Racconti

 

… di ricordi, ripetuti tante volte.

Mattinata strana, silenziosa, dalla finestra cielo azzurro con nuvoletta soffice, che pare una balena con la bocca aperta appena sopra il filo dell’acqua, pochi uccellini cantano.

Pulisco sotto la cucina, che ormai non so più cosa inventarmi fuori dalla postazione Pc.
Sistemo, riordino, mi guardo intorno.

Oggi è comunque il 25 aprile. Stimoli ce ne sono più d’uno.
Mi vengono in mente alcuni racconti della guerra, qualcuno lo avevo registrato, racconti così, estemporanei, che fluivano nei ricordi; racconti dettagliati che me li immaginavo in testa e racconti compendiosi, quasi a volerli dimenticare.

Cerco nel cellulare, tra le mille tracce presenti, sono salvate con nomi improbabili, che non c’entrano nulla col contenuto, perché andavano presi i momenti dei racconti senza perdere tempo.
E come quelle cosa che sono immortali, ci si lascia trascinare dalla tranquillità del dare per scontato che l’altro ci sarà sempre, così non è stato mai urgente mettere in fila i racconti, i ricordi, gli avvenimenti di una storia perché tanto avrebbe potuto raccontarmeli sempre, ogni volta che ne avrei avuto bisogno e ogni volta che avrei avuto voglia di ascoltarlo.

Peccato che non vada così.

Cerco e trovo “San Martino 011”, “Pisa 07”, “Storia 01” (sì, questa l’avevo rinominata!!).
E così, tra un canto e l’altro ritrovo le note della sua voce, e lo vedo lì, sulla poltrona e mi vedo lì, con le ginocchia sulla sedie, protesa sul tavolo ad ascoltarlo parlare, ad incalzarlo raccontare.
E racconta dei Tedeschi, dei Polacchi, dei giorni della loro sconfitta e della rabbia con la quale scappavano via uccidendo tutti quelli che incontravano, per paura, per sfregio o per salvarsi, semplicemente. Racconta di quanti erano nascosti in mezzo ai campi, quanti avevano bussato alla porta perché li salvassero, chi lo ha risparmiato e anche la fortuna che ha avuto.
Racconta dell’attesa del pane fatto fresco una volta a settimana, racconta del burro bollito perché durasse più a lungo, racconta dei contadini, che non son mai stati signori ma hanno sempre mangiato bene, che a loro non mancava nulla.
Racconta addirittura della prima volta in cui, accompagnato sul carro dal Casaro insieme allo zio, fecero un giro del cortile di quella che sarebbe diventata la sua casa… e scoprirono che “intanto il bagno sappiamo dov’è!”…e si, perché il bagno era fuori dalla stalla per utilizzare lo stesso scolo, appena al fianco del portone, una turca con 3 mura, un lusso a quei tempi e scoppia in una grassa e sonora risata.

Poi c’è lei, e anche lei intona nel suo dialetto più caldo, più partecipato il racconto della sua di famiglia, no anzi, della famiglia di suo marito, e racconta che loro erano poveri davvero, che non avevano nulla, che si sfamavano prima i figli dei signori e quello che avanzava veniva diviso tra i propri; racconta che però erano sempre vestiti bene, gli uomini con pantaloni di stoffa fine e preziosa, con la piega perfetta, e i bimbi sempre impeccabili, magrissimi, ma impeccabili, le donne in vestiti bianchi di sera… e racconta di un conte, innamorato di una serva, e di un amore impossibile da vivere.
Racconta che talvolta arrivava un baule, pieno zeppo di morbidezza, un segno, un gesto d’amore… che “nessuno” sapeva.

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Liberazione. Libera azione.

Ieri, oggi e domani, il 25 è solo un giorno convenzionale.
Che questo diritto sia nostro, ogni giorno.

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E mentre scrivo queste ultime parole si sente “Bella Ciao” in strada, alzo gli occhi la balena ha lasciato spazio alla risacca delle onde, come topini si esce tutti sui balconi e sul finale ringraziamo: Applausi!

Raccontiultima modifica: 2020-04-25T15:14:19+02:00da viaggio_in_passi