Da chi andremo?

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20 APRILE 2024

SABATO DELLA III SETTIMANA DI PASQUA

 

Anche noi, a volte, di fronte alla Parola del Signore potremmo mormorare contro una durezza che ci spaventa. Ma a guardare bene non è la durezza di quelle parole, quanto piuttosto quella del nostro cuore. Quando contiamo solo sulle nostre forze e non ci lasciamo guidare dallo Spirito, la nostra fede cede e ci troviamo a non credere a quell’immenso dono che Dio fa di se stesso. E ancora, ci scandalizziamo quando vediamo che il dono di se stesso vale anche per chi secondo noi non lo “merita”.

Gesù ci invita a riflettere, a pensare da quale parte vogliamo stare, quale direzione vogliamo prendere.

La libertà di seguire Gesù, deriva dal fatto di aver sperimentato veramente che solo la sua parola dona salvezza. Egli parla al cuore di ciascuno, si dona a tutti, a chi lo tradisce, come a chi lo rinnega, infatti afferma che non sono i sani ad aver bisogno del medico, ma i malati.

Allora mettiamoci in cammino:  “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Andiamo a Lui con la nostra povera fede, tra alti e bassi, tra dubbi, paure e sprazzi di luce; affidiamogli il nostro povero cuore perché se ne prenda cura, cosi che impari ad ascoltare senza giudicare, a parlare senza ferire, ad amare senza umiliare, impari la fede quotidiana per credere e vivere nel suo amore.

“Signore,

da chi andrò se non da Te?

Desidero che i miei piedi seguano il cuore,

perché solo così ciò che la Tua Parola mi dona,

torni a Te, con me.

Spesso vago,

neppure io so dove andare

e mi spavento come un bimbo del buio.

Abbi cura di me,

Tu che sei luce, apri i miei occhi, affinché veda che sei Tu per primo

a venire incontro a me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Sono io che parlo con te”.

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12 MARZO 2023

III DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Es 17,3-7

Salmo: Sal 94 (95)

Seconda lettura: Rm 5,1-2.5-8

Vangelo: Gv 4,5-42

Alla sete di quella donna Samaritana, alla promessa di un Messia, il quale liberasse il popolo dall’oppressione, alla nostra sete e alla nostra fatica, Gesù pone una risposta: “Sono io che parlo con te”.

Il Vangelo di oggi è il racconto di un incontro, in cui Gesù arriva prima della donna, non si fa aspettare è Lui che attende. Accade così anche a noi, ci aspetta lì, proprio nei luoghi dove cerchiamo di abbeverarci, per donare pace alla nostra sete più grande.

Questo incontro rimarrà significativo nel cuore di quella donna e lo sappiamo dalle sue stesse parole: “mi ha detto tutto quello che ho fatto”.

Si, Gesù è così, ci conosce e ci ama, ci viene a prendere, si fa incontro, affinché il nostro cuore finalmente trovi la pace e la forza nel credere che non siamo soli, poiché Dio è qui con noi.

Ed in tutte quelle situazioni fredde, aride, piene di dolore, in cui viene spontaneo chiedersi: Dio dove sei? Egli risponderà: sono qui che parlo con te; allora non saremo più gli stessi, come quella donna scopriremo che finalmente il tempio è nel nostro cuore, e che quel luogo dove cercarlo in spirito e verità, è dentro di noi, poiché è Lui stesso lo Spirito e la verità, e noi siamo coloro che ora hanno bisogno, e da Lui riceveranno tanto amore e tanta forza.

“Signore,

le Tue parole mi colpiscono al cuore,

sai di me, sai chi sono,

eppure, non c’è cenno nel Tuo sguardo di giudizio,

ma vedo in Te tanto amore.

Sei Tu colui che aspettavo da anni?

Si, mi dici,

ed il mio cuore si riempie di gioia,

perché c’è una sete più profonda,

c’è un cuore profondo come un pozzo, che ha bisogno di Te.

E io ti vedo, ora so, che ci sei.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Uscire

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14 GENNAIO 2023

SABATO DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 4,12-16

Salmo: Sal 18 (19)

Vangelo: Mc 2,13-17

 

La parola uscire è fondamentale, è la prima cosa che facciamo per venire al mondo, quando usciamo dal grembo della madre.

Tuttavia, a volte nelle nostre relazioni preferiamo rintanarci, anziché uscire dal nostro io.

Gesù esce per venirci incontro ed allo stesso tempo, siamo chiamati anche noi ad uscire dai nostri schemi, dalla nostra idea di Dio spesso simile a quella degli scribi, che si chiedono come mai Gesù sieda a tavola con i peccatori. Talvolta a stento, crediamo che Egli ci perdona ed ama così come siamo.

Uscire da se stessi per incontrarlo, è una rinascita, è la nascita consapevole dei figli di Dio, dove poter vedere Gesù venuto non per i sani, ma per i malati. Allora se inciampo e cado non sono da condannare, perché Dio è uscito da questa idea umana in cui il nostro io si ritrova schiacciato, per dirci: il mio amore ti guarirà, vieni prendi la mia mano esci con me, perché tu sei creato per vivere ed è per questo che sei nato.

L’uscire di Gesù permette così che tutti possano andare a Lui, nessuno escluso, non ci sono più impedimenti. Se da una parte scorgiamo la sua potenza Divina risanatrice, dall’altra vediamo l’amore di Dio che muove sempre il primo passo verso l’uomo e lo invita a seguirlo.

 

“erano circa le quattro del pomeriggio”

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MERCOLEDÌ FERIA PROPRIA DEL 4 GENNAIO

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 3,7-10

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Gv 1,35-42

Comincia tutto da uno sguardo e poi una domanda: Che cosa cercate? La risposta è carica di significato: sapere dove Gesù dimora per abitare con Lui. Nel testo è persino riportato un dato in grado di farci intendere, quanto questo racconto sia stato importante: “erano circa le quattro del pomeriggio”.

Siamo dinanzi ad un incontro significativo. Capita anche a noi di ripensare ad un avvenimento che ci resta nel cuore e di ricordare quasi ogni minimo dettaglio, ecco il perché dell’ora; qui non si sta raccontando un momento a caso, ma una vera e propria storia d’amore tra Dio e l’uomo!

Dio ci ama, l’Amore invade le pagine che stiamo leggendo, Egli ci insegna ad amare e ci fa capire quanto siamo importanti per Lui, è il Vangelo di un incontro, viviamolo, facciamoci prendere il cuore e l’anima, lasciamoci amare da Dio per dimorare nel Suo cuore e rimanere con Lui.

I miei occhi hanno visto

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GIOVEDÌ 29 DICEMBRE 2022

QUINTO GIORNO FRA L’OTTAVA DI NATALE

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 2,3-11

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Lc 2,22-35

Simeone uomo giusto e pio, dopo aver incontrato Gesù benedisse Dio. Un rendimento di grazie, la constatazione che i suoi occhi hanno visto la salvezza. Quell’uomo vissuto per Dio ha toccato concretamente la Sua gloria nel Figlio e non c’è gioia più grande di questa.

L’invito di oggi è diventare uomini e donne di Dio, nella quotidianità della nostra casa, nella semplicità dei nostri giorni. Lasciamo che come a Simeone, lo Spirito sia guida della nostra vita, così da poter benedire e ringraziare, vivere di verità e della consolazione di Dio.

Anche noi possiamo vedere quel bambino che per amore nostro si farà incontro: cibo per nutrire il nostro corpo e diventerà luogo di rifugio per il nostro cuore, quando nel dolore avrà bisogno di aggrapparsi.

Davanti a tutti i popoli, nei secoli dei secoli, il Suo regno di amore e fedeltà non avrà mai fine, è preparato per noi, affinché tutti possano vedere quella luce illuminare ogni monte, valle, o collina, e sentire da lontano voci di cori gridare: gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace a tutti i popoli amati dal Signore.

 

 

 

Correndo incontro

correndo incontro

 

MARTEDÌ 27 DICEMBRE 2022

SAN GIOVANNI, APOSTOLO ED EVANGELISTA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

 

Prima lettura: 1Gv 1,1-4

Salmo: Sal 96 (97)

Vangelo: Gv 20,2-8

La vita è una corsa contro il tempo verso qualcosa, qui Giovanni e Pietro corrono verso Qualcuno: il loro maestro che non hanno più, ma grazie a Maria di Magdala nasce una nuova speranza, poiché Egli non è più nel sepolcro. Un Vangelo di Risurrezione costeggia la serie della narrazione natalizia di questi giorni, affinché chi legge senta nel cuore la speranza venire a fargli visita. Gesù è il primo a venire in nostro soccorso, a farsi accanto così da vedere e credere in Lui.

Lasciamo che la Sua nascita come la Risurrezione, siano segni distintivi nella nostra vita, entrino a far parte della nostra storia, perché la memoria del cuore sappia di avere un Amore su cui contare, quando stanco e affaticato “batterà di dolore”. Sia Lui il nostro sostegno, la nostra speranza in grado di rialzarci, per continuare a correre verso Gesù e scoprire che anche Lui sta venendo incontro a noi.

 “Gesù,

corro a cercarti, poiché una speranza palpita nel mio cuore,

non ti ho perduto: Tu sei qui

anche quando per un momento non ci credevo più.

Corro e l’aria fredda del mattino mi sfreccia sulla faccia,

non importa passerà,

spero solo di vedere il segno che Tu ci sei.

Sono senza fiato, come l’amore che hai per me

e che non ti ha risparmiato la fatica e la croce.

Sto correndo perché credo in Te

e volevo dirtelo, perché ti sento parte di me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

La fede è pregare senza stancarsi

La fede è pregare senza stancarsi

 

DOMENICA 16 OTTOBRE 2022

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Es 17,8-13

Salmo: Sal 120 (121)

Seconda lettura: 2Tm 3,14-4,2

Vangelo: Lc 18,1-8

 

La parabola sulla necessità di pregare, si conclude con una domanda: “il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.

La fede è pregare senza stancarsi, anche quando tutto è difficile e ci sembra di non farcela, in ogni caso la relazione con Dio, il Suo amore non finirà mai.

A volte può capitare di essere stanchi, stufi e mettersi a pregare può risultare difficile, è proprio in quell’occasione che dobbiamo ricordarci quanto la preghiera sia entrare in una relazione personale con Dio.

Si tratta di aprire il nostro cuore a un Qualcuno in grado di colmarlo, capace di comprendere le nostre sofferenze, e se non sappiamo cosa dire, semplicemente stiamo dinanzi a Lui, offriamogli la nostra fatica, le paure e ascoltiamo.

La voce di Dio si ascolta nel silenzio e si percepisce come una brezza leggera che non si impone, semplicemente ristora e conforta. La preghiera non si ferma lì, a quel momento, ma continua nel tempo, ci inabita e attraverso una parola, un gesto inaspettato, il quotidiano stesso diventa il luogo dove poter vivere alla presenza di Dio.

Questo è vivere di fede, in quella consapevolezza che Dio è sempre accanto e ha preso dimora nel tabernacolo del nostro cuore, ora lasciamogli la luce accesa, non stanchiamoci di pregare, perché Dio ci ama e non si stancherà mai di aspettarci per dare forza, amore, rifugio e conforto ad ogni nostro incontro.

“Signore,

Ti prego, prega con me.

Parliamo e taciamo,

ascoltiamo in silenzio il tempo scorrere,

mentre sto qui a cercare rifugio in Te .

Sono stanco, si, ma non di Te,

della sofferenza e Tu lo sai, perché soffri con me.

Pregare è stare,

io e Te,

quando non so cosa dire, mi sento compreso

e quando ho paura, sei Tu il mio soccorso,

come una luce sempre accesa nel buio della notte,

per illuminare il mio cuore,

per non soffrire più”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

“Le hai rivelate ai piccoli”

 

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SABATO 01 OTTOBRE 2022

SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO, VERGINE E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gb 42,1-3.5-6.12-16 (NV) [ebr. 1-3. 5-6.12-17]

Salmo: Sal 118 (119)

Vangelo: Lc 10,17-24

“Le hai rivelate ai piccoli”, non ai grandi, ai piccoli, ovvero a tutte le persone semplici, che nel quotidiano cercano parole buone: alcuni direttamente da Dio, attraverso la fede e i sacramenti, altri persino in posti o luoghi dove sembra non esserci, quello che li accomuna è il cercare.

Il Signore ci insegna a comprendere come il Vangelo sia dei “ritrovati”. Da ogni parte, in qualunque situazione siamo, c’è un’iniziativa di Dio che è precedente all’incontro tra noi e Lui. Il desiderio di trovarci, supera quello di ricerca ed in fondo il nostro voler cercare, ha in sé la stessa radice che spinge il trovare, ovvero: l’amore.

“Ti rendo lode”, tra il Figlio e il Padre c’è sintonia, entrambi cercano i piccoli, e non solo anagraficamente: i malati, i poveri, gli afflitti, perché il Vangelo non è scritto per i perfetti, ma per tutti. Attraverso l’incarnazione, in cui Dio si fa “piccolo”, un bambino, riusciamo a comprenderne come la Parola sia il Vangelo dell’incontro.

Non dobbiamo fare altro che lasciarci incontrare e stupire da Dio.

Siamo invitati a credere alla possibilità che ci dona ogni giorno per poter ricominciare, e di questo i piccoli sono i maestri. I fanciulli hanno negli occhi lo stupore della novità. Vuoi far ridere un bimbo? Guardalo negli occhi e vedi come il suo sguardo osserva i particolari, passando da un dettaglio all’altro e sorride, perché ne coglie un segno di affetto, gioco, amore. Non c’è rigidità o paura di inganno, c’è fiducia in chi ha di fronte. I bambini gattonando o camminando, cadono e si rialzano, non mollano al primo ostacolo e ricominciano sempre.

Sia cosi anche per noi: ritrovare in Lui la forza del nostro camminare attraverso lo sguardo semplice di noi piccoli già grandi!

“Signore,

insegnaci la semplicità,

quella dei piccoli

che hanno più coraggio dei grandi.

Crescendo si perde fiducia,

il cuore vive delusioni

e perdiamo la nostra piccolezza.

Tu ci vieni incontro, ci ami,

affinché possiamo camminare

per le strade del mondo

e rafforzare il nostro cuore

nella consapevolezza del Tuo amore”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

L’incontro

l'incontro

 

22 SETTEMBRE 2022

GIOVEDÌ DELLA XXV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Qo 1,2-11

Salmo: Sal 89 (90)

Vangelo: Lc 9,7-9

 

Nel Vangelo di oggi, Gesù non parla, eppure la sua persona suscita interesse. Troviamo Erode che cerca di capire chi è Gesù, di cui si sente tanto parlare. Molti saranno stati i motivi per cui desiderava anche incontrarlo, ma al di là di questi, prima di tutto c’è un Dio che va verso l’uomo.

Per quanto ogni essere umano possa credere o non credere in Lui, non esiste nessuno su questa terra che non sia spirituale, ovvero su cui Dio non abbia soffiato lo spirito di vita (Gn 2). In quel soffio il nostro cuore ha cominciato a battere, e con lui la sede delle sue decisioni, con la libertà persino di poterLo anche rifiutare. In noi è sempre presente questo spirito, è una parte seppur minima che lo cercherà, attirato da quel soffio vitale iniziale; un respiro incondizionato che non  puoi controllare, dove Dio aspetta solo di poter comunicare.

L’incontro con questo Dio allora non ci lascia più come prima, perché il suo soffio vitale ci ha resi figli, capaci di riconoscerlo come amore, misericordia, dono, e  perdono. Non esiste un luogo o un momento particolare per incontrarlo, a tutti e dovunque è dato, poiché la differenza tra l’uomo e Dio, consiste nel fatto che mentre l’uomo cerca, fugge o ha paura di non trovarLo,  Dio cerca ed è sempre presente, è già lì prima del tuo arrivo.

“Signore,

Tu mi parli ed io desidero ascoltarti,

è come se risuonassi in me.

Tutto è cominciato semplicemente:

una Parola, uno Spirito, un soffio, un colpo di vento

e dalla narici è subito vita.

Ti vengo a cercare,

perché sei il Tu, che mi corrisponde

e nonostante tutti i miei sbagli,

sei sempre qui, dietro alla mia porta

ad aspettare che io apra

le serracinesche di un cuore ferito”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Non piangere

 

non piangere

 

MARTEDÌ 13 SETTEMBRE 2022

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

 LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 12,12-14.27-31a

Salmo: Sal 99 (100)

Vangelo: Lc 7,11-17

 

Oggi il vangelo ci presenta l’evento drammatico di una donna, che dopo essere rimasta vedova, perde anche l’ultima speranza di vita del futuro: il suo unico figlio. Davanti a tanto dolore non ci sono parole, come consolare un cuore cosi provato? Il Signore lo sa, il suo cuore comprende e conosce, si muove a compassione e avvicinatosi alla donna le dice: “non piangere!”.  Quasi un imperativo, ma chi può osare tanto e dire ad una donna in simile afflizione di non piangere, se non colui che è il Signore della vita.

Gli occhi di questa donna gonfi di pianto, probabilmente non vedono nulla intorno a lei, come nessuno dei presenti sembra notare Gesù con i suoi discepoli. Qui è il Signore che si fa avanti e vede e sente il grido silenzioso di un cuore affranto dal dolore, un cuore di madre che vive la morte del figlio, come la propria.

Solo Gesù può dare speranza e consolazione, perché la morte non è l’ultima parola, ma lo è la Risurrezione; cosi il gesto di prendere per mano il ragazzo morto e rialzarlo, diventa il simbolo del “grande profeta”, di Dio, che per primo si prende cura del suo popolo, dei suoi poveri e gli dona la vita, come cantiamo nel giorno di Pasqua: “Il Signore della vita era morto, ora vivo trionfa”.

Questo brano diventa il parallelo di ciò che accadrà a Gesù: Lui il figlio morto e Maria, la Madre, vedova in pianto, sotto la croce, che raccoglie il dolore di tutte le madri e dona conforto, perché come il Figlio, anche Lei conosce il pianto e il dolore di tutta l’umanità. Cosi in Maria ognuno può trovare una Madre e sentirsi figlio amato, abbracciato, dove posare il cuore quando è gonfio di dolore.

“Signore,

le mie lacrime scendono

e sono l’unica cosa che per ora so esprimere.

“Non piangere”, mi dici.

Ma come, come posso smettere?

Ti guardo e comprendo che Tu sai cosa provo,

non mi sbaglio,

Tu conosci il mio dolore.

Ti sei accorto di me,

mi sei venuto incontro,

perché vedi tua Madre lì presso la croce

ed per questo che ci hai affidato a Lei,

perché avessimo una Madre,

sotto le nostre croci a pregare per noi”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)