GIORNI STRANI

Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.

Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011
 

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Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.

 

 

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Le domande di Sabrina Monaco (4).

Post n°627 pubblicato il 18 Maggio 2012 da sergioemmeuno
 

 

Io ed Emanuele. Treno per Roma Termini.

 

   Potremmo andare avanti così per ore, credo, a parlare e poggiandoci appena sugli occhi dell’altro, come libellule sul pelo delle acque ferme dello stagno. Non che mi dispiaccia, per carità, ma a questo punto voglio vedere le sue carte, voglio capire se bleffa: perché un uomo così completo non l’ho mai incontrato. E considerarlo interessante è a dir poco riduttivo: cosa significa mai essere interessante?

   No, sento che da un momento all’altro qualcosa succederà. O forse è la mia recondita speranza: io che sono stata sempre corteggiata da moltissimi uomini, ognuno diverso dall’altro ma, in fondo, tutti così regolarmente uguali, e mi sono sentita dire che sono una bruna meravigliosa; un caso raro e fortuito di incontro della bellezza con l’intelligenza; una brava insegnante che avrebbe meritato qualcosa di più; e da altri uomini, infine, le mie orecchie hanno udito che se Zorro mi avesse incrociato, non mi avrebbe certo lasciato scappare via…

 

Moltissimi uomini diversi ma, in fondo, tutti così uguali.

 

   Discorso a parte, ovviamente, merita il mio adorato marito. Un avvocato assai noto e fascinoso, brillante nella vita sociale e non poco corteggiato; indubbiamente un ottimo padre e un eccellente marito.

   In parole povere, il "dottore" rasenta la perfezione, ma anche io non scherzo affatto, eh! Madre natura mi ha donato una silhouette di un metro e settantotto distribuiti su sessantadue chili. E con noi i nostri due meravigliosi ragazzi: una femmina e un maschio... e poi ancora, una larga cerchia di amici fra sport, barbecue e teatro, vacanze al mare e sulla neve a volontà, una splendida villa con piscina, e chi più ne ha più ne metta. Si può essere scontenti di una vita così? No, e in effetti, sinora non lo sono mai stata…

  

   Ma può arrivare un giorno – un maledetto giorno – in cui ti rendi conto che la perfezione è un qualcosa di spaventosamente incompiuto, proprio perché è troppo bella, armoniosa, strutturata, e perciò non può essere toccata. Come una casa lussuosa arredata con mille dettagli, il cui minimo oggetto fuori posto manda all’aria quell’atmosfera di Regno della Felicità.

   La perfezione non contempla un elemento di sorpresa, un guizzo; una nota stonata, un odore acre, un colore sferzante; un pianto, un urlo di sfogo. E ha sempre una risposta pronta per tutto.

 

   <<Cosa pensi di fare questa estate>>, gli dico a bassa voce.

   Mi irradia un sorriso che è già una risposta, come se dicesse: e chi ci pensa ancora? Ma la minima traccia di acidità non è nel suo repertorio: <<Francamente non so ancora, Sabrina.>>

   Quindi, mentre guardiamo distrattamente attraverso i finestrini, il discorso finisce sulla crisi economica che sta imperversando sull’Europa e sul nostro paese.

   <<Che futuro orribile stiamo lasciando ai nostri figli…>> cerco nei suoi occhi scuri e ampi il consenso.

   <<Beh, da biologo mi preoccupo soprattutto dell’ambiente, ma non voglio ammorbarti.>>

   <<Cosa faresti, tu?>>

   <<Non si può avere una risposta per tutto… no?>> si scompiglia ancor più quei capelli ribelli. E ridiamo ambedue come scemi, eccome se ridiamo.

 

   Ecco, si può avere una vita perfetta e un marito meraviglioso; ma c’è sempre una possibilità, usando la metafora sportiva di un caro amico d’infanzia - Fabio -, che a un campione ne segua un altro più forte di lui. E quando succede sembra che si stravolga il mondo, e nessuno ci crede, perché è come se si commetta il "reato di lesa maestà". Santo Dio, quanto aveva ragione il mio migliore amico!

   Emanuele  sta  avanti.  Punto. Non ha  il bisogno di salire sulla  cattedra, non ha il  bisogno di  quella parola in più per ostentare il proprio sapere, le proprie esperienze. E’ il nuovo che avanza, a suon di sciabolate di seta.

 

Non si può avere una risposta per tutto. C'è sempre una possibilità...

E sapete una cosa? Incomincio ad adorarlo, questo maledetto giorno. Ci sono ancora dieci minuti, forse. E quella bottiglia sul portapacchi sopra la testa di Emanuele, sono pronta a scommetterci, a breve cadrà sul pavimento di questa maledetta e anonima cella del treno. E saremo rapidi a raccoglierla. In due.

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>>>>TO BE CONTINUED

Parte (3): http://blog.libero.it/GIORNISTRANI/11194799.html

 

 

 
 
 
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