Che terreno sei?

Che terreno sei?

 

SABATO 23 SETTEMBRE 2023

SAN PIO DA PIETRELCINA, PRESBITERO – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Tm 6,13-16

Salmo: Dal Sal 99 (100)

Vangelo: Lc 8,4-15

Che terreno sei? Non importa. Il Signore semina la Sua Parola ovunque, con il rischio di essere calpestata o di diventare secca.

L’amore non si risparmia mai, osa, viene incontro, perché se sei un terreno che non dà molto frutto, hai l’occasione di essere altro. Dio è così.

Mentre alcuni terreni sono specifici per un seme, qui il vero terreno è l’amore. Un terreno che tutti abbiamo nel cuore, perché Egli ci ama tutti.

L’invito è credere di essere un terreno che ha possibilità. Chi nell’errore non vorrebbe un’altra occasione? Forse proprio per far diverso. Lo stesso noi con Dio, anche se a volte ricadiamo e ricadiamo sullo stesso masso. Ecco perché la Parola da ascoltare c’è ogni giorno, un Parola che mentre l’ascolti ti trasforma, e forse tu non lo sai. Una Parola capace di sprigionare in noi quel miracolo tanto atteso: la guarigione del cuore.

Cos’è è avvenuto? Il Signore è sceso nel tuo cuore e ne ha fatto un terreno, coltivalo, conosci il tuo cuore, cosa ti passa, cosa sta vivendo, e li troverai Dio che se ne prende cura, ed allora scoprirai ciò che desideravi da tempo: quella possibilità è già qui, e tu, sei pronto a far diverso?

“Signore,

con il Tuo aiuto crescerò me stesso,

con il Tuo aiuto troverò la pace

che il mio cuore cercava da tempo.

Aiutami, vieni presto.

Fa che ti senta vivere in me,

insegnami ad ascoltare e pregare,

purifica il mio sguardo,

donami il senno,

così che possa vivere

di quella possibilità che desidero

e che in fondo sento già

Tu vuoi anche per me”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Cadere

cadere

 

MERCOLEDÌ 26 LUGLIO 2023

SANTI GIOACCHINO E ANNA, GENITORI DELLA BEATA VERGINE MARIA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Es 16,1-5.9-15

Salmo: Dal Sal 77 (78)

Vangelo: Mt 13,1-9

Cadere. Il seminatore non ha timore dove far cadere il seme, è questo è molto bello, perché ci testimonia una possibilità per il terreno che siamo noi.

Avrebbe potuto piantare solo li dove c’era il terreno migliore, ed invece sceglie di dare l’occasione anche a quello pieno di rovi, per far crescere il suo seme.

Non dobbiamo mai smettere di credere in Dio, mai, poiché le occasioni che a volte chiediamo alle persone, in verità sono dono di Dio. Egli è davvero il Dio delle possibilità ed essa si manifesta in molti modi: persone, eventi, dobbiamo solo aver fiducia.

Anche il Signore ha fiducia di noi, il seminare su qualsiasi terreno non è frutto di un seminatore imbranato, è il dono di un Padre che da a tutti i suoi figli, la possibilità che la sua parola cresca e si moltiplichi, che diventi una pianta forte e rigogliosa.

Perciò tu che piangi per il timore di non essere un terreno adatto, non temere quello che sei, poiché Dio ha posato lo sguardo su di te.

“Signore,

a quel povero terreno che è il mio cuore,

hai dato un’occasione,

aiutami a coltivarla.

Fa che non perda le tue parole,

ma le custodisca nel profondo,

così da farle in me sempre più forti.

Mi abbandono a Te,

al Tuo amore,

perché è del Tuo amore che ho bisogno,

affinché ogni mia lacrima non sia vana,

ma irrighi quel seme gettato dalla bontà del Tuo cuore”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

Che io veda di nuovo

Che io veda di nuovo

 

GIOVEDÌ 01 GIUGNO 2023

SAN GIUSTINO MARTIRE – MEMORIA

Prima lettura: Sir 42,15-26

Salmo: Sal 32 (33)

Vangelo: Mc 10,46-52

Quanta gente sarà passata in quel luogo, eppure Barrtimeo capisce che  sta passando qualcuno di particolare, forse aveva sentito parlare di Gesù, ed  ora può incontrarlo. “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”, urla, quell’urlo che è nvocazione semplice e assieme drammatica, è l’unico modo per Bartimeo di superare il buio e la distanza che lo separa da Gesù.

“Figlio di Davide, abbi pietà di me!”, é la preghiera dei piccoli, dei poveri che si rivolgono al Signore, è una professione di fede, perché ripongono in lui tutta la loro speranza.

Gesù chiama alla luce il cieco Bartimeo: “Che vuoi che io ti faccia?” gli domanda.

Bartimeo, subito chiede di tornare a vedere: “Rabbunì, che io riabbia la vista!”, si affida al Signore, convinto che qull’incontro può cambiare radicalmente tutta la sua vita.

Bartimeo ha riconosciuto in Gesù la luce ancora prima di vederla, per  questo ha riavuto subito la vista. “Va’, la tua fede ti ha salvato!”, gli dice Gesù. Da qui Bartimeo non sarà più un mendicante, ma seguirà Gesù da uomo salvato.

Anche per noi, non sono le nostre opere che ci salvano, non quanto facciamo, è la nostra fede in Gesù Cristo e nella sua opera. Gesù chiede la fede. È solo per la sua fede riposta in Gesù che Bartimeo riceve la vista e non solo questa, riceve anche la salvezza, perché Gesù fa più di quello che la persona umana può chiedere: risponde al suo bisogno terreno, e risponde a quello divino che l’uomo non sa ancora domandare.

“Signore,

aiutami a tornare a vedere,

affinché tutti i miei passi compiuti

siano illuminati dal Tuo amore.

Grido a Te,

poiché Tu sei la mia possibilità,

quella luce che anche un cieco può vedere

e lo rassicura che il buio

non sarà per sempre.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

È il Signore

è il Signore

14 APRILE 2023

VENERDÌ FRA L’OTTAVA DI PASQUA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 4,1-12

Salmo: Sal 117 (118)

Vangelo: Gv 21,1-14

Nel Vangelo di Giovanni, possiamo leggere per ben due volte l’episodio della pesca miracolosa; una prima della Risurrezione in Gv 5,1-11 e l’altra dopo la Risurrezione, che viene presentata nel testo della liturgia odierna.

Giovanni riconosce che è Gesù proprio da quel medesimo gesto avvenuto anni prima, ma che nel corso del tempo aveva reso i discepoli diversi, ora non sono più titubanti nel gettare la rete, avevano già fatto esperienza della possibilità di Dio.

Quello che oggi potremo chiederci è: a distanza di tempo anche noi accostandoci ai vangeli a che punto siamo? Il Signore della vita ci spinge a fare un percorso di vita, e si è vivi se si cresce, o perlomeno se si tende a farlo. Non dobbiamo spaventarci se invece ci sentiamo arenati, perché è proprio questo vangelo a dirci che lì dove è impossibile, la Sua possibilità bussa alla nostra porta.

Chiediamo al Signore l’aiuto e la forza per fare della nostra vita un luogo di incontro e di memoria, un luogo in cui tra le mille impossibilità emerga la Sua possibilità, in grado di farci esclamare come Giovanni: è il Signore.

Una possibilità di dono

 una possibilità di dono

LUNEDÌ 26 DICEMBRE 2022

SANTO STEFANO, PRIMO MARTIRE – FESTA

 

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 6,8-10.12; 7,54-60

Salmo: Sal 30 (31)

Vangelo: Mt 10,17-22

Ieri abbiamo celebrato la nascita di Gesù, figlio di Dio, disceso dal cielo; oggi celebriamo la salita al cielo del proto martire Stefano.

Dio per amore dell’uomo scende a colmarlo della sua carità e l’uomo in risposta a tale dono ne fa testimonianza, cosi che la sua vita diventi un rendimento di grazie, un sacrificio conformante secondo le proprie capacita, sorretti dallo Spirito del Padre.

La vita fa affrontare anche a noi dei “tribunali”, ma proprio nel sottofondo di questi giorni del tempo di Natale, abbiamo Qualcuno che ci invita a non temere, perché il bambino che é nato ha già dato tutto e noi abbiamo solo da aggiungere tanto amore.

 “Signore,

difendi la mia vita

e fa che come Te

sia capace di rispondere al dolore con amore.

Aiutami ad aumentare atti di bontà,

sorretto dalla Tua carità,

cosi da fare la differenza,

non perché sono migliore,

ma perché ho scoperto Te

che hai fatto della mia vita

una possibilità di dono

ed io non voglio perderla”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Non avere più paura

non avere più paura

16 NOVEMBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXXIII DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 4,1-11

Salmo: Dal Sal 150

Vangelo: Lc 19,11-28

Uno dei servi aveva paura del suo padrone, si era fidato di ciò che aveva sentito di Lui e per timore, non aveva fatto fruttare la sua moneta. Una paura infondata che anziché muovere all’azione, al fare qualcosa, paralizza e il padrone risponde: “Dalle tue stesse parole ti giudico”, si, perché anche ne avesse dette altre, forse quel servo non avrebbe comunque capito.

La realtà è filtrata attraverso un pensiero su qualcuno al punto che alla fine, accade cio che temevano. Spesso i giudizi non ci fanno vedere realmente le cose come sono e può capitare anche con Dio, quando gli attribuiamo titoli per sentito dire.

Il Vangelo di oggi ci parla di un dono ricevuto da far fruttare, nessuno è escluso da questo, ma la modalità d’impiego è tutta nostra in base alle nostre capacità. Dio non ci chiede il di più di quello che possiamo fare, però ci invita a pensarci come “potenziati”, ovvero persone che possono farcela. Egli ha fiducia in noi, non dobbiamo avere paura né delle situazioni, né di Lui, poiché Egli non è un padrone, è un Padre e noi non siamo servi, ma figli.

In quanto figli, siamo soggetti a compiere il nostro dovere nella quotidianità, però c’è anche un altro impegno insito nel testo: vivere da figli in questo mondo senza dubitare di Lui, senza aver paura di Dio, ma riconoscendolo come Colui che è dalla nostra parte, pronto a perdonare e non a punire, a sostenere e a far brillare l’opera delle sue mani (noi) come fosse la gemma più bella.

“Signore,

aiutami quando nella paura mi allontano

e assorto dai pensieri mi dimentico di Te,

di quello che sei per me: Padre.

Allora che ti invochi sempre come Padre,

così da sentirmi figlio,

una Tua creatura

forgiata dal fuoco del Tuo amore,

che ti chiedo di non spegnere mai,

affinché io mi ritrovi

e possa trarne la forza per non avere più paura”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Un tempo migliore

un tempo migliore

 

VENERDÌ 04 NOVEMBRE 2022

SAN CARLO BORROMEO, VESCOVO – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA       (clicca qui)

Prima lettura: Fil 3,17-4,1

Salmo: Sal 121 (122)

Vangelo: Lc 16,1-8

 

Un Vangelo molto “terreno” ci viene proposto oggi, un uomo che cerca di cavarsela con astuzia, per non rimanere senza nulla quando il padrone lo manderà via. Non c’è una spiegazione da parte di Gesù su questa parabola, né quale fosse la sua intenzione nel dirla, sappiamo solo che è rivolta ai suoi discepoli.

Dopo averlo ascoltato, i suoi discepoli si saranno chiesti cosa poteva dire a loro e a noi cosa può dirci?

A volte è più facile condonare il debito di un altro che il nostro. Dovremo chiederci in tutta onestà, se dinanzi ad un insuccesso o a qualcosa che non ci va bene, ci mettiamo in gioco cercando di capire dove abbiamo sbagliato, oppure siamo talmente duri con noi stessi da non darci spazio per agire diversamente e se tale atteggiamento lo riversiamo verso gli altri.

Gesù ci da sempre la possibilità per imparare da quell’errore e se anche quell’azione non è andata a buon fine, forse ha sempre un insegnamento da portare.

Quell’uomo della parabola non si è pianto addosso, ma guardandosi come in un specchio, ha dato nome a ciò che aveva dentro, alla sua vergogna, alla sua difficoltà e ha cercato di risolverla. Forse è per questo che il brano del Vangelo termina con una frase insolita: “il padrone lodó l’amministratore disonesto”. Sembra un controsenso, invece no, perché forse anche noi, suoi discepoli, figli della luce, dovremmo avere il coraggio di guardarci per quello che siamo e fare un passo in più rispetto all’amministratore del testo: metterci nelle mani di Dio.

Spesso è più facile stare fermi in quel che si conosce, anche se fa male o faticoso, che camminare lì dove non si sa. Eppure oggi il Signore non ci chiede di cambiare noi stessi, ma il modo di pensare. Anziché dire ciò che non va, chiedersi: cosa di tutto questo possiamo fare per migliorare e farci trasfigurare da Colui che già ci conosce ed è consapevole delle nostre potenzialità.

E per quanto a volte ci sembra di non farcela, con Lui abbiamo la forza per fare in modo che il meglio debba ancora venire.

“Signore,

a volte è difficile dire a me stesso come sono,

soprattutto quando vorrei essere diverso.

Sono qui davanti a Te con tutti i miei sbagli

e nonostante non sia facile,

oggi voglio guardarli con Te

per ricominciare.

Desidero essere quella luce che Tu in me vedi

oltre al mio peccato,

affinché la Tua fiducia in me, possa avere finalmente vita

ed io sappia ritrovare quella parte buona ancora nascosta,

messa da parte per un tempo migliore

e quel tempo è adesso”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Nell’ultimo banco

nell'ultimo banco

 

DOMENICA 23 OTTOBRE 2022

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Sir 35,15b-17.20-22a

Salmo: Sal 33 (34)

Seconda lettura: 2 Tm 4,6-8.16-18

Vangelo: Lc 18,9-14

 

Chissà quante volte ci siamo sentiti così, come il pubblicano a distanza, entrando in Chiesa nell’ultimo banco, in punta di piedi, con i pesi del nostro errore e non sentendoci a posto.

A tutti noi, il Signore dice: “vieni a casa”, perché è Lui il luogo dove poter finalmente fermarci e lasciargli il peso dei nostri peccati.

Fardelli pesanti trascinati sulle nostre spalle, paure, essi sono un blocco per noi ma non per Dio. Quel pubblicano ha sperato di poter trovare in Dio qualcosa che nessun altro aveva e fu così, tornò a casa giustificato, perché ha capito di aver sbagliato e aveva solo bisogno di una possibilità.

Il Signore ci dà sempre una possibilità, ci ama e vuole per noi il meglio, affinché da quella situazione possiamo uscirne rinnovati. Sentirsi sbagliati non aiuterà mai nessuno, sentirsi amati è la strada per cambiare, crescere e migliorare. È nell’amore che il cuore batte più forte e quello di Dio ha noi come suo palpito, tanto da essere Padre, amico, per alcuni sposo e per tutti un luogo dove poter rinascere.

“Ho voluto sperare almeno in Te,

mi sono recato al tempio,

era giorno, ma io vivevo il buio.

Non volevo entrare, però qualcosa era più forte,

eri Tu, che mi parlavi, non dal tempio, ma dal mio cuore,

come se avessi voglia di vedermi.

“O Dio abbi pietà di me peccatore”.

C’era tutto in quella frase, c’era me stesso

e sono tornato a casa

perdonato, amato,

non avrò la presunzione di essere giusto,

non occuperò mai i primi posti,

ma alzerò la testa,

così tutti sapranno che Ti ho incontrato”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Di anno in anno i nostri frutti

 

Di anno in anno i nostri frutti

 

 

22 OTTOBRE 2022

SABATO DELLA XXIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA     (clicca qui)

Prima lettura: Ef 4,7-16

Salmo: Sal 121 (122)

Vangelo: Lc 13,1-9

 

Il Vangelo di oggi ci fa pensare come dinanzi agli insuccessi, Gesù ci dia sempre una possibilità, così come il vignaiolo è capace di attendere di anno in anno i nostri frutti.

L’amore muove la pazienza e la pazienza fa nascere qualcosa di nuovo. Dinanzi a tanta bontà non possiamo che rimanere stupiti e tirare un respiro di sollievo. Allo stesso tempo la Sua pazienza dev’essere di sprono a non mollare, a mettercela tutta nonostante le fatiche e le fragilità per far crescere in noi frutti buoni.

La natura insegna: per fare frutti ci vuole tempo, cura e pazienza. Prima dei frutti ci sono le gemme segni di rinascita, è la primavera dopo un lungo inverno.

Tutto questo sia per noi una speranza per proseguire il nostro cammino, certi di un amore che ci precede e si manifesta nella cura e nella pazienza di Dio.

Non dobbiamo temere, ma avere fede ed imparare a respirare il Suo amore. Se a volte ci sembra di non farcela confidiamo in Lui, apriamogli il nostro cuore, affidiamogli le nostre intenzioni e prendiamo il coraggio di saltare in alto, tra le braccia di un Padre che ha e avrà sempre cura di noi.

Anche se ci sembra di aver fallito e di “avercela messa tutta”, Gesù ci accoglierà di anno in anno, giorno dopo giorno e non “taglierà” il Suo amore con noi, rimarrà accanto dicendo al Padre: “abbi pazienza ancora”.

“Signore, Dio delle possibilità,

mi commuovo dinanzi a Te,

perché con Te,

non devo essere altro che me stesso,

Io con i miei limiti e le mie cadute,

io con le mie gioie e speranze.

Aiutami a camminare

anche quando mi cede il passo,

sostienimi nell’attraversare le difficoltà

e insegnami a credere che il tempo risanerà la mia ferita

ed il Tuo amore farà il resto.

Il mio frutto sarà la voce di una fede

che ha conosciuto il dolore,

ma ora più forte con Te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Come il suo maestro

 

come il suo maestro

 

09 SETTEMBRE 2022

VENERDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 9,16-19.22b-27

Salmo: Sal 83 (84)

Vangelo: Lc 6,39-42

 

“Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro”.

Quello che fa la differenza è il “come”, ovvero simile, è un ricordare agli altri il Maestro, in fondo è far memoria prima a noi stessi che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio.

Si, a volte siamo ciechi, a tratti sordi, ma non è il tutto di noi e il Signore lo sa. Possiamo sbagliare, perderci, sederci lungo il cammino e il Maestro ci sarà sempre per precederci e indicarci il “come”.

Affidiamoci a Lui, alla Sua Parola, perché è il nostro filo che ci tiene uniti a Dio e in cordata tra noi. Se non avessimo la parola, sarebbe difficile comunicare e noi ogni giorno abbiamo il dono di poter incontrare La Parola che si è fatta carne, in modo da non essere solo comunicabile con la voce, ma con tutto il corpo: occhi, gesti e soprattutto cuore.

Lasciamo che sia il Maestro a parlare nelle nostre vite, così che la nostra vita sia un parlare del Maestro. Questo sarà il vero miracolo: riconoscere che la nostra storia è all’interno di un progetto di Dio, già amata, redenta e soprattutto accolta in tutte le sue parti.

Il Vangelo è una storia buona da raccontare dove tra fatiche e inciampi, emerge l’amore di Dio più forte di ogni dolore, peccato o tradimento e come discepoli di Cristo, siamo chiamati a credere con il Maestro in noi e nella Sua possibilità.

“Signore,

chiamati da ogni parte,

veniamo a Te, cosi come siamo.

Siamo ciechi, sordi, malati

e Tu ci rendi guaritori feriti,

capaci di comprendere il Tuo Amore

e poterlo testimoniare agli altri.

Libera il nostro cuore dalla paura dell’errore

e dalla delusione del nostro peccato,

perché Tu sei un Dio di pietà e di pace

e nel Tuo cuore c’è posto anche per noi

senza dover attendere quando o come,

ma semplicemente, vivendo adesso”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)