Resta

 

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05 MAGGIO 2024

VI DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Il Vangelo di Giovanni, continua a farci meditare sul mistero della nostra vita in Cristo: rimanere nel suo amore. Quell’amore che viene dal Padre, che da la vita a tutti i suoi figli e di colma di gioia.

La gioia è collegata all’esperienza dell’amore, l’amore fa sgorgare la vita, la rende bella per essere vissuta e per essere donata: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici”. Gesù ha dato la propria vita per tutti, fino alle estreme conseguenze. Ciascuno di noi è chiamato a dare la propria vita in maniera diversa, secondo i propri ambiti, ma in ogni caso, nel portare vita, diventiamo “alimento” per l’altro, calore, rifugio, riposo, conforto. Questa dinamica dell’amore però, non si deve limitare a qualcuno, ma si deve estendere a tutti, sebbene ciascuno vada amato nella misura in cui ha bisogno.

Non ci sono classifiche da compilare, e a noi non serve apparire per quello che possiamo fare, serve amarci così come siamo, sotto lo sguardo di Gesù, perché il frutto dell’amore che rimane, è proprio amarci gli uni gli altri come Dio ci ha amati; entrare in una dinamica di comunione, che deriva dall’intimità di vita con il proprio Signore e Salvatore.

L’amore è dono e compito da imparare continuamente, lasciamoci amare,  salvare, chiediamo al Signore di aiutarci a rimanere in quell’amore così da cantare un “canto nuovo”, perché Lui ha compiuto meraviglie nella nostra vita, per noi e per gli altri.

“O uomo, resta.

Non scappare da chi Ti ha creato e amato,

non lasciare il tuo cuore senza Dio, resta.

Signore, aiutaci a dimorare in Te,

in quel cuore dove Tu ci hai fatto spazio.

Fa che lo ricordi nella fatica e nella gioia,

intoni un canto nuovo per gli incerti di cuore,

miei fratelli di cammino,

affinché restino con Te”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Vite e tralci

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28 APRILE 2024

V DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

L’immagine della vite nelle Scritture  ha risonanze profondissime, soprattutto in rapporto alle premure di Dio per il suo popolo. Quando Gesù si dice vite vera, mostra agli apostoli la profondità del legame che li unisce e offre una chiave di lettura del mistero della sua vita e della sua persona.

Dio si prende cura della sua vigna, la pota perché crescano frutti più ricchi, più belli, la potatura toglie solo il superfluo, il tralcio che rimane unito alla vite vive nella linfa di quella pianta; in essa vi scorrono goccie di vita, goccie di amore.

Dio che scorre dentro ogni tralcio e lo rende più vivo e più fecondo, un amore che continua a pulsare a dare vita. Partecipare a tutta la bellezza di quell’amore, significa dimorare in Gesù e noi troviamo dimora, quando non attingiamo altrove motivazioni per far vivere la nostra vita, ma quando lasciamo che lo Spirito del Signore agisca e muova il nostro cuore in tutto ciò che sente e che fa, restando nella sua intimità.

Rimanendo in Gesù si realizza il desiderio di comunione di Dio con gli uomini. In noi scorre la vita di Dio, per questo grappoli maturi, frutti rigogliosi di un amore immenso vengono moltiplicati nei discepoli, perché porteranno altrettanti frutti, mostrando l’amore gli uni per gli altri.

Cosi come ogni albero dona i suoi frutti, anche la nostra vita unita a Gesù, impara a donare il frutto del suo amore. Rimanere, diventa il verbo del donare.

“Signore,

tienimi accanto a Te, stretto;

nessun dolore o fatica

mi separi da Te.

Senza di Te non posso nulla,

e Tu senza di me saresti una vite senza un tralcio,

ti mancherebbe un pezzo,

non perché io sia come Te,

ma perché mi hai reso così importante

da essere parte di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Dimora

dimora

 

14 GENNAIO 2024

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

In ogni età della vita ogni persona umana, seppur in maniera differente, è sempre alla ricerca di un significato, di qualcosa che dia senso al suo vivere in questa storia.

“Che cosa cercate? “. Chiede Gesù. Il loro è il desiderio di trovare un luogo dove posare il cuore, di colmare un anelito di vita, di vivere un incontro, una relazione con Lui, che non sanno ancora dove li porterà, ma si fidano, perché Giovanni lo ha indicato con uno sguardo particolare, con la metafora dell’agnello di Dio che allude alla Pasqua.

Gesù si volta, ovvero si rivolge a tutti quelli che lo cercano, li guarda e li invita a vedere. Quello sguardo diventa il luogo dell’incontro e dell’esperienza di vita con Dio, infatti non c’è nessun altro luogo dove andare e vedere per dimorare, se non Lui stesso.

Gesù non dà istruzioni, risponde dando se stesso, il suo esempio, la sua vita che si fa esperienza viva di amore che si dona a ciascuno. Lui è il maestro del cuore, insegna a non spegnere mai quelle domande che vengono dal cuore, perchè dicono amore da condividere, vita da vivere.

“Signore,

dimora in me,

in questo mio cuore

che ha bisogno di ristoro.

Ti cerco,

perché desidero essere cercato,

e rimango in attesa di Te,

di quello sguardo che ferma il tempo,

in cui rimaniamo solo io e Te.

Dio che conosci il mio cuore,

abitalo, vivimi,

così che io possa vivere in Te”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Dove vai

dove vai

 07 MAGGIO 2023

V DOMENICA DI PASQUA – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 6,1-7

Salmo: Sal 32 (33)

Seconda lettura: 1Pt 2,4-9

Vangelo: Gv 14,1-12

Nel Vangelo di oggi Gesù dice che va a prepararci un posto, perché dove sarà lui saremo anche noi. Gesù parla di un “dove”, ma i discepoli non comprendono.

Ecco che Tommaso, l’uomo ardente e con i piedi per terra, domanda: ma se non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?

Quel “dove” di cui parla Gesù non è soltanto un luogo, ma una via, comprende una direzione, un movimento di riportare tutto al Padre.

Gesù conduce, guida i suoi discepoli perché, in lui, diano la loro vita ai fratelli, perché tutti conoscano l’amore di Dio.

In quelle tre parole che Gesù dice a Tommaso: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”, si racchiude tutta la storia di salvezza, il sogno più grandioso di amore, di libertà, di bellezza e di comunione con Dio, che ogni essere umano possa mai desiderare.

Il “dove” di Dio è sempre nel suo amore e per amore. Così la fede dei discepoli in Cristo Gesù è sempre ritrovarsi in Lui per essere inviati, perché il mondo conosca che amiamo il Padre e facciamo quello che il Padre ha comandato, cioè di amare tutti.

“Signore,

fai del mio cuore la Tua dimora,

affinché io possa trovare il mio posto in Te.

Sii il mio aiuto,

il luogo dove stanco possa trovare rifugio

e dove possa gioire sempre.

Ti affido la mia vita,

in ogni turbamento, in ogni momento.

Ho fede in te,

non perché desideri cose straordinarie,

ma perché so che Tu sei con me e questo è già abbastanza”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Nella casa

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09 FEBBRAIO 2023

GIOVEDÌ DELLA V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 2,18-25

Salmo: Sal 127 (128)

Vangelo: Mc 7,24-30

Il brano del Vangelo di oggi, inizia e termina con due scene che si svolgono in casa.

La casa è il luogo dove viviamo la nostra vita con gli affetti e le cose più care. Qui amiano, gioiamo, lavoriamo, soffriamo, preghiamo, siamo accolti e accogliamo. La casa è il luogo della vita dove ci sentiamo amati.

Non è un caso se Gesù è lì nella casa, sceglie un luogo familiare, affinché la nostra attenzione sia focalizzata sulla novità, ovvero: la Sua presenza. Non stupisce infatti il luogo dove si svolgono i miracoli, ma che Lui sia lì.

Questa donna entra nella casa dove c’è Gesù a chiedere vita per sua figlia, perché ha sentito parlare di Gesù come Colui che dona vita. Ella infatti non pretende nulla, si fa addirittura paragonare ai cagnolini, accetta le briciole, perché sa che anche queste contengono un seme di vita. Il pane nutre, sfama, e quello che dona Gesù, è la vita che dal Padre passa al Figlio e a tutti gli uomini Suoi figli, basta che siano desiderosi di entrare in casa con Lui.

Nella casa con Gesù facciamo esperienza di gratuità, perché realmente in ogni piccolo frammento di pane c’è un grande dono di amore. In quella briciola di pane vi sono tutti gli ingredienti del pane stesso, e noi come briciole facciamo parte del Padre.

Dimoriamo perché ci accoglie ed ogni volta che siamo accolti, è la nostra “casa” che cresce fino ad abbracciare tutti, mangiare il “pane dei figli” e vivere cosi da fratelli.

“Signore,

sii Tu la mia dimora,

così che possa andare lì a rifugiare il cuore.

Fa che mi renda sempre conto del Tuo amore

e sia per me forza.

La Tua casa sia la mia,

il mio cuore trovi pace,

perché un luogo mi hai regalato dove venirTi a cercare:

me stesso.

Io e Te vi dimoreremo insieme”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Eccomi

Eccomi

 

GIOVEDÌ 08 DICEMBRE 2022

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – SOLENNITÀ

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn3,9-15.20

Salmo: Sal 97 (98)

Seconda lettura: Ef 1,3-6.11-12

Vangelo: Lc 1, 26-38

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Con queste parole, Maria accoglie il disegno di Dio che la fa diventare madre del Salvatore. Finalmente può compiersi l’antica promessa per tutta l’umanità.

Proclamandosi serva del Signore apre la sua vita e il suo grembo alla vita divina, sarà dimora di Dio in mezzo agli uomini, di cui tutto il suo essere è testimonianza e intercessione.

Chissà Maria come si sarà sentita a portare un mistero di amore cosi grande! Ogni donna quando porta in grembo un figlio si trasforma, diventa madre. Non cambia solo il suo fisico, ma tutto il suo essere. Nel tempo della gestazione vivrà all’unisono con una nuova creatura, un mistero di vita che cresce tra attesa, gioia, preoccupazione, speranza e molti altri sentimenti. Per Maria tutto questo sarà ancora di più, perche Ella sarà la Madre di Dio sempre unita al Figlio e pronta a donarlo continuamente, cosi noi trovando la Madre, incontriamo il Figlio e possiamo vivere della loro presenza.

Quando ci troviamo in difficoltà, affidiamo la nostra sofferenza a Lei che con il suo Figlio ora accompagna ogni sofferenza umana, perché venga aperta all’esperienza dell’amore.

In questa solennità rivolgiamoci a Maria, questa grande Madre, lasciamoci avvolgere dal suo tenero sguardo, sentiamoci figli come il suo  Figlio Gesù, amati immensamente, chiediamogli di accompagnare i nostri passi  sulle strade del bene, perché avvenga anche in noi il disegno di Dio e possiamo far nascere Gesù nel nostro cuore e nelle nostre case.

“Madre,

sono io oggi a dirti eccomi,

come lo dissi Tu quel giorno

offrendo a Dio la Tua vita.

Ora, sono qui per affidarti la mia

e Tu sai cosa vi è dentro.

Aiutami Maria,

affinché io non mi perda.

Entra nel mio cuore, piccola stanza che dinanzi al cielo non è nulla,

ma è il mio cielo,

il luogo dove desidero abitiate Tu e Tuo figlio,

cosi che viva già il mio Natale:

una luce nell’oscurità, una speranza, la mia rinascita”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Un ringraziamento colmo di speranza

 

un ringraziamento colmo di speranza

 

13 LUGLIO 2022

MERCOLEDÌ DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

 

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Is 10,5-7.13-16

Salmo: Sal 93 (94)

Vangelo: Mt 11,25-27

 

Gesù nel Vangelo di oggi, ci invita ad unirci assieme a tutti coloro che in cielo e terra, lodano il Signore. Un ringraziamento colmo di speranza sale a Dio per i suoi benefici, per averci creato e costituito parte di Lui.

Lodare allora, diventa riconoscere chi abbiamo di fronte: un Padre. Per riconoscerLo non dobbiamo essere dei dotti o dei sapienti, ma semplicemente figli. La piccolezza è l’unità di misura in cui si rivela, perché è nella piccolezza che è possibile vedere la grandezza.

Un Dio si fa bambino, la fragilità umana è il luogo dove nascerà il Salvatore, affinché ogni nostro passo sia sostenuto dalla mano forte di Dio.

“Quanta grandezza o Dio!

Una moltitudine di persone cantano e lodano il tuo nome,

preparano la strada a chi dopo di loro verrà.

I tuoi figli ricostituiti dal Tuo amore,

trovano il loro spazio

tra le braccia di una Madre, Maria,

che tiene in braccio Suo figlio

e dal cuore nasce la speranza.

Ti rendo lode o Dio

per la mia piccolezza,

segno che nascerai in me

ed il cielo e la terra

saranno la tua dimora per sempre”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Dono del Padre

 

Dono del Padre

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 8,1b-8

Salmo: Sal 65 (66)

Vangelo: Gv 6,35-40

 

Gesù nel Vangelo della liturgia odierna, afferma: “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori”. Proseguendo la lettura del testo, dice: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato”.

Siamo dono del Padre al Figlio, affinché Egli ci custodisca. Tutte le volte che cerchiamo Dio e ci preoccupiamo di come incontrarlo, oggi ci viene in aiuto questo brano per farci capire che siamo stati già trovati dal Padre e consegnati al Figlio, e grazie a Lui renderci conto di essere raggiunti.

Spesso si può aver paura di perdersi o disperdersi e non trovare più la strada di casa, ma il Signore desidera farci capire che Egli è quella via su cui camminare, è la strada della verità, dove poter finalmente conoscere il volto del Padre e vivere.

Gesù si presenta come il pane, un alimento di casa, il cui sapore è da tutti conosciuto. Da sempre il Padre ci custodisce, e prepara per noi un pane in grado di toglierci la fame, la mancanza, il vuoto, così da renderci più forti. Dobbiamo riconoscerci come coloro che partecipano di questo dono e ne fanno parte ed è nutrendoci di tale certezza, che nonostante le fatiche e le fragilità non ci sentiremo più dei dispersi, ma a casa.

Dio ha posto la Sua dimora in noi, affinché un giorno potessimo ritornare a casa e renderci conto che ci è sempre stato accanto donandoci Suo Figlio, affidandoci a Lui.

Abbiamo un luogo dove non saremo mai cacciati, mai dispersi e sempre amati: in Dio! Attraverso Gesù, Egli si fa presente in noi, poiché gustando del Pane della vita, potessimo toccare con mano l’Amore che ci ha raggiunti e viverlo ogni giorno.