La vigna

la vigna

01 MARZO 2024

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DI QUARESIMA

Con questa parabola risuona forte l’invito alla conversione per accogliere quel dono più grande che il Padre ci da: suo Figlio.

Dio sa bene, che la nostra storia d’amore con Lui, si dispiega tra continue cadute e debolezze, ma non si da per vinto, anzi continua ad accoglierci e a rassicurarci con la sua misericordia, a versare quel vino della Grazia che noi non siamo riusciti a vendemmiare, e nonostante tutto vuole farci partecipi del suo regno.

Nella relazione con Dio, le nostre sconfitte servono a far risaltare meglio il suo amore. Non bisogna per forza commettere peccati per sperimentare la salvezza, ma nella misura in cui ci riconosciamo sinceramente peccatori, possiamo sentirci dei salvati, possiamo o ancora di più, dobbiamo tornare ad annunciare a tutti, con gioia, la bella notizia che mai il peccato sarà l’ultima parola.

Attraverso Gesù, il Padre ci chiama ad entrare nella sua vigna per produrre frutti buoni, ci ripete una nuova proposta di amore, siamo invitati a fondare la nostra vita su quella pietra che è Cristo, per diventare dei buoni contadini colmi di meraviglia e stupore, inebriati di quel vino versato in abbondanza alle sue nozze; custodi di un giardino che contiene tutta la ricchezza e la bellezza di Dio, la  comunione e la partecipazione alla vita del regno.

“Signore,

sii Tu la mia meraviglia

in una vigna che non è mia.

Ho eretto muri nel corso della vita,

difesa per non temere il male

ed ora sento che sei Tu la mia difesa,

perché il mio cuore non è solo,

è aperto a Te,

Quella pietra testata d’angolo,

è l’unica pietra su cui voglio contare,

nella tua vigna voglio abitare.

Concedimi uno spazio, Signore,

per vivere di Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Non servi, ma figli

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11 MARZO 2023

SABATO DELLA II SETTIMANA DI QUARESIMA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Mic 7,14-15.18-20

Salmo: Sal 102 (103)

Vangelo: Lc 15,1-3.11-32

Una parabola molto conosciuta quella di oggi, che inizia così: “Un uomo aveva due figli”. Troviamo qui una parola fondamentale:”figli”, sì, perché per il Padre siamo tutti suoi figli; non importa quanto siamo diversi, se compiamo cose diverse, atteggiamenti, pensieri diversi, per Lui siamo importanti, siamo figli cercati, attesi, amati. Infatti appena scorge all’orizzonte il figlio più giovane tornare verso casa, gli corre incontro.

Dio corre perché desidera solo riabbracciare e baciare quel figlio. Il suo amore ha già perdonato tutto prima ancora di ascoltare il discorsino di scuse, che il figlio ha preparato. Il Padre chiama i servi e fa servire il figlio, lo fa vestire, mettere l’anello al dito, indossare i calzari, perché lui è un figlio non un servo, perciò è libero; è in quell’essere figlio che trova la vera libertà.

Con il secondo figlio, è ancora il padre ad uscire a pregarlo di entrare in casa, perché vuole trasformare quel cuore che vive da servo, in un cuore libero di figlio.

Il padre desidera una casa abitata da figli liberi non da servi, non limita la loro  libertà, li lascia anche errare, ma li attende sempre. Egli è un Padre buono, che ama senza misura, quasi in modo illogico, dando fiducia e vita piena al loro ritorno.

In questo tempo di Quaresima torniamo al Padre, qualsiasi sia stato il nostro errare, abbiamo fiducia nel suo amore, in Lui troveremo l’abbraccio del suo perdono e la gioia di sentirci figli liberi e vivi.

“Padre,

oggi ti chiamo così,

perché non c’è parola più bella

da poterti regalare.

Padre, corrimi sempre incontro

anche quando non me ne accorgo,

così che girandomi possa vederti

e capire che la strada è verso Te.

Dalle fatiche proteggimi,

dal dolore sollevami

e nel tuo abbraccio pieno di perdono io mi perda,

sicuro che potrò contare sempre sulle tue braccia

e ritrovare la forza di tornare indietro se necessario

o di proseguire in avanti,

sempre accanto a Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Un tempo migliore

un tempo migliore

 

VENERDÌ 04 NOVEMBRE 2022

SAN CARLO BORROMEO, VESCOVO – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA       (clicca qui)

Prima lettura: Fil 3,17-4,1

Salmo: Sal 121 (122)

Vangelo: Lc 16,1-8

 

Un Vangelo molto “terreno” ci viene proposto oggi, un uomo che cerca di cavarsela con astuzia, per non rimanere senza nulla quando il padrone lo manderà via. Non c’è una spiegazione da parte di Gesù su questa parabola, né quale fosse la sua intenzione nel dirla, sappiamo solo che è rivolta ai suoi discepoli.

Dopo averlo ascoltato, i suoi discepoli si saranno chiesti cosa poteva dire a loro e a noi cosa può dirci?

A volte è più facile condonare il debito di un altro che il nostro. Dovremo chiederci in tutta onestà, se dinanzi ad un insuccesso o a qualcosa che non ci va bene, ci mettiamo in gioco cercando di capire dove abbiamo sbagliato, oppure siamo talmente duri con noi stessi da non darci spazio per agire diversamente e se tale atteggiamento lo riversiamo verso gli altri.

Gesù ci da sempre la possibilità per imparare da quell’errore e se anche quell’azione non è andata a buon fine, forse ha sempre un insegnamento da portare.

Quell’uomo della parabola non si è pianto addosso, ma guardandosi come in un specchio, ha dato nome a ciò che aveva dentro, alla sua vergogna, alla sua difficoltà e ha cercato di risolverla. Forse è per questo che il brano del Vangelo termina con una frase insolita: “il padrone lodó l’amministratore disonesto”. Sembra un controsenso, invece no, perché forse anche noi, suoi discepoli, figli della luce, dovremmo avere il coraggio di guardarci per quello che siamo e fare un passo in più rispetto all’amministratore del testo: metterci nelle mani di Dio.

Spesso è più facile stare fermi in quel che si conosce, anche se fa male o faticoso, che camminare lì dove non si sa. Eppure oggi il Signore non ci chiede di cambiare noi stessi, ma il modo di pensare. Anziché dire ciò che non va, chiedersi: cosa di tutto questo possiamo fare per migliorare e farci trasfigurare da Colui che già ci conosce ed è consapevole delle nostre potenzialità.

E per quanto a volte ci sembra di non farcela, con Lui abbiamo la forza per fare in modo che il meglio debba ancora venire.

“Signore,

a volte è difficile dire a me stesso come sono,

soprattutto quando vorrei essere diverso.

Sono qui davanti a Te con tutti i miei sbagli

e nonostante non sia facile,

oggi voglio guardarli con Te

per ricominciare.

Desidero essere quella luce che Tu in me vedi

oltre al mio peccato,

affinché la Tua fiducia in me, possa avere finalmente vita

ed io sappia ritrovare quella parte buona ancora nascosta,

messa da parte per un tempo migliore

e quel tempo è adesso”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Per noi o per tutti?

per noi o per tutti?

 

 

19 OTTOBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ef 3,2-12

Salmo: Is 12,2-6

Vangelo: Lc 12,39-48

 

Nel Vangelo di oggi, mentre Gesù spiegava ai suoi una parabola, Pietro chiede: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Gesù continua a parlare senza rispondere. Perché l’evangelista Luca introduce questo dettaglio, che apparentemente è lì senza motivo?

Perché spesso può capitare di sentirci come Pietro e dinanzi alla Sua Parola, anziché chiedere cosa vuole insegnarci, tendiamo a considerare se essa è per noi o meno, ponendo implicitamente dei paletti a ciò che la Parola stessa ha da donarci. Gesù non risponde, affinché Pietro vada oltre, ed impari ad ascoltare una Parola, che per il fatto stesso provenga da Lui, ha da dire molto alla vita di Pietro ed alla nostra.

Solitamente ci fermiamo alla ricerca di risposte, alle nostre domande, ma il Vangelo non è un libro di risposte è la Sua Parola viva, vera, reale per noi. Sono Parole che il Signore vuole dirci con tutto se stesso, poiché ascoltandole possano donarci la forza e la direzione per vivere la strada che Dio ci ha tracciato, la nostra via di bene dove il Signore ci è accanto.

Quell’ora che non immaginiamo, quella Parola che non pensavamo è qui per noi, è arrivata pronta per essere udita, segno che quella parabola si è realizzata: è davvero qui, vicino a noi, il Figlio dell’uomo.

“Signore,

nelle mie domande e nei miei dubbi sei un luogo di rifugio,

nei miei sbagli, sei conforto,

nelle mie paure ti ritrovo,

affinché io non sia solo e possa superarle.

Aiutami a riconoscerti, lì dove a volte penso Tu non ci sia

ed impari a cercarti così che trovandoti

qui in me, prima di me,

io continui a credere che davvero mi sei accanto

e questa, che una volta era una domanda, diventi una certezza.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)