Creato da CineKey il 29/03/2010

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" Il cinema racchiude in sè molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica. " (Akira Kurosawa)

 

 

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Post n°56 pubblicato il 19 Luglio 2010 da CineKey
 

Il libro  DEL MESE
          
            - LUGLIO-

"La mia storia"

Listino: € 19,00
Titolo: La mia storia
TraduttoreMecacci A.
Editore: Donzelli
Collana: Mele
Data di Pubblicazione: 2010
Pagine: 221, brossura
Lingua: Italiano


Ha girato più di 30 film in 15 anni, è stata sposata con Joe Di Maggio e Arthur Miller, era “amica” intima di Kennedy, una sua foto comparve nel primo numero di Playboy, appena trentenne aveva già pagato lo stipendio a cinque diversi psicanalisti e la sua tragica morte, dovuta a un’overdose di barbiturici nella sua casa di Los Angeles, fa ancora di discutere.

Ma chi era veramente Norma Jeane Baker, in arte Marilyn Monroe?
Parte del mistero viene rivelato nella sua prima “autobiografia”, La mia storia, che dopo più di trent’anni viene tradotta anche in italiano.
Prefazione di Joshua Greene.

All'inizio del 1954 Charles Feldman, agente di Marilyn Monroe, contatta Ben Hecht, uno dei più grandi sceneggiatori di Hollywood, per incaricarlo di scrivere "la prima autobiografia di Marilyn".
Per un paio di mesi l'attrice e il suo ghostwriter si incontrano. E quella che doveva essere soltanto un'operazione commerciale per la diva in ascesa si trasforma in una lunga confessione senza filtri:
l'infanzia negata, le prime esperienze sessuali, la contraddittoria consapevolezza della propria bellezza, l'ingresso a Hollywood, il matrimonio con Joe Di Maggio e il tour in Corea in visita alle truppe americane.

Hetch prendeva appunti preziosi, seduta dopo seduta intesseva quella che sarebbe potuta diventare un’opera letteraria in piena regola.

In seguito lo sceneggiatore di Notorius avrebbe sostenuto che anche in quei momenti di confessione Marilyn non riusciva ad uscire del tutto dal personaggio, infarcendo la storia di aneddoti poco credibili, come se stesse scrivendo il copione del suo prossimo film. Nonostante ciò, a volte Norma riusciva a sgusciar fuori dal vestitino bianco e dalla permanente di Marilyn, e quando lo faceva, scoppiava in lacrime:
È facile capire quando dice la verità” affermerà in seguito HechtNel momento in cui qualcosa di vero esce dalla sua bocca, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Lei è la sua stessa macchina della verità.“

Ma nonostante il calore della confessione dell’attrice, qualcosa andò storto.

Al momento di pubblicare l’autobiografia, né Marilyn né il suo ghost writer vollero assumersi la paternità dello scritto.
Vuoi per i dettagli sul matrimonio con Joe Di Maggio, vuoi per le minacce di cause legali milionarie, vuoi per il rapporto burrascoso tra Hecht e il suo agente, il volume rimase impubblicato fino al 1974.

Dodici anni dopo la tragica scomparsa, "My Story" tesse una sorta di controcanto alla cornice aneddotica del mito che da sempre ha circondato Marilyn:
la bambina ferita, l'adolescente abusata, la ragazza sfruttata, la donna depressa.
In realtà lo sguardo della piccola Norma Jean, che Marilyn cerca per tutta la vita di coprire, non è diverso da quello dell'attrice che tenta disperatamente di sfondare a Hollywood.
C'è la stessa levità dei sogni a occhi aperti di Norma nel modo in cui Marilyn descrive il mondo luccicante del cinema, non meno cinico di quello che aveva conosciuto da bambina, ma verso il quale nutre comunque una benevola comprensione.
In fondo consapevole che dietro il volto patinato di Hollywood si nasconde una tragica fragilità, la stessa che c'è in lei, dietro la bellezza accecante che l'ha resa famosa.

Ma perché tutti i misteri sulla bionda più famosa della storia vengano svelati, bisognerà ancora aspettare. E probabilmente molte cose rimarranno comunque sepolte insieme a lei al Westwood Village Memorial Park Cemetery.

 
 
 
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