale perfettamente conservato e mantenuto nel suo fascino antico. Ma stiamo provando un’auto, e dopo l’escursione a piedi didattico-culturale, raggiungiamo i boschi vicini. E imbocchiamo una strada che si infila nel bosco. Ricordatevi: una strada forestale dove il transito è ammesso a tutti i veicoli. Con un buon fondo stradale di terra e ghiaino possiamo testare l’affidabilità della nostra auto, la #Seat #Ateca . Sì, perché oltre a essere una comoda auto per la famiglia, un SUV compatto e dallo stile aggraziato, a distinguersi per un’ottima tenuta di strada, a possedere doti sportive per nulla celate, bene contemperate con la docilità e la morbidezza della guida e dell’assetto, è dotata di quattro ruote motrici permanenti, del cambio automatico e sequenziale al volante a sette marce e doppia frizione Volkswagen, di un’adeguata dotazione di opzioni per adattarne la guida nelle condizioni estreme e off road. Il tutto, per gestire in modo ottimale il motore 2000 diesel da 190 CV.

Proviamo con la funzione adatta al fondo con scarsa tenuta.

E cominciamo a schiacciare l’acceleratore. L’elettronica della #Seat #Ateca ci accompagna in una divertente escursione sul fondo sterrato. Proviamo a frenare bruscamente, e l’auto esegue come se ci trovassimo sull’asfalto. Passiamo al misto più veloce, e la sensazione di sicurezza non ci abbandona. Ora però ci godiamo il paesaggio circostante. Tra l’altro il colore dell’auto si intona perfettamente con la natura circostante. L’auto, nonostante le prestazioni, è silenziosa. Un colore che piace alle guidatrici. La sua docilità e la comodità, lo spazio anche per i posti posteriori, il bagagliaio capiente, la guida su richiesta completamente assistita, il nitido display che riporta fedelmente quanto vedono le telecamere di bordo, la facilità di guida in città, hanno fatto innamorare la mia collaboratrice. Che non se ne voleva più distaccare. Ora però la giornata volge al termine perché siamo in inverno e il sole tramonta presto. In cima ci aspetta la neve. Così riprendiamo le strade normali, e raggiungiamo la salita verso il Piancavallo. Anche sulle rampe verso il rifugio Bornasse l’Ateca è perettamente a suo agio. Come un’auto sportiva. E senza che ne risenta il confort. Ci siamo. Da Bivio Castaldia, da dove il panorama è mozzafiato sull’intera pianura friulana, veneta, sulla #RivieraFriulana, sui tetti della città di Pordenone, e intorno, con la luce cinerea della luna piena, il silenzio è ovattato dalla neve.

Beh, ora mettiamo davvero alla prova il nostro SUV #supercar.

Sì, perché 190 CV su 1400 kg da un motore diesel 2000, con le ruote da 20’, sul telaio e la parte ciclistica di un crossover rendono questa esperienza davvero elettrizzante. Però… Le gomme. Sono da neve? No. Però sono Cross country. Omologate. Poi il 4×4 intelligente, 4Drive DSG robottizzato. Proviamo. E’ sera e sul Piancavallo le strade sono sgombre. C’è anche qualche piazzale. Quindi c’è lo spazio per vedere come va. Inseriamo la modalità neve. Splendido. Fa esattamente quello che le chiediamo, e ci aspettiamo. Certo, fuori fa un po’ fresco e la temperatura cala ulteriormente: -10°. Il tetto di cristallo, in parte apribile, ci permette di goderci lo spettacolo delle piste da sci illuminate. Ma, terrà a questa bassa temperatura? L’abitacolo non si raffredderà rapidamente? E invece no. La temperatura nell’abitacolo si mantiene costante e piacevole. E

in ogni caso, i sedili sono ben riscaldati,

e ci restituiranno il calore che perderemo per scendere e andare a berci una bella cioccolata calda all’imperdibile pasticceria Cimon, punto di riferimento ancora dai tempi delle prime edizioni del Rally internazionale del Piancavallo, del quale sono stato addetto stampa. Bene! La giornata è stata divertente. E la #Seat #Ateca promossa anche fuoristrada e sulla neve. Ora ci andiamo a godere il panorama dalle balze di bivio Castaldia. Fuori fa sempre molto freddo, ma qui dentro si sta benissimo. Anche con il sottofondo dell’impianto Hi-Fi: una radio sta trasmettendo The dark side of the moon, dei Pink Floyd, come ai vecchi tempi…

#charlieinauto68

#testroad #testdrive: #Seat Ateca l’auto per visitare le morbide colline del #Collio

Un’escursione tra vigneti e ciliegi per incontrare il ‘Patriarca’ della viticoltura del FVG: Marco #Felluga

Il nostro crossover è morbido e confortevole anche sui percorsi tra i filari delle vigne

Questa volta il nostro #testroad prosegue con un #testdrive in provincia di Gorizia. La collina racchiude un fascino forse atavico. La morbidezza dei declivi, la continua variabilità dei paesaggi e degli scorci che ogni rilievo i consente di scoprire rappresentano un richiamo ineludibile, che trasmette serenità e relax. Se poi ospita grandi realtà produttive, legate alla valorizzazione sostenibile del territorio, il gioco è fatto. Nel Friuli Venezia Giulia, la regione circondata dalla cornice delle Alpi, e che come ricordava lo scrittore Ippolito Nievo è un ‘Piccolo compendio dell’Universo’, l’area collinare è estesa, ma quella maggiormente valorizzata è il Collio. Terra di frontiera fino alla caduta del Muro di Berlino e alla creazione dell’Unione europea, rappresenta oggi un trait-d’union tra l’Italia e la Slovenia. E condivide progetti di sviluppo per una regione enologica transfrontaliera che rappresenterebbe un progetto pilota unico al mondo. Ma ora vi ci portiamo con un’auto che, guarda caso, sembra avere la livrea più adatta per addentrarsi tra le stradine immerse nei ciliegi e tra i declivi vitati. La Seat Ateca è un mezzo comodo e versatile.

Un SUV crossover compatto e completo

Perché è un SUV compatto, spaziosa all’interno, con un bagagliaio capiente, ma nel contempo è un crossover capace di portarci anche tra le stradine rurali e boschive che si inerpicano tra i vigneti. Le ruote da 20’ sono adatte per sfruttarla al meglio sull’asfalto e sulle strade normali. Ma anche su quelle bianche. Non solo, ma dispone della trazione integrale. Il cambio automatico con doppia frizione a sette marce, distribuisce sempre in modo fluido la potenza. Perché questa versione monta un motore da 2000 cc diesel con ben 190 CV di potenza. Ne avevamo provata un’altra, da 120 CV. E all’inizio avevamo letto distrattamente le caratteristiche sul libretto di questa: potenza 140. Ma non si trattava di <cv, bensì di KW. Ovvero di 190 CV. Abbiamo riconsultato il libretto dopo avere provato un paio di partenze ai semafori: sembra quasi un motore a benzina, e quando il cambio automatico passa alle marce superiori, si avverte la spinta. Tra i percorsi sinuosi del Collio, viaggia dunque perfettamente a suo agio. Qui, le strade non sono state costruite lungo il tragitto più breve e rettilineo. Ma evidentemente derivano dagli antichi sentieri e dalle stradine create dagli agricoltori e dagli abitanti della zona in tempi lontani. E la

Seat Ateca, docile ai comandi, lo sterzo leggero e sempre pronto alle nostre attese

viaggia via senza farci rinunciare al confort. Né a noi, né ai passeggeri. Il tetto completamente vetrato, e in parte apribile, ci consente di ammirare il paesaggio e la ricca vegetazione del Collio. Così come i paesaggi che caratterizzano la skyline collinare. La nostra meta? #Russiz Superiore. L’azienda vinicola di Marco Felluga, ora seguita dal figlio Roberto, che si sviluppa su terreni vitati del castello che fu del principe della Torre e Tasso. E che cinquant’anni fa furono acquistati da Marco, ora novantenne, patriarca della viticoltura del Friuli Venezia Giulia. Ora, il castello è un accogliente resort. Dalq quale anche ammirare l’impagabile paesaggio delle valli circostanti, e a est, quella che separa il Friuli Venezia Giulia dalla Slovenia. E ci permette di allungare lo sguardo fino alle Alpi in territorio sloveno. L’occasione è importante: l’

incontro dedicato con Marco Felluga

per un lungo colloquio sulle radici del vino italiano. Che secondo l’esperto viticoltore ha raggiunto i traguardi che si era prefissato, ma ora deve guardare a nuovi orizzonti per battere la crisi e consolidare i risultati ottenuti soprattutto con il successo sui mercati esteri di maggior pregio con i vini bianchi del Collio. E Marco Felluga, dall’alto del suo traguardo, novant’anni, dei quali oltre settanta dedicati al mondo del vino e dell’agricoltura di pregio, lancia una proposta che vuole essere una nuova sfida. Che, auspica, dovrebbe essere colta da altri produttori, anche di altre parti d’Italia: lanciamo prodotto il Pinot Bianco. Raccolto il messaggio, dopo avere apprezzato aromi e profumi di diversi vini e uvaggi bianchi, come Molamatta, ma anche un uvaggio bordolese rosso, come il Rosso degli Orzoni, ma anche il morbido Pinot Bianco, scendiamo tra le stradine che da Capriva portano verso le Valli del Natisone, ma prima, dopo il castello di Ruttars, svoltiamo verso Vencò, il valico con la Slovenia, per provare anche IMG_3488 IMG_3491 IMG_3514 IMG_3521 IMG_3546 DWGX2126[1] EPXU4338[1] HAZL0514[1] HVJM6159[1] SWBO8282[1] SREG2221[1] PUNM0102[1] PDCY1046[1] OKVC9390[1]qualche stradina slovena, sempre immersa tra i vigneti. Anche qui i paesaggi si alternano tra colline lavorate a Vigneto e rilievi ancora immersi nel verde. Con Seat Ateca che asseconda il nostro sguardo.

#charlieinauto67

#Testdrive #Testroad alla scoperta dei tesori della Penisola con la nuova #Seat Ateca

In Toscana nella Val d’Orcia e nel senese tra bellezze architettoniche, paesaggistiche e culturali

A volte i tesori sono meno distanti di quello che pensiamo. E l’Italia è un caleidoscopio di tesori. Dell’arte, della cultura, dei paesaggi. Alcuni sono messi in bella mostra, tanto che li diamo per scontati e inconsapevolmente passiamo oltre. Per anni sono andato in vacanza, d’estate, in un paesino speduto della Val d’Orcia, sulle pendici del monte Amiata: Bagni San Filippo. Un gruppo di case antiche, ristrutturate, un albergo degli inizi del secolo scorso. Tutto è sorto attorno a una fonte termale, che come accade quando l’acqua vuole esprimere la propria potenza, magari su un’area di origine vulcanica, spesso si spostava. Sgorgando nell’aia di una casa, piuttosto che nell’orto. Acqua dall’altissimo contenuto di carbonato di calcio. E la temperatura vicina ai 40°. Da lì ho cominciato a conoscere il fascino di borghi medioevali di questo angolo della Toscana. Che tanti turisti stranieri avevano già scoperto ben prima di me. O che poeti antichi avevano cantato. O che avevo sentito citare da piccolo, perché ci passava la Millemiglia: Radicofani, Pienza, Montichiello, Bagno Vignoni…

A Siena

Ma Siena, l’avevo sempre vista di sfuggita. Per qualche ora. Sfiorando la sfida del Palio. Stavolta l’occasione è buona: un tour di giornalisti organizzato dall’Unaga, l’Unione nazionale dei giornalisti agricoli, agroalimentari, dell’ambiente e territorio. La macchina scelta per il tour: la nuovissima Seat Ateca, un SUV che si presenza con un aspetto grintoso ma compatto e aggraziato, e offre grandi spazi interni assieme a un comodo bagagliaio. Per le strade toscane, che hanno ospitato un rally mondiale, e hanno generato diversi piloti, sembra l’ideale per viaggiare in sicurezza. La stagione autunnale può infatti presentare insidie e impresti sulle strade nervose e spesso immerse tra i boschi a foglia caduca. È infatti dotata della trazione integrale permanente, e il motore è piuttosto generoso: 2000 cc diesel da 190 CV. Facciamo una prova alla ripartenza da un casello dell’autostrada, dopo avere viaggiato in modo confortevole e ovattato, accompagnati dal buon impianto musicale. Confortata dal cambio automatico a doppia frizione a sette marce… sembra una veloce auto a benzina: tira e fa sentire la spinta al cambio delle marce. Ora la parcheggiamo per qualche ora. Perché ci attende una degustazione dei prodotti tipici e dei piatti del senese: finocchiona, ribollita, formaggi di capra, ecc… Ma anche un bianco minerale e leggermente sapido e i profumati rossi della Val d’Orcia, dal Brunello al Rosso di Montalcino. Ci troviamo nel cuore della città del Palio, nella sede del Consorzio agrario, non distante dall’Università. Dalla quale si gode uno splendido panorama come aperitivo. Ma non è niente rispetto a quello che godremo più tardi dalla cima della torre del Monte dei Paschi di Siena. Una vista a 360° dal Chianti alla Val d’Orcia, fin verso i rilievi che nascondono al nostro sguardo la Maremma. E la Ateca? Il colore è proprio adatto al paesaggio autunnale toscano: Terra di Siena.                                                                                         CHIA Seat Ateca costiera io CHIA Seat Ateca Costiera Ts CHIA Seat Ateca interno profilo CHIA Seat Ateca parafango Ts CHIA Seat Ateca park CHIA Seat Ateca Acu CHIA Seat Ateca stadio Franchi CHIA Seat Ateca Siena panoramica CHIA Seat Ateca Duomo CHIA Seat Ateca piazza palazzo Siena CHIA Seat Ateca piazza primo piano

                                                                                   #charlieinauto